Messaggio agli Usa e al Vaticano
di Antonio Padellaro *
Non poteva essere più esplicito Romano Prodi nel dire che in politica estera il governo dell’Unione non china la testa. E non poteva essere più ferma la protesta di Massimo D’Alema nei confronti dei governi dei sei Paesi che tramite i loro ambasciatori hanno trasmesso consigli non richiesti sulla nostra presenza, peraltro ribadita, in Afghanistan.
Non poteva essere più chiaro il destinatario di questa energica presa di posizione del premier e del ministro degli Esteri: l’amministrazione Bush. Con Berlusconi abituata a pretendere e a ottenere continue prove di dipendenza e che adesso stenta ad accontentarsi di atteggiamenti non servili come l’amicizia e la lealtà.
Ma il sacrosanto principio della non ingerenza vale per le missioni di pace e vale per le «scelte che toccano i diritti della persona». Si parla evidentemente delle coppie di fatto e della relativa legge che la Chiesa in tutte le sue forme ed espressioni di potere, spirituale e temporale, ripetutamente ha respinto.
Non avendone alcun diritto poiché su decisioni che toccano l’Italia e gli italiani è solo il governo italiano, e non certo quello Vaticano, a stabilire cosa fare o cosa non fare. Dopo una manifestazione di così grande orgoglio l’Unione, messe da parte le dispute, ha subito trovato l’accordo. Miracoli della fermezza.
* l’Unità, Pubblicato il: 07.02.07, Modificato il: 07.02.07 alle ore 8.28
Sul tema. nel sito, si cfr.:
A "Israele"! RIPENSARE L’ "AMERICA", e il sogno del "nuovo mondo". La lezione di FRANZ KAFKA
se io so che sono a cena di amici e c’è anche un mafioso, non ci vado, “non me lo posso permettere” ;se i parlamentari questo non lo capiscono, e non lo fanno, e la promisquità con inquisiti, collusi, mafiosi, non viene rifiutata proprio come forma vivendi, significa che non vedono le differenze, gli somigliano....
In un branco di lupi, ogni lupo riconosce il suo simile, Ogni branco di lupi è portato a espellere iogni elemento diverso. Se in un branco di lupi entrasse uno sciacallo, subito verrebbe riconosciuto e isolato. Se nel parlamento non vengono isolati parlamentari che non hanno un comportamento eticamente corretto significa che il resto del branco non lo riconosce come diverso. La politica non solo è divenuta completamente autoreferenziata, ma è composta di persone che si riconoscono come appartenenti dello stesso branco. Quel branco è diverso da un’altro branco: quello dei cittadini.
La lotta è divenuta strenua, ma su due diversi campi da gioco. I due branchi sono diversi e sono ostili. se io so che sono a cena di amici e c’è anche un mafioso, che frequenta quella casa, mi pongo qualche domanda, e poi non ci vado, “non me lo posso permettere” ; se i parlamentari questo non lo avvertono come una esigenza fondamentale, e invece accettano convivenze con persone infrequentabili per un cittadino che rappresenta i suoi elettori nel mondo, e non lo fanno, e la promisquità con inquisiti, collusi, mafiosi, non viene rifiutata proprio per principio, significa che non vedono le differenze, gli somigliano....
e questo è già un distacco incolmabile con “l’uomo della strada” inoltre:I privilegi di qualunque parlamentare o senatore sono tali, peraltro, che nessuno di loro ha più il rapporto con la realtà: non si tratta solo dello stipendio mensile di 10.000 euro; ma fosse 20.000 o 5.000, non cambierebbe: la vera differenza che genera il distacco sono i benefici. i benefit di cui gode ciascun parlamentare fan sì che non abbiano più la consapevolezza di come ogni cittadino vive...le difficoltà quotidiane....
