LA STORIA
Così con B.P. partì «l’avventura»
Ex generale, mise l’esperienza militare al servizio della pace e della condivisione
di Lorenzo Fazzini (Avvenire, 01.08.2007)
Quando si dice le «stranezze» della storia: oggi la parola scout è sinonimo di impegno per la pace, di dialogo e di lavoro per la convivenza armoniosa delle culture. E pensare che a fondarlo, in un giorno d’estate del 1907, fu un famoso militare, nominato generale dalla regina d’Inghilterra per le sue gesta belliche nella difesa di un villaggio coloniale britannico in Sud Africa, Mafeking, assediato per 217 giorni dai boeri.
Robert Stephenson Baden-Powell - questo il nome completo del fondatore dello scautismo - era nato nel 1857 e in diverse campagne militari, sia in Africa che in India, aveva sperimentato un sistema di addestramento dei cadetti ricorrendo a giochi comunitari e simulazioni di gruppo, il tutto basato su due valori fondanti: la fiducia e l’iniziativa personale. Era il metodo «scout», cioè quello della «ricognizione», un esercizio fisico che il militare Powell faceva praticare ai suoi commilitoni come modalità di allenamento atletico, di preparazione militare e di maggior conoscenza con la realtà dell’India selvatica o delle foreste africane.
Ritiratosi ai primi del Novecento a vita privata «coperto» dalla gloria e dalla notorietà come uomo di battaglia, Baden Powell rimase colpito dalla situazione di estrema rilassatezza di tanta parte della gioventù inglese, dedita più allo sport passivo e ai fumi dell’alcool che ad una sana attività fisica. Per questo l’eroe di guerra iniziò a palesare questa sua preoccupazione con una serie di articoli sui quotidiani britannici.
Finché un giorno - precisamente per una settimana, dal 31 luglio al 9 agosto - convocò una ventina di ragazzi sull’isola di Brownsea per quello che è riconosciuto come il primo campo scout della storia. Un periodo di condivisione e di svago formativo. I 21 partecipanti (assistiti da 7 adulti), divisi in 4 branche - Lupi, Tori, Corvi, Chiurli, ciascuno con il fazzolettone di colore diverso sulla comune divisa kaki - vissero 7 giorni di vera avventura: osservazione, contatto con la natura, esercizi di cavalleria e di salvataggio, giochi di patriottismo furono gli ingredienti di quel primo campo-scout nella baia di Poole. Che ha dato vita ad una feconda eredità di milioni e milioni di seguaci in ogni dove.
SENZA FRONTIERE
Questa mattina per i ragazzi che partecipano al Jamboree in terra inglese l’Eucaristia con Murphy O’Connor mentre un gruppo di guide e scouts d’Europa saranno all’udienza del Papa
L’alba del centenario
Oggi gli scout dell’intero pianeta rinnovano la promessa Ad un secolo dal primo campo sull’isola di Bronwsea, 38 milioni di «figli» di Baden Powell riaffermano i valori del movimento
di Andrea Galli (Avvenire, 01.08.2007)
Esattamente cento anni fa, su una piccola isola nella baia di Poole, a sud est dell’Inghilterra, risuonava nel silenzio mattutino un kudu dello Zimbabwe. A soffiare nel tradizionale corno africano era una gloria militare dell’impero britannico, già membro dell’intelligence service di sua Maestà ed eroe della guerra anglo-boera, Robert Baden Powell.
Attorno a lui un drappello di ragazzi, radunati per quello che ad alcuni osservatori sembrava una bizzarria paramilitare, ma che sarebbe stato poi ricordato come il primo campo scout della storia e l’inizio di un’esperienza che ha segnato l’associazionismo giovanile di un secolo.
Stamattina, alle 8 in punto, sulla stessa isola, si udirà di nuovo il kudu, mentre un gruppo di ambasciatori in calzoni corti e fazzolettone al collo assisterà al rito commemorativo e rinnoverà la «Promessa». Circa 38 milioni di figli spirituali di Baden Powell sparsi per il globo faranno lo stesso.
A Hylands Park, Chelmsford, una cinquantina di chilometri da Londra - dove si tiene in questi giorni il Jamboree, ossia il raduno che celebra la nascita dello scautismo - 40 mila ragazzi saranno collegati in diretta video. L’evento seguito a ogni latitudine e il colpo d’occhio delle centinaia e centinaia di tende piantante nei prati dell’Essex danno l’idea di quanta strada abbiano fatto le idee di quel visionario educatore britannico, chiamato dai suoi figli spirituali con il nomignolo di B.P. Prendete un mappamondo, fatelo girare e puntate il dito a caso: del Paese che avrete sotto il polpastrello, se escludete Andorra, Cina, Cuba, Corea del Nord, Laos e Birmania, una rappresentanza scout si trova in questo momento al grande Jamboree. «Attorno a noi ci sono polacchi, algerini, messicani, è incredibile, c’è anche un piccolo gruppo di armeni: un contesto unico, che non ha paragoni con altri Jamboree del passato».
Così descrive la situazione Ilaria Baudone, guida del reparto "Gino Bartali", una trentina di componenti da Lazio e Toscana, uno spicchio dei 44 gruppi (2.326 tra ragazzi e capi) partiti dall’Italia. La pioggia torrentizia che a luglio ha messo in ginocchio intere regioni dell’Inghilterra qui è stata clemente. Resta solo un po’ di fango e l’aria pungente che filtra dalla Manica.
