Donne e Diritto

ISLAM. Sherazade: la protagonista delle "Mille e una notte" era bella, intelligente e agguerrita, altro che una velina... Un’intervista a Fatema Mernissi

giovedì 12 ottobre 2006.
 


INTERVISTA.

-  La donna nei Paesi islamici: eppure qualcosa si muove.
-  Parla la scrittrice marocchina Fatema Mernissi

Ecco perché Sherazade è musulmana

«Il mondo femminile arabo non è più quello degli harem, dove le ragazze sono oggetti passivi: già la protagonista delle "Mille e una notte" era bella, intelligente e agguerrita, altro che una velina... E ormai persino Al Jazeera ha assunto un sacco di giornaliste»«Internet e il satellite ci danno la possibilità di avere su noi stessi uno sguardo inedito, abbiamo scoperto le nostre differenze. Da noi inoltre la riforma del Codice ha portato più diritti in caso di divorzio: nel 1960 l’80% delle spose aveva meno di vent’anni, oggi la percentuale è del 20%»

Da Rabat (Marocco) Chiara Zappa (Avvenire, 12.10.2006)

«Guardi la luna: di quanti giorni è secondo lei?».

Silenzio. «Ecco, questa è la differenza tra voi occidentali e noi arabi: chiunque, qui, osservando la luna sa dire con precisione a che punto è del suo ciclo».

Scontro di civiltà secondo Fatema Mernissi, scrittrice marocchina simbolo di quell’islam moderato e "femminista" di cui tanto ha bisogno un Paese che sta faticosamente provando a staccarsi dal suo passato. E non solo.

La luna in questione è quella che brilla su Rabat una sera qualunque di fine estate, quando mancano pochi mesi alle elezioni che chiariranno quanto pesino anche in questa terra le fazioni islamiche fondamentaliste, e la gente nei bar si anima sulle vicende di un Medio Oriente che da qui sembra dietro l’angolo.

«La guerra in Libano ha avuto un effetto positivo: riportare in primo piano il potere materno di nutrire», esordisce la sociologa diventata famosa in tutto il mondo con i suoi libri in cui proprio la bellezza delle donne, e il suo controllo forzato, sono la chiave per capire l’Oriente e l’Occidente.

Nel suo commento sulla crisi libanese Mernissi non si riferisce solo a quelle madri e mogli di opposte fazioni che sono scese in piazza insieme contro il terrore.

«Certo, indubbiamente esiste una saggezza universale femminile, che non dipende dalle culture. Ma ciò di cui sto parlando è un approccio che può appartenere a chiunque, anche se ispirato al potere naturalmente femminile di mettere al mondo figli e garantire loro l’energia di cui hanno bisogno finché non sono autonomi. Questo potere si contrappone a quello che io definisco "paterno", tipico delle istituzioni, dagli Stati alle multinazionali, di controllare e usare l’energia. È il potere della forza, degli eserciti, considerati mezzi leciti di controllo ma che comunque seguono una logica di morte».

E non è esattamente il tipo di approccio usato in Libano?

«Appunto. Ed è stato chiaro a tutti che questo potere non funziona più, non rende forti e non viene più ammirato dall’op inione pubblica. Il potere che viene ammirato dai civili, arabi o israeliani che siano, è invece quello di nutrire, di prendersi cura, di garantire la sicurezza della gente. È sempre più evidente a tutti che le frontiere non esistono più, che quello che esiste, nel mondo, sono solo fragili civili: la vera questione, oggi, non è dunque come difendere le frontiere, ma come tutelare le persone».

Per capire questo, e molto altro, secondo Fatema Mernissi basta accendere la televisione. E fare un po’ di zapping.

