[...] Il video spagnolo che compare su YouTube ha vinto il Primo Premio Cinema giovane 2007 ed è stato il miglior spot al V festival di cortometraggi "Cinema e Salute". E anche in questo caso il preservativo fuori di metafora è il miglior attore protagonista in un cast di ragazzi giovanissimi. Lui, il giovane innamorato attraversa la città come un eroe dei fumetti per portare alla bella che lo aspetta un regalo vitale. Un preservativo che «protegge il loro presente e salva il loro futuro» [...]
di Alessia Grossi *
La parola preservativo entra a tutti gli effetti nel vocabolario istituzionale con lo spot del Ministero della Salute 2008. Il video italiano in cui si pronuncia senza tabù o locuzioni improbabili il termine preservativo lo abbiamo visto nei giorni scorsi un po’ ovunque diffuso in occasione della Giornata Mondiale contro l’Hiv/Aids. YouTube, in italiano, lo ripropone alla testa di una lunga fila di video il cui titolo è proprio «preservativo». Non «condom», non «precauzione». Su YouTube non puoi sbagliare, se cerchi un preservativo lo trovi con il suo nome.
In più se si sfoglia il catalogo internazionale degli spot già largamente visitati dalla finestra sul mondo si scopre che preservativo, su YouTube si dice, si scrive, si posta in tutte le lingue e che a farlo non sono solo gli utenti, giovani e disinibiti della rete, ma anche le istituzioni.
Ecco allora il preservativo in brasiliano. Si scrive come in italiano e si ripete martellante e incessante dall’inizio alla fine dello spot. «Il preservativo interrompe l’attimo. Il preservativo toglie il piacere. Il preservativo non è confortevole. Il preservativo è difficile da usare. Il preservativo riduce la sensibilità. Usa il preservativo». Questo il testo del video. Sotto vanno le immagini dell’Aids. La cosa che colpisce di questo spot non è il termine preservativo ma l’aggettivazione del sostantivo. Quegli stessi aggettivi destinati al preservativo, infatti, valgono anche per la malattia, che interrompe la vita, che non è confortevole, che è difficile e che riduce la sensibilità. E questa è la campagna del Ministero della Salute del Brasile per prevenire l’Hiv con l’uso del preservativo.
Il preservativo in Spagna non è più timido di quello brasiliano. Il video spagnolo che compare su YouTube ha vinto il Primo Premio Cinema giovane 2007 ed è stato il miglior spot al V festival di cortometraggi "Cinema e Salute". E anche in questo caso il preservativo fuori di metafora è il miglior attore protagonista in un cast di ragazzi giovanissimi. Lui, il giovane innamorato attraversa la città come un eroe dei fumetti per portare alla bella che lo aspetta un regalo vitale. Un preservativo che «protegge il loro presente e salva il loro futuro».
YouTube non solo non ha tabù, ma perchè il messaggio sia comprensibile a tutti lo «ridice» in tutte le lingue.
* l’Unità, Pubblicato il: 03.12.07, Modificato il: 04.12.07 alle ore 12.02
Sul tema, nel sito, si cfr.:
IL PAPA CHE RIDE, L’AFRICA CHE SOFFRE E LA LEZIONE DI SUOR EMMANUELLE A GIOVANNI PAOLO II.
Il preservativo vietato da Radio Rai
Guai a citarlo nella giornata mondiale contro l’Aids
di Ferruccio Sansa e Carlo Tecce (il Fatto, 02.12.11)
Vietato citare il preservativo. Divieto piuttosto strampalato per la giornata mondiale contro l’Aids, celebrata ieri con una maratona di programmi su Radio Rai. Anche la maratona è originale: forza con la lotta per la prevenzione, guai a nominare il preservativo.
Prima che sia troppo tardi, ieri mattina ore 8:54, la direzione di Radio Rai1 comunica ai giornalisti: “Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento - si legge nella mail interna - deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se puoi sottolinea questo concetto, ma comunque con gli esperti dovremmo andare tranquilli. Resto comunque a disposizione per qualsiasi chiarimento. Grazie e buon lavoro”. Firmato Laura De Pasquale, assistente del direttore di Radio Rai1 e dei Radiogiornali, Antonio Preziosi. Dipendente di veloce carriera, la De Pasquale è la compagna di Roberto Gasparotti, da vent’anni uomo immagine di Silvio Berlusconi.
Qualche giornalista, obiettore di coscienza, rompe l’embargo e pronuncia sommessamente la parolina incriminata: profilattico. Chi avrà ispirato la coppia Preziosi-De Pasquale? Non certo il ministero della Salute che, per smentire, commette una gaffe mostruosa: “Nessuna interferenza. La giornata radiofonica è gestita da viale Mazzini. Anche il ministero, però, non usa il termine preservativo per le pubblicità e il manifesto studiati per la ricorrenza”. E difatti con le perifrasi sono maestosi. La campagna di comunicazione del ministero è soltanto un’immagine surreale e di complicata interpretazione: un pugno chiuso contro una mano aperta su sfondo rosso, non certo un preservativo gigante come il cartonato esposto in piazza Montecitorio.
