Archeologia ed Ermeneutica..:

NEL "DISCO" DI FESTO... UNA STORIA D’AMORE. L’IPOTESI DI PADRE MADAU. Un articolo di Tito Siddi - a cura di Federico La Sala

Il fiore in bulgaro si chiama «ànghelma» che in greco vuol dire «messaggio». Per lo studioso francescano, si narra una storia d’amore sulle sponde del Mar Nero e del Danubio.
domenica 25 giugno 2006.
 

ARCHEOLOGIA

Padre Giuseppe Madau seguendo il metodo di cercare le somiglianze tra i nomi delle cose, ha interpretato il reperto del «disco» che sarebbe scritto in proto-attico

FESTO, L’ENIGMA DELLA MARGHERITA

Il fiore in bulgaro si chiama «ànghelma» che in greco vuol dire «messaggio». Per lo studioso francescano, si narra una storia d’amore sulle sponde del Mar Nero e del Danubio. Finora i ricercatori non avrebbero ben compreso il senso dei geroglifici, che hanno la stessa forma dell’opera

di Tito Siddi (Avvenire, 02.03.2006)

La margherita che squarcia tutti i misteri. Sarebbe questa la chiave di lettura del messaggio inciso nell’argilla qualche millennio fa noto come il disco di Phaistos o di Festo, ritrovato a Creta nel 1908 e conservato nel museo archeologico Iraklion, la cui traduzione è da sempre un autentico rompicapo per gli archeologi.

Autore della traduzione è padre Giuseppe Madau, un francescano nato ad Albagiara in provincia di Oristano in Sardegna. Teologo ed esperto di greco antico, ebraico e fenicio, dopo essere stato missionario in Africa, attualmente vive in convento ad Iglesias. Padre Madau inoltre parla correttamente inglese, francese, spagnolo, latino e due lingue africane del gruppo linguistico Bantu.

Uno dei suoi più grandi interessi è stato da sempre l’archeologia e lo scoprire tutto ciò che essa può celare. Così è stato anche per il disco di Festo che padre Giuseppe Madau è riuscito ad interpretare dopo anni di studio.

Tutto è partito racconta il frate, che a Sant’Antioco (Ca) ha presentato in anteprima la traduzione del disco, molti anni fa in convento all’ uscita da una cerimonia religiosa. «un confratello bulgaro, così senza apparente motivo - racconta il religioso - mi disse che la Margherita, che è il primo fiore a spuntare dalla neve, in bulgaro si chiama "ànghelma", una parola greca che significa messaggio». La cosa non è passata inosservata. Così leggendo La grammatica egiziana di Sir Alan Gardiner, padre Madau si è accorto che il metodo suggerito dall’ illustre egittologo poteva essere valido per la decifrazione del disco di Phaistos.

Così il religioso ha provato ad interpretare i disegni del disco di argilla usando il metodo "Rebus or charade", ossia trovando le omofonie tra i nomi delle cose e quelle di altri oggetti o qualità che suonavano allo stesso modo con un metodo di lettura parallela a quella usata per i geroglifici egiziani.

Partendo proprio dalla margherita al centro di una faccia del disco, come inconsapevolmente gli aveva suggerito il confratello bulgaro, a padre Giuseppe Madau sarebbe venuto facile tradurre il disco di Festo che racconta una bellissima storia d’amore che si svolge sulle sponde del Mar Nero e lungo il percorso del fiume Istros, oggi Danubio.

Un giovane principe del popolo dei Traci si innamora di una principessa lontana, la nobile Pellicana figlia del re dei Pelagi. Ad aiutarlo nell’intento di impalmare la giovane e bellissima principessa è lo stesso padre del principe. Con l’aiuto del nobile genitore e delle tribù dei Daci, raffigurati nel disco col simbolo dei lupi, e degli Apuli raffigurati col simbolo delle api, il giovane principe dopo varie peripezie riesce a sposare l’innamorata. Dalla coppia regale nasce un bellissimo figlio che dona letizia a tutta la nazione.

Gli interrogativi, che da sempre hanno impegnato gli studiosi per interpretare il disco, con padre Giuseppe Madau hanno trovato semplici risposte. Intanto, secondo padre Madau, la lingua ideografico - simbolica con cui è stato scritto il messaggio riportato nella placca d’argilla sarebbe Proto-Attico, ceppo del greco antico. Il testo poi va letto dal centro alla periferia per diversi motivi. Innanzi tutto per il senso di movimento delle figure, che vanno da sinistra a destra, come le opere simili presenti nella cultura minoica ed etrusca che si leggono a partire dal centro verso al periferia.

Infine i sigilli del disco chiudono i discorsi come chiudevano le anfore. I simboli poi, contenuti nei diversi cartigli o zone in cui è diviso il disco, sarebbero una sorta di immagini che trasferiscono dall’oggetto materiale un’idea non rappresentabile.

Così per esempio il primo segno del disco è la margherita e non una rosa come ha inteso qualcuno e deve essere interpretata come simbolo di messaggio. Il disco quindi inizia così con la parola «Un messaggio».