prenotare un biglietto per il treno, sopportarne i ritardi e il personale che non dice mai nemmeno il motivo.....(viaggiano sempre e solo gratis in prima classe e in aereo);
avere un conto in banca; farsi addebitare il pagamento delle bollette, possedere una carta di credito o un bancomat e dover capire come gestirne i costi;(non pagano alcun tipo di spese bancarie),
dover scegliere di avere un prestito, magari per un mutuo, e capire quali sono i tassi di interesse più vantaggiosi;
andare in pensione a sessantacinque anni dopo quaranta di lavoro; -ne stanno discutendo da mesi, e questo ovviamente dà il polso di quanto siano distanti dalla questione- ;e hai dovuti fare dieci anni lavorando precariamente, -come accade sempre, perchè sopratutto all’ inizio l’umiliazione di accettare il contratto leonino del lavoro in nero è un obbligo che ormai sembra lecito- e quindi non ce la potrai mai fare......( a ciascuno di loro bastano due legislature per la pensione e hanno avuto tutto il tempo prima durante e dopo di fare anche un lavoro alternativo...cosa che io da impiegata-non posso nemmeno immaginare: avere il privilegio del tempo di fare due lavori per me è impensabile perchè in ufficio devo starci almeno nove ore al giorno...altro che gettone di presenza e il lusso di trovare tutti i colleghi daccordo che si va solo dal martedì al giovedì e son tutti daccordo perchè fan quadrare gli impegni....politica e, avvocatura o la cattedra all’università...e le pubblicazioni, -che peraltro-sono ulteriori remunerazioni.....
andare a teatro gratis....e anche al cinema e anche gli ingressi al museo...io come tutti quelli del mio branco se vado al museo prenoto al telefono e trovo sempre ocupato o faccio la fila...-per ore!!)
sapere che se vuoi avere un bambino dovrai rinunciare al lavoro perchè non c’ è un asilo nel quartiere con la disponibilità, ma uno stipendio non basta perchè c’è il mutuo(possono permettersi tate, colf, e hanno anche il bisogno di farci sapere che allestitranno asili in parlamento....)....
possedere un’ auto e star dietro a ventimila bollini e devi fare dieci code per avere un pass che consente di parcheggiare nelle strisce gialle e non in quelle blù....(le code per un parlamentare sono un’idea sconosciuta o dimenticata)....
che i postini non aspettano per una raccomandata e devi sempre andare a ritirarla alle poste......anche se sei un anziano e sei certo che eri a casa...perchè il postino non è un dipendente e lavora sapendo che dopo sessanta giorni il suo contratto scade.....)
ma sono i dettagli più piccoli quelli che fanno la differenza:
se devi fare un biglietto della metro,devi andare alla macchinetta che emette i biglietti, e se non hai la moneta devi risalire all’ edicola, che se dice che non ha spiccioli, devi andare al bar e devi prendere un caffè....
ogni cittadino è sfiancato quotidianamente da cento di queste piccole azioni che gli consentono di essere integrato della macchina sociale.... e i ministri nemmeno capiscono questo continuo lavoro che stà intorno al lavoro; ed è questo ad essere troppo, troppo pesante, pressante.... e poi c’è la casa, la famiglia, che se per caso convivi...non puoi mica pretendere di poter aver un permesso per assistere il papà del tuo compagno ammalato......perchè sono lì a discutere da mesi se le coppie di fatto se son lecite oppure no....e non ad accettare che esistono e l’amore, le passioni, i desideri, le speranze...ma che spazio può prendere questo, che è la vita , quello per cui saremmo disposti a lavorare e faticare.......... Scaduto il mandato, il presidente americano Truman rinunciò ad un’altra candidatura affermando che quando si gode di privilegi, che si estendono anche alla famiglia, per più di cinque anni, non è più possibile capire la vita reale di ogni cittadino. Ogni cittadino qualunque uomo o donna, è: pensionato, lavoratore, disabile , militare, disoccupato, genitore o neolaureato. Questo affermava il presidente degli Stati Uniti Truman, e non entro nel merito della coerenza, ma del concetto; con quale coraggio parlano del “problema del riavvicinamento della famiglia, perchè son tanto soli.....”; con quello che guadagnano possono permettersi tutto senza sollevare nemmeno il problema, a noi cittadini, che abbiamo i nostri problemi quotidiani, così “piccoli e tanti” costanti e considerati non-problemi, da divenire ben più faticosi perchè parte della complessità di ciascuna giornata .... loro non mi somigliano nemmeno quando io pago un caffè al bar un euro...!-
Se ci penso, vorrei farmi cancellare anche dalle liste elettorali - oltre a non votarli. ..vorrei farmi cancellare anche dalle liste elettorali, perchè, solo per il fatto di esser io presente in quella lista, gli consente un guadagno di 3 euro..... 3 euro a “cittadino avente diritto al voto”....(si spiega il voto degli italiani all’ astero...e ora ai sedicenni....fosse mai che debbano anche loro pensare di dover rinunciare a qualcosa, pagarla di tasca loro, fare rinuncie....) no: quello dei parlamentari e dei senatori è un altro branco ,-ed è anche pessimo-, senza pudore, discrezione, esempio da dare-, oltre a questo è pessimo amministratore della cosa comune, è eticamente così distante da essere indegno.