«L’organizzazione finora è stata ottima. Intenso il programma - racconta telegrafico Andrea Carpentieri, della compagnia "Fausto Coppi" - ora però aspettiamo il clou dell’evento, il poterci riunire per la grande alba tutti insieme, da ogni luogo, sotto le medesime insegne scout». Il cosiddetto «Sunrise» di stamani si prolunga in modalità differenti a seconda dei differenti credo, rappresentati anche questi al gran completo (uno spazio tra i più visitati raccoglie simbolicamente una tenda per ogni religione). Tutti i cattolici si ritroveranno alle 10,30 per una Messa celebrata dal primate della Chiesa inglese, il cardinale Cormac Murphy O’Connor. Un momento che metterà in comunione i gruppi di di Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) e Cngei (Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani) presenti al Jamboree (in quanto associazioni riconosciute dall’Organizzazione mondiale dello scautismo, Wosm, "titolare" della manifestazione) con i loro cugini italiani, le Guide e Scouts d’Europa cattolici, che oggi godranno di un altro privilegio, l’udienza con Benedetto XVI. E che svolgeranno il loro raduno, Euromoot 2007, dal 4 al 11 agosto sui monti Tatra in Polonia.
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L’INIZIATIVA
Sul Monte Rosa con il «fazzolettone»
(G.Roc.) (Avvenire, 01.08.2007)
Una scalata al Monte Rosa per festeggiare il centenario dello scautismo. L’iniziativa è dei gruppi della Val Sesia - Borgomanero, Borgosesia, Grignasco e Varallo - che hanno invitato a partecipare gli scout, maggiorenni ed esperti, di tutta la Penisola. In trenta sono arrivati a Varallo lunedì.
«Abbiamo offerto loro un aperitivo - racconta Maria Pascariello, capo del gruppo Varallo 1 - e mostrato dei filmati sul Monte Rosa e sui rifugi. Quindi ci siamo spostati ad Alagna, dove abbiamo incontrato le guide alpine e il soccorso alpino, che ci hanno accompagnato durante l’avventura». Di supporto agli scout anche un reparto della Guardia di finanza. «Ci siamo trasferiti a Passo dei Salati in funivia - prosegue Maria - e da qui a piedi fino a Gnifetti, dove abbiamo dormito». Ma solo per poche ore. Alle 3 di ieri notte di nuovo in marcia fino alle vette del secondo monte più alto d’Italia: Piramide Vincent, Cristo delle Vette e Capanna Margherita, a 4550 metri di altezza. Così, a un passo dal cielo, alle 8 viene pronunciata la promessa scout.
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LA MAPPA
Vado al Massimo, da tutta Italia
In cinquemila a Roma, nello storico Circo, alla cerimonia nazionale. Ma sono ben 250 le manifestazioni nell’intera Penisola in cui 400 mila scout rinnoveranno la promessa
Da Roma Giulia Rocchi (Avvenire, 01.08.2007)
Lungo il Po e sulle Alpi, in piazza o in riva al mare. In oltre 250 località italiane risuoneranno le parole della promessa scout. E lo stesso avverrà nel resto del mondo, dalle Piramidi egizie alla Baia di Sydney. A pronunciarle, in tutto, saranno quasi 40 milioni di persone. Che festeggeranno così l’Alba del centenario, il momento più importante delle manifestazioni per i cent’anni dello scautismo. In Italia saranno oltre 400 mila, e ben cinquemila si ritroveranno al Circo Massimo di Roma per il raduno ufficiale. Tutti i gruppi della Penisola, comunque, si sono sbizzarriti per ricordare in modo originale il primo secolo di vita del movimento. Da Nord a Sud, in tanti hanno pensato di arrivare alla mattinata di oggi dopo una scalata in montagna. Sul Monte Rosa come - quasi all’altro capo della penisola, nel Cosentino - sul Monte Cocuzzo. «Sono circa 1.500 metri», dice la responsabile scout della zona Cosentina Tirrenica, Pina Campana. «Ieri pomeriggio abbiamo percorso il primo tratto - racconta - e alle 6 del mattino siamo partiti per raggiungere la vetta». All’impresa hanno partecipato «dai lupetti di 8 anni - sottolinea Pina - agli ex scout di 78 anni, perché ci tenevamo che fosse presente chiunque sia stato membro dell’associazione, pure cinquant’anni fa». Stessa filosofia seguita a Battipaglia, in provincia di Salerno, dove sono stati invitati a rinnovare la promessa tutti coloro che hanno fatto parte del gruppo scout del posto. Ciascuno, munito di bastoncino di legno, ha contribuito ad alimentare un grande fuoco acceso durante la notte. Simbolo dello «spirito scout - dicono dall’associazione - che trae alimento dalle promesse dei singoli presenti».
Chiamati a raccolta pure tutti gli abitanti di Polesella, in provincia di Rovigo. Durante la notte la cittadina è stata attraversata dalla staffetta «100 nomi per 100 km». «Ognuno - spiega Diletta Mazzetti, del gruppo scout - ha percorso un chilometro portando come testimone il fazzolettone. Quindi è tornato al campo base, il bosco intitolato a Baden Powell, per consegnarlo alla persona successiva». A darsi il cambio lungo il percorso, come detto, «non solo gli scout - precisa Diletta - ma anche i rappresentanti di altre associazioni, come l’Avis, o ancora i genitori, il sindaco, il vicesindaco».
Tutti in divisa, invece, in Toscana. «In occasione del centenario - fa sapere Piero Del Colombo, capogruppo dell’Agesci di Empoli 2 - abbiamo organizzato un campo per gli scout di tutte le età, non divisi come avviene di solito». La meta prescelta è la Pieve di Pernina, a Sovicille, nei pressi di Siena. Visto il posto, è stato preparato un «grande gioco ambientato nella Siena del 1200 e incentrato sul Palio - racconta Piero - in cui i ragazzi dovranno simulare la compravendita di cavalli e la corsa stessa». Il via alle 10, dopo aver scandito tutti insieme le parole della promessa. «Abbiamo scelto di tenere i due momenti separati per sottolineare la solennità dell’Alba del centenario - afferma -, alla quale siamo arrivati dopo un cammino di approfondimento sui valori scout».
