[...] il primo cittadino di Adro non ha più rilasciato dichiarazioni. Lancini, che è stato riconfermato con il 62% dei voti nel 2009, ha sempre avuto una grossa fetta della popolazione al proprio fianco nella battaglia per la presenza dei «Soli» nella scuola. Secondo le opposizioni ora, però, sta solo attendendo che cali il clamore mediatico per attuare una “exit strategy” che non si profila agevole. Non fosse altro per quel sole delle alpi dal diametro di dieci metri che si trova sul tetto della scuola [...]
Scuola di Adro, l’altolà di Napolitano
"Fuori i simboli padani dalle classi"
La lettera del capo dello Stato:
«Bene l’intervento della Gelmini» *
ROMA «Il capo dello Stato ha apprezzato il passo compiuto dal ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, invitando il sindaco di Adro a rimuovere quelle esibizioni».
Sono parole del segretario generale della presidenza della Repubblica, contenute nella lettera indirizzata ai 185 genitori del comune bresciano che nei giorni scorsi si erano rivolti al Quirinale per chiedere un intervento in merito alla presenza dei 700 ’Soli delle Alpì nel nuovo polo scolastico del paese. Napolitano - si legge ancora nella missiva - «ha ribadito la sua convinzione che nessun simbolo identificabile con una parte politica possa sostituire in sede pubblica, quelli della nazione e dello Stato, nè questi possono essere oggetto di provocazione e sfide».
È il più recente sviluppo di una vicenda che, giorno dopo giorno, sembra registrare sviluppi a senso unico. Il sindaco Oscar Lancini da più di una settimana non rilascia dichiarazioni. Ieri sera ha addirittura rinviato il consiglio comunale perchè i fotografi e gli operatori non intendevano attenersi alla sua richiesta di lasciare l’aula prima che la seduta iniziasse. Il consiglio si terrà domani, ma a porte chiuse, ulteriore testimonianza della tensione che regna in amministrazione ad Adro. Ieri sera, peraltro, i cittadini sia prima che dopo la decisione di non iniziare il consiglio hanno conversato e discusso senza particolare tensione.
All’ordine del giorno non era prevista la discussione della questione dei ’soli delle Alpì, ma i consiglieri d’opposizione erano fermamente intenzionati ad intervenire in merito. Il nuovo polo scolastico, intitolato a Gianfranco Miglio, è stato realizzato a tempo di record, in un anno, e inaugurato il 12 settembre scorso. Sin da quel giorno sono divampate le polemiche per la presenza del simbolo leghista del ’sole delle Alpì. Il sindaco Oscar Lancini ha sempre replicato che si tratta di «un simbolo del territorio e non di partito». Le polemiche hanno registrato ogni giorno una presa di posizione, ma la vera svolta si è avuta nel fine settimana successivo all’inaugurazione. Il ministro Maria Stella Gelmini ha infatti invitato il sindaco, attraverso il Dirigente Scolastico Regionale della Lombardia, a rimuovere i simboli. Lancini, il giorno successivo ha dichiarato: «se me lo dice Bossi, non domani, ma ieri».
La polemica si è accesa ulteriormente, ma da allora il primo cittadino di Adro non ha più rilasciato dichiarazioni. Lancini, che è stato riconfermato con il 62% dei voti nel 2009, ha sempre avuto una grossa fetta della popolazione al proprio fianco nella battaglia per la presenza dei «Soli» nella scuola. Secondo le opposizioni ora, però, sta solo attendendo che cali il clamore mediatico per attuare una “exit strategy” che non si profila agevole. Non fosse altro per quel sole delle alpi dal diametro di dieci metri che si trova sul tetto della scuola.
* La Stampa, 28/9/2010
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
Adro, via i simboli leghisti
ma il sindaco minaccia: li ripristino
Il dirigente del polo scolastico ha annunciato ieri sera la decisione dell’Istituto: gli zerbini col Sole delle Alpi verranno arrotolati, gli altri saranno coperti con adesivi. Ma il primo cittadino insiste: se lo fate vi denuncio e rimetto le cose come prima. Un mese di roventi polemiche *
ADRO - Quei simboli leghisti a scuola stanno provocando un durrissimo scontro tra istituzioni locali. Il dirigente del polo scolastico di Adro, Gianluigi Cadei, ha annunciato ieri sera, nel corso di una riunione del Consiglio di istituto, la decisione di procedere alla loro rimozione. Forse entro oggi. A stretto giro di posta si è fatto sentire il sindaco del comune del Bresciano, Oscar Lancini, che quei simboli aveva imposto: "Non mi è ancora stato comunicato nulla. Ho appreso tutto dai giornali. Ma se i simboli vengono rimossi dalla scuola, parte prima la denuncia e poi procedo al ripristino immediato. La volontà dell’ amministrazione comunale deve essere rispettata".
