Inchiesta

IL PALAZZO DELLO SPORT O LO SPORT DEL PALAZZO

BARILE E OLIVERIO, COMUNE E PROVINCIA, IN UN ATLETICO CONFRONTO PER AVERE IL CONTROLLO DEL PALAZZO DELLO SPORT DI SAN GIOVANNI IN FIORE
sabato 3 dicembre 2011.
 
UN ARTICOLO, PRECISO ED ESSENZIALE, DI EMILIANO MORRONE RIPERCORRE TUTTA LA VICENDA CHE HA PORTATO ALLA DURA E NETTA CONTRAPPOSIZIONE TRA PROVINCIA E COMUNE SULLA GESTIONE DEL NUOVO PALAZZO DELLO SPORT, ANCORA FERMO E INUTILIZZATO

L’opinione pubblica riconduce il mancato utilizzo del palazzo dello sport a uno scontro politico fra centrodestra e centrosinistra. Si sente dire che il Comune nega l’agibilità e la Provincia accampa diritti sulla gestione.

Il discusso caso, in realtà, si può comprendere a partire dalle scelte del commissario prefettizio Maria Caterina Ippolito. Questi ha amministrato il Comune di San Giovanni in Fiore fino all’elezione del sindaco, Antonio Barile (Pdl), avvenuta nel maggio scorso. La Ippolito fu nominata il 25 gennaio 2011. Allora, con lo stesso provvedimento, il prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, sospese il Consiglio comunale (decreto n. 3739/2011/Area 2^ EE.LL.) in seguito alle dimissioni della maggioranza dei componenti; tutti di opposizione alla giunta Barile, già sindaco dal 12 aprile 2010. I consiglieri del centrosinistra motivarono le dimissioni col ridimensionamento dell’ospedale civile nel piano di rientro della sanità calabrese, concepito dal governatore regionale Giuseppe Scopelliti (Pdl).

A proposito del palazzo dello sport di San Giovanni in Fiore, gli atti del commissario Ippolito sono tre: 1) un protocollo d’intesa (13 aprile 2011) tra il Comune silano e la Provincia di Cosenza; 2) una delibera (15 aprile 2011), “mediante l’esercizio dei poteri della Giunta Comunale”, con cui l’ente ha recepito la medesima intesa; 3) una convenzione, del 12 maggio 2011, con cui il Comune ha concesso “alla A.S.D. Volley S.G.F. S.S. Oratorio San Francesco l’uso e la gestione” dell’immobile.

Andiamo con ordine, allo scopo di chiarire, richiamando atti e fatti, la disputa fra Mario Oliverio (Pd), presidente della Provincia, e Antonio Barile, sindaco di San Giovanni in Fiore, da molti considerata mera “polemica politica”. Anche dalla stessa Ippolito, sentita per telefono presso il suo ufficio di viceprefetto a Cosenza.

Al posto del palazzo dello sport c’era la piscina comunale. La Provincia di Cosenza, governatore Oliverio, decise di riconvertire la struttura dopo anni di abbandono, danni di vandali e degrado.

Per la piscina, uscirono 800.239.000 lire dalle casse pubbliche. Si trattò di un mutuo del Comune con la Cassa Depositi e Prestiti. Il progetto, del 1981, prevedeva una spesa complessiva di 980.000.000 di lire. Negli atti comunali, si legge la storia dell’edificio: i lavori iniziarono nel 1985, a causa della mancanza di finanziamenti. In seguito, venne meno la disponibilità di 180.000.000 di lire, il che fermò l’esecuzione delle opere di rifinitura. Nel mentre, non fu adottato alcun provvedimento a tutela di quanto edificato. Dunque, l’indifferenza della politica e la scarsa etica pubblica, di amministratori e cittadini, determinò lo scempio.

Idea della giunta comunale (di centrosinistra) di Riccardo Succurro, è del 1997 il progetto di riconversione della piscina in struttura per attività sportive. La trasformazione in oggetto, secondo le valutazioni dell’ingegnere Salvatore Straface, incaricato dal Comune, sarebbe costata un miliardo e trecento milioni di lire.

La riconversione della piscina, il cui appalto fu poi vinto dalla L.S. Costruzioni di Casal di Principe (Caserta), cominciò con la delibera del Consiglio provinciale n. 39, dell’otto marzo 2005. Il costo degli interventi, che a fine anni Novanta era - per il tecnico Straface - di 671.394 euro (1miliardo e 300milioni di lire), lievitò fino a 1.600.000 euro; importo pagato dalla Provincia con l’accensione di un mutuo presso l’Istituto per il Credito Sportivo.

Il 10 ottobre 2006, l’allora sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Nicoletti (Partito Socialista), sottoscrisse un protocollo d’intesa con la Provincia di Cosenza, rappresentata dal presidente Oliverio. Con l’atto, i due enti regolavano i rapporti derivanti dall’impegno di riconversione assunto dalla Provincia.