La pensano così pure in Sicilia, al centro scout di Marineo, vicino Palermo. «La celebrazione dell’Alba - spiega il responsabile Giovanni Perrone - è stata situata all’interno di un percorso di tre giorni sul tema "Noi e la Legge", con il quale abbiamo cercato di far riflettere i ragazzi su cosa significhi per loro vivere la Legge scout oggi». Più di 300 persone, da ogni angolo dell’isola, sono arrivate al Bosco di Ficuzza per la manifestazione. Ieri hanno vegliato tutti insieme attorno al fuoco. Gli occhi rivolte alle fiamme, e a un maxischermo su cui scorrevano immagini di questi primi cento anni da scout.
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La Repubblica - GALLERIE FOTOGRAFICHE -
Scout, feste per i 100 anni in tutto il mondo
AGESCI CALABRIA - INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DEL CENTENARIO
Sul tema, in rete, si cfr.:
Olave Soames Baden-Powell (Chesterfield 1889 - Bramley 1977) (Chiara Mazzotti - Enciclopedia delle donne).
FLS
Boy Scout Usa, accordo record per denunce abusi sessuali
Patteggiamento da 850 milioni di dollari, il maggiore di sempre
di Redazione ANSA *
ROMA. L’organizzazione Boy Scouts of America ha raggiunto un accordo da 850 milioni di dollari nella causa lanciata da oltre 60mila persone che hanno avanzato accuse di abusi sessuali nel passato. Si tratterebbe, se concluso, del maggiore accordo finanziario mai raggiunto negli Stati Uniti in tema di patteggiamento su accuse di abusi sessuali, secondo gli avvocati citati dalla Bbc.
L’entità e la natura della vicenda ricordano inoltre lo scandalo degli abusi sessuali e i conseguenti risvolti giudiziari che hanno visto coinvolta la Chiesa Cattolica negli Stati Uniti.
Thinking Day 2021.
Scautismo, scuola di pace in ogni parte del mondo
di Massimiliano Costa (Avvenire, sabato 20 febbraio 2021)
Caro direttore,
«Uniamoci per la pace» è il tema scelto dalla Conferenza mondiale delle Guide per il Thinking Day (Giornata del pensiero) che tutti gli scout e le guide del mondo celebrano il 22 febbraio di ogni anno. Il tema della pace caratterizza lo scautismo fin dal suo nascere e lo rende il movimento educativo più diffuso al mondo con oltre 50 milioni di aderenti. Dal 1926 tutti gli scout e le guide del mondo dedicano una giornata per supportare e diffondere lo scautismo nascente, soprattutto in quelle realtà ove trova difficoltà a crescere.
Questo giorno speciale, di apertura e visione sul mondo, è stato scelto perché è il compleanno sia di Robert Baden Powell - fondatore degli scout - che di sua moglie Olave - animatrice del movimento femminile - che propose di donare anche «solo un penny» per lo sviluppo del movimento aiutando ragazzi e giovani in tutto il mondo.
Quest’anno la scelta del tema della pace rende tale giorno ancor più significativo in quanto, come ormai tutti sanno, dalla Norvegia è partito la proposta di candidare il Movimento degli scout e delle guide al Nobel per la Pace. Sappiamo che questo cammino è tutto in salita, ma è importante il riconoscimento pubblico che il movimento scautistico continua ad avere.
La pace è il modo di guardare alla vita che ogni scout e guida, fin dalla propria fanciullezza, impara a praticare ogni giorno. Anche lo scautismo adulto, e noi del Masci ne siamo testimoni, ha fatto del tema della pace un elemento importante del suo essere, e non solo nell’incontro con altri adulti scout in tutto il mondo, ma soprattutto nella testimonianza di presenze significative di impegno civile e nella ricerca di autentiche relazioni interpersonali nella quotidianità della nostra vita.
Non c’è pace senza giustizia, senza un mondo più equilibrato, senza un abbandono delle armi per risolvere le controversie tra i popoli... Queste tematiche sono quelle che tutti abbiamo davanti agli occhi, ma su cui forse non ci troviamo mai direttamente e concretamente coinvolti. Noi scout, invece, vogliamo costruire la pace nel quotidiano, nelle relazioni tra le persone, nel considerare il vicino indispensabile per la crescita personale e per il raggiungimento della felicità.
Papa Francesco con l’enciclica Fratelli tutti ci ha fortemente indicato che la via della felicità passa non solo per il rispetto dell’atro ma soprattutto per la condivisione con la vita dell’altro. E questo ’altro’ per lo scout e per la guida non è solo chi percorre la stessa strada, ma è soprattutto colui che si incontra tutti i giorni sulla strada, anche quando lo si sente distante o lontano.
La pace è una azione che cresce e si sviluppa non isolatamente, ma in comunità, e le comunità di giovani e di adulti scout offrono la possibilità di educarsi alla fraternità, ovvero all’amore vero. In contrapposizione alle frenetiche competizioni del mondo la vita nelle nostre comunità è caratterizzata dalla condivisione, dalla scoperta dell’incontro tra le persone, dalla capacità di farsi ascoltare e soprattutto di ascoltare, offre in sintesi un originale paradigma di vita orientato a collegare tutta l’esistenza e tutte le esistenze. E questa è una vera e concreta scuola di pace.
Presidente nazionale Masci
Dodicimila abusi su minori in 70 anni
I Boy Scouts Usa rischiano la bancarotta
di Paolo Mastrolilli (La Stampa, 25.04.2019)
Sono almeno 12.254 i membri dei Boy Scouts of America molestati sessualmente da 7.819 leader dell’organizzazione, e le rivelazioni sugli abusi continuano ad arrivare. Lo ha denunciato l’avvocato Jeff Anderson, che da anni segue questi casi, pubblicando martedì gli ultimi dati. Tutto ciò rende sempre più probabile la bancarotta, a cui l’organizzazione sta pensando di fare ricorso per rifondarsi.