«Guardi, guardi quanti canali arabi. Sono 200 - rivela reggendo il telecomando come se fosse la chiave di un nuovo potere -. Un po’ come Internet, il satellite qui ha portato una rivoluzione, perché ha dato la possibilità al mondo arabo di avere uno sguardo inedito su se stesso, uno sguardo non mediato dall’Occidente e soprattutto plurale. Per voi occidentali noi arabi siamo tutti uguali. Invece per noi marocchini, ad esempio, vedere una fiction egiziana, o saudita, è curioso, buffo. Insomma, possiamo fare sentire la nostra voce ma anche scoprire le nostre differenze».

Opportunità non da poco in un tempo in cui il concetto di Umma, la comunità musulmana, viene mistificato e - strumentalmente - applicato da opposte parti a realtà quanto meno spurie.

«E poi c’è Al Jazeera - e qui lo zapping si ferma qualche minuto. Forse per spiegare l’importanza di una multinazionale della comunicazione araba? -.In realtà volevo farle notare quante donne lavorano per l’emittente. Recentemente Al Jazeera ha fatto un’ondata di assunzioni di giornaliste. Ricorda il discorso sull’insicurezza globale? Ebbene, chi più ne porta il peso sono le donne, perché in un mondo di vulnerabili loro sono le più vulnerabili, le meno tutelate. E quindi, le più motivate. Perché per ottenere lo stesso grado di considerazione sociale devono essere più rigorose, più forti, più preparate degli uomini. E così fanno».

Anche nel mondo arabo? Anche qui in Marocco?

«La riforma della Moudawana, il Codice di statuto personale, sta portando molti cambiamenti. Certo, la tradizione è lenta a morire, ma una legge ha anche effetti immediati. Per esempio, i nuovi diritti della donna in caso di divorzio hanno scoraggiato molti uomini al matrimonio, mentre ci sono donne che, piuttosto che scegliere le vite delle loro madri, rinunciano alle nozze in giovane età. Se negli anni ’60 le donne che si sposavano prima dei vent’anni erano l’80%, oggi sono il 20%».

Una rivoluzione.

«Enorme. Specialmente se tiene conto del contesto culturale musulmano. Non dimentichi che nella tradizione cristiana esistono le donne consacrate: donne sole, senza figli, degne di rispetto. Nella tradizione islamica non c’è nulla di tutto ciò. Queste differenze sostanziali tra islam e Occidente sono spesso ignorate, mentre per giustificare le nostre diversità ci si ferma a luoghi comuni. Da secoli».

Per spiegarsi meglio Mernissi prende un foglio e si mette a leggere. È la prima pagina del suo nuovo libro, ancora inedito.«Perché Aladino non poteva che essere musulmano? Perché il tappeto volante, che si muove libero ignorando i confini, è frutto naturale di un contesto islamico?».

La scrittrice cita l’interpretazione che si rifà appunto alla Umma, «che non ha confini interni», e quella che associa la tradizione letteraria musulmana a «un mondo di mistero, irrazionalità, trasgressione. Il mondo degli harem, immaginati come luoghi di lussuria, il mondo in cui le donne da sempre sono oggetti, passivi e inoffensivi.

Ma come la mettiamo con Sherazade, che era bellissima, e insieme molto intelligente, tutt’altro che inoffensiva? Tutti quelli che rivendicano a sproposito la tradizione islamica dovrebbero farsi un esame di coscienza». E anche quelli che ci propinano un mondo di veline e di «pupe» senza cervello.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  DIO, DONNE, UOMINI ....
-  ISLAM E DONNE - "NON TEMERE IL VENTO AVVERSO, O FALCONE" (IQBAL). Discorso di Syeda Hameed

PICCHIARE LE DONNE. DIO, UOMINI E DONNE: "DARABA". LALEH BAKHTIAR TRADUCE IL CORANO E SPOSTA LE MONTAGNE DEL SIGNIFICATO. Mentre il cattolicesimo-romano parla ancora e solo di "guai ai vinti" e di "caro prezzo" (=caritas), il mondo islamico ri-scopre l’amore (= charitas) della Parola e illumina il mondo


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