D’ALEMA: ANTIAMERICANI? NO, MA SI DEVE CAMBIARE STRADA
ROMA - Nessun antiamericanismo come denuncia l’opposizione ma "la verità è che si deve cambiare strada rispetto ad una politica che a partire dalla guerra in Iraq non ha dato i frutti attesi". All’indomani del duro botta e risposta con il Dipartimento di Stato sulla lettera dei sei ambasciatori sull’Afghanistan, Massimo D’Alema ribadisce l’impegno italiano a Kabul e torna ad invocare un’inversione di rotta rispetto alla linea seguita finora dall’amministrazione Bush. Una posizione, osserva il responsabile della Farnesina, tutt’altro che antiamericana se è vero che il 70 per cento degli americani è sulla stessa lunghezza d’onda e che negli Usa la discussione "molto animata" sulla politica estera della Casa Bianca "è ancora più forte che da noi". Proprio domani D’Alema riceverà l’ambasciatore Usa Ronald Spogli. Alla Farnesina lo definiscono un incontro di routine, in agenda da tempo e che rientra "nella normale prassi di frequenti consultazioni con i rappresentanti diplomatici a Roma dei principali paesi amici e alleati".
Ma non c’é dubbio che dopo le turbolenze degli ultimi giorni il confronto assuma i contorni di un chiarimento auspicato da entrambe le parti. Passato il momento della "sorpresa e dell’indignazione" e riconfermato pur tra qualche distinguo dei senatori ’ribelli’ l’impegno militare italiano in Afghanistan, D’Alema spiegherà a Spogli perché inserirsi dalle colonne di un giornale nel dibattito interno di un Paese sovrano e democratico non solo abbia rappresentato "un’interferenza inopportuna" - come ha messo nero su bianco ieri il vice premier nella lettera di risposta - ma poteva sortire l’effetto esattamente contrario a quello auspicato "in buona fede": stasera il ministro degli Esteri ha infatti ribadito l’invito agli ambasciatori a "tenersi fuori" dal dibattito politico nazionale e a "rispettarlo".
Fonti diplomatiche spiegano comunque che nessuna delle due parti ha interesse ad irrigidire ulteriormente le posizioni: Roma perché riconosce nell’atlantismo una delle coordinate principali della sua politica estera, e gli Stati Uniti perché guardano all’Italia come ad un partner "indispensabile" in molti teatri di crisi, a partire proprio dall’Afghanistan. E non c’é dubbio che la formalizzazione dell’impegno italiano ribadito anche oggi al Consiglio atlantico a Bruxelles dal rappresentante permanente Maurizio Moreno contribuirà a smorzare ulteriormente i toni, dopo che già ieri D’Alema aveva scritto di considerare "chiuso il caso", a patto ovviamente che "l’irritualità " della lettera-appello non si ripeta. Concetto espresso peraltro anche dal capo di gabinetto del ministro, Ferdinando Nelli Feroci, nell’incontro avuto lunedì alla Farnesina con l’ambasciatore canadese, Alex Himelfarb.
Ma non sarà solo Kabul il centro del confronto di domani: D’Alema e Spogli faranno il punto della situazione sull’ ampliamento della base Ederle di Vicenza a cui il governo non si é opposto, promettendo però di "vigilare" sulle opere che verranno realizzate e, soprattutto, sul rispetto degli accordi bilaterali per quanto riguarda l’impiego operativo della base. Sullo sfondo il caso Calipari, con il rinvio a giudizio per omicidio volontario deciso oggi dal Gup di Roma del militare Usa che la sera del 4 marzo 2005 premette il grilletto ferendo a morte il funzionario del Sismi. Nonostante siano passati ormai quasi due anni, la questione rimane aperta malgrado oggi sia il ministero della Difesa Usa che il Dipartimento di Stato hanno ribadito di considerare chiuso il caso, escludendo che Mario Lozano, impegnato quella sera al check-point di Baghdad, possa essere estradato in Italia.