I problemi per i Boy Scouts of America erano cominciati già negli anni Sessanta, quando erano avvenuti i primi casi di comportamenti sessuali inappropriati da parte di capi e di volontari, che però erano rimasti nascosti. Nel 2012 un giudice aveva ordinato la pubblicazione di oltre 20mila documenti confidenziali, chiamati i “perversion files”, che avevano rivelato come tra il 1965 e il 1985 più di mille leader dei Boy Scouts erano stati allontanati per molestie sessuali. Il problema allora era esploso, portando con sé anche una serie di cause legali. Nel frattempo i membri dell’organizzazione sono scesi a 2,3 milioni, dal picco di oltre 4 milioni, nonostante nel 2015 sia stato eliminato il divieto per i gay di ricoprire cariche di leadership. In seguito sono stati creati anche programmi per le ragazze, che però hanno provocato uno scontro legale con l’organizzazione concorrente delle Girls Scouts. Nei mesi scorsi poi la Church of Jesus Christ of the Latter-day Saints ha interrotto la sua collaborazione, e quindi anche i finanziamenti.
Martedì Anderson ha pubblicato i documenti nati dalle ricerche condotte per cinque anni dalla professoressa della University of Virginia, Janet Warren, allo scopo di esaminare la gestione degli abusi sessuali da parte degli Scouts dal 1944 al 2016. I numeri sono impressionanti, perché le vittime accertate sono 12.254, e i colpevoli 7.819. Il problema è che questi leader individuati come molestatori sono stati in genere allontanati dal servizio, ma i loro nomi non sono stati rivelati alle comunità dove vivevano, esponendo quindi altri bambini al rischio di essere aggrediti. «Li rimuovevano dall’attività - ha detto Anderson - ma nessuno veniva avvertito del loro comportamento. Questo è un fatto molto allarmante che va menzionato. È stato un atteggiamento sistematico, e in tutto il paese».
L’organizzazione ha risposto attraverso un comunicato, per scusarsi con «chiunque abbia subito del male durante il tempo trascorso facendo Scounting». Quindi ha aggiunto: «Noi non abbiamo mai coscientemente consentito a predatori sessuali di lavorare con i giovani, e richiediamo che tutti i leader, volontari e membri dello staff a livello nazionale, riportino immediatamente ogni accusa di abuso alle autorità giudiziarie». Nello stesso tempo però le denunce continuano, e durante le scorse settimane oltre duecento persone hanno presentato nuove accuse. Anderson ha identificato 130 responsabili di abusi nel solo stato di New York, e 50 in New Jersey. Le dimensioni dello scandalo quindi sembrano destinate ad aumentare, così come le iniziative legali, anche se non è noto quante vittime e quanti colpevoli siano ancora in vita.
Gli Scouts sono già stati citati in molte cause, e a dicembre avevano rivelato che stavano considerando la possibilità di fare ricorso al Chapter 11, cioè la dichiarazione di bancarotta che garantisce la protezione dai creditori. Allora il leader, Michael Surbaugh, aveva dichiarato che l’organizzazione sentiva «la responsabilità sociale di compensare le vittime». Secondo i critici, però, il Chapter 11 servirebbe in realtà a limitare il pagamento dei danni, e quindi rifondare i Boy Scouts of America in modo da cancellare la macchia.
Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, condannato a sei mesi di prigione per avere coperto abusi sessuali
Il cardinale non aveva denunciato gli abusi sessuali di padre Bernard Preynat nei confronti di un gruppo scout tra il 1986 e il 1996 *
Il cardinale Barbarin condannato a sei mesi di prigione per non avere denunciato gli abusi sessuali di padre Bernard Preynat, accusato di aver abusato di un gruppo scout tra il 1986 e il 1996.
L’arcivescovo di Lione ha sempre ripetuto di non avere idea di cosa potesse essere giudicato colpevole. Di fatto il porporato, in Francia, incarna pienamente la crisi che la Chiesa sta attraversando con gli scandali di abusi e con gli insabbiamenti.
Dopo le audizioni, la procuratrice Charlotte Trabut non aveva formulato accuse precise né contro l’arcivescovo né contro i cinque ex membri della diocesi indagati assieme a lui. Una posizione difficile da tenere dopo le testimonianze, crude e struggenti, consegnate da alcuni ex scout.
Supportati dall’associazione di vittime ’La Parole libérée’, nove uomini hanno prima accusato padre Preynat di averli abusati - fatti per i quali quest’ultimo non è stato processato -, quindi hanno presentato denuncia contro chi avrebbe coperto gli abomini del sacerdote. In assenza di procedimenti giudiziari, nel 2017 hanno fatto richiesta di convocazione diretta davanti al tribunale, che ha garantito loro un processo, bypassando le indagini che si erano chiuse con un nulla di fatto.
"Non ho mai cercato di nascondere nulla, tantomeno questi fatti orribili", si è difeso il prelato 68enne davanti al giudice, spiegando di aver saputo degli abusi di Padre Preynat solo nel 2014, quando una vittima si confidò con lui. Però per l’avvocato di parte civile, Jean Boudot, il cardinale era a conoscenza dei fatti almeno dal 2010, quando parlò con il prete dei rumors che giravano attorno a lui.
La mancata denuncia di aggressione sessuale sui minori di 15 anni è classificata dal codice penale francese tra i reati di ostruzione alla giustizia. C’è però uno scambio di lettere avvenuto nel 2015 tra il vescovo e il Vaticano, che gli consigliava di licenziare il prete "evitando lo scandalo pubblico": istruzioni seguite alla lettera dal cardinale, per sua stessa ammissione.
Per la prima volta gli scout britannici hanno un capo donna
di Silvia Guzzetti (Avvenire, 13 ottobre 2015)
Per la prima volta nei loro 108 anni di storia gli scout britannici avranno una donna come leader. Ann Limb, 62 anni, ex funzionaria statale e insegnante, ha dichiarato che sarà sua missione emancipare il movimento britannico incoraggiando più ragazze a indossare l’uniforme verde e il fazzolettone.
