DUE RAGIONAMENTI E DUE PROPOSTE (AL SECONDO GIORNO DI DIGIUNO)
Proprio mentre la catastrofe giapponese richiama l’umanita’ intera alla solidarieta’ e ad una responsabilita’ condivisa nel fare scelte giuste ed impegnative affinche’ le presenti e le future generazioni possano vivere una vita degna in un pianeta non devastato, senza l’incubo dell’apocalisse atomica, ovvero affinche’ la civilta’ umana non sia travolta, alcuni governanti irresponsabili scatenano una nuova guerra dagli esiti imprevedibili ma che certamente, come tutte le guerre, consiste di stragi nell’immediato e di una ennesima folle semina di odio e violenza per l’avvenire.
Come ogni persona ragionevole so quanto siano discutibili, e quindi non dirimenti, molti degli argomenti che pure tengono banco nella discussione pubblica in corso in questi giorni. Ma credo che almeno su questa premessa vi possa essere un consenso comune: che dobbiamo avere a cuore la vita degli altri esseri umani, se vogliamo sperare che anche gli altri esseri umani abbiano a cuore la nostra; e che quindi sia logicamente corretto e moralmente adeguato compiere solo quelle azioni che la nostra coscienza approverebbe anche se fossero compiute da altri nei nostri confronti.
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Due ragionamenti
Vorrei quindi proporre i seguenti due semplici ragionamenti.
Il primo ragionamento: prendere atto che vi e’ una sola umanita’, che consiste di una irriducibile pluralita’ di persone, esistente su un unico pianeta casa comune dell’umanita’ intera, e pertanto vi e’ un comune interesse sia alla difesa della biosfera, sia alla difesa della civilta’, sia alla difesa della vita del genere umano e quindi di tutte le persone in cui esso si incarna.
Secondo ragionamento: che e’ interesse comune dell’umanita’ intera il ripudio della guerra, massime nell’epoca presente in cui essa puo’ provocare l’inabissamento della civilta’ umana ed una tremenda devastazione della biosfera. Il ripudio della guerra deve essere il primo punto del programma politico fondamentale dell’umanita’ del nostro tempo. Tutti gli esseri umani devono farsi carico solidalmente del diritto alla vita di tutti gli esseri umani, e quindi dell’umanita’ nel suo insieme.
Lo hanno dimostrato definitivamente in tanti loro scritti e discorsi le persone che con piu’ rigore nell’ultimo tragico secolo hanno analizzato la presente distretta: tra tante altre Simone Weil e Hannah Arendt, Albert Camus e Bertrand Russell, Rosa Luxemburg e Virginia Woolf, Primo Levi ed Emmanuel Levinas, Ernesto Balducci ed Hans Jonas, ed oggi ad esempio Martha C. Nussbaum e Vandana Shiva.
Difendere il diritto alla vita di tutti gli esseri umani, opporsi quindi ad ogni guerra ed uccisione, implica anche opporsi alle armi ed agli eserciti, strumenti e strutture alla guerra ordinati. Implica quindi l’impegno a disarmare e smilitarizzare i conflitti. Implica infine la scelta dalla nonviolenza come unica forma realmente adeguata di opposizione alla violenza.
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Due proposte
Sulla base di questi ragionamenti, cosa puo’ fare qui ed ora ogni persona ragionevole e di volonta’ buona?
Occorre assumere in prima persona la responsabilita’ di contrastare la guerra e le stragi di cui essa consiste.
Occorre assumere in prima persona la responsabilita’ di difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Formulo due proposte.
La prima proposta: che le persone di volonta’ buona agiscano qui e ora innanzitutto per rendere visibile l’opposizione alla guerra, opposizione che ritengo essere nel nostro paese molto piu’ ampia e profondamente sentita di quanto appaia dalle rappresentazioni dei mass-media e dalle dichiarazioni formali e ufficiali di chi ha voce e funzioni pubbliche.
Occorre cioe’ trovare le forme piu’ adeguate per consentire alle persone di esprimere la propria opposizione alla guerra e alle stragi. Mi sembra che il modo piu’ efficace per ottenere questo primo risultato possa essere in una pluralita’ di forme tra loro collegate, ne indico alcune:
i pubblici digiuni, per chi crede - come Mohandas Gandhi, come Danilo Dolci - che siano una straordinaria forma di azione nonviolenta;
l’esposizione delle bandiere arcobaleno della pace e della nonviolenza ai balconi delle case;
le lettere aperte alle autorita’ (e per chi siede in pubblici consessi gli interventi in quella sede) affinche’ le istituzioni si attengano al dettato costituzionale del ripudio della guerra;
le "lettere al direttore" dei media affinche’ trovi udienza e venga diffusa anche l’opinione delle persone che operano per la pace;
le manifestazioni pubbliche (adeguate alla gravita’ dell’ora, quindi rigorosamente nonviolente tanto nei contenuti quanto nei modi di espressione).
Non credo vi siano gerarchie tra l’una e l’altra di queste forme di iniziativa: ciascuna persona e ciascun gruppo di persone puo’ assumere quella o quelle che ritiene piu’ consone al suo sentire.
Ma non basta rendere visibile l’opposizione alla guerra, bisogna anche metterla in atto.
Di qui la seconda proposta: contrastare concretamente la macchina bellica.
Ad oggi, nella concreta situazione presente, non sono riuscito a trovare iniziative migliori dell’azione diretta nonviolenta che sperimentammo nel 1999: l’esperienza delle mongolfiere della pace con cui impedire i decolli dei bombardieri senza mettere in pericolo la vita di nessuno (quindi, ovviamente, neppure dell’equipaggio degli aerei).
Ho descritto altre volte in dettaglio (e conto di pubblicare di nuovo nei prossimi giorni sul nostro notiziario "La nonviolenza e’ in cammino") le caratteristiche di quell’azione diretta nonviolenta, le sue implicazioni e come essa possa essere realizzata solo da persone assolutamente ferme nella scelta consapevole e rigorosa della nonviolenza.
Ma naturalmente se vi sono altre iniziative nonviolente efficaci, ben venga ogni proposta, ogni proposta rigorosamente nonviolenta.
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Infine
Ovviamente in quanto persone amiche della nonviolenza che si oppongono alla guerra abbiamo delle proposte alternative di intervento nelle situazioni di crisi e di conflitto. Ma anche se non avessimo interventi alternativi da proporre, gia’ il contrasto alla guerra e’ cosa buona in se’, gia’ esso e’ inteso ed efficiente a salvare delle vite umane.
Ma noi delle proposte alternative adeguate le abbiamo, e ad esempio:
smilitarizzazione e disarmo dei conflitti per consentirne una gestione politica, cioe’ civile, che salva le vite;
forze di interposizione rigorosamente nonviolenta e di riconciliazione popolare dal basso nelle aree di conflitto (corpi civili di pace);
aiuti umanitari recati da strutture civili e non militari, e gestiti democraticamente dalle popolazioni in loco;
ed insieme accoglienza ed assistenza qui a profughi e migranti (non dimentichiamo che il regime libico tra l’altro perseguita ferocemente i migranti su istigazione e con il finanziamento del governo italiano: se invece di finanziare i lager l’Italia si fosse impegnata a un diverso rapporto fondato sulla promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani...; se invece di praticare una politica di persecuzione razzista l’Italia si fosse impegnata a rispettare ed inverare quanto scritto nella nostra Costituzione...);
sostegno ai movimenti nonviolenti impegnati per la democrazia e i diritti umani, ed in particolare sostegno ai movimenti di liberazione e di solidarieta’ delle donne.
Adoperiamoci per far cessare la guerra in Afghanistan.
Adoperiamoci per far cessare la guerra in Libia.
Adoperiamoci per far cessare la guerra.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la pace salva le vite.
Solo la nonviolenza puo’ salvare l’umanita’.