IL MOTTO punta la cura più che la prevenzione: “Non abbassare la guardia. Fai il test”. Il tradizionale e planetario condom è sostituito dal “concetto”, proprio come si augurava la De Pasquale. Obiettivi d’informazione del ministero, si legge sul sito ufficiale: “Aumentare la percezione del rischio. Contrastare l’abbassamento dell’attenzione della popolazione nei confronti del problema Aids. Promuovere un’assunzione di responsabilità nei comportamenti sessuali”. Perfettamente in linea con una campagna di comunicazione che, per rinnegare se stessa, deve farsi capire poco e male.
A Radio Rai protestano uno per volta, senza dare l’impressione di sconfessare il potentissimo Preziosi, già candidato per la successione di Augusto Minzolini al Tg1. Nessuno dei destinatari del divieto, firmato Preziosi-De Pasquale, segnala l’episodio al comitato di redazione. Quando il sindacato interno raccoglie le prime voci di corridoio e comincia a chiederne spiegazioni, interviene il direttore Preziosi che, giocando d’anticipo, scarica la responsabilità sull’assistente e di conseguenza sul direttore generale Rai, Lorenza Lei: “Non ne sapevo nulla. L’indicazione proveniva da viale Mazzini. La mia segreteria ha sbagliato a girare la lettera, e quindi mi sono incazzato con entrambi”. Non avesse spedito la lettera, avrebbe fatto bene. Anche per Preziosi vale la regola del “concetto”: mai dire le cose per intero, meglio fare il vago.
Errore shock, ritirato il nuovo catechismo
di Marco Ansaldo (la Repubblica, 13 aprile 2011)
Domande brevi, e risposte concise, seguite da un commento ugualmente sintetico sulla fede spiegata ai ragazzi. Ma forse la fretta ha giocato un brutto scherzo durante la revisione di YouCat, acronimo di Youth Catechism, il libro sul catechismo fatto per i giovani e impreziosito dalla Premessa di Benedetto XVI, anticipato ieri da Repubblica. E un errore sulla delicatissima questione della contraccezione farà ora mandare al macero le decine di migliaia di copie già stampate e presenti nelle librerie.
Il punto controverso ruota attorno alla domanda numero 420 delle 527 riunite nel volume. Dove ci si chiede: «Può una coppia cristiana fare ricorso ai metodi anticoncezionali?». E la risposta tranciante è: «Sì, una coppia cristiana può e deve essere responsabile nella sua facoltà di poter donare la vita». Come si evince da un’affermazione così assertiva, oltretutto non conseguente alla logica della domanda, l’errore risiede nella traduzione della stessa domanda. Tanto è vero che al punto successivo si legge: «Perché non tutti i mezzi per evitare il concepimento di un figlio sono ugualmente buoni?». E la risposta fa chiarezza sulla «regolazione consapevole del concepimento» e quindi sulla «pianificazione naturale della famiglia», cioè la prassi prescritta dalla dottrina.
Già ieri mattina alcuni acuti osservatori di cose religiose avevano notato la contraddizione. Nel pomeriggio poi il Catholic News Service (Cns), l’agenzia dei vescovi americani, dava la notizia della sospensione temporanea del libro, spiegando la decisione con il fatto che la traduzione italiana dava «erroneamente l’impressione che le coppie cattoliche possano usare "metodi contraccettivi"».
L’edizione italiana è stata così sospesa in modo che, spiega una portavoce della casa di pubblicazione Città Nuova, Elena Cardinali, «l’editore italiano possa rivedere il testo». Il testo, che si trovava in libreria già nei giorni scorsi, ben visibile in particolare a Roma nei negozi lungo via della Conciliazione che sfociano su piazza San Pietro, ha venduto 14 mila copie.
L’errore presente in italiano non si rileva né nell’edizione originale tedesca, della nota casa cattolica Pattloch, né in quella americana in inglese. Nel volume vengono trattati in modo soft temi controversi come la contraccezione, l’eutanasia passiva, il celibato, l’omosessualità e il divorzio. Il testo italiano ha avuto la supervisione del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia.