Rimangono, invece, rigorosamente soltanto femminili le “Girl Guides” ovvero le guide. In Gran Bretagna l’associazione che Baden Powell avviò, proprio qui, nel 1908, è ancora divisa lungo linee di genere come all’inizio del secolo con le "Brownies", le bambine tra i 7 e i 10 anni, che frequentano centri diversi dai "Cubs", i lupetti. Le femmine sono state sì ammesse, nelle sezioni maschili, a partire dagli anni settanta, ma sono rarissime.
Diversi gli scout italiani che sono misti da tempo
In Italia, invece, come in altri paesi europei, nel 1974 l’Agesci ha cominciato a educare insieme maschi e femmine, con un sistema misto, affiancando ai lupetti le coccinelle già a otto anni.
Insomma la patria del femminismo ha mantenuto separato lungo linee di genere lo scautismo, come aveva voluto il suo fondatore, decidendo, soltanto negli ultimi anni, di aprire alle femmine la propria sezione maschile.
E’ solo dal 1991, infatti, che le undicenni britanniche possono diventare scout, e del mezzo milione di bambini che fanno parte di questo movimento, in Gran Bretagna, soltanto un quinto sono femmine.
Basta con gli scout figli bene delle classi medie
Figlia di un macellaio e cresciuta in una delle zone più malfamate di Manchester, Moss Side, la nuova capa scout pensa che aumentare il numero di ragazze sia la via del futuro. Né ama l’idea degli scout come hobby delle classi medie.
“L’immagine degli scout come giovani bianchi, provenienti dalle classi medie, non incoraggia le femmine a far parte del movimento”, ha dichiarato Ann Limb, “Vogliamo aumentare il numero di ragazze e giovani donne perché lo scoutismo deve riflettere la società nella quale viviamo. Sarebbe bellissimo se raggiungessimo il milione di membri”.
“Diventare una “Brownie” ha voluto dire moltissimo per me”, ha detto ancora la nuova capa scout, “Ha aumentato la mia autostima e la fiducia in me stessa. Non era come andare a scuola. Non importava se fallivi perché avevi un’altra possibilità”.
Mancano i volontari, scoppiano le liste di attesa
Il problema più grosso dello scoutismo britannico, in questo momento, è la mancanza di volontari mentre scoppiano le liste di attesa di bambini e ragazzi desiderosi di fare la promessa.
Secondo Ann Limb i genitori più giovani, con meno di 55 anni, sono troppo occupati per dare una mano nei gruppi frequentati dai figli mentre toccherebbe a chi ha più di 55 anni, i “baby boomers”, rimboccarsi le maniche e darsi da fare. “Anche le aziende dovrebbero cambiare”, ha detto Limb, “Per dare più spazio al volontariato”.
Papa Francesco: 90 mila scout Agesci lo festeggiano a Piazza San Pietro "Fate ponti non muri"
Francesco: "Capacità di dialogo con la società, questo mi raccomando"
di Redazione ANSA *
Circa novantamila scout dell’Agesci stanno festeggiando Papa Francesco che compie un giro in papamobile tra la piazza e via della Conciliazione.
’Fate ponti non muri nella società’ - "Capacità di dialogo con la società, questo mi raccomando, la capacità di dialogo, con la società fare ponti, fare ponti in questa società dove c’è l’abitudine di far muri, voi fate ponti, per favore", ha detto il Papa, a braccio, agli scout
L’incontro del Papa con il Csm - Contro la "espansione della criminalità, nelle sue espressioni economiche e finanziarie" e contro la "piaga delle corruzione", le "istituzioni sono chiamate a recuperare una strategia di lungo respiro, orientata alla promozione della persona umana e alla pacifica convivenza", ha detto il Papa al Csm. La globalizzazione - ha detto parlando della complessità della giurisdizione - "porta con sé anche aspetti di possibile confusione e disorientamento, come quando diventa veicolo per introdurre usanze, concezioni, persino norme, estranee ad un tessuto sociale con conseguente deterioramento delle radici culturali di realtà che vanno invece rispettate; e ciò per effetto di tendenze appartenenti ad altre culture, economicamente sviluppate ma eticamente indebolite".
Intanto ieri Bergoglio ha confermato la disponibilità della chiesa cattolica a ragionare sulla data della Pasqua, per giungere a un’unica celebrazione tra le varie chiese cristiane.
"Sono contento che qui in prima fila ci siano le donne, perché anche le donne ricevono lo Spirito santo, il genio femminile nella Chiesa è una grazia, la Chiesa è donna, è ’la’ Chiesa, non ’il’ Chiesa, è sposa di Cristo, è madre del santo popolo fedele di Dio". Lo ha detto il Papa al ritiro dei sacerdoti. "La Chiesa è donna - ha aggiunto - le donne qui sono immagine e figura della chiesa della madre, esprimono in modo speciale la collaborazione, ai reclami femministi (rispondo) che Maria è molto più importante degli apostoli".
Scout, nel nuovo giuramento
potrebbe sparire la parola Dio
La Scout Association britannica, casa madre dell’associazione fondata nel 1908 da Baden-Powell, lancia -una consultazione per produrre una versione laica della dichiarazione pronunciata dai ragazzi
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI *
Scout, nel nuovo giuramento potrebbe sparire la parola Dio Un piccolo scout dopo una parata (reuters) LONDRA - Una buona azione quotidiana e una fervida fede in Dio sono da oltre un secolo le caratteristiche dei boy scout. Ma adesso l’associazione fondata nel 1908 in Inghilterra da Robert Baden-Powell e poi diffusasi in tutto il mondo sembra intenzionata ad aprire le porte al secolarismo. Per la prima volta, infatti, la Scout Association britannica, che è come dire la casa madre del movimento, ha lanciato una consultazione tra i suoi membri per produrre un giuramento laico da offrire come alternativa agli iscritti che non si sentono di promettere fedeltà a Dio. Secondo le indiscrezioni pubblicate oggi dal quotidiano Guardian di Londra, le prime indicazioni sono a favore dell’iniziativa, per la quale varie associazioni secolariste hanno fatto da tempo pressioni.