La decisione del dirigente scolastico. I simboli leghisti saranno coperti da adesivi, gli zerbini col Sole delle Alpi semplicemente arrotolati per gli altri si vedrà caso per caso. E la rimozione potrebbe iniziare già oggi. Sempre nella riunione di ieri sera il consiglio di Istituto, secondo quando ha riferito uno dei componenti al termine della seduta, ha deciso di intitolare la scuola ai patrioti risorgimentali Enrico e Emilio Dandolo. Il polo era invece stato intitolato dal sindaco a Gianfranco Miglio. Il consiglio di Istituto, è stato inoltre riferito, ha deliberato di prendere atto della lettera inviata dal provveditore scolastico regionale della Lombardia Giuseppe Colosio al dirigente scolastico di Adro in cui sembra chiedere la rimozione dei simboli. E, sempre il consiglio di Istituto, ha preso atto della lettera che nei giorni successivi a quella di Colosio, il sindaco di Adro ha inviato a Cadei, diffidandolo dalla rimozione dei simboli stessi.
La mobilitazione. La decisione del dirigente illustrata al consiglio d’istituto, convocato in seduta straordinaria, ha sbloccato una situazione si stallo nella quale si rimpallavano responsabilità e decisioni sulla vicenda. Ed è giunta in un momento contrassegnato da una crescente tensione. I Cobas scuola avevano annunciato che Adro sarebbe stata una delle sedi della manifestazione del 15 ottobre. Inoltre, nello scorso fine settimana, due dei soli affissi su una vetrata dell’istituto e collocati tra i bambini stilizzati, erano stati abrasi da sconosciuti facendo scattare anche l’allarme della scuola. Vicenda che si è appresa solo oggi e sulla quale c’e una denuncia ai carabinieri. Il consiglio d’istituto ha ribadito la determinazione delle scorse settimane con la contrarietà alla presenza dei simboli a scuola ed ha dato "la profonda solidarietà", secondo quanto riferito da uno dei componenti del consiglio, genitore di un alunno, al dirigente che ha dovuto prendere "una determinazione ovviamente non facile - ha detto - le cui conseguenze in questo momento sono difficilmente delineabili".
Un mese di polemiche. La polemica sulla scuola di Adro comincia il giorno stesso della inaugurazione dell’edificio del comune della Franciacorta (Brescia) intitolato a Gianfranco Miglio, primo ideologo della Lega Nord. L’11 settembre scorso, durante l’inaugurazione, si scopre che il ’Sole delle Alpi’, simbolo celtico utilizzato dalla Lega, è stato messo sulle vetrate, ma non solo, del nuovo polo scolastico del Comune venuto alla ribalta nei mesi precedenti per le polemiche sulla mensa - non si volevano ammettere gli scolari le cui famiglie non pagavano - e per le prese di posizione del sindaco leghista Oscar Lancini. Il simbolo è anche su banchi di scuola, posacenere, cartelloni in cui s’invita a non calpestare l’erba. Nella scuola, inoltre, i crocifissi sono stati fissati con il cemento nei muri.
La vicenda innesca subito una violenta polemica politica con le opposizioni, scatenate nel chiedere un intervento al governo e al ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, che prende le distanze dall’iniziativa, ma con la stessa Lega che frena: "Il sindaco forse ne ha messi troppi. Avrebbe potuto farne uno bello, che bastava", dice il 19 settembre il leader del Carroccio Umberto Bossi, il giorno dopo che il ministro Gelmini aveva scritto una lettera al sindaco Lancini affinchè provvedesse a togliere il simbolo dalle aule. Ma la replica di Lancini dà fuoco a nuove polveri: "se me lo dice Bossi, obbedisco". Dal paese si giunge a scrivere al capo dello Stato, e Napolitano risponde dicendo di aver preso atto della decisione del ministro Gelmini sulla rimozione dei simboli. Seguono alcuni agitati consigli comunali, con i giornalisti tenuti fuori alla porta, e la discussione su chi dovesse pagare la rimozione dei Soli, fino all’epilogo di questa notte.