Questa mattina in Vaticano è prevista in ogni caso un’annunciata conferenza stampa, alla quale parteciperanno il cardinale Stanyslaw Rylko, capo dicastero per i Laici, l’arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenborn (l’edizione originale è a cura della Conferenza episcopale austriaca), e monsignor Rino Fisichella, capo dicastero per la Nuova evangelizzazione. YouCat doveva essere un’operazione di largo respiro, lanciata in vista della visita del Papa fra il 16 e il 21 agosto prossimo a Madrid per la Giornata mondiale della Gioventù. Rischia invece di essere un caso per un deprecabile errore di traduzione.
l Divulgazione
Il manuale Scritto dai ginecologi Flamigni e Pompili per poter scegliere
Tutto quello che c’è da sapere e un aggiornamento constante online
Dal profilattico alla pillola: guida alla contraccezione
Come, cosa, quando... Carlo Flamigni e Anna Pompili hanno scritto una guida alla contraccezione: quello che la scienza dice su questo argomento per una scelta libera e consapevole.
di Cristiana Pulcinelli (l’Unità, 04.04.2011)
Il contraccettivo ideale dovrebbe essere un metodo semplice, facile da imparare e utilizzare, senza effetti collaterali, che non disturbi il rapporto sessuale, che protegga dalle malattie trasmesse sessualmente, poco costoso, che una volta sospeso consenta un rapido ritorno allo stato di fertilità. Purtroppo, però, un contraccettivo così non esiste. E, quindi, dobbiamo arrangiarci.
Partono da questa premessa Carlo Flamigni e Anna Pompili nel loro libro Contraccezione (L’asino d’oro, pp. 197, euro 12). Il libro fa parte di una collana di medicina diretta da Flamigni: Il mito della cura. Si tratta di libri di divulgazione che vogliono fare chiarezza su temi di attualità ma che spesso si trovano al centro di dibattiti in cui a farla da padrone è più l’ideologia che la scienza. La contraccezione è senz’altro uno di questi temi. Tanto che, a cinquant’anni dalla commercializzazione della prima pillola, l’informazione sui metodi contraccettivi continua ad essere scarsa e spesso dominata da interessi commerciali o posizioni etiche, come notano gli autori.
Ci dobbiamo arrangiare, dicevamo. Il che vuol dire creare dei percorsi contraccettivi che consentano alle donne di scegliere e utilizzare la tecnica migliore in momenti diversi della vita, valutando rischi e benefici dei vari metodi in base ad alcune variabili: l’età, lo stato di salute, la familiarità per alcune malattie.
Ma per scegliere c’è bisogno, prima di tutto, di conoscere. E così due ginecologi, di età ed esperienze diverse, ma accomunati dalla convinzione che diffondere conoscenza vuol dire aprire spazi di libertà, hanno deciso di mettere nero su bianco tutto ciò che la scienza ci dice di nuovo su questo argomento.
Si comincia dalla valutazione dell’efficacia e della sicurezza dei contraccettivi . Un contraccettivo deve, prima di tutto, avere un basso tasso di fallimenti. Ma deve anche non farci male.
Il primo capitolo ci spiega come si valutano efficacia e sicurezza dei diversi metodi contraccettivi. Si prosegue poi analizzando ogni metodo singolarmente.
La pillola: come funziona, come si prende, quali effetti collaterali può presentare, quanto costa. La contraccezione con soli progestinici, dalle minipillole a basso dosaggio agli impianti sottocutanei.
La spirale, il preservativo maschile, il preservativo femminile, il diaframma, le spugne, gli spermicidi, il coito interrotto, i metodi naturali, la contraccezione d’emergenza, la sterilizzazione.
A ognuno di questi metodi è dedicato un capitolo, ricco di bibliografia scientifica, in cui si spiega esattamente di che si tratta e quali sono vantaggi e svantaggi del suo uso.
Un capitolo a parte affronta alcuni casi particolari: la contraccezione nelle adolescenti, nelle donne obese, nelle donne che hanno appena avuto un figlio. Tutte queste condizioni limitano le opzioni nella scelta del contraccettivo, Flamigni e Pompili ci spiegano perché e cosa possiamo fare in questi casi.
Poiché la scienza va avanti, le informazioni contenute nel libro tendono a invecchiare, così gli autori hanno messo in piedi un sito nel quale si registrano tutti gli aggiornamenti: www.lasinodoroedizioni. it/ilmitodicura
Papa Ratzinger tra burqa e presevativo
di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 21.11.2010
Il preservativo si può usare. In certi casi. Se lo usa una prostituta come atto di responsabilizzazione. Benedetto XVI sdogana cautamente il profilattico venti mesi dopo la bufera scatenata dalle sue affermazioni durante il viaggio in Africa, quando dichiarò che il condom “aumenta il problema”. Il pontefice allora fu sommerso da una valanga di critiche da governi ed organizzazioni internazionali e ora mostra di tornare sui suoi passi, dando ragione a chi nella Chiesa ha invano chiesto per decenni che si tenesse conto del “male minore”.