L’interrogativo di chi sia il messaggio viene subito dopo. La seconda figura del disco contiene una testa che in greco si dice kefalè.

Per padre Madau è il simbolo dell’uomo che sta a capo quindi: «messaggio del capo tribù o del re». La testa del re poi ha due tondini a forma di otto sulla guancia. Questo simbolo, secondo il francescano, rappresenterebbe due gocce d’acqua che scorrono dalla testa sulla bocca quindi indicherebbero l’espressione greca «Ta rèmata rei» che significherebbe «le gocce scorrono» o «le parole scorrono», quindi la traduzione sarebbe: «il messaggio viene dato dal re. Le sue parole scorrono e comanda». Così via con l’interpretazione del racconto attraverso il disegno.

Sinora, secondo padre Madau, si sarebbe trovata difficoltà nel capire che le «lettere» con cui i vari personaggi importanti comunicano tra loro nel disco sono rappresentate con la figura che ha la stessa forma del disco e che significa appunto «lettera o messaggio».

Adesso dopo la presentazione bisognerà attendere il parere della archeologia ufficiale sulla traduzione dell’umile francescano sardo che, se pur non essendo uno specialista, è comunque un uomo di vasta cultura.


COS’E’

Ritrovato a Creta - Il Disco di Festo è un reperto archeologico ritrovato nell’omonima città di Festo, sull’isola di Creta, sotto un muro di un palazzo minoico. Fu scoperto nel 1908 da una spedizione archeologica italiana guidata da L. Pernier e F. Halbherr.

È un disco di terracotta, delle dimensioni di 16 centimetri di diametro e 18 millimetri di spessore, cosparso di simboli figurali rimasti indecifrati, impressi con stampini quando l’argilla era ancora fresca, disposi a spirale su entrambe le facce. La datazione stratigrafica ne attribuisce l’età al 1700 a.C. Secondo altri, sarebbe più antico.

A Festo, su un’altura che domina i dintorni fino al mar libico, sorgono le rovine del secondo dei palazzi minoici per importanza. Ma il palazzo di Festo non è sontuoso come quello di Knosso, ha stanze piccole che fanno pensare a magazzini, a una comunità agricolo-pastorale.

È in una di queste stanze che il 3 luglio del 1908 la spedizione italiana guidata dagli archeologi F. Halbherr e L. Pernier rinvenne il disco che prese nome dalla località. Il locale e gli altri oggetti rinvenuti intorno facevano pensare a un luogo dal carattere sacro, o quantomeno centrale rispetto alle funzioni di potere.



SCHEDe EDITORIALI *

-  Autore: Ennio Giuseppe Madau

-  Il Disco di Festo

-  Data di pubblicazione: 2007

-  Prezzo: 20€

-  ZONZA EDITORI

-  DESCRIZIONE

A quattromila anni circa di distanza dalla sua composizione, dopo innumerevoli tentativi di traduzione, il Disco di Festo, rimane uno degli enigmi più affascinanti dell’archeologia. Così come per la Stele di Rosetta, legioni di studiosi si sono alambiccati alla ricerca di una interpretazione. Cosa nasconde il testo? Che significato possono celare i pittogrammi che si srotolano nelle due facce del disco? Chi sono gli autori di questo rompicapo del passato? Archeologi, linguisti, storici, esosteristi non hanno trovato una chiave di lettura soddisfacente... finalmente, dopo trent’anni di serrate ricerce, il padre francescano Ennio G. Madau, è pronto a rivelare la vera storia del Disco, traducendolo integralmente, dando così la possibilità a tutti di conoscere un’epopea affascinante e romantica al tempo stesso. Un tassello della storia dell’uomo alla fine svelato e compreso

BIOGRAFIA

Ennio G. Madau, nato ad Albagiara nel 1930, frate francescano, dopo gli studi classici e filosofici ad Assisi e quelli teologici a Roma, ha frequentato il corso di Archeologia e Epigrafia Cristiana del celebre professor Gagov. Conosce l’ebraico, il fenicio, il greco e il latino. Tra le lingue moderne l’inglese, il francese, lo spagnolo e le lingue africane bemba e kaonde del gruppo Bantu. Missionario in Zambia per circa venticinque anni, dove ha insegnato Sacra Scrittura nel Seminario Nazionale di Lusaka, per conto della Conferenza Episcopale Zambiana ha tradotto e in parte corretto in lingua bemba il Messale Romano.

* ZONZA EDITORI



SUL TEMA ANTROPOLOGICO E TEOLOGICO - IN OMAGGIO A PADRE MADAU - NEL SITO, SI CFR.:

L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: "AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE" (Cantico dei cantici: 8.6). Un omaggio a William Shakespeare e a Giovanni Garbini

Sul tema, in generale, nel sito, si cfr.:

-  POLITICA E URBANISTICA. ROMA E I "SETTE COLLI":
-  LO SCEMPIO DEL “TERRITORIO” E LE “CAMERE” SGARRUPATE!!!

A CORTONA, UNA QUESTIONE DI EREDITA’. Massimo Pittau svela i segreti della "Tabula" dell’etrusca "Curtun".


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