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,
al secondo giorno di digiuno contro la guerra
Viterbo, 22 marzo 2011
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Notizia
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, gia’ consigliere comunale e provinciale, e’ stato dagli anni ’70 uno dei principali animatori del movimento che si oppone alle servitu’ energetiche e militari nell’Alto Lazio; nel 1979 ha fondato il "Comitato democratico contro l’emarginazione" che ha condotto rilevanti campagne di solidarieta’; ha promosso e presieduto il primo convegno nazionale di studi sulla figura e l’opera di Primo Levi; nel 1987 ha coordinato per l’Italia la campagna di solidarieta’ con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; nel 1999 ha ideato, promosso e realizzato l’esperienza delle "mongolfiere della pace" con cui ostacolare i decolli dei bombardieri che dalla base di Aviano recavano strage in Jugoslavia; nel 2001 e’ stato l’animatore dell’iniziativa che - dopo la tragedia di Genova - ha portato alla presentazione in parlamento di una proposta di legge per la formazione delle forze dell’ordine alla nonviolenza; e’ stato dagli anni ’80 il principale animatore dell’attivita’ di denuncia e opposizione alla penetrazione dei poteri criminali nell’Alto Lazio - e negli anni ’90 ha presieduto la Commissione d’inchiesta ad hoc istituita dal Consiglio Provinciale di Viterbo -; dal 2000 e’ direttore del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e’ in cammino", che ogni giorno diffonde materiali di studio e di riflessione e sostiene e promuove iniziative nonviolente per la pace, l’ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Mittente: "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sul tema, nel sito, si cfr.:
YOUTUBE - ONU. LEZIONE di (clicca su, avanti): Severn Suzuki la ragazzina che zitti il mondo per 6 minuti (1992).
LA MANIFESTAZIONE
I pacifisti tornano in piazza
"Aboliamo la guerra"
Da Roma a Milano. Ed ancora Bologna, Napoli, Torino. E poi a Sigonella e ad Aviano nei pressi delle basi militari. Presidi, cortei, flash mob e manifestazioni, riecco i "no war" *
ROMA - Il movimento per la pace torna in piazza. Nel pieno della guerra civile in Libia, con conseguente intervento della Nato, i pacifisti sventolano nuovamente le bandiere arcobaleno. Una manifestazione si è svolta nel pomeriggio in piazza Navona a Roma. Ma anche a Milano, Bologna, Napoli, Torino. E poi a Sigonella e ad Aviano, vicino alle basi militari.
"La guerra non si può umanizzare. Si può solo abolire" scandiscono quelli di Emergency citando Albert Einstein e il suo manifesto contro la guerra. Chiedendo al governo "il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, secondo cui l’Italia ripudia la guerra". Sul palco di piazza Navona con il fondatore di Emergency Gino Strada ci sono Moni Ovadia, Vauro Senesi, Amanda Sandrelli, Frankie Hi-Nrg e Dario Vergassola. Mentre sul web l’appello è stato sottoscritto da 20mila cittadini. Tra i tanti Carlo Rubbia, Luigi Ciotti, Renzo Piano, Maurizio Landini, Massimiliano Fuksas, Luisa Morgantini, Lella Costa, Riccardo Scamarcio, Valeria Solarino, Vittorio Agnoletto, Paolo Beni e Alex Zanotelli.
Molte anche le adesioni dei partiti, gruppi e esponenti della cultura e dello spettacolo: Fiom, Arci, Acli, Libera, Gruppo Abele, Anpi. Poi Sinistra Ecologia e Libertà e la Federazione della Sinistra.
Dal palco di piazza Navona risuonano le parole di Bertolt Brecht, Albert Einstein, Bertrand Russel, Nelson Mandela, don Milani, Norberto Bobbio, Hannah Arendt, Salvatore Quasimodo, Gianni Rodari e Howard Zinn. La musica la assicurano, invece, oltre a Frankie Hi-Nrg, gli Assalti Frontali e Andrea Rivera.
La piazza chiede al governo il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione: "L’Italia ripudia la guerra". Per fare questo Emergency ha lanciato dal palco un appello che chiunque può sottoscrivere andando sul sito www.dueaprile.it 1. "Quando si bombarda si chiama guerra - dice Strada - poi si possono utilizzare tutti gli aggettivi ma rimane sempre una guerra. Il problema non è cosa si può fare ora ma cosa si poteva fare in questi anni". "Alle armi - continua il fondatore di Emergency - non si può mai dire di sì così come di fronte a chi fugge dalla guerra per noi non esistono differenze: non ci sono né clandestini, né immigrati, né profughi ma solo persone da accogliere e da aiutare".
Sul banco degli imputati non c’è solo il governo ma anche l’opposizione, in particolare il Pd, favorevole all’intervento militare in Libia. "E’ vero che voi di Emergency aiutate i più deboli? - chiede dal palco Dario Vergassola - e allora, dai, mandatecelo qualche volontario alle sedi del Pd...".
Pochi i politici presenti. C’è il portavoce della Federazione della sinistra Paolo Ferrero, c’è qualche ex parlamentare di Rifondazione comunista come Giovanni Russo Spena. L’unico esponente democratico è Enrico Gasbarra, che ha da subito espresso il suo dissenso rispetto alle scelte del partito sull’intervento in Libia. "Non ci stupiamo più - sbotta un manifestante - ma che il Pd le sembra una forza progressista? E’ al massimo di centro...".
Milano. Circa 500 le persone che si sono ritrovate in presidio in piazza Fontana per chiedere "lo stop ai bombardamenti e il cessate il fuoco in libia".
* la Repubblica, 02 aprile 2011
Due aprile *
Emergency promuove un appello ai cittadini e alle associazioni per una giornata di mobilitazione nazionale
Ancora una volta i governanti hanno scelto la guerra. Gheddafi ha scelto la guerra contro i propri cittadini e i migranti che attraversano la Libia. E il nostro Paese ha scelto la guerra "contro Gheddafi": ci viene presentata, ancora una volta, come umanitaria, inevitabile, necessaria.
Nessuna guerra può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di umanità, uccisione di nostri simili. Ogni "guerra umanitaria" è in realtà un crimine contro l’umanità.
Se si vuole difendere i diritti umani, l’unica strada per farlo è che tutte le parti si impegnino a cessare il fuoco, a fermare la guerra, la violenza, la repressione.
Nessuna guerra è inevitabile. Le guerre appaiono a un certo punto inevitabili solo quando non si è fatto nulla per prevenirle. Appaiono inevitabili a chi per anni ha ignorato le violazioni dei diritti, a chi si è arricchito sul traffico di armi, a chi ha negato la dignità dei popoli e la giustizia sociale. Appaiono inevitabili a chi le guerre le ha preparate.
Nessuna guerra è necessaria. La guerra è sempre una scelta, non una necessità. E’ la scelta assurda di uccidere, che esalta la violenza, la diffonde, la amplifica, che genera "cultura di guerra".
"Questa é dunque la domanda che vi poniamo, chiara, terribile, alla quale non ci si può sottrarre: dobbiamo porre fine alla razza umana o deve l’umanità rinunciare alla guerra?"
Dal Manifesto di Russell-Einstein, 1955
Perché l’utopia diventi progetto, dobbiamo innanzitutto imparare a pensare escludendo la guerra dal nostro orizzonte culturale e politico. Insieme a tutti i cittadini vittime della guerra, della violenza, della repressione, che lottano per i diritti e la democrazia.
"La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire."
Albert Einstein
Primi firmatari:
Gino Strada, Carlo Rubbia, Luigi Ciotti, Renzo Piano, Maurizio Landini, Massimiliano Fuksas, Luisa Morgantini.
firma qui
MINIMO UN PROGRAMMA COSTRUTTIVO CONTRO LA GUERRA E IL RAZZISMO (UNA PROPOSTA ALL’INDOMANI DI UN DIGIUNO)
1. Uscire dall’invisibilita’
La stragrande maggioranza del popolo italiano e’ contraria agli omicidi.