LA SVOLTA CLAMOROSA è contenuta nel libro-intervista “Luce del mondo”, redatto con il suo giornalista di fiducia Peter Seewald. “Vi possono essere singoli casi giustificati”, ammette Ratzinger ed è la prima volta che un pontefice fa marcia indietro sulla sistematica demonizzazione del preservativo. Come esempio Benedetto XVI spiega che l’impiego è pensabile “quando una prostituta utilizza un profilattico e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole”. Da tempo i teologi moralisti hanno allargato la casistica: la moglie che ha il diritto di difendersi dal marito infetto (ne parlò il cardinale Tettamanzi in un suo libro di bioetica), il partner consapevole di rapporti occasionali, i cosiddetti gruppi a rischio. Ratzinger tiene, tuttavia, il suo punto sul piano generale: “Questo, tuttavia, non è il modo vero e proprio per vincere l’Hiv”. Il Papa respinge la banalizzazione della sessualità, che porta a considerare i rapporti come una droga e non come espressione di amore.
Il libro di Seewald tocca tantissimi temi, anche perché è stato volutamente pensato come modo per riparare ai danni delle crisi mediatiche, succedutesi nei cinque anni di pontificato ratzingeriano. Di fronte ai cosiddetti “errori di comunicazione”, il libro dovrebbe rilanciare l’immagine di Benedetto XVI nell’opinione pubblica. In questo senso alterna posizioni dottrinali a confessioni personali e giudizi su vicende di cronaca.
RATZINGER RACCONTA il suo sgomento dinanzi all’esplodere degli scandali di abusi sessuali. “Vedere il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo, e con ciò la stessa Chiesa cattolica, è stato difficile da sopportare”, si legge nelle anticipazioni del libro pubblicate sull’Osservatore Romano. I fatti, dice il Papa, “non mi hanno colto di sorpresa del tutto. Alla Congregazione per la Dottrina della fede mi ero occupato dei casi americani; avevo visto montare anche la situazione in Irlanda. Ma le dimensioni comunque furono uno choc enorme”.
Le critiche di stampa e tv, nell’esposizione del pontefice, fanno l’abituale parte del cattivo. Era evidente, sostiene Ratzinger, che “l’azione dei media non fosse guidata solamente dalla pura ricerca della verità, ma che vi fosse anche un compiacimento a mettere alla berlina la Chiesa e, se possibile, a screditarla... (Però) i media non avrebbero potuto dare quei resoconti se nella Chiesa stessa il male non ci fosse stato”. In questo senso, quando si tratta di portare alla luce la verità, bisogna essere “riconoscenti”. Peraltro solo perché il male era dentro la Chiesa, “gli altri hanno potuto rivolgerlo contro di lei”. Sorprendente è l’apertura di Benedetto XVI al burqa. Non si può accettare l’imposizione violenta - afferma il pontefice - ma se ci sono donne che “ volessero indossarlo volontariamente, non vedo perché glielo si debba impedire”. Burqa sì, sacerdozio delle donne no. Nella lunga intervista Ratzinger ribadisce il ripetuto veto già espresso da papa Wojtyla: “La Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale”, poiché Cristo ha “dato forma alla Chiesa” con gli apostoli e poi con la successione dei vescovi e dei sacerdoti.
NON MANCANO accenni autobiografici. Il senso di “umiltà, vergogna e amore” verso Israele, che prova in quanto tedesco dopo la Shoah. La trepidazione con cui accolse l’elezione papale. In Curia, confessa, “avevo una funzione direttiva, però non avevo fatto nulla da solo e ho lavorato sempre in squadra. Proprio come uno dei tanti operai nella vigna del Signore, che probabilmente ha fatto del lavoro preparatorio, ma allo stesso tempo è uno che non è fatto per essere il primo e per assumersi la responsabilità di tutto”. Una nota di sincerità e grande umanità. Il dubbio di non sentirsi destinato a fare il monarca della Chiesa cattolica.
ANCHE IO LA PENSO COSI’ E PER QUESTO MOTIVO LA DIFFONDO!!!
2000 persone contraggono l’influenza suina e ci si mette la mascherina.
25 milioni di persone con AIDS e non ci si mette il preservativo.
PANDEMIA DI LUCRO
Che interessi economici si muovono dietro l’influenza suina?
Nel mondo, ogni anno, muoiono milioni di persone, vittime della malaria, i notiziari di questo non parlano.
Nel mondo, ogni anno muoiono due milioni di bambini per diarrea che si potrebbe evitare con un semplice rimedio che costa 25 centesimi..
I notiziari di questo non parlano.
Polmonite e molte altre malattie curabili con vaccini economici, provocano la morte di 10 milioni di persone ogni anno.
I notiziari di questo non parlano.
Ma quando comparve la famosa influenza dei polli. i notiziari mondiali si inondarono di notizie. un’epidemia e più pericolosa di tutte, una pandemia!
Non si parlava d’altro, nonostante questa influenza causò la morte di 250 persone in 10 anni.
25 morti l’anno!!
L’influenza comune, uccide ogni anno mezzo milione di persone nel mondo.
.Mezzo milione contro 25.
E quindi perché un così grande scandalo con l’influenza dei polli?
Perché dietro questi polli c’era un "grande gallo".