* la Repubblica, 12 ottobre 2010
IL CASO
Adro, il Sole padano resta a scuola
"A casa nostra comandiamo noi"
Giornata di tensione, contusa una sindacalista. Ma il sindaco non cambia idea. Napolitano appoggia la Gelmini ma precisa di non aver fatto interventi diretti
dal nostro inviato PIERO COLAPRICO *
ADRO - Le porte si sono aperte, ma sotto gli androni del municipio ci sono stati ressa e proteste. Sventolano le bandiere italiane, ma spunta anche un vistoso cartello contro il "regalino" di 800mila euro che lo Stato italiano ha fatto, nonostante i rigori della finanziaria, a una scuola padana, gestita guarda caso - "Bossi tiene famiglia", si legge sul cartello - dalla moglie del leader leghista. Insomma, è tutto il giorno che s’inseguono polemiche che hanno per epicentro Adro e la Lega. E ha fatto discutere i seimila abitanti, e non solo, anche la vicenda di una donna della Cgil che è stata malmenata da un’altra donna, davanti alla nuova scuola: "È tutta colpa tua", le dicevano altre mamme, di prima mattina già nervose.
Il diverbio, finito nella caserma dei carabinieri, rivela uno stato d’animo curioso: molti leghisti di questa terra ricca di industrie, artigiani e vigneti famosi nel mondo, ritengono che la questione dei simboli non è "reale", ma è stata "montata". E quest’occupazione della scuola pubblica con settecento "soli padani", su banchi, lavagne, ingressi, sul tetto e pure sui cestini, non sembra un inquietante stalking politico, anzi. Quel sole, spiegano, è "una cosa nostra" (proprio queste sono le parole). E si scocciano perché ieri Adro era di nuovo su tutti i telegiornali, perché anche il Quirinale ha rilanciato la questione dei simboli.
Abito grigio sbottonato, aria sorniona, telefonino rovente, il sindaco Oscar Lancini, si trova costretto ad aprire le porte al pubblico, giornalisti compresi. Sindaco, toglie i simboli o no? "Non è all’ordine del giorno", contrattacca, sereno e pacifico. E anche poco prima aveva spiegato: "Il casino l’avete fatto voi giornalisti, parlate di Adro, bene o male, ma ne parlate. "Tanti nemici tanto onore", come diceva uno, anche se non sono di quella parte là. A casa nostra comandiamo noi, il consiglio comunale si riunirà, prima o poi, su questo tema, oggi risposte non ce ne sono. Che farò? Non lo so, fatevelo dire dal consiglio che cosa farà...". E che farà? "Bisogna aspettare che cosa dice Bossi".
Nel frattempo, Adro si è accorta che non è facile essere una sorta di "mini-Stato" della Franciacorta. E che alcune regole un po’ strane, come l’ordine - testuale da manifestone color blu - della seduta "segreta e a porte chiuse per motivi di ordine pubblico", lasciano il tempo che trovano. I consiglieri di opposizione, della lista civica Linfa, su questo "segreta" hanno fatto per tutto il giorno il diavolo a quattro. Il prefetto da Brescia si è dato finalmente una mossa. E il sindaco leghista, il principale responsabile della moltiplicazione del "sole delle Alpi" nella scuola pubblica, deve cambiare improvvisamente passo: "Ma non avevamo e non abbiamo niente da nascondere", ripete. Sa che ha i suoi fan e sono tanti: uno di questi, ben messo a muscoli, l’ha appena definito "il nostro sindaco marchiano". Marchiano: ossia? "Uno che marchia il territorio, questa di Adro è una cosa che entrerà nei libri di storia", annuncia ispirato, e il che può essere vero, ma solo ce si sarà la secessione, mai tramontata nello zoccolo duro leghista.
I lavori dunque sono aperti, cominciano alle 20.45 e la seduta, che finirà alle 22.10, non toccherà - "perché l’ordine del giorno non lo prevede" - il tema al quale tutti guardano. Il lessico della burocrazia domina: bisogna verificare se l’operazione finanziaria che ha permesso la costruzione della scuola sia stata corretta. Le centinaia di persone che affollano la sala elegante - è ricavata nell’antica rocca del paese - faticano a seguire la litania di cifre e spiegazioni, ma "Il contratto è pubblico, la gente di Adro l’ha capita, ma l’opposizione no", replica il sindaco.
