Emergenza culturale e politica...

MA COME PENSA E PARLA CARUSO?! MA COME PENSANO E PARLANO LE ISTITUZIONI?! E COME PENSANO GLI ITALIANI E LE ITALIANE?! CECITA’ E SORDITA’: ITALIA o "Forza Italia"?!! E’ LA STESSA COSA?!! IL "BUFFONE" A "BERTINOTTI", COME A "BERLUSCONI", E’ UNA FORTE DENUNCIA DEL NARCISISMO E DELLA CRISI DELLE ISTITUZIONI - non un’offesa alle persone!!! Sveglia!!! Per la difesa della Costituzione, e per il dialogo, quello vero!!! - a cura di pfls

ITALIA: Presidente, Napolitano. Forza... ITALIA: Presidente, Berlusconi.
venerdì 10 agosto 2007.
 

Gli studenti a Bertinotti: "Vergogna"

-  All’Università di Roma accolto
-  da cori e cartelloni: "Sei
-  un guerrafondaio, arruolati"

di FLAVIA AMABILE (La Stampa,27/3/2007)

ROMA. Lo schieramento fa una certa impressione. Striscioni, cartelli, e nome e cognome di Fausto Bertinotti vivisezionati per estrarne ogni presa in giro possibile. Dietro la prima grande contestazione del «subcomandante Fausto», il più popolare leader dell’estrema sinistra degli ultimi quindici anni, una sessantina di studenti universitari. Di sinistra anche loro. Che ieri, in una manciata di secondi, hanno fatto capire ai rifondaroli qual è il loro posto nel pantheon della politica italiana: accanto a Clemente Mastella. Quando Fausto Bertinotti - nelle sue neo-vesti di presidente della Camera, completo di scorta e auto blu - si è materializzato ai piedi della Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma per partecipare a un convegno, a cartelli e striscioni si sono aggiunti gli slogan. «Assassino, assassino» tanto per incominciare. E poi: «Vergogna, guerrafondaio e buffone». E’ stato lì che Bertinotti non ci ha visto più. «Buffone? Buffone sei tu, se dici così. Chiedetemi scusa!». Nel frattempo, implacabile, una telecamera riprendeva la rabbia dell’ormai definitivamente «ex subcomandante» e potete giurarci che tra oggi e domani il video sarà postato su You Tube o sito equivalente.

In serata al Tg Uno il presidente della Camera avrebbe pronunciato la sua condanna senza appello: «Per le forze della sinistra pacifista non c’è solo il terreno della lotta culturale contro il moderatismo, ma anche contro quelle schegge dell’estrema sinistra che rifiutano la politica e la non violenza». Ieri mattina si è limitato a entrare in facoltà, seguito da un codazzo di spintoni e insulti tra i manifestanti e gli addetti alla sicurezza ma anche da una serie di sfottò ben visibili sui cartelli. «Arruolati, la non-violenza va in guerra. No Berty No war». Oppure: «W la base di Vicenza». Molto più dietro c’era anche: «A Fausto... Da Kabul a Vicenza, ma ‘ndo sta la non-violenza?».

Seppellire sotto cartelli e striscioni l’ex subcomandante non è stato facile per tutti, però. «Abbiamo discusso e valutato - racconta Dario -. E abbiamo scelto di usare l’arma dell’ironia». E c’è chi, come Aurora, ammette: «Non mi fa piacere contestare Bertinotti, ma qui non abbiamo amici o non amici. C’è soltanto chi è sulle nostre posizioni e chi non lo è». E Bertinotti in questo momento è lontano anni-luce dagli studenti dell’estrema sinistra, quelli dei collettivi e quelli della «Rete per l’autoformazione», le due sigle che stanno dietro alla protesta. «Questo è un governo che preferisce finanziare la guerra e non l’Università», sintetizza Aurora.

Quando poi Bertinotti ha provato a chiedere un incontro con una delegazione degli studenti, la risposta è stata durissima. «Vogliamo risposte politiche, non dialogare con lui», chiarisce Dario.