La casa farmaceutica internazionale Roche con il suo famoso Tamiflu, vendette milioni di dosi ai paesi asiatici.
Nonostante il vaccino fosse di dubbia efficacia, il governo britannico comprò 14 milioni di dosi a scopo preventivo per la sua popolazione.
Con questa influenza, Roche e Relenza, ottennero milioni di dollari di lucro.
Prima con i polli, adesso con i suini: e così adesso è iniziata la psicosi dell’inflluenza suina. E tutti i notiziari del mondo parlano di questo.
E allora viene da chiedersi: se dietro l’influenza dei polli c’era un grande gallo, non sarà che dietro l’influenza suina ci sia un "grande porco?".
L’impresa nord americana Gilead Sciences ha il brevetto del Tamiflu.
Il principale azionista di questa impresa è niente meno che un personaggio sinistro, Donald Rumsfeld, segretario della difesa di Gorge Bush, artefice della guerra contro l’Iraq.
Gli azionisti di Roche e Relenza si stanno fregando le mani. felici per la nuova vendita milionaria.
La vera pandemia è il guadagno, gli enormi guadagni di questi mercenari della salute.
Se l’influenza suina è così terribile come dicono i mezzi di informazione, se la Organizzazione Mondiale della Salute (diretta dalla cinese Margaret Chan) è tanto preoccupata, perché non dichiara un problema di salute pubblica mondiale e autorizza la produzione farmaci generici per combatterla?
DIFFONDI QUESTO MESSAGGIO COME SE SI TRATTASSE DI UN VACCINO, PERCHE’ TUTTI CONOSCANO LA REALTA’ DI QUESTA "PANDEMIA".
Dr. Carlos Alberto Morales Paità
Il Parlamento di Bruxelles protesta contro le parole di Benedetto XVI sul preservativo
Scende in campo l’Osservatore romano: "Rispettate l’autorità religiosa"
Aids, Belgio contro Santa Sede
"Il Papa sbaglia". "E’ libero di parlare" *
ROMA - Non accenna a placarsi la polemica accesa dopo le parole pronunciate dal Papa sulla lotta all’Aids. Alle critiche sollevate dallla Francia e dalla Germania, si unisce il Belgio che ieri ha votato in Parlamento una mozione in cui giudica "inaccettabili" le dichiarazioni sull’uso del preservativo fatte da Benedetto XVI durante il recente viaggio in Africa, quando aveva detto che "l’epidemia di Aids non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi".
A grande maggioranza - 95 voti a favore, contrari solo i nazionalisti fiamminghi e i parlamentari di estrema destra - la Camera ha approvato il documento di protesta dopo quattro ore di dibattito. "Non spetta al Papa - ha detto il premier Herman Van Rompuy - mettere in dubbio le politiche della sanità pubblica, che godono di unanime sostegno e ogni giorno salvano delle vite".
Giudizi che hanno provocato una levata di scudi in Vaticano e tra i vescovi del Belgio. L’Osservatore romano e il direttore della sala stampa, padre Federico Lombardi, si dicono "stupiti" per la presa di posizione della Camera dei deputati belga e richiamano i parlamentari affinché portino rispetto verso "un’autoriotà religiosa alla quale fanno riferimento oltre un miliardo di persone in tutto il mondo".
"In ogni paese democratico - spiega padre Lombardi - appare ovvia la libertà del Santo Padre e della Chiesa cattolica di esprimere le proprie posizioni. Viene anche da domandarsi se le posizioni del Santo Padre siano state considerate con sufficiente attenzione e serietà, o piuttosto attraverso il filtro non obiettivo ed equilibrato di echi nei media occidentali".
* la Repubblica, 3 aprile 2009
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Gli scienziati di Lancet sfidano il papa
La rivista inglese attacca Benedetto XVI per le parole contro il preservativo nella lotta all’Aids
Rilievi alla posizione di Ratzinger anche da parte del primate cattolico del Belgio
"Chi pronuncia una falsa affermazione scientifica ha l’obbligo di ritrattarla" (la Repubblica, 28.03.2009)
Papa Ratzinger ancora nel mirino di scienziati, politici e, persino, di qualche cardinale per le sue critiche all’uso del preservativo per fermare l’Aids. Contro la posizione del pontefice si è espressa una delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo, l’inglese Lancet, che chiede a Ratzinger di «rettificare» quanto sostenuto, perché «ha pubblicamente distorto le prove scientifiche per promuovere la dottrina cattolica sul tema».
«Non è chiaro», scrive la rivista, «se l’errore del Papa sia dovuto a ignoranza o se sia un deliberato tentativo di manipolare la scienza per appoggiare l’ideologia cattolica». Di certo il pontefice «ha detto ai giornalisti che la lotta contro la malattia è un problema che non può essere superato con la distribuzione dei preservativi. I condom, al contrario, possono peggiorare la situazione». Con quest’ultima affermazione, sostiene la rivista, «il papa ha distorto l’evidenza scientifica». È noto infatti che il preservativo «è l’unico e il più efficace fra gli strumenti disponibili per ridurre la trasmissione per via sessuale dell’Hiv».