Entrando nel merito, l’articolo 4 del protocollo ribadisce che “l’impianto sportivo (...) ad ultimazione dei lavori di realizzazione resterà di proprietà del Comune di San Giovanni in Fiore, che ne curerà la manutenzione”. In realtà, non c’era bisogno di questa precisazione: la Provincia di Cosenza, per indirizzo politico di Oliverio, decise di collaborare con il Comune, realizzando - in linea con l’art.19 comma 2 del D.lgs 267/2000, richiamato nel predetto protocollo - l’opera “di rilevante interesse provinciale sia nel settore economico, produttivo, commerciale e turistico, sia in quello sociale, culturale e sportivo”. È banale osservare che la proprietà della piscina era in origine del Comune, sicché non si capisce per quale ragione, riconvertita la struttura, potesse passare ad altri. Per inciso, riguardo al mancato utilizzo e allo stato d’abbandono della piscina, va ricordato che Oliverio fu sindaco di San Giovanni in Fiore: dal 13 agosto 1990 al 29 settembre 1991. Tornando al protocollo del 2006, l’articolo 3 prescrive, fra gli obblighi della Provincia, che la stessa “s’impegna a curare le procedure di gara e gli atti consequenziali all’affidamento dei lavori”; a “curare la sorveglianza dei lavori fino al collaudo degli stessi”. Proprio la proposizione “curare le procedure di gara e gli atti consequenziali all’affidamento dei lavori” è il pomo della discordia fra Provincia e Comune. Ma andiamo per gradi.

Il 10 settembre del 2010, gli assessori comunali Pietro Tiano (Lista Barile) e Salvatore Audia (prima Pd, poi Udc), della prima giunta Barile, inviarono una lettera ad Oliverio, contestando alla Provincia la pubblicità d’un suo indebito “avviso esplorativo (del 23/07/2010) per acquisizione manifestazione di interesse per affidamento in gestione del Palasport di San Giovanni in Fiore”. All’uopo, Tiano e Audia argomentarono il difetto di titolarità della Provincia con la disposizione del suddetto articolo 3. Per entrambi, la Provincia non avrebbe potuto avere altro ruolo, assolto l’obbligo “di curare le procedure di gara e gli atti consequenziali all’affidamento dei lavori” di riconversione. In sintesi, toccava solo al Comune organizzare, con atti propri, la gestione del palazzo dello sport. La Provincia rispose immediatamente, con nota del 15 settembre 2010. Oliverio vi allegò copia d’una relazione dei dirigenti provinciali di competenza, Gaetano Pignanelli e Francesco Molinari. I due enuclearono dal plurale “procedure di gara”, del menzionato articolo 3, la norma secondo cui spetta alla Provincia l’adozione degli atti per l’affidamento in gestione del palazzo dello sport. Aggiunsero, quindi: “Ulteriori interpretazioni dell’articolo 3 devono ritenersi non corrispondenti al tenore letterale e giuridico del citato articolo”. Di là da tale, dogmatica esclusione, sono chiari due punti dell’intera vicenda: 1) è il Comune di San Giovanni in Fiore, in quanto proprietario dell’immobile, a disporre in materia di gestione; 2) l’articolo 3, letto sistematicamente, si riferisce solo ai lavori di riconversione, sicché la Provincia non può fare altro.

Il 13 aprile 2011, presso la prefettura di Cosenza venne sottoscritta una nuova intesa fra Comune e Provincia. Fu firmata dalla Ippolito, in quanto commissario prefettizio, e da Oliverio. Questo atto è particolarmente interessante, per due motivi: 1) crea la premessa per la caduta della precedente intesa, quella del 2006 (il cui “protocollo non risulta approvato dai competenti organi”, è scritto in preambolo); 2) le parti prendono semplicemente atto che “la Provincia di Cosenza ha curato le procedure di gara e gli atti consequenziali all’affidamento dei lavori comprese le procedure di gara relative all’avviso pubblico per la gestione dell’opera realizzata”.

Con delibera n. 53/CS, il 15 aprile 2011, trascorsi due soli giorni, la Ippolito recepì la nuova intesa, in sostanza sposando la linea della Provincia circa la titolarità delle procedure per l’affidamento in gestione. Va prestata attenzione al citato passaggio - nella nuova intesa, subito recepita - relativo alla presa d’atto; passaggio di fatto ancorato al ragionamento giuridico di Pignanelli e Molinari.

Sintetizzando, il commissario prefettizio, malgrado rappresentasse il Comune, vero proprietario del palazzo dello sport, cedette rispetto alla pretesa della controparte circa l’affidamento della gestione; nel frattempo avvenuto, ad opera della Provincia, con atto successivo e collegato all’avviso esplorativo del 23 luglio 2010.

Con procedura pubblica, la Provincia ha affidato la gestione del palazzo dello sport alla A.S.D. Volley S.G.F. S.S. Oratorio San Francesco, il cui presidente è Antonio Atteritano, figlio del più noto imprenditore Giuseppe. A prescindere dalle intestazioni nominali, secondo quanto già appreso in municipio, avrebbero la gestione della casa di riposo dentro il complesso badiale. Vicenda in sé grave. Infatti, si trattava di opera di carità della Chiesa, cui il Comune concedeva i locali in comodato gratuito, prima che la rilevassero privati, lucrandoci senza un fitto al municipio. Ancora, da informazioni dell’Ufficio tecnico comunale e, secondo uno sfogo di denuncia - opportunamente conservato - dell’orafo Giovambattista Spadafora, confinante, parte degli spazi del ristorante “L’Antico Borgo”, di proprietà Atteritano, sarebbero in terreno pubblico.

A questo punto, salvi, sino a prova del contrario, l’onore e la dignità di tutti, varrebbe che lo Stato verificasse un po’ di cose.

Emiliano Morrone


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