A quel punto era mezzogiorno. Gli studenti si sono diretti verso la Facoltà di Giurisprudenza dove era previsto l’arrivo di Mastella intorno all’una. Lì la contestazione è stata sui Dico. I ragazzi hanno chiesto l’appoggio del ministro sui diritti alle coppie di fatto. La risposta è stata netta e i ragazzi si sono beccati anche un «intolleranti». La giornata ha fatto registrare anche un’altra contestazione, questa volta da parte di giovani di An e di Fi che hanno accolto all’Università di Firenze il ministro degli Esteri Massimo D’Alema ribattezzandolo «D’Alemullah».

Il mondo politico ha espresso solidarietà a Bertinotti e agli altri contestati. Dal Brasile il premier Romano Prodi ha ricordato che le contestazioni ci sono sempre state ««l’importante è che la democrazia non si lasci influenzare da espressioni, legittime, ma di pochi». Qualcuno non ha potuto fare a meno di ironizzare. Lo diceva Pietro Nenni, ricordano Roberto Villetti della Rosa nel Pugno e Maurizio Sacconi di Fi: «C’è sempre un puro più puro che ti epura». Oppure Maurizio Gasparri di An: «Non si è mai abbastanza talebani per qualcuno» e quindi «chi di pacifismo ferisce, di pacifismo perisce».


Sul tema, nel sito, si cfr.:

62° Anniversario della Liberazione: VIVA L’ ITALIA!!! IL TUTTO E LA PARTE: FORZA ITALIA!!! BERLUSCONI A "RADIO ANCH’IO" FA QUASI AUTOCRITICA SUL CASO ENZO BIAGI E SU TELECOM DICHIARA DI ESSERE PRONTO A FARE "UN ATTO PATRIOTTICO". MA IL GESTO PIù GRANDE SAREBBE QUELLO DI TOGLIERE DAL NOME DEL PARTITO DI CUI E’ PRESIDENTE LA PAROLA (DI TUTTI E DI TUTTE) "ITALIA" E RINOMINARLO COME UN NORMALE E SEMPLICE ALTRO PARTITO DEMOCRATICO ITALIANO!!!

-  "UCCIDETE LA DEMOCRAZIA", ELEZIONI, E "MISTERO" delle SCHEDE BIANCHE?! LA "NOTTE" DEL "BROGLIO DEI BROGLI" E’ "SCESA" QUANDO E’ STATO (ED E’ ANCORA !!!) "PERMESSO" A "UNA PERSONA" E A "UN PARTITO" L’ABUSO DELLA “PAROLA”: Che "Forza"!!! "For SHAME"!!! Istituzioni e cittadini, tutte e tutti - sonnambuli e conniventi?!! LUNGA VITA ALL’ITALIA!!!

-  PAESE IMPAZZITO: FORZA "CHE.RUBINO"!!! Università: contro la catastrofe culturale in atto, la ’ripresa’ del paradigma del "principio": "Ecce Homo"!!! PER IL "logo" della "SAPIENZA" DI ROMA, UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, Giorgio Napolitano, e al prof. Tullio De Mauro. Non il "che .. rubìno" o il "che .. rùbino", ma "IL CERVO ALLA FONTE", che beve l’ "acqua" dalla "Fontana dei Libri"!!!

-  PAESE IMPAZZITO: BULLISMO ... GENERALE E DI STATO. Una questione antropologica e "teologico-politica"!!! Collodi (e Calvino ce lo ha ben detto e ripetuto!!!) aveva già gettato l’allarme: "la bulimia esistenziale nel Paese dei Balocchi" (Michele Serra) trasforma in "asino" (oggi, in "toro" -"bull") e non è dei "Pinocchio", ma degli adulti ... e di "Geppetto" e "Maria", che non sanno ancora "come nascono i bambini"(Freud) ... e "come si diventa ciò che si è" (Nietzsche)!!!