Nel mezzo della bufera scatenata da queste affermazioni, prosegue Lancet, «il Vaticano ha tentato di moderare le parole del papa, che sul sito web della Santa Sede sono diventate "c’è il rischio che il condom possa esacerbare il problema". Ma quando un personaggio influente fa una falsa affermazione scientifica che potrebbe avere conseguenze devastanti per la salute di milioni di persone, questi dovrebbe ritrattare o correggere la linea».
In difesa delle parole del pontefice si schiera l’associazione cattolica "Scienza e Vita": «Anche con l’editoriale di Lancet ancora una volta ci troviamo di fronte ad una palese forma di disinformazione», controbatte il portavoce Domenico Delle Foglie, «perché non si è voluto capire che il Papa in realtà ha detto che l’Aids non si combatte solo con il condom, ma prima di tutto con la formazione e l’educazione, come è successo in Uganda, che ha ottenuto importanti successi contro l’Aids promuovendo castità, monogamia e, in ultimo, anche il condom. Il Papa non è uno scienziato, è il pastore cattolico che parla ai cattolici».
In difesa di Ratzinger anche il vescovo di Orleans, monsignor Andrè Fort, secondo il quale «tutti gli scienziati sanno che il virus dell’Aids è infinitamente più piccolo di uno spermatozoo. Questo significa che il preservativo non garantisce al 100 per cento». Contro questa tesi è intervenuto il direttore dell’Agenzia nazionale di ricerca sull’Aids, Jean-Francois Delfraissy, che si è detto «scandalizzato da questa presa di posizione completamente falsa».
Non meno dure le critiche che arrivano dal Belgio, dove sei deputati hanno proposto al governo il richiamo dell’ambasciatore belga presso la Santa Sede. E una sorprendente critica giunge anche dal primate cattolico del Belgio, il cardinale Godfried Danneels, a parere del quale il Papa sull’uso del preservativo e Aids «non è stato diplomatico». Il porporato ha dichiarato di essere «convinto che con i preservativi non risolve il problema dell’Aids. Ma il Papa avrebbe fatto meglio a non dirlo perché ci sono occasioni in cui l’uso del condom è l’unico modo per salvare una vita».
Gilberto Corbellini, storico della medicina
La Chiesa manipola la scienza ma in Italia si fa finta di niente*
«La denuncia di Lancet? Totalmente condivisibile. Solo in Italia nessuno ha il coraggio di dire questa elementare verità», sostiene Gilberto Corbellini, professore di Storia della medicina e Bioetica all’Università La Sapienza di Roma.
Condivide l’accusa sulla manipolazione?
«È dall’evo segnato da Camillo Ruini che le gerarchie ecclesiastiche manipolano sistematicamente la scienza. Il disprezzo per le prove scientifiche era già evidente nel dibattito intorno alla legge 40 sulla fecondazione artificiale. Anche le recenti posizioni espresse sul "fine vita" tradiscono una manifesta volontà di piegare la medicina alla dottrina cattolica. Ma in Italia anche le tesi più antiscientifiche riescono a passare. Nel nostro paese, culturalmente arretrato e affetto da un congenito analfabetismo scientifico, non ci sono più argini».
La colpisce l’attacco di Lancet?
«Non è la prima volta che una rivista scientifica di peso critichi la Chiesa. Anche Science contestò il pontefice a proposito della dottrina degli embrioni. Ora l’accusa di Lancet assume toni molto severi, a ragione: la manipolazione scientifica sull’Aids può avere gravissime conseguenze».
* la Repubblica, 28.03.2009
Lancet contro il Papa sul no al preservativo
«Manipola la scienza»
di Bruno Bartoloni (Corriere della Sera, 28.03.2009)
ROMA - Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo, attacca pesantemente Benedetto XVI per la sua dichiarazione sui preservativi nel corso del recente viaggio in Camerun ed in Angola. Il Papa, afferma in un editoriale, «ha pubblicamente distorto le prove scientifiche per promuovere la dottrina cattolica sul tema». Ed ancora: «Non è chiaro se l’errore del Papa sia dovuto ad ignoranza o se sia un deliberato tentativo di manipolare la scienza». Secondo The Lancet, «quando qualsiasi personaggio influente, che sia una personalità religiosa o politica, fa una falsa affermazione scientifica che potrebbe risultare devastante per la salute di milioni di persone, questi dovrebbe ritrattare o correggere». E commenta così: «Qualsiasi cosa di meno di questo da parte di papa Benedetto sarebbe un immenso disservizio per la salute pubblica, inclusa quella di molte migliaia di cattolici che lavorano senza posa per cercare di prevenire la diffusione dell’Hiv nel mondo».