"La religione resterebbe un elemento chiave del nostro movimento, anche se venisse approvata una variante del giuramento", afferma Wayne Bullpitt, commissario capo della Scout Association del Regno Unito. "Tuttavia, nei niostri 105 anni di storia, abbiamo continuato a evolverci in maniera da mantenere la nostra rilevanza presso tutte le comunità di questo paese". Conferma Julie Bentley, amministratore delegato dalla Guide Association, un’associazione parallela a quella dei boy scout: "E’ un passo che la dirigenza del movimento intendeva fare già da qualche tempo".
Di riforme, la Scout Association, ne ha fatte tante nella sua lunga storia. In questo paese ha ammesso le ragazze, le girl-scout, dal 1976. E il riferimento a Dio nel giuramento, o meglio nella "Promessa scout", era considerato utilizzabile non solo per i cristiani ma da 40 anni anche per la maggior parte delle religioni, sostituendolo con Allah per i musulmani o con "il mio Dharma" per i buddisti. Qualche anno fa il caso di un bambino inglese di 11 anni, George Pratt, che è stato nei boy scout per vari mesi ma non si sentiva di pronunciare il giuramento a Dio perché cresciuto in una famiglia laica, ha fatto emergere il problema e l’ipotesi di una promessa secolarista.
Il testo attuale della Promessa Scout, nella versione inglese, afferma: "Sul mio onore prometto che farò del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso il Re (o la Regina, ndr.), per aiutare le altre persone in ogni momento, per osservare la Legge Scout". Tale dichiarazione viene solitamente pronunciata dopo un periodo iniziale di training in cui si verifica la disponibilità del ragazzo, o della ragazza, ad appartenere al movimento scout. In Italia ne esistono varie versioni, a seconda del tipo di associazioni scout. Quella dell’Asci, Associazione Scouts Cattolici Italiani, è così: "Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso la Patria, di aiutare il prossimo in ogni circostanza, di osservare la legge Scout". Ma anche tutte le altre fanno esplicito riferimento a Dio. In futuro la svolta preannunciata ora a Londra potrebbe permettere agli scout di tutto il mondo di fare buone azioni anche senza la benedizione del Signore.
* la Repubblica, 04 dicembre 2012
PAROLA DI SCOUT? SILENZIO SUI CASI DI PEDOFILIA: BUFERA NEGLI USA SUGLI EREDI DI BADEN-POWELL *
36860. LOS ANGELES-ADISTA. Per anni, centinaia di casi di abusi sessuali su minori insabbiati o non denunciati alla polizia: è un attacco durissimo quello sferrato dal quotidiano Los Angeles Times (16/9/2012) contro i Boy Scouts of America, grazie al reperimento di 1.600 dossier confidenziali risalenti al periodo tra il 1970 e il 1991. Secondo quanto riporta il giornale californiano, i vertici della sezione maschile degli scout statunitensi hanno infatti sistematicamente coperto gli abusi perpetrati all’interno dell’associazione da pedofili, che venivano convinti a dare le proprie dimissioni nella massima discrezione, fornendo motivazioni fittizie. I casi venivano registrati su una sorta di “lista nera”, aperta nel 1919. Ciò non bastava, tuttavia, a risolvere il problema: spesso, infatti, i capi scout espulsi trovavano il modo di rientrare nell’organismo.
Se in molti casi gli Scout venivano a sapere di un’accusa dopo la denuncia alle autorità competenti, in ben 500 le informazioni provenivano invece loro direttamente dai ragazzi, dai genitori o da denunce anonime; di ben 400 di questi non c’è traccia di denuncia alla polizia da parte dei responsabili scout. Emblematico il caso del direttore di un campo scout del Michigan che nel 1982 confessò alla polizia di non aver denunciato un caso di cui era stato messo al corrente perché i suoi capi volevano proteggere la reputazione dell’istituzione ma anche quella dell’accusato.
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta da parte del Los Angeles Times, da parte dei Boy Scouts of America è arrivato un comunicato: «Ci dispiace che in altri tempi non abbiamo fatto sforzi sufficienti a proteggere i bambini», ammette, aggiungendo però: «Abbiamo sempre rispettato il requisito dell’applicazione della legge - secondo quanto ha detto il portavoce Deron Smith - e oggi chiediamo ai nostri membri di riferire anche sospetti di abusi direttamente alle loro autorità locali».
Tale requisito, però, è previsto solo dal 2010, mentre in precedenza la prassi richiesta era l’adempimento delle leggi statali, che non sempre chiedevano ai gruppi giovanili di denunciare gli abusi. In molti casi, poi, si manteneva il silenzio sugli abusi perché, secondo i vertici, era l’unico modo di risparmiare alle giovani vittime un enorme disagio, con il risultato di consentire, di fatto, ai molestatori di continuare indisturbati.
Lo dimostra il caso di Arthur W. Humphries: 50 anni passati tra gli Scout, considerato un leader modello tanto da ricevere due citazioni presidenziali e il premio dell’associazione - il Castoro d’Argento - per chi svolge un servizio eccellente, in virtù del suo lavoro con ragazzi disabili. Si trattava di un molestatore seriale. Il suo arresto, nel 1984, provocò sconcerto presso l’associazione, che si affrettò a dire che nessuno aveva mai avuto sospetti sull’uomo.
Ma non era vero: un dossier su Humphries svela che un ragazzo di 12 anni aveva fatto il suo nome, sei anni prima, denunciando abusi sessuali. In quel caso, i vertici dell’associazione non solo non fecero rapporto alla polizia, ma fornirono ottime referenze sul suo conto quando, due anni dopo, Humphries chiese di poter lavorare per un evento nazionale scout. Grazie ai commenti lusinghieri ottenne il posto, continuò la sua attività tra gli scout e abusò di altri cinque ragazzini prima che, nel 1984, la polizia lo bloccasse in seguito a una denuncia anonima. Accusato di aver abusato di 20 scout, tra cui anche bambini di otto anni, fu condannato a 151 anni di carcere.