La stragrande maggioranza del popolo italiano e’ contraria alla guerra.
La stragrande maggioranza del popolo italiano e’ contraria al razzismo.
Avremo mille difetti, ma di queste tre cose possiamo essere certi.
Ed allora dobbiamo rendere visibile questa nostra volonta’ di opporci alle uccisioni, alle guerre, alle persecuzioni.
Un modo e’ esporre ancora una volta la bandiere della pace e della nonviolenza ai balconi e alle finestre.
Un modo e’ unirci al digiuno collettivo contro la guerra e contro il nucleare promosso dal Movimento Nonviolento.
Un modo e’ scrivere a tutte le istituzioni democratiche chiedendo loro di prendere posizione contro la guerra e le persecuzioni, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la legalita’ e la democrazia, per l’umanita’ che e’ una.
Un modo e’ organizzare pubbliche manifestazioni contro le stragi e le persecuzioni, per la pace che salva le vite, per la solidarieta’ che ogni essere umano riconosca e raggiunga.
Un modo e’ contribuire a far pervenire aiuti umanitari ai popoli e alle persone nel piu’ grave bisogno.
Un modo e’ promuovere ed organizzare accoglienza ed assistenza ai profughi ed ai migranti.
Un modo e’ impegnarsi per ottenere dalle istituzioni italiane il rigoroso rispetto delle leggi italiane: e la legge fondamentale dello stato italiano, la Costituzione della Repubblica Italiana, all’articolo 10 fa obbligo di accogliere ed assistere i migranti in fuga da fame, guerre e dittature; ed all’articolo 11 fa obbligo di ripudiare la guerra.
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2. Uscire dalla passivita’
I poteri che uccidono si fanno forti della passivita’ altrui.
Se l’umanita’ unita si levasse contro i dittatori e le guerre, contro le mafie e i fascismi, contro i razzismi e le discriminazioni, contro lo sfruttamento che provoca la miseria e la fame e la morte, contro le devastazioni dell’ambiente che provocano disastri, ebbene, se l’umanita’ unita si sollevasse allora la civilta’ umana prevarrebbe.
Comincia tu ad uscire dalla passivita’.
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3. Uscire dall’ambiguita’
Occorre decidersi a dire la verita’ che e’ a tutti evidente: ogni guerra consiste di uccisioni. Le violenze sui migranti sono crimini contro l’umanita’. L’omissione di soccorso a chi e’ in pericolo di vita e’ un crimine.
Se la guerra e’ un crimine contro l’umanita’, consistendo essa dell’uccisione massiva di esseri umani, allora occorre agire contro la guerra. Qui in Italia questo oggi significa in primo luogo opporsi alle guerre cui lo stato italiano illegalmente partecipa: in Afghanistan, in Libia.
Se il razzismo e’ un crimine contro l’umanita’, consistendo esso della persecuzione e finanche dell’uccisione di esseri umani, allora occorre agire contro il razzismo. Qui in Italia questo oggi significa in primo luogo accogliere ed aiutare tutti gli esseri umani che in fuga da fame, guerre e dittature giungono nel nostro paese.
Chi salva una vita umana salva l’umanita’.
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4. Uscire dalla subalternita’
Ci viene detto di delegare altri - pretesamente piu’ importanti e piu’ esperti di noi - alla "grande politica", alle relazioni internazionali, alla gestione delle questioni che l’intera umanita’ riguardano.
Ma cio’ che riguarda l’intera umanita’ riguarda ogni essere umano.
Ed ogni crisi, ed ogni conflitto, per quanto gravi siano, possono essere affrontati senza commettere ulteriore violenza, contrastando la violenza, riducendo cosi’ la violenza fino ad estinguerla. Questa forma di intervento e’ la nonviolenza.
E la nonviolenza ha un fondamento a cui ogni essere umano in cuor suo sente di poter aderire: il suo fulcro e’ il principio del "non uccidere e non consentire che altri uccidano"; il suo fulcro e’ il principio dell’"agisci nei confronti degli altri esseri umani cosi’ come vorresti che gli altri esseri umani agissero nei tuoi confronti"; il suo fulcro e’ la forza dell’amore: per l’umanita’, per la vita, per il mondo.
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5. Affrontare la macchina bellica con la forza della nonviolenza
La violenza non e’ cosi’ forte come appare: senza il consenso di chi si rassegna nessuna macchina di dominazione, oppressione e distruzione e’ invincibile.
Nega il tuo consenso alla violenza, e gia’ la violenza e’ meno totale, gia’ e’ meno forte, gia’ e’ indebolita.
Scegli di contrastare la violenza con una forza ancora piu’ grande: la forza della verita’, la forza dell’amore per l’umanita’ intera, la forza della nonviolenza.
Discutiamo, organizziamo e realizziamo azioni dirette nonviolente per fermare la macchina bellica, impedendo ad essa di agire.
Nel 1999 per alcune ore in poche persone con una limpida azione nonviolenta, senza mettere in pericolo la vita di nessuno, bloccammo i decolli dei bombardieri che recavano strage nei Balcani: con una partecipazione popolare ampia e consapevole, con il coraggio della nonviolenza, potremmo oggi fermare pressoche’ qualunque atto di guerra.
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6. Affrontare il regime razzista con la forza della nonviolenza
Il razzismo si basa su pregiudizi e paure che non e’ difficile smascherare, contrastare e guarire.
Nega il tuo consenso al razzismo, e gia’ il razzismo si confonde, si vergogna, si affloscia.
Scegli di contrastare il razzismo con la forza piu’ grande: la forza della verita’, la forza dell’amore per l’umanita’ intera, la forza della nonviolenza.
Discutiamo, organizziamo e realizziamo azioni dirette nonviolente per contrastare il razzismo, inveriamo col nostro concreto agire i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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7. Un programma costruttivo minimo ed essenziale
Ripetiamolo una volta ancora: le persone, le associazioni e le istituzioni fedeli all’umanita’, impegnate quindi contro le uccisioni, contro la guerra e contro il razzismo, potrebbero nella situazione presente:
far cessare la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan e in Libia;
far cessare la persecuzione razzista dei migranti;
promuovere ed organizzare l’accoglienza e l’assistenza di tutti i profughi e i migranti;
promuovere ed organizzare l’invio di Corpi civili di pace nelle aree di crisi per realizzare un’interposizione nonviolenta tra le parti in conflitto;
promuovere ed organizzare l’invio di aiuti umanitari alle popolazioni nel bisogno, da gestire direttamente con le comunita’ locali in forme democratiche e condivise (altrimenti anche gli aiuti umanitari divengono strumenti di guerra);
promuovere ed organizzare il sostegno ai movimenti nonviolenti e alle associazioni di difesa dei diritti umani nelle aree di crisi e di conflitto, sostenendo in particolare i movimenti e le associazioni di donne o guidati da donne;
promuovere ed organizzare iniziative per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, e per il disarmo e contro il militarismo tout court;
promuovere la nonviolenza ed organizzare la formazione alla nonviolenza;
preparare e realizzare azioni dirette nonviolente con cui effettualmente contrastare le macchine della morte.
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,
all’indomani di un digiuno contro la guerra
Viterbo, 29 marzo 2011
Mittente: "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
CONCLUDENDO UN DIGIUNO CONTRO LA GUERRA
di Peppe Sini
Esporre dai balconi le bandiere della pace. Un digiuno collettivo per opporsi alla guerra e al nucleare. Il 2 aprile una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra. Una proposta agli enti locali. Per impedire i decolli dei bombardieri l’azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace (alcuni materiali gia’ diffusi nel 1999) *
Gentili lettrici e lettori, care amiche e cari amici,
concludo oggi il digiuno contro la guerra che ho iniziato lunedi’ scorso.