La Bbc, che ha diffuso con molta evidenza l’editoriale della rivista, lo giudica «di una virulenza senza precedenti». Padre Lombardi, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha replicato che «non c’è nulla da aggiungere» a quanto è andato ripetendo su questo argomento da più di una settimana.
«Si è detto di tutto e di più - ha commentato -. Non mi sembra che si possa dire altro». A sostegno del Papa è intervenuto il vescovo d’Orleans, monsignor André Fort, con considerazioni dal sapore scientifico: «Sapete benissimo e tutti gli scienziati lo sanno: il virus dell’Aids è infinitamente più piccolo di uno spermatozoo. Questa è la prova del fatto che il condom non è una garanzia al cento per cento contro l’Aids». Per il presule francese sui pacchetti di profilattici si dovrebbe scrivere «affidabilità incerta», proprio come sui pacchetti di sigarette è scritto «pericolo».
Il capo dell’agenzia nazionale per la ricerca sull’Aids, Jean François Delfraisey, l’ha immediatamente smentito ai microfoni di Radio France: «Il condom è fondamentale per bloccare il virus dell’Aids: è un dato acquisito e dimostrato». Sempre a difesa del Papa, ma in modo più cauto del vescovo d’Oltralpe, un alto prelato vaticano rimasto anonimo, ha affermato che «è quasi un’ovvietà che il preservativo può fare da barriera al virus, seppure non al cento per cento, ma il punto è che l’illusione di un facile antidoto può incoraggiare comportamenti sociali che sono invece alla base della pandemia».
MAPPE. Sul condom solo due su dieci d’accordo con Ratzinger
L’80% dice sì a testamento biologico e fecondazione assistita
Biotestamento e preservativo gli italiani bocciano il Papa
Nonostante le singole divergenze quasi il 55% si fida del Pontefice
di ILVO DIAMANTI *
Da tempo le posizioni della Chiesa e del Pontefice non provocavano tanto dibattito. Divisioni profonde. Al di là delle stesse intenzioni del Vaticano. Lo prova la reazione del cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Cei, alle polemiche sollevate dall’affermazione del Papa, durante la visita in Africa, circa l’inutilità del preservativo nella lotta contro l’Aids. Il risentimento del cardinale, peraltro, sembra rivolgersi soprattutto verso la Francia, il cui governo ha ribadito ieri le proprie critiche. Marc Lazar, d’altra parte, sulla Repubblica, ha posto l’accento sulla timidezza, quasi l’imbarazzo dei commenti politici in Italia su questi argomenti. Non solo nel centrodestra, anche nel centrosinistra. Peraltro, in Italia, più che in Francia e negli altri paesi europei, il rapporto con la Chiesa e con l’identità cattolica è importante. Ma anche ambivalente.
In ambito politico ma prima ancora nella società, come emerge dagli orientamenti verso le questioni etiche e bioetiche più discusse. A partire dalla più recente: l’affermazione del Papa sull’uso del preservativo. Trova d’accordo una minoranza ridotta di persone, in Italia. Circa 2 su 10, secondo un sondaggio di Demos, condotto nei giorni scorsi. Che salgono a 3 fra i cattolici praticanti più assidui. La posizione politica non modifica questa opinione in modo sostanziale. Il disaccordo con il Papa, in questo caso, resta largo, da sinistra a destra. D’altra parte, lo stesso orientamento emerge su altri argomenti "eticamente sensibili". Circa 8 italiani su 10 ritengono giusto riconoscere alle persone il diritto di scrivere il proprio "testamento biologico", altrettanti si dicono favorevoli alla fecondazione assistita, 6 su 10 sono contrari a rivedere in senso restrittivo l’attuale legge sull’aborto. Pochi meno, infine, sono d’accordo a riconoscere alle coppie di fatto gli stessi diritti di quelle sposate. Con la parziale eccezione delle coppie di fatto, le posizioni dei cattolici praticanti, anche in questi casi, non divergono da quelle prevalenti nella società. Mentre le opinioni dei praticanti saltuari, la grande maggioranza della popolazione, coincidono con la "media sociale".