I file di cui il Los Angeles Times è entrato in possesso verranno presto resi pubblici: lo scorso giugno, la Corte suprema dell’Oregon ha già stabilito la pubblicazione di 1.247 di essi, nell’ambito di un processo da 20 milioni di dollari. (ludovica eugenio)
* FONTE: Adista Notizie n. 34 del 29/09/2012
NO, NO E ANCORA NO. I BOY SCOUTS D’AMERICA NON CAMBIANO LINEA SUI GAY
di Adista Notizie n. 29 del 28/07/2012
36806. IRVING-ADISTA. È giusto continuare con la politica di esclusione dei gay dalle proprie file: lo ha ribadito, suscitando polemiche, l’associazione maschile degli scout statunitensi, Boy Scouts of America, che conta oggi più di quattro milioni di aderenti tra i 7 e 21 anni, in occasione di un incontro riservato di una commissione composta da 11 membri dell’organismo, avvenuto alle porte di Dallas, in Texas, in cui sono state tratte le conclusioni di una verifica, avviata nel 2010, sulle modalità e gli standard di adesione. La politica corrente di esclusione dei gay, dunque, è stata giudicata, in una dichiarazione ufficiale, «assolutamente la migliore per i boy scout». Sono state spazzate via, quindi, le numerose richieste - provenienti tanto da aderenti quanto da membri della direzione - di una maggiore apertura e di una rivalutazione dei requisiti per entrare a fare parte dell’associazione. L’esclusione delle persone omosessuali era peraltro stato giudicata perfettamente legale dalla Corte suprema americana che, nel 2000, aveva sancito il diritto di un’organizzazione di selezionare i propri aderenti a seconda di criteri autodeterminati. Essa, infatti, aveva ribaltato una sentenza del tribunal del New Jersey che aveva stabilito che I boy scouts reinserissero un loro membro, James Dale, che era gay. La decisione della Corte Suprema, presa con 5 voti a favore dell’organizzazione e 4 contro, riflette, in realtà, il forte dissenso tra i giudici in materia.
«La grande maggioranza dei genitori di ragazzi a cui ci rivolgiamo tiene al proprio diritto di affrontare le questioni relative all’orientamento omosessuale all’interno della famiglia, con l’aiuto di consiglieri spirituali e al momento e nel contesto più opportuni», ha spiegato il 18 luglio il direttore esecutivo dei Boy Scouts, Bob Mazzuca nella dichiarazione inviata al Los Angeles Times. «Comprendiamo che nessuna politica individuale sarà in grado di rispondere alle molte diverse opinioni all’interno della nostra associazione».
Che però il consiglio direttivo dell’organismo sia spaccato al suo interno è emerso dalle posizioni di alcuni membri, tra cui Randall Stephenson, probabile nuovo presidente dei Boy Scout nel giro dei prossimi due anni. E numerose critiche all’attuale politica sono emerse anche di recente nel caso dell’allontanamento di un diciannovenne, Eric Jones, scout da dieci anni e impegnato come camp counselor (assistente di campo), perché gay. Mentre organizzazioni come le “Girl Scouts of the Usa”, il “Boys and Girls Club” e persino l’esercito americano non hanno problemi ad accettare persone omosessuali, ha affermato Herndon Graddick, presidente della “Gay and Lesbian Alliance against Defamation”, «i Boy Scouts of America devono trovare un modo per trattare i ragazzi e i loro genitori in modo equo. Fintanto che questo divieto sussisterà, gli scout continueranno a mettere i genitori in una situazione in cui dovranno spiegare ai loro figli perché alcuni scout e leader fortemente impegnati vengono allontanati solo a causa di ciò che sono».
Anche a livello di base questo divieto è percepito come un’ingiustizia, tanto che 300mila persone, finora, hanno firmato una petizione che chiede il reinserimento di una leader scout locale, Jennifer Tyrrell, lesbica dichiarata, che è stata rimossa dal proprio incarico.
Ciò che stupisce maggiormente nella decisione di non cambiare i requisiti attualmente in vigore è la motivazione che ne è stata data: la necessità, cioè, di lasciare alle famiglie la gestione dell’omosessualità dei figli. «In che modo - si chiede l’editorialista del Los Angeles Times Karin Klein - aprire le porte a membri e leader gay e lesbiche può incidere su questo aspetto? Non è che gli incontri scout siano occasioni per parlare dell’orientamento sessuale. I ragazzi che vogliono diventare scout sognano di fare i campi, di costruire casette per gli uccelli insieme e di fare tiro con l’arco, ma non di mettere in piazza le differenze sessuali. L’idea che dei genitori perdano il diritto di presentare il tema della sessualità ai loro figli se venissero ammessi tra i boy scout persone omosessuali non è una ragione percepibile». (ludovica eugenio)
Comunicato stampa sui contenuti del seminario, organizzato
dall’agesci,
"omosessualita’: nodi da sciogliere nelle comunità capi"
di Nuova Proposta
in “www.nuovapropostaroma.it” del 5 maggio 2012
Le donne e gli uomini di Nuova Proposta, associazione di omosessuali cristiani attiva a Roma da più di vent’anni, sono rimasti sbigottiti e stupiti dalle posizioni assunte dai relatori che hanno partecipato al Seminario Omosessualità: Nodi da sciogliere nelle Comunità Capi organizzato dall’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) e riassunte dall’articolo apparso recentemente (4 maggio 2012) sul sito repubblica.it (http://www.repubblica.it/cronaca/2012/05/04/news/gli_scout_e_l_omosessualit-34388792/? ref=HRER2-1).
"Il nostro stupore - ci dicono dall’associazione - si fa particolarmente forte, avendo avuto negli anni numerose occasioni di confronto con diversi gruppi scout di Roma e ben conoscendo i valori incarnati dal Patto Associativo dell’AGESCI, con cui l’associazione si propone di ’contribuire... alla crescita dei ragazzi come persone significative e felici’".