Mi sembra stia crescendo nel nostro paese la visibilita’ dell’opposizione alla guerra e al razzismo, opposizione alla guerra e al razzismo che sono persuaso sia molto, ma molto piu’ ampia e profonda di quanto riferiscano i principali mass-media (in gran parte prevalentemente impegnati nell’attivita’ di propaganda bellica).
Occorre che questa opposizione riesca a passare dalla testimonianza all’azione nonviolenta, affinche’ la scelta della nonviolenza riesca a farsi guida della politica italiana ed internazionale, ovvero ottenga la realizzazione di quanto affermato sia nella Carta delle Nazioni Unite sia nella Costituzione della Repubblica Italiana: il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani e il ripudio della guerra assassina.
A queste poche righe allego in calce alcune proposte di iniziativa che mi sembrano utili, coerenti, persuasive.
Grazie ancora dell’attenzione, augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,
all’ottavo ed ultimo giorno di digiuno contro la guerra
Viterbo, 28 marzo 2011
Mittente: "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Allegati
I. Esporre dai balconi le bandiere della pace
II. Un digiuno collettivo per opporsi alla guerra e al nucleare
III. Il 2 aprile una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra
IV. Una proposta agli enti locali
V. Per impedire i decolli dei bombardieri l’azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace (alcuni materiali gia’ diffusi nel 1999)
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PER PROSEGUIRE E LEGGERE GLI ALLEGATI, CLICCARE SU QUI.
ALLE PERSONE CHE NON SI SONO ARRESE: QUATTRO COSE DA FARE, PIU’ UNA (UNA MODESTA PROPOSTA DAL SESTO GIORNO DI DIGIUNO CONTRO LA GUERRA)
di Peppe Sini *
Alle persone che non si sono arrese alle guerre e alle stragi, che non si sono arrese alle dittature locali e globali e agli ordini imperiali e coloniali, che non si sono arrese all’ineluttabilita’ della catastrofe della civilta’ umana.
Alle persone che pensano che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita’ ed a tutti i diritti umani; che pensano che la biosfera meriti rispetto e la civilta’ umana meriti di esistere; che pensano che vale la pena di battersi per il bene comune dell’umanita’ intera.
E’ a queste persone amiche della nonviolenza che in tutta semplicita’ rivolgo queste semplici proposte per contrastare insieme la guerra e il razzismo.
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1. Proponiamo alle istituzioni locali di esprimersi contro la guerra e il razzismo.
A tutte le persone che leggono queste righe questa proposta formulo: di chiedere al sindaco del Comune in cui risiedete, al presidente della Provincia in cui risiedete, ed al presidente della Regione in cui risiedete, di proporre ai rispettivi consigli (comunale, provinciale, regionale) la seguente proposta di deliberazione (o un testo analogo):
"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell’umanita’.
Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita’ e i diritti di ogni essere umano.
Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Richiede al Governo e al Parlamento che l’Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l’inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
Vi prego di inviare altresi’ la lettera che invierete a questi rappresentanti delle istitutuzioni anche a tutti i consiglieri comunali, provinciali e regionali, ed anche a tutti i mezzi d’informazione e alle altre persone ed associazioni ed istituzioni cui lo riterrete opportuno.
L’idea e’ di far crescere dal basso un impegno degli enti locali, articolazione decisiva dell’ordinamento istituzionale democratico della Repubblica Italiana, contro la guerra e il razzismo, per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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2. Prepariamo e prepariamoci all’azione diretta nonviolenta con cui contrastare concretamente la guerra, impedendo alle armi e agli armigeri di continuare ad uccidere.
Varie sono le cose che possiamo e dobbiamo fare, ne indico alcune:
a) innanzitutto dare immediatamente la piu’ ampia visibilita’ possibile all’opposizione alla guerra: ad esempio con l’esposizione delle bandiere della pace e della nonviolenza dai balconi e dalle finestre;
b) individuare quali azioni dirette nonviolente siano efficaci per contrastare concretamente la guerra, discuterle, prepararle, realizzarle: ad esempio per fermare i decolli dei bombardieri senza mettere in pericolo la vita di nessuno. A tal riguardo particolarmente in riferimento alla guerra libica, in relazione a cui gli aerei che eseguono la gran parte dei bombardamenti partono da basi situate in territorio italiano, sarebbe possibile riprodurre l’esperienza delle mongolfiere della pace con cui impedire i decolli dei bombardieri, esperienza che conducemmo nel 1999; dandole stavolta dimensioni piu’ ampie con una partecipazione molto piu’ numerosa e con una visibilita’ adeguata: ma sia chiaro fin d’ora che questa iniziativa implica la scelta preliminare e rigorosa della nonviolenza ed implica accettare da parte dei partecipanti tutte le possibili conseguenze giudiziarie della sua realizzazione, che sono assai onerose (lo stesso riproporla, come sto facendo con questa lettera, puo’ - secondo una interpretazione ingiusta ma nondimeno possibile - configurare un reato previsto e punito dal codice penale. Me ne assumo ancora una volta la responsabilita’ ma non chiedo ad altri di condividerla se non sono del tutto consapevoli di tutti gli aspetti e di tutte le dimensioni della questione: promuovere un’azione diretta nonviolenta, e partecipare ad essa, richiede infatti una scelta persuasa, approfondita, completamente informata);
c) formare quante piu’ persone sia possibile alla nonviolenza e all’azione diretta nonviolenta. Cosa comunque necessaria, non solo in questo particolare frangente ma come pedagogia civile benefica in ogni circostanza.
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3. Sosteniamo il digiuno collettivo promosso dal Movimento Nonviolento.
E facciamo della pratica gandhiana del digiuno una grande occasione di presa di coscienza e di lotta contro il consumismo onnidevastatore, per il rispetto dell’umanita’ e della natura, contro la guerra e il razzismo.
E che questo digiuno aiuti a rompere ogni ambiguita’ ed a superare ogni forma di attendismo; ambiguita’ ed attendismo che ancor oggi rendono subalterne e passive tante persone di volonta’ buona che invece possono e devono entrare nella lotta nonviolenta per contrastare tutte le uccisioni e tutte le persecuzioni.
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4. L’impegno forse piu’ necessario: studiare ed informare.
La quasi totalita’ della cosiddetta informazione che circola e’ mistificazione e propaganda. Sia nel campo dei guerrafondai e dei razzisti (il che non stupisce), sia - purtroppo - anche nel campo democratico e sedicente pacifista. Eppure non mancano le possibilita’ di conoscere e capire. Ma occorre la volonta’ di conoscere e capire, ed occorrono la modestia e la pazienza necessarie per leggere almeno alcune migliaia di pagine indispensabili. Chi non studia non serve alla lotta che dobbiamo condurre. E’ in primo luogo della coscienza e dell’intelligenza di ogni persona che vi e’ bisogno.
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5. La quinta cosa da fare: indicare quali interventi alternativi siano possibili, necessari e adeguati nelle situazioni di grave oppressione, di crisi e di conflitto.
Se non si vuole essere subalterni alla guerra e al razzismo occorre in primo luogo opporsi ad essi. Opporsi alla guerra e al razzismo e’ sempre di per se’ una buona cosa.
Ma le persone amiche della nonviolenza hanno sperimentato e sono capaci di indicare iniziative politiche adeguate ad affrontare le piu’ gravi crisi e i piu’ tremendi conflitti con modalita’ rigorosamente nonviolente, ovvero rigorosamente senza e contro il ricorso alla violenza. Propongo di seguito alcune cose che si potrebbero e dovrebbero fare anche nella situazione presente:
a) accoglienza e assistenza di tutti i profughi e i migranti;
b) invio di Corpi civili di pace per realizzare un’interposizione nonviolenta tra le parti in conflitto;
c) invio di aiuti umanitari alle popolazioni nel bisogno, da gestire direttamente con le comunita’ locali in forme democratiche e condivise (altrimenti anche gli aiuti umanitari divengono strumenti di guerra);
d) sostegno ai movimenti nonviolenti e alle associazioni di difesa dei diritti umani nelle aree di crisi e di conflitto, sostenendo in particolare i movimenti e le associazioni di donne o guidati da donne;
e) iniziative per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, ergo anche per il disarmo e contro il militarismo tout court;
f) promozione della nonviolenza e della formazione alla nonviolenza: solo la nonviolenza favorisce la liberazione dei popoli, solo la nonviolenza coniuga il diritto e l’autodeterminazione dei popoli con la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Molte altre cose si potrebbero fare, ma quelle indicate potrebbero essere una base condivisa gia’ sufficiente.