* ANSA » 2007-02-07 22:10
Si scusano alcuni firmatari *
Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha ricevuto le «scuse esplicite» da parte di alcuni dei Governi responsabili politici della lettera dei sei ambasciatori sull’Afghanistan. Lo ha detto lui stesso uscendo dal vertice di maggioranza a piazza SS. Apostoli.
«Con l’America - ha spiegato il premier - i nostri rapporti sono di amicizia e cooperazione, nessuno mette in dubbio questo fatto. Ma di fronte a un episodio inconsueto c’è la seria reazione di un Paese che difende le pratiche consuete della politica estera». Infatti, precisa Prodi, «ho ricevuto le scuse esplicite di alcuni dei responsabili politici di questo gesto».
Quanto a «la lettera dei sei ambasciatori, definita poi lodevole dagli Usa ci ha sorpresi, anche se stemperata dalle tante attestazioni di solidarietà verso l’Italia. I nostri rapporti sono quelli di un Paese amico e alleato, non di un Paese sospetto di tradimento - ha detto il premier - Lo abbiamo dimostrato a Washington in ogni sede, anche quando abbiamo preso decisioni che non hanno gradito. Essere alleati degli Stati Uniti non significa celebrare l’unilateralismo. Ma per cementare il multilateralismo, per rafforzare in Europa questi ideali e queste logiche, il rapporto con gli Usa e la Nato deve essere intelligentemente graduale e fortemente leale».
E parlando agli alleati, il Professore non potrebbe essere più chiaro nel ribadire la linea da adottare in Afghanistan: «Resteremo a Kabul rafforzando l’impegno civile». Per l’Afghanistan «non si possono fare parallelismi con quanto deciso in Iraq. Qui la bandiera della Nato è piantata sotto l’egida dell’Onu e all’Onu noi sediamo dal primo gennaio anche come membri del consiglio di sicurezza. Un nostro disimpegno oggi sarebbe incomprensibile». Nel suo intervento il Professore rivolge dure parole anche agli alleati. «È giusto che, dopo otto mesi di governo, tutti noi siamo consapevoli di come l’Italia ha cambiato passo in politica estera. E lo ha fatto a testa alta. Abbiamo cambiato passo, dunque. E oggi vi chiedo anche di cambiare musica» spiega rivolto a ministri, leader e capigruppo della maggioranza.
* l’Unità, Pubblicato il: 07.02.07, Modificato il: 07.02.07 alle ore 8.29
Dopo le tensioni della lettera di sei ambasciatori sull’Afghanistan
D’Alema giovedì incontra l’ambasciatore Usa.
La Farnesina: incontro programmato da tempo nella normale prassi di consultazioni con i rappresentanti di Paesi amici e alleati *
ROMA - Il ministro degli Esteri Massimo D’Alema incontrerà giovedì l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Ronald Spogli. Lo confermano fonti della Farnesina, precisando che l’incontro era stato programmato da tempo e rientra nella normale prassi di frequenti consultazioni con i rappresentanti diplomatici a Roma dei principali paesi amici ed alleati. L’incontro comunque avviene dopo la polemica diplomatica seguente alla lettera aperta di sei ambasciatori della Nato (Usa, Gran Bretagna, Australia, Canada, Olanda e Romania) sull’impegno militare italiano in Afghanistan. D’Alema aveva considerato la lettera una «interferenza inopportuna».
*Corriere della Sera, 07 febbraio 2007
Se non vogliamo ingerenze, allora usciamo dalla NATO ! Se non vogliamo ingerenze, allora annulliamo il Concordato ! Altrimenti isolate questa sinistra radicale e torniamo alle urne!!!
Non possiamo continuare a stare con un piede in due scarpe... Piantiamola con questo teatrino e siamo seri veramente (altro che : La serietà al governo !!)