"La gente di Adro" di fede leghista (oltre il 60 per cento) è schieratissima e giornate come quelle di ieri la compattano. Va bene, il presidente Giorgio Napolitano da Parigi fa sapere che ha "preso atto" della decisione del ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini: "Non ho fatto nessun intervento su Adro, sarebbe stato tardivo ieri o l’altro ieri". Ma "ho avuto fiducia - diceva il Presidente - che intervenisse come doveva il ministro". Certo, si contano i parlamentari del Pd che hanno chiesto la rimozione del prefetto e che criticano le risposte ufficiali del sottosegretario Guido Viceconte. Se la Cgil manda una diffida al ministro affinché si spicci a far rimuovere i "soli padani", la settantenne di Adro, Romanda Gandossi, sempre della Cgil (pensionati), spiega che quando è stata spinta, in mattinata, "mi hanno aiutato solo le donne arabe". Ma alla fine del consiglio, resta qualche grido, qualche slogan, ma poco più: e i soli padani, o pagani che siano, restano al loro posto.
* la Repubblica, 30 settembre 2010
Una croce sul Sole delle Alpi *
di Piergiorgio Odifreddi *
Il caso è ormai noto. Una scuola di Adro, piangente paesino tra Bergamo e Brescia, ha esposto in un numero inusitato di copie il Sole delle Alpi: un antico simbolo geometrico, che riporta gli archi di cerchio che vengono tracciati quando si costruisce con il compasso un esagono inscritto in un cerchio.
Naturalmente, i leghisti non sanno nulla della sua origine euclidea. Meno che mai ne sa il sindaco del paese, che si è fermato alla terza media, e democraticamente rappresenta il livello di istruzione dei suoi elettori. A loro importa soltanto che qualcuno abbia deciso che quella foglia di fico verde simboleggi la Padania, forse nella speranza che possa coprirne le vergogne. E tanto è bastato perchè esso diventasse degno di ostensione ed esibizione nella scuola.
Qualche giorno fa il ministro Gelmini ha intimato la rimozione del simbolo, e ieri la Presidenza della Repubblica ha diramato un comunicato, che recita: “Il Capo dello Stato ha apprezzato il passo compiuto dal Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini invitando il sindaco di Adro a rimuovere quelle esibizioni, e ha ribadito la sua convinzione che nessun simbolo identificabile con una parte politica possa sostituire, in sedi pubbliche, quelli della nazione e dello Stato, nè questi possono essere oggetto di provocazioni e di sfide”.
Un bell’insegnamento, oltre che un pessimo esempio del comportamento che viene indicato dal motto “due pesi, due misure”. Sia il Presidente della Repubblica, che il Ministro dell’Istruzione, hanno infatti detto esattamente il contrario quando si è trattato di evitare la rimozione del Crocifisso dalle scuole, intimato dalla Comunità Europea.
Forse che la croce non è un simbolo identificabile con una parte politica, che va dal Vaticano (addirittura uno stato estero ed extracomunitario) all’area della ex Democrazia Cristiana? Forse che quel simbolo non sostituisce, nelle sedi pubbliche quali le aule scolastiche, quelli inesistenti della nazione e dello Stato? Forse che non e’ oggetto di provocazione e di sfida: ad esempio da parte del Ministro La Russa, che ha urlato in televisione che coloro che vogliono togliere il Crocifisso dalle scuole “possono morire”?
E allora, signor Presidente e signor Ministro, se il Sole delle Alpi se ne deve andare, perchè è il simbolo di una Lega che attenta all’unità d’Italia, non se ne dovrebbe andare anche il Crocifisso, che è la negazione del motto “libera Chiesa in libero Stato”, sul quale quella stessa unità è stata costruita tra il 1861 e il 1929?
* IL NON SENSO DELLA VITA di Piergiorgio Odifreddi, 29.09.2010
Blackout!
di don Aldo Antonelli
Per oggi me lo impongo.
Essendo già tutto scontato, non voglio perdere tempo a vedere Tv e telegiornali.
So già tutto quello che dirà, prima che apra bocca.
E non voglio passare per ingenuo e farmi depistare l’attenzione dal suo dito bugiardo che mentre mi mostra la luna del futuro del paese, delle sue urgenze, della libertà a rischio, della ripresa economica, della rinascita del Sud e del pericolo comunista, mi distrae della mano ladra che evade e rapina; premia, imbavaglia e incatena; vellica e baratta.
Non voglio essere “infinocchiato” dal ladro munifico, dall’orante spergiuro, dall’assassino che salva, dal reo innocente, dall’evasore contribuente, dal puttaniere fedele.
Blackout!