*
Nella concreta, drammatica situazione presente personalmente non sono granche’ interessato al dibattito generico ed astratto su tanti argomenti di cui riconosco ovviamente l’importanza e su cui anch’io ho le mie cognizioni e le mie opinioni (le mutazioni in corso degli assetti geopolitici nel dispiegarsi della globalizzazione, l’approvvigionamento energetico, il rapporto tra religione e politica, il rapporto Nord/Sud e le strategie neocoloniali, il nesso tra modi di produzione e forme di proprieta’, il rapporto economia/ecologia, eccetera), ma che in questo momento sono secondari rispetto alla questione decisiva: e la questione decisiva in questo momento a mio modesto avviso e’ fermare i massacri, fermare la guerra, fermare le persecuzioni razziste.
E fermarli non a partire dall’accettazione di questa o quella tesi parziale e controversa, di questo o quell’interesse parziale e discutibile, di questa o quella ideologia inverificabile nei suoi fondamenti, di questa o quella dogmatica premessa o escatologica speranza: no.
Fermarli a partire dal riconoscimento del diritto di ogni essere umano a non essere ucciso, a non essere perseguitato.
Fermarli a partire dal riconoscimento del pericolo che incombe sull’umanita’ intera, il pericolo dell’evoluzione di una qualunque guerra in una guerra globale che puo’ porre fine alla civilta’ umana.
Fermiamo la guerra e le persecuzioni per difendere l’umanita’ cui apparteniamo, che e’ unica ed insieme irriducibilmente plurale in quanto s’incarna nella pluralita’ dei singoli esseri umani corporalmente esistenti: quelli esistiti ieri, quelli viventi oggi e quelli che nasceranno nel futuro, se la nostra saggezza glielo consentira’.
Fermiamo la guerra e le persecuzioni. Poi discuteremo di tutto il resto.
Cessi quindi la guerra in Afghanistan.
Cessi quindi la guerra in Libia.
Cessi quindi ogni guerra.
Cessi la persecuzione dei migranti.
Si rispettino i diritti umani di tutti gli esseri umani.
E poiche’ chi scrive queste righe e’ italiano e si rivolge in prima istanza a persone che vivono nella repubblica italiana (la quale nella sua Costituzione esprime inequivocabilmente sia il ripudio della guerra e del razzismo, sia l’impegno al rispetto e alla promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani), cio’ equivale ad impegnarsi per ottenere che l’Italia cessi di partecipare alla guerra in Afghanistan; che l’Italia cessi di partecipare alla guerra in Libia; che l’Italia cessi di produrre, acquistare e vendere armi; che l’Italia cessi di perseguitare i migranti.
Impegnarsi per ottenere il rispetto della Costituzione mi sembra un buon modo di impegnarsi per la legalita’ e la democrazia.
Impegnarsi contro le uccisioni e le persecuzioni mi sembra un buon modo di riconoscere, rispettare e far valere l’umanita’ propria ed altrui.
Impegnarsi contro la guerra e il razzismo: e’ il compito dell’ora di ogni persona di retto sentire e di volonta’ buona.
Vi e’ una sola umanita’.
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,
al sesto giorno di digiuno contro la guerra
Viterbo, 26 marzo 2011
Mittente: "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
DUE COSE SU CUI NON SI PUO’ CEDERE (UNA LETTERA A CHI ESITA, SCRITTA DAL QUINTO GIORNO DI DIGIUNO CONTRO LA GUERRA)
Vi sono due cose su cui non si puo’ cedere: sulla illiceita’ dell’omicidio, e quindi - ed a maggior ragione - sulla illiceita’ della guerra che consiste della commissione di innumerevoli omicidi.
*
Se si ammette la guerra, nessun crimine e’ illecito.
Solo se ci si oppone alla guerra comincia la civilta’ umana, che consiste nell’umana convivenza. Lo sapevano coloro che scrissero la Costituzione della Repubblica Italiana, che infatti "ripudia la guerra".
Opporsi alla guerra, e quindi anche agli eserciti: lo sapeva gia’ Immanuel Kant che al riguardo scrive parole definitive nel terzo articolo preliminare del suo progetto filosofico Per la pace perpetua.
Opporsi alla guerra, e quindi anche alle armi: soprattutto dopo che la tecnologia bellica ha raggiunto una potenza distruttiva tale da mettere in pericolo la prosecuzione della civilta’ umana.
*
In un indimenticabile suo discorso, che poi divenne l’introduzione a un libro fondamentale (La pace. Realismo di un’utopia), Ernesto Balducci parlo’ delle "tre verita’ di Hiroshima": "La prima verita’ contenuta in quel messaggio e’ che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte... La seconda verita’ di Hiroshima e’ che ormai l’imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e’ arrivato a coincidere con l’istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell’aggressivita’ distruttiva... La terza verita’ di Hiroshima e’ che la guerra e’ uscita per sempre dalla sfera della razionalita’".
Io credo che queste opinioni siano condivisibili da ogni persona ragionevole, sollecita del bene comune dell’umanita’ intera.
*
Pensare che la guerra sia uno strumento efficace contro le dittature e’ un’opinione di prima della bomba atomica. E grazie al cielo che Hitler l’atomica non ebbe.
Pensare che la guerra possa promuovere la giustizia e i diritti umani e’ credere che infliggere la morte sia la stessa cosa che generare la vita, e’ credere che la massima violenza - la soppressione degli esseri umani - sia la stessa cosa del suo contrario - la salvezza degli esseri umani.
Su cosa sia il mondo nell’eta’ atomica ha scritto parole definitive Guenther Anders.
*
Ma opporsi alla guerra implica anche opporsi al razzismo. Implica riconoscere tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. Implica accogliere ed assistere tutti gli esseri umani in fuga da fame, dittature, guerre. Implica lottare, l’intera umanita’ unita, contro la fame, le dittature, le guerre.
Anche qui ci soccorre Kant, col terzo articolo definitivo del progetto filosofico Per la pace perpetua.
E ci soccorre la Costituzione della Repubblica Italiana, che afferma lapidariamente che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle liberta’ democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica".
*
La guerra, come il razzismo, sono fenomeni che se non vengono contrastati tempestivamente imbarbariscono tutti: un decennio di illegale e insensata partecipazione alla guerra afgana rende piu’ facile alla societa’ italiana di accettare la partecipazione anche alla guerra libica. La riapertura dei campi di concentramento per migranti di tutto innocenti stabilita dalla legge Turco-Napolitano ha reso piu’ facile il colpo di stato razzista sancito dalla legge 94/2009, che nazisticamente pretende di rendere "reato" il semplice fatto di essere una persona viva in fuga dalla fame, dalle dittature, dalle guerre giunta in Italia fortunosamente.
La guerra, come il razzismo, minacciano l’umanita’ intera, sono crimini contro l’umanita’.
E noi, che siamo esseri umani, non vorremo difendere l’umanita’ di cui siamo parte?
Noi, che siamo esseri umani, non dobbiamo difendere l’umanita’ di cui siamo parte?
Io dico di si’.