Ciò potrebbe rafforzare il dubbio sulle ragioni che ispirano la timidezza delle forze politiche in Italia, visto che gran parte dei cittadini, compresi i cattolici, mostrano distacco e perfino dissenso verso le indicazioni della Chiesa. Tuttavia, occorre considerare un altro aspetto, altrettanto significativo e in apparenza contrastante. In Italia, nonostante tutto, la grande maggioranza dei cittadini - quasi il 60% - continua ad esprimere fiducia nella Chiesa. Non solo: il giudizio su Papa Benedetto XVI non è cambiato, in questa fase. Il 55% delle persone mostra fiducia nei suoi confronti. Qualcosa di più rispetto a un anno fa. Il che ripropone il contrappunto emerso in altre occasioni. Gli italiani, cioè, continuano a fidarsi della Chiesa, dei sacerdoti, delle gerarchie vaticane. Ne ascoltano le indicazioni e i messaggi. Anche se poi pensano e agiscono di testa propria. In modo diverso e spesso divergente. Si è parlato, al proposito, di una religiosità prêtàporter. Di un "dio relativo". Interpretato e usato su misura. Ma si tratta di un giudizio riduttivo. Il fatto è che la Chiesa, il Papa intervengono sui temi sensibili dell’etica pubblica e privata in modo aperto e diretto. Offrono risposte magari discutibili e spesso discusse. Contestate da sinistra, sui temi della bioetica. Ma, in altri casi, come sulla pace e sull’immigrazione, anche da destra. Tuttavia, offrono "certezze" a una società insicura. Alla ricerca di riferimenti e di valori. Per questo quasi 8 italiani su 10, tra i non praticanti, considerano importante dare ai figli un’educazione cattolica (Demos-Eurisko, febbraio 2007). Mentre una larghissima maggioranza delle famiglie destina l’8 per mille del proprio reddito alla Chiesa cattolica.
Sorprende, semmai, che, su alcuni temi etici, le posizioni politiche facciano emergere differenze maggiori rispetto alla pratica religiosa. Le opinioni degli elettori della Lega, sulle coppie di fatto, quelle degli elettori del PdL, sull’aborto, appaiono più restrittive rispetto a quelle dei cattolici praticanti. Il che ripropone una questione mai del tutto risolta. In che misura sia la Chiesa a condizionare le scelte politiche e non viceversa: la politica a usare le questioni etiche per produrre e allargare le divisioni fra gli elettori. Caricando posizioni politiche di significato religioso.
Peraltro, questi orientamenti ripropongono un’altra questione, che riguarda direttamente il messaggio della Chiesa. Che gli italiani considerano una bussola importante per orientarsi, in tempi tanto difficili. Tuttavia, quando una bussola dà indicazioni così lontane e diverse dal senso comune, dalle pratiche della vita quotidiana. E puntualmente disattese. Dai non credenti, ma anche dai credenti e dagli stessi fedeli. Allora può darsi che la bussola possa avere qualche problema di regolazione.
* la Repubblica, 25 marzo 2009
Preservativi, la Francia insiste
"Confermiamo le critiche al Papa"
ROMA - "Non volevamo fare alcuna polemica. Abbiamo detto soltanto, e lo ripetiamo, che la frase del Papa sul preservativo - che non è una parte della soluzione ma un problema per l’Aids - può avere conseguenze drammatiche sulla politica mondiale in favore della salute". Il portavoce del Quai d’Orsay, Eric Chevallier, replica così a una domanda durante il consueto incontro con la stampa. Riaffermando la critica fatta dopo le affermazioni del Santo Padre durante il suo viaggio in Africa. E proprio contro la lettura datta dai media si era scagliato ieri il presidente della Cei, Angelo Bagnasco.
Il quotidiano dei vescovi dopo le nuove critiche di Parigi a Ratzinger
"Parlano da Occidentali, con la supponenza di chi in Africa è andato da padrone"
Preservativi, Avvenire all’attacco
"Francia non dia lezioni al Papa"
E per le donne in gravidanza i vescovi chiedono la "social card" *
ROMA - I vescovi italiani tornano a difendere le posizioni del Papa su Aids e preservativi dalle pagine di Avvenire, quotidiano della Cei, dopo le critiche ribadite ieri da Francia e Germania.
"A Parigi si continua a coltivare l’ambizione - si legge in un editoriale della direzione dal titolo ’Aids, interessate supponenze di Francia (e d’Occidente) - di dare lezioni al Papa, a questo Papa", che ha "osato" invitare i popoli africani ad "alzare testa e voce" e "riconoscere appieno" il ruolo delle donne. Critiche che - secondo Avvenire - giungono da "occhi occidentali, teste occidentali" con "un pò della irrefrenabile supponenza di chi in Africa, come in tutto il sud del mondo, è sempre andato da padrone".
Le parole del Papa su Aids e preservativi - prosegue il giornale dei vescovi - sono suonate scandalose, "in particolare, in terra di Francia, agli orecchi di reattivi ministri e portavoce governativi, pensosi intellettuali, di solerti professoroni", convinti, insieme ai "soloni" del resto d’Occidente, incluso quello Oltreoceano, che il profilattico sia "liberatorio e salvifico". Forse un alibi - conclude il giornale - "per le coscienze di un Occidente ricco e sentenzioso, più che mai chino a contemplare l’ombelico delle proprie convinzioni e a dissimulare i propri egoismi".
Social card contro l’aborto. La proposta appare anch’essa su Avvenire di oggi. Nell’editoriale di prima pagina si scrive che "l’impoverimento e la precarizzazione dei rapporti di lavoro si combattono con gli strumenti di politica economica. Occorre però - anche decidersi a incrementare anche gli aiuti alla