L’ITALIA NELLA TRAPPOLA DEL MENTITORE ISTITUZIONALIZZATO. L’ITALIA (1994-2013), TRE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA SENZA "PAROLA", E I FURBASTRI CHE SANNO (COSA SIGNIFICA) GRIDARE "FORZA ITALIA".

SCALFARI SCOMUNICA BARBARA SPINELLI. Sul ’caso’, una nota di Luca Mastrantonio e la risposta della giornalista a Scalfari

Gad Lerner, sul blog, ha parlato di «ramanzina impropria e di pessimo gusto», giudicando «sgradevole la sufficienza» di Scalfari verso Barbara Spinelli.
martedì 17 dicembre 2013.
 


«Non conosci la storia»

Scalfari-Spinelli, fine di un idillio

di Luca Mastrantonio (Corriere della Sera, 16.12.2013)

Ieri Eugenio Scalfari ha scomunicato Barbara Spinelli per le dure critiche al presidente Giorgio Napolitano. Spinelli è rea, scrive il fondatore di «Repubblica», di conoscere «poco o nulla» della Storia d’Italia, «quando pensa e scrive che la decadenza cominciò negli anni Settanta del secolo scorso e perdura tuttora».

Questo Paese - Scalfari ha sentito il bisogno di ricordare - «è un Paese dove parte del popolo è incline e succube di demagoghi di ogni risma». Per questo, sostiene, è sbagliato credere che «il grillismo» vada «sperimentato», come auspica Spinelli (che assieme a altri intellettuali ha più volte appoggiato l’ipotesi di un’alleanza tra Pd e Beppe Grillo).

Prima della condanna, ecco le prove d’accusa. Scalfari fa riferimento agli «appunti su Napolitano affidati alla “recitazione” di Marco Travaglio», contenuti nel libro Viva il re! (Chiarelettere), dove Spinelli racconta retroscena e particolari che riguardano gli scambi epistolari e il colloquio avuto di persona con il Presidente della Repubblica nel 2009: il Napolitano ritratto da Spinelli-Travaglio è una specie di imitazione di Maurizio Crozza.

Scalfari, in nome del padre (di Barbara Spinelli), è però pronto a rimetterle questi peccati: «Ti assicuro che da questo momento in poi cancello dalla mia memoria quanto ho ora ricordato. Voglio solo pensare il meglio di te». E cioè? «Che sei la figlia di Altiero Spinelli», spiega prima di indicare la salvifica penitenza: «Ricordalo sempre anche tu e sarà il tuo maggior bene».

Spinelli, raggiunta telefonicamente, non ha voluto commentare. Lei, che lasciò «La Stampa» nel 2010, perché giudicata troppo morbida con Berlusconi, passerà al «Fatto quotidiano»? «Non voglio dire assolutamente niente», risponde. È restata sorpresa dei toni di Scalfari e dal riferimento paterno? «Non voglio dire assolutamente niente».

Curiosità: nel libro di Travaglio (p. 25) è introdotta così: «Barbara Spinelli ben conosce il capo dello Stato perché figlia di Altiero Spinelli, politico e pensatore considerato uno dei padri dell’Europa unita, a cui Napolitano era legato da uno stretto rapporto di solidarietà politica».

Gad Lerner, sul blog, ha parlato di «ramanzina impropria e di pessimo gusto», giudicando «sgradevole la sufficienza» di Scalfari verso Barbara Spinelli.

Ma al di là delle «sgradevoli» questioni di genere patriarcale, il divorzio Scalfari-Spinelli, come lo scontro che Scalfari ebbe con Stefano Rodotà, è sintomatico di un cambiamento di schema: con Matteo Renzi, Enrico Letta, Napolitano e Grillo (che non sa politicamente dove andare), le carte si sono sparigliate.

È finita l’egemonia politica-mediatica berlusconiana, ed è in crisi, sistemica, l’annessa e redditizia filiera antiberlusconiana. Il fronte unico anti-Cav non è più compatto, le battaglie «civili» sono intestine alla sinistra e spesso «incivili».


Risposta a Scalfari

di Barbara Spinelli (la Repubblica, 16.12.2013)

Sono stupita dalle parole che Eugenio Scalfari dedica non tanto e non solo alle mie idee sulla crisi italiana ma, direttamente, con una violenza di cui non lo credevo capace, alla mia persona.

Violento è infatti l’uso che fa di Altiero Spinelli, del quale nessuno di noi può appropriarsi: chi può dire come reagirebbe oggi, di fronte alle rovine d’Italia e dell’Europa da lui pensata nel carcere dove il fascismo l’aveva rinchiuso, e difesa sino all’ultimo nel Parlamento europeo?

Non ne sono eredi né Scalfari, né il Presidente della Repubblica, e neppure io. Il miglior modo di rispettare i morti è non divorarli, il che vuol dire: non adoperarli per propri scopi politici o personali. Mi dispiace che Scalfari abbia derogato a questa regola aurea.

Quanto al Movimento 5 Stelle, io dico che va ascoltato: non è solo l’Italia peggiore che ha votato per lui a febbraio. Senza la sua scossa il discorso pubblico continuerebbe a ignorare la crisi dei partiti, i modi del loro finanziamento, l’abisso che li separa dalla loro base.

Mettere M5S sullo stesso piano di Marine Le Pen o di Alba Dorata più che un errore è una controverità. È anche un gesto di intolleranza verso chi la pensa diversamente.

In proposito vorrei dire un’ultima cosa: è inutile e quantomeno scorretto accusare Grillo di condannare alla gogna i giornalisti, quando all’interno d’una stessa testata appaiono attacchi di questo tipo ai colleghi.

Cara Barbara, come ti avevo promesso ieri, io ho già dimenticato le cose per me sgradevoli che ho ascoltato nella trasmissione di Travaglio e quelle che tu hai scritto su Grillo sul nostro giornale. L’unica cosa che non dimentico è il mio antico affetto nei tuoi confronti.

Eugenio Scalfari


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