*
A chi poi mi chiede se vi sia, e quale sia, un modo adeguato per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per promuovere giustizia e liberta’, per realizzare responsabilita’ e solidarieta’, ebbene, rispondo che io credo che questo modo esista, e sia la scelta della nonviolenza. Che nel corso della storia ha dato cosi’ grandi prove della sua forza che finanche dove apparentemente sembra essere stata sconfitta dalla violenza, anche in quei casi essa contro la violenza e’ stata vittoriosa. Furono uccisi Socrate, Gesu’, Mohandas Gandhi, Martin Luther King, Marianella Garcia, Chico Mendes ed infiniti altri combattenti nonviolenti: furono uccisi, ma vivono ancora. E vivranno finche’ sara’ viva la civilta’ umana.
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,
al quinto giorno di digiuno contro la guerra
Viterbo, 25 marzo 2011
DAL TERZO GIORNO DI DIGIUNO CONTRO LA GUERRA UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Signor Presidente,
mi permetta di rivolgerle queste franche parole, questa accorata esortazione. La gravita’ dell’ora le rende, a me sembra, indispensabili.
*
la Costituzione della Repubblica Italiana, di cui lei e’ il supremo garante, all’articolo 11 testualmente recita: "L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta’ degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita’ con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita’ necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Lei e’ troppo fine giurista per poter equivocare sul preciso significato di queste parole: alla luce della sua legge fondamentale l’Italia non puo’ in alcun modo partecipare a una guerra come quella in corso in Afghanistan, come quella in corso in Libia. La partecipazione militare italiana a quelle guerre e’ quindi doppiamente illecita: perche’ implica la partecipazione a stragi, e perche’ viola il nostro ordinamento giuridico nel suo stesso fondamento.
*
Ma anche su un altro articolo della Costituzione della Repubblica Italiana vorrei richiamare la sua attenzione: e’ quell’articolo 10 che testualmente recita: "L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero e’ regolata dalla legge in conformita’ delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle liberta’ democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non e’ ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici".
Anche qui, alla luce del dettato della Costituzione si rivela essere razzista, criminale e criminogena la politica governativa italiana di persecuzione dei migranti in fuga da fame, guerre e dittature; la politica governativa italiana dei campi di concentramento e delle deportazioni; la politica governativa italiana che d’intesa col dittatore libico ha finanziato cola’ una politica nazista e veri e propri lager di cui sono vittima tanti esseri umani innocenti che dai loro paesi tentano di venire nel nostro per salvarsi la vita: la Costituzione chiede di accogliere ed assistere quei migranti, l’effettuale politica governativa italiana li condanna a inauditi patimenti e alla morte. Anche in questo caso viene commesso un duplice efferato delitto.
*
Signor Presidente,
questa lettera e’ un invito fraterno, e un’accorata esortazione, a voler esercitare il suo ruolo in difesa della legalita’ costituzionale, e quindi - giusta lo spirito e la lettera della carta costituzionale - in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e innanzitutto di quel diritto senza del quale nessun altro diritto si da’: il diritto a non essere uccisi.
*
Signor Presidente,
dismetta una troppo a lungo protratta complicita’ con decisioni politiche scellerate dagli esiti stragisti, una condotta che non solo non le fa onore, ma la rende corresponsabile di crimini inauditi.
Sia finalmente il Presidente della Repubblica Italiana cosi’ come la definisce la Costituzione.
Denunci l’illegalita’ della guerra e faccia cessare la partecipazione italiana ad essa, in Afghanistan come in Libia. Gia’ troppe, troppe persone sono morte.
Denunci l’illegalita’ del razzismo e faccia cessare la persecuzione dei migranti da parte del governo italiano. Gia’ troppi, troppi orrori si sono dati.
*
Concludendo la sua "lettera ai giudici" del 18 ottobre 1965 don Lorenzo Milani enunciava la fondamentale verita’ che e’ nel cuore di ogni essere umano del nostro tempo (l’eta’ atomica su cui hanno scritto pagine definitive Guenther Anders e Hans Jonas): ovvero che non esiste piu’ una "guerra giusta". Ed aggiungeva: "A piu’ riprese gli scienziati ci hanno avvertiti che e’ in gioco la sopravvivenza della specie umana... E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito o no distruggere la specie umana?".
Vi e’ una sola umanita’.
Il primo dovere di ogni essere umano e di ogni istituto civile e’ salvare le vite: le vite di ogni persona, l’esistenza dell’umanita’ intera.
La guerra e il razzismo sono solo crimine e follia.
Possa venire un tempo felice in cui saranno solo una favola antica.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,
al terzo giorno di digiuno contro la guerra
Viterbo, 23 marzo 2011
GIAPPONE
Sale livello radioattivo a Fukushima
Nuove scosse, la terra trema ancora
Passi avanti nel collegamento dei reattori alla linea elettrica. Ancora fumo dall’impianto. "Materiale radioattivo" nell’acqua di mare della zona. Le autorità rassicurano la popolazione e non bloccano la vendita di pesce. La Borsa di Tokyo guadagna il 4,36%. Nube in arrivo in Italia, Ispra: "Nessun rischio per la salute" *
TOKYO - A 11 giorni dalla devastazione in Giappone la terra continua a tremare. Oggi alle 16.18 ora locale (le 8.18 in Italia) una scossa di terremoto di magnitudo 6.6 della scala Richter è stata registrata al largo dell’isola Honshu. Secondo quanto riferito dallo U.S Geological Survey, l’epicentro è stato localizzato a una profondità di dieci chilometri. Alle 18.44 locali un secondo terremoto di magnitudo 6.2 è stato avvertito in particolar modo nelle prefetture di Miyagi e Fukushima, con epicentro a circa 200 chilometri al largo della costa di Iwate, nelle acque del Pacifico. Alle 17.33 è stato il turno della prefettura di Ibaraki, dove è stata rilevata una scossa più leggera, di magnitudo 4.7. La sfida del Giappone resta cercare di stabilizzare la centrale nucleare di Fukushima. Intanto la nube tossica ha cominciato il suo lungo viaggio intorno al mondo. Oggi è di passaggio sull’Islanda dove sono state rilevate minuscole particelle radioattive, domani sorvolerà la Francia per poi arrivare, tra domani e dopo, anche sull’Italia.
Fukushima. Vapore bianco radioattivo, probabilmente proveniente dalla vasca del combustibile esausto, continua a uscire dai reattori 2 e 3, mentre il livello di radioattività è aumentato nell’area intorno all’impianto. A peggiorare le cose è stata anche la pioggia che negli ultimi due giorni è scesa sulla zona. Il materiale radioattivo è caduto a terra ed è stato rilevato nell’acqua di mare della zona. Il portavoce governativo Yukio Edano ha affermato che, nonostante l’allarme per il cibo 1 lanciato ieri, per il momento non verrà estesa la "zona di esclusione" intorno alla centrale.
"Situazione difficile". Il ministro giapponese dell’Industria, Banri Kaieda, parla di situazione "difficile" mentre a Fukushima continuano le operazioni di raffreddamento dei reattori. I cannoni ad acqua sono ancora spenti in attesa di una decisione da parte della Tepco, la Tokyo Electric Power, che però rassicura la popolazione sui "progressi" tecnici in atto. Dalla Cina si aspetta un’autopompa speciale dotata di un braccio articolato di 62 metri che servirà per lanciare altra acqua. Secondo l’agenzia Kyodo, la fonte di alimentazione esterna ora è disponibile per cinque dei sei reattori. L’elettricità dovrebbe consentire di mettere in moto le pompe di raffreddamento e vincere la battaglia iniziata, si è appreso solo oggi, con un’onda di mare alta almeno 14 metri. "Ne abbiamo trovato traccia anche nel parcheggio, che si trova appunto ad un’altezza di 14 metri", ha detto un portavoce della Tepco.
