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ROMA. MOSTRA: "LACOONTE. ALL’ORIGINE DEI MUSEI VATICANI". IL QUINTO CENTENARIO: UNA DOPPIA CELEBRAZIONE.

domenica 26 novembre 2006.
 

I cinquecento anni del Laocoonte in mostra a Roma

di Annalisa Serpilli*

Il 14 gennaio del 1506 Giuliano da Sangallo, architetto di Papa Giulio II della Rovere e Michelangelo Buonarroti ancora giovane artista ma già famoso, fanno un ritrovamento che rivoluzionerà la storia dell’arte. Nei sotterranei di Felice de Fredis, tra le Terme di Tito e il Colosseo scoprono un gruppo scultoreo.

Al vederlo i due artisti rimangono abbagliati dal pathos e dalla drammaticità dell’azione. Giuliano da Sangallo esclama: “Quello è il Laocoonte di cui fa mentione Tito” che Plinio il Vecchio attribuiva agli scultori Hagesandros, Athanadoros e Polydoros di Rodi di proprietà dell’imperatore romano.

E come non riconoscerlo? Inconfondibile rimane quel viso sofferente e fiero al centro della scena che cerca di divincolarsi tra le spire di un serpente accanito contro di lui e due fanciulli già vinti dal veleno del serpente.

La scena rappresenta l’episodio descritto da Virgilio nell’Eneide. Il sacerdote troiano Laocoonte si impone di fronte alla scelta della città di introdurre nelle mura di Troia il cavallo di legno. Ma gli dei avevano già deciso. Ilio doveva cadere. E così Poseidone invia un mostro marino che sulla spiaggia troiana ingoia tra le sue spire il furente sacerdote e la sua stirpe ignara.

Dopo la scoperta dei due artisti, il gruppo scultoreo viene subito acquisito da Papa Giulio II, mecenate e amante delle arti di ogni epoca, che lo fa trasferire in Vaticano. Qui, negli anni seguenti, si costituisce il Cortile delle Statue - oggi Cortile Ottagono - uno dei nuclei più importanti di scultura antica dei Musei Vaticani, che avrebbero segnato profondamente la cultura artistica dei secoli successivi.

A cinquecento anni da quella scoperta e a cinquecento anni dalla nascita dei grandi Musei Vaticani voluti proprio da Giulio II, Roma celebra il gruppo scultoreo con una mostra dal titolo ”Laocoonte. All’origine dei Musei Vaticani”.

La mostra intende presentare in cinque sezioni la fama che la scultura ha avuto nei secoli attraverso la testimonianza di studi ed opere, dall’antichità all’epoca contemporanea, provenienti dai più importanti musei del mondo: dal Metropolitan, al British, e poi il Louvre, l’Ermitage, l’ Albertina e gli Uffizi.

Non mancano opere provenienti da grandi collezioni private come: quella del Windsor Castle, dello Chateaux Fontanebleau, del Somaini, oltre ovviamente alla Biblioteca Apostolica Vaticana e all’Archivio Segreto Vaticano.

Celebri sono le parole con cui Johann Joachim Winckelmann, un dei primi teorici della storia dell’arte, descrive il Laocoonte considerandolo un esempio di bellezza ideale alla base della nuova scultura neocalassica del ‘700:
-  “Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’anima grande e posata. Quest’anima, nonostante le più atroci sofferenze, si palesa nel volto del Laocoonte, e non nel volto solo. Il dolore che si mostra in ogni muscolo e in ogni tendine del corpo e che al solo guardare il ventre convulsamente contratto, senza badare né al viso né ad altre parti, quasi crediamo di sentire noi stessi, questo dolore, dico, non si esprime affatto con segni di rabbia nel volto o nell’atteggiamento.
-  Il Laocoonte non grida orribilmente come nel canto di Virgilio: il modo con cui la bocca è aperta, non lo permette; piuttosto ne può uscire un sospiro angoscioso e oppresso come lo descrive Sadoleto. Il dolore del corpo e la grandezza dell’anima sono distribuiti con eguale misura e sembrano tenersi in equilibrio. Laocoonte soffre; ma soffre come il Filottete di Sofocle: il suo patire ci tocca il cuore, ma noi desidereremmo poter sopportare il dolore come quest’uomo sublime lo sopporta”.

Il dramma rappresentato dalla scultura antica esprime tutta la sofferenza fisica e morale di un uomo che sacrifica la propria vita e quella dei figli per la salvezza della sua città. Un tema profondo e tragico che l’arte ha ripetutamente ripreso e rielaborato.

Il Laocoonte è una delle opere più studiate e copiate a partire dal Rinascimento. Fra gli artisti che hanno dedicato particolare attenzione alla scultura mediante repliche e rielaborazioni, ricordiamo: Jacopo Tatti detto il Sansovino (1486-1570), Francesco Primaticcio detto il Bologna (1504-1570), Pietre Paul Rubens (1577-1640), Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), Carlo Maratta (1625-1713), Francesco Hayez (1791-1882), Arturo Martini (1889-1947), Salvador Dalì (1904-1989), Francesco Somaini (1926-2005) e Andrei Al faro. Autori le cui opere ora sono in mostra tutte insieme per celebrare quel grande esempio di arte che le ha ispirate.

-  Roma
-  Musei vaticani
-  Fino al 28 febbraio 2007
-  www.museivaticani.it

(Il Sole-24ore 24 novembre 2006)


Alla realizzazione definitiva del "TONDO DONI",iniziato nel 1504 ma finito sicuramente alcuni anni più tardi (1507/08 ca.), c’è probabilmente proprio la scoperta del Lacoonte (1506) e già l’avvio del "discorso" della Volta della Cappella Sistina:

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-  DOPO 500 ANNI, PER IL CARDINALE RAVASI LA PRESENZA DELLE SIBILLE NELLA SISTINA E’ ANCORA L’ELEMENTO PIU’ CURIOSO. Materiali sul tema, per approfondimenti

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