E al segretario Giordano dice: "Non sono iscritto al Prc, non vedo come posso essere -incompatibile. Disponibile a discutere della mia presenza nel gruppo"

Caruso: "Biagi un povero Cristo Mi spiace, ma anche lui sfruttato"

-  L’ex Disobbediente aveva detto che "Biagi e Treu con le loro leggi sono degli assassini"
-  Poi la correzione: "Le loro norme impropriamente usate per rendere precarie le condizioni di lavoro"

di CLAUDIA FUSANI *

ROMA - Alla fine, dopo dodici ore di polemiche e di attacchi per quelle parole assurde contro i giuslavoristi Biagi e Treu, l’onorevole disobbediente Francesco Caruso trova la frase che corregge fino a smentire quello che aveva detto in mattinata. "No ho mai accusato nessuno di essere un assassino - precisa - Non volevo offendere chi ha sofferto e ancora soffre. Penso che sarebbe giusto però abrogare le leggi dei due giuslavoristi che hanno reso assai più precarie le condizioni di lavoro. Fare questo può essere una forma di risarcimento e di rispetto per i morti sui posti di lavoro. Abrogare questo impianto normativo e ridare dignità e diritti ai precari è uno dei punti del programma di centrosinistra. Lavorare perchè ciò avvenga è un mio preciso dovere etico, prima ancora che politico".

Onorevole Caruso, il suo segretario Franco Giordano dice che le sue parole su Biagi e su Treu sono "incompatibili con Rifondazione". Cosa risponde?

"Mi spiace che Giordano pensi questo. Comunque io non sono iscritto a Rifondazione e non vedo come possa essere incompatibile con qualcosa di cui non faccio parte".

Non la possono espellere, come è già successo a un suo collega senatore?

"Non possono espellermi da un partito a cui non sono iscritto. Posso mettermi fuori dal gruppo: se la mia presenza dentro Rifondazione è un problema, se ne potrà discutere nella prima riunione alla riapertura dei lavori parlamentari".

Le sue parole sui due illustri giuslavoristi sono inaccettabili. Lei ha detto che "Biagi e Treu, con le loro leggi, sono degli assassini". Biagi è stato assassinato dalle Br nel 2002, sotto casa. La reazione di Giordano non è così insolita.

"Una delle caratteristiche di Rifondazione è proprio la pluralità di pensiero e di esperienze. Finora sono state una ricchezza e non un limite. Comunque spiego meglio quello che volevo dire...".

Ecco, lei ha detto "Biagi e Treu assassini".

"Sta venendo fuori un polverone assurdo. Mi rendo conto che quello che ho detto non è politically correct. Volevo dire è che quel povero uomo di Biagi, il pacchetto di norme sulla flessibilità e sulla riforma del lavoro che portano il suo nome, tutto questo è stato strumentalizzato dalla destra per creare condizioni di lavoro assurdo, precario, instabile, incerto".

Onorevole, cosa c’entra la riforma del lavoro di Marco Biagi con le morti bianche nei posti di lavoro?

"Quelle leggi sono state usate per armare le mani dei padroni e permettere loro di precarizzare e sfruttare con maggiore intensità la forza-lavoro e incrementare i profitti. Mille e duecento morti sui posti di lavoro in un anno, una media di quattro morti al giorno: questo è inaccettabile; questo deve far vergognare. Allora però succede che nessuno si sente responsabile per questi morti, così, sono morti per caso. E invece no: ci sono responsabilità politiche precise. Sono sconcertato".

Da cosa?

"Da questo moto isterico e collettivo di autoassoluzione che parte dalla casta, dalla classe politica. Qualcuno si vuol prendere la responsabilità politica di queste morti?".

Quali sono le "responsabilità politiche precise"?

"Quelle di uno Stato e di un governo che accettano - tanto da definirle per legge - condizioni di lavoro precarie, instabili e incerte. Ecco: io questo volevo dire. Mi spiace per Biagi, lui è solo un povero cristo che è stato usato. Anzi, sfruttato".

Caruso, dove si trova adesso?

"A Serra d’Ajello, provincia di Cosenza. Ci sono trecento persone, i dipendenti dell’istituto Papa Giovanni che rischiano di perdere il posto di lavoro dopo gli sperperi e le ruberie dei responsabili dell’istituto su cui indaga la procura".

* la Repubblica, 9 agosto 2007


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