La contaminazione. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, a 240 chilometri più a sud. In ogni caso, assicurano le autorità, non sono tali da costituire una minaccia per la salute della popolazione. Le concentrazioni di iodio 131 e di cesio 134 riscontrate nell’acqua marina nella zona vicina l’impianto erano ieri sera rispettivamente 126,7 volte e 24,8 volte più elevate rispetto al livello massimo stabilito dal governo nipponico. Tracce di cobalto 58, infine, sono state rilevate anche in un campione di acqua prelevato nei pressi dell’impianto. Il ministero della Scienza e Tecnologia ha precisato che provvederà a esaminare l’acqua nel raggio di 10-30 chilometri dalla centrale.
La pesca. L’Agenzia per la sicurezza nucleare nipponica ha avvisato il ministero dell’Agricoltura delle conseguenze possibili per l’industria dei frutti di mare. Ma il governo non ritiene in questa fase necessario porre limitazioni alla vendita di pesce. L’ha detto il portavoce dell’esecutivo Yukio Edano: "Allo stadio attuale non posso escludere una futura limitazione alla vendita. Tuttavia, in questa fase, non siamo in condizioni tali che la richiedano. In ogni caso, siamo in una fase in cui è necessario raccogliere più dati o far proseguire le analisi degli esperti". Edano ha definito, comunque, le concentrazioni di radioattività non tali da provocare effetti sulla salute. E ieri i pescherecci scampati 2 allo tsunami sono tornati in mare.
Il bilancio. Il Giappone continua a contare le sue vittime. Sono 22 mila le persone morte o disperse. Il bilancio è di 9.080 Vittime in 12 prefetture, mentre sono 13.561 I dispersi. Il ministero della Pubblica istruzione ha avvertito che il numero di bambini morti "aumenterà inevitabilmente", considerando la mole di dispersi registrata dalle autorità. Sono state danneggiate e sommerse dallo tsunami anche 5.682 scuole in 23 prefetture. Altre 3.379 scuole sono invece state chiuse dal governo nipponico. Degli 8.360 corpi sui quali la polizia locale ha svolto autopsie, solo 4.670 Sono stati identificati. Si parla poi di 270mila sfollati, dei quali la prefettura di Osaka ha iniziato ad accettare le domande di assegnazione per abitazioni popolari che il governo giapponese offrirà gratuitamente.
L’economia. Sul fronte economico da registrare il rialzo della Borsa di Tokyo: alla ripresa degli scambi dopo la festività dell’Equinozio, l’indice Nikkei ha chiuso in progresso del 4,36%, intorno ai massimi di seduta. I listini sono stati sostenuti dai solidi guadagni di Wall Street, ma anche dai passi avanti nella messa in sicurezza della centrale nucleare e soprattutto la rete di protezione messa in campo nel weekend dai Paesi del G7 per "raffreddare" la risalità dello yen, portatosi ai massimi storici contro il dollaro. La banca giapponese ha immesso oggi 2000 miliardi di yen (17 miliardi di euro) sul mercato finanziario per sostenere l’economia nipponica. Sale così a 39000 miliardi di yen (339 miliardi di euro) la somma complessiva sbloccata dalla banca. La Tepco ha reso noto che risarcirà le aziende colpite dal divieto commerciale imposto dal governo nipponico, in seguito alle perdite radioattive della centrale nucleare di Fukushima che hanno contaminato gli alimenti prodotti nelle vicinanze dell’impianto. Lo riferisce il Financial Times.
L’offesa agli eroi. Il ministro dell’industria del Giappone, Banri Kaieda, si è scusato oggi dopo essere stato accusato dalla stampa di aver minacciato di punire i pompieri che esitavano a intervenire nella centrale di Fukushima, dove i livelli di radioattivi sono pericolosamente alti. "Se le mie parole hanno offeso i pompieri, allora mi voglio scusare", ha detto il ministro. Kaieda si è però rifiutato di confermare di aver profferito le minacce attribuitegli dalla stampa.
I voli. Mentre l’Alitalia ha "rinnovato la disponibilità di posti gratuiti per i nuclei familiari e quanti si trovino in condizioni di vulnerabilità o stato di necessità", come famiglie con bambini minori di 15 anni e donne in stato di gravidanza, la Singapore Airlines ha annunciato di voler cancellare uno dei suoi quattro voli giornalieri tra Singapore e Tokyo a causa del calo della domanda dopo il terremoto. Uno dei due voli giornalieri da e per l’aeroporto Haneda di Tokyo è stato sospeso domenica, mentre il servizio tra Singapore e Tokyo Narita funziona normalmente.
La nube verso l’Italia. Oggi è sull’Islanda, domani sarà sulla Francia, poi gli effetti della nube radioattiva sono "attesi sull’Italia, prevediamo tra domani e dopodomani" ma "al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni". Ad affermarlo è stato il responsabile del Servizio misure radiometriche del Dipartimento nucleare dell’Ispra, Giancarlo Torri. In Italia ad intercettare la nube "sono i sistemi della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività, una rete che è sempre e comunque attiva su tutte le regioni italiane. A stamattina non si rileva alcun segnale di incremento di radioattività né sull’Italia né sull’Europa né rischi per la popolazione. L’eventuale esposizione sarebbe molto rapida. Con i nostri strumenti - ha concluso Torri - misuriamo normalmente valori da 10mila a 100mila volte inferiori a quelli che potrebbero avere impatto sulla salute delle persone, sono cioè valori bassissimi e pari a 10mila volte meno le dosi di radiazione naturale".
* la Repubblica, 22 marzo 2011
Gheddafi contrattacca, bombe e morti
La Nato in campo per l’embargo armi
Ankara dà il via libera e Parigi apre
Si combatte a Zintan, Misurata
e Yafran.
Si muove l’Alleanza:
«Siamo pronti alla no fly zone» *
Mentre continua l’offensiva delle truppe di Muammar Gheddafi contro le roccheforti degli insorti, con nuovi violenti attacchi su Misurata, Zintan e Yafran, tutte città situate a ovest di Tripoli, e mentre a Bruxelles si discute su un possibile passaggio del comando delle operazioni alla Nato, il presidente Barack Obama ha rotto gli indugi e si è espresso manifestamente a favore di tale ipotesi.
Stando a fonti della Casa Bianca, durante una conversazione al telefono con il premier turco Recep Tayyip Erdogan, Obama e l’interlocutore si sono trovati d’accordo sull’opportunità che l’intervento militare in Libia si avvalga delle «capacità uniche di comando multinazionale e di controllo» dell’Alleanza Atlantica, «così da assicurarne la massima efficacia». Secondo i due statisti, inoltre, occorre «un impegno internazionale a base ampia, comprendente anche gli Stati arabi, per applicare e imporre l’osservanza delle risoluzioni delle Nazioni Unite». Di concreto, invece, almeno per il momento dal Consiglio del Nord-Atlantico è uscita la decisione di affidare alle forze navali dei Paesi alleati il compito di far rispettare l’embargo sulle armi, decretato dall’Onu a carico del Paese nord-africano. Il segretario generale Rasmussen ha riferito che la Nato ha anche «completato i piani per imporre una no-fly zone per portare il nostro contributo, se necessario al vasto sforzo internazionale per proteggere il popolo libico dalla violenza del regime di Gheddafi».
Un passo necessario, secondo Frattini, anche per cambiare eventualmente le regole di ingaggio per i caccia italiani, che per ora non stanno colpendo obiettivi libici, e per circoscrivere l’intervento armato. «Quello che esce fuori dalla risoluzione Onu non lo accetteremo», ha sottolineato il ministro a proposito dei bombardamenti, criticati anche dal vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli, perchè non in linea con il vero obiettivo della missione. Lo stesso capo della diplomazia italiana ha già invocato una «azione di mediazione politica», da avviare con un «cessate il fuoco monitorato dall’Onu». Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha comunque annunciato che i pari grado di tutti i Paesi partecipanti alla missione libica si riuniranno «nei prossimi giorni», forse di nuovo nella capitale belga, forse a Londra o nella stessa Parigi.