Se le posizioni di non accoglienza degli adulti omosessuali espresse dai relatori e fatte proprie dai quadri associativi sono queste, quale speranza di “crescita come persone significative e felici” viene offerta alle ragazze ed ai ragazzi che stanno scoprendo la propria identità omosessuale? Sono questi gli atteggiamenti con i quali un capo scout dovrebbe guardare all’omosessualità ed ai ragazzi lui affidati? Sono davvero queste le linee-guida di un’associazione che dichiara, sempre nel suo Patto Associativo, di “operare... per la dignità di ogni persona”, che afferma la “volontà di vedere l’altro come fratello” e che “cerca di rendere liberi, nel pensare e nell’agire, da quei modelli culturali, economici e politici che condizionano ed opprimono, da ogni accettazione passiva di proposte e di ideologie e da ogni ostacolo che ne impedisca la crescita”
Ci spiace inoltre - concludono i referenti di Nuova Proposta - di non aver avuto risposta ad una lettera da noi inviata all’AGESCI, proprio in occasione del convegno oggetto dell’articolo, in cui offrivamo la nostra disponibilità ad un sereno incontro di confronto e di conoscenza reciproca, convinti, sempre, che solo la Verità renda Liberi."
Un altro mondo è possibile. Parola di scout
di Francesco Scoppola (l’Unità, 12 agosto 2011)
Simply Scouting, semplicemente scoutismo. Questo lo slogan del ventiduesimo raduno mondiale dello scoutismo terminato domenica scorsa in Svezia. Quarantamila partecipanti da 150 nazioni hanno condiviso tende, colori, musiche, incontri per 13 giorni. Ho avuto la fortuna di partecipare insieme al contingente italiano a quest’evento figlio dell’intuizione di Lord Baden Powell, colonnello inglese fondatore del movimento scout nel 1907.
In un mondo di crescente diffidenza verso l’altro, di contrapposizione religiosa e culturale, di conflitti e Paesi dimenticati dalla comunità mondiale, l’esperienza di 40.000 giovani che si incontrano a pochi giorni di distanza e pochi chilometri dall’immane tragedia norvegese, ha costruito una cornice di speranza e fiducia.
Una tranquilla rivoluzione, questo il messaggio del Jamboree: rivoluzionario il vivere l’incontro con chi è diverso per cultura e non si conosce, ma praticato con semplicità, vissuto nell’esperienza concreta del dormire in tenda, nel cucinare, nel partecipare ad un fuoco sotto le stelle, nel percorrere un lungo percorso di strada insieme. Un conoscersi non sui libri, ma guardandosi in faccia.
Tre i grandi temi: la natura, l’incontro, la solidarietà. Temi e simboli sviluppati costantemente che hanno visto decine di momenti: l’area “Faith and Believes”, dove centinaia di ragazzi hanno partecipato ad attività manuali imparando tradizioni ed usanze culturali delle varie confessioni religiose ai più sconosciute; il giorno culturale nel quale, mediante la cucina, si è creata dalla mattina alla sera un’enorme piazza con tutti i partecipanti a scambiare sapori e gusti di ogni Paese del mondo; l’impegno per la Pace a cui era dedicata un’area dove i ragazzi erano invitati a sviluppare idee e progetti per la promozione di una cultura della Pace e dei diritti umani.
L’Italia ha deciso di portare in Svezia la testimonianza coraggiosa dell’associazione Libera e del suo urlo talvolta drammaticamente isolato contro le mafie. In questa agorà senza star il messaggio è stato una rinnovata centralità della persona valorizzata come singolo ma anche come elemento all’interno di una comunità, la creazione di una fratellanza internazionale a prescindere dalle appartenenze, un rinnovato desiderio di incontrarsi, scambiarsi, intrecciarsi, una valorizzazione delle differenze religiose nell’ottica di una condivisa e praticata attenzione per il bene comune.
Baden Powel invitava a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo avevano trovato. Da domenica la missione lasciata ai 40.000 reduci dal campo svedese è proprio questa. Una missione ardua, ma carica di speranza e tranquillamente rivoluzionaria.
Cent’anni di scout. Un monumento per Baden-Powell *
ascoli piceno Un monumento dedicato al fondatore degli scout Robert Baden-Powell per ricordare anche nelle Marche il centenario del-la nascita del movimento oggi diffuso in tutto il mondo. L’iniziativa è del gruppo Agesci Folignano 1. L’appuntamento è oggi alle 15,30 al parco giochi adiacente piazza Simon Bolivar, a Villa Pigna di Folignano (Ascoli Piceno). Prima la Messa, poi l’inti-tolazione del parco a Baden-Powell (che diven-terà «BP Park») quindi l’inaugurazione del monu-mento ideato e realizzato dai ragazzi del gruppo.
* Avvenire, 15.09.2007
Baden-Powell ebbe contatti con Hitler? *
Robert Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, avrebbe avuto contatti con i vertici della Gioventù Hitleriana e sarebbe stato invitato a conoscere di persona il Fuhrer. Lo rivelano documenti del servizio segreto inglese Mi5 appena desecretati, dove si parla dell’incontro fra Baden-Powell, l’ambasciatore tedesco Joachim von Ribbentrop e il numero uno dell’organizzazione giovanile nazista Hartmann Lauterbacher, avvenuto il 19 novembre 1937.
Lauterbacher era in Gran Bretagna proprio per stringere relazioni fra Scout e Gioventù Hitleriana. «Sono grato per la conversazione che mi avete accordato e che mi ha aperto gli occhi sui sentimenti che il vostro Paese nutre nei confronti della Gran Bretagna, che posso dire reciproci», scrisse Baden-Powell il giorno dopo ringraziando. Non ci sono tuttavia prove che Baden-Powell, morto nel 1941, abbia effettivamente incontrato Hitler, ma fu lui stesso a scrivere che Ribbentrop gli aveva chiesto di recarsi in Germania per un colloquio col Fuhrer.
* Avvenire, 09.03.2010