Intanto in Libia proseguono gli scontri. Sono almeno 40 le persone uccise nel cannoneggiamento da parte dei carri armati di Gheddafi sulla città ribelle di Misurata. Nel frattempo un cacciabombardiere F-15 Eagle americano è precipitato per un’avaria nei pressi di Bengasi, ma i due piloti sono riusciti a salvarsi, uno con l’aiuto dei ribelli mentre l’altro è stato recuperato da un elicottero; entrambi e sono stati poi evacuati.
* La Stampa, 22/03/2011
GIAPPONE
.Fukushima, allarme per il reattore 2 .Radioattività altissima, via i tecnici *
TOKYO - La radioattività dell’acqua al reattore n.2 della centrale di Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l’Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l’evacuazione immediata dei tecnici al lavoro.
Il livello di iodio-131 è talmente alto da far ipotizzare all’Agenzia che l’acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo. L’emergenza contaminazione dunque sale, mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi.
Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare.
* la Repubblica, 27 marzo 2011
Giappone, stato di massima allerta
A Fukushima potrebbe uscire plutonio
Il premier Kan: "Impossibile prevedere cosa accadrà alla centrale nucleare"
TOKYO Il governo giapponese ritiene «possibile» una fuoriuscita di plutonio dalla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha ammesso in una conferenza stampa il capo di gabinetto, Yukio Edano, che ha annunciato «più controlli anche nelle aree intorno all’impianto». Nelle stesse ore il premier Naoto Kan, ha assicurato al Parlamento che il governo è «in stato di massima allerta» per Fukushima, dove la situazione resta «imprevedibile» perchè i sistemi di raffreddamento di molti reattori sono guasti e le fughe radioattive si sono moltiplicate dal giorno del sisma.
Kan ha parlato in un’audizione davanti alla Commissione Bilancio del Senato. Per quanto riguarda la fuoriuscita di plutonio, Edano ha sottolineato che si tratta di livelli ancora bassi ma tali da porre nuovi pericoli per i tecnici impegnati alla messa in sicurezza di Fukushima. Il capo di gabinetto ha però spiegato che i 5 campioni presi dalla Tepco indicano che non ci sono rischi immediati per la salute della popolazione.
Quanto all’acqua contaminata, i problemi maggiori sono segnalati al reattore numero 2 dove la radioattività è di 1.000 millisievert/ora, pari a quattro volte il livello massimo annuale a cui può essere esposto un lavoratore in condizioni d’emergenza. L’acqua che viene iniettata nel reattore è stata ridotta per alleviare la pressione sui serbatoi e contenere le perdita, ma tutto questo ha portato a un aumento della temperatura. Il raffreddamento del combustibile avrà comunque la precedenza sui problemi della fuoriuscita di liquido, ha spiegato Edano.
* La Stampa, 29/03/2011
GIAPPONE
"Fukushima sarà smantellata"
La radioattività arriva alla falda
Il premier Naoto Kan annuncia anche di voler "rivedere da capo il piano per le nuove centrali". Nell’acqua a 300 metri a sud dell’impianto il tasso di iodio radioattivo è 4.385 volte superiore alla norma, inquinata anche la falda sotto la centrale. Nessun piano di allargamento della zona di evacuazione *
TOKYO - La centrale nucleare di Fukushima deve essere smantellata. Lo ha affermato il primo ministro giapponese Naoto Kan durante un incontro con il leader del Partito comunista giapponese, Kazuo Shii. Il premier ha detto anche che intende "rivedere da capo il piano di costruzione di nuove centrali". Parole che seguono l’ennesima notizia inquietante giunta dall’area intorno all’impianto danneggiato dal sisma e dallo tsunami dell’11 marzo: se la Tepco, la società che gestisce l’impianto nucleare, ha annunciato che sono stati trovati livelli abnormi di cesio radioattivo nella carne bovina proveniente dall’area di Fukushima (oltre la norma fissata dalle normative del ministero della Sanità), l’Agenzia per la sicurezza nucleare ha reso noto che il tasso di iodio radioattivo presente in mare a 300 metri a sud dalla centrale è di 4.385 volte superiore alla norma. Ieri il valore era di 3.355 volte oltre i limiti.
Inquinata la falda. La Tepco lancia l’allarme di inquinamento delle risorse idriche. Alti livelli di radioattività sono stati riscontrati nella falda freatica a 15 metri sottoterra l’impianto.
I dati rafforzano l’ipotesi che materiale tossico continui a riversarsi in mare.Il gestore della centrale, la Tepco, sta avendo difficoltà a raccogliere l’acqua radioattiva intorno ai reattori e agli edifici delle turbine. Inoltre, a causa del maltempo, ha dovuto sospendere i piani per spargere resina sintetica nella zona dei reattori numero 4 e 6 per provare a trattenere la polvere radioattiva ed evitare la sua dispersione nell’aria.
Cionostante il governo giapponese ha fatto sapere che a breve termine non è previsto un ampliamento dell’area di evacuazione intorno alla centrale di Fukushima. Questo malgrado l’Aiea abbia registrato livelli di radiazioni oltre i limiti a Iitate, a 40 chilometri dall’impianto nucleare, e quindi al di là del raggio di 30 chilometri previsto dall’esecutivo. In seguito a questa scoperta l’Agenzia internazionale per l’enegia atomica, che fa capo all’Onu, ha invitato le autorità nipponiche ad affrontare la questione di un allargamento dell’area di evacuazione. Un’opzione da valutare anche secondo l’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Il portavoce del governo Yukio Edano ha detto in conferenza stampa che il governo "rafforzerà i controlli sulle radiazioni al suolo".
* la Repubblica, 31 marzo 2011
Lo tsunami del prof. De Mattei
di Sergio Luzzatto (Il Sole 24 Ore, 3 aprile 2011)
Sulle dichiarazioni dello storico Roberto De Mattei, che dai microfoni di Radio Maria ha qualificato terremoto e tsunami giapponese come una «benevola manifestazione della misericordia di Dio», «un battesimo di sofferenza», ciascuno di noi può farsi l’opinione che crede. Compresa quella di Massimo Gramellini, che in un corsivo su «La Stampa» le ha definite «farneticazioni, offensive per qualunque credente dotato di un cervello e soprattutto di un cuore».
Il problema vero - lo hanno notato in tanti, sui siti di ciò che resta di una dignità culturale italiana - è che De Mattei ricopre a tutt’oggi la carica di vicepresidente del Cnr, cioè della massima istituzione di ricerca scientifica del paese. Così, adesso come già qualche anno fa, quando il vicepresidente del Cnr celebrava l’anniversario di Darwin all’insegna del creazionismo, si pone lo scandalo di essere formalmente rappresentati, in Italia e all’estero, da "scienziati" del livello di De Mattei. Stiamo parlando del docente di un’istituzione privata, l’Università Europea di Roma, che fa riferimento alla (molto controversa) congregazione cattolica dei Legionari di Cristo. La quale Università Europea (si legge sul sito ufficiale) riconosce come sue missioni essenziali «l’approfondimento della verità attraverso la ricerca scientifica» e la «diffusione della civiltà della giustizia e dell’amore».
Insomma, sembra di capire che personaggi come il professor De Mattei rappresentino la punta scientificamente avanzata di quel Partito dell’Amore che ha trovato interpreti illustri anche ai vertici della Repubblica. Unità di intenti testimoniata dal gotha politicoistituzionale il quale - in un modo o nell’altro - ha ruotato e ruota intorno all’Università Europea di Roma: compreso quel Giuseppe Valditara, professore di Diritto romano, che va considerato un po’ come il padre nobile della riforma Gelmini dell’Università italiana.
Adesso, si vorrebbe che i buoni compagni di strada dei Legionari di Cristo imboccassero il cammino dell’Estremo Oriente, per portare ai terremotati del Giappone la parola d’amore del professor De Mattei. E magari che rimanessero laggiù, a battezzare sofferenze, il più a lungo possibile. Ma De Mattei alla vicepresidenza del Cnr, quello no. Non più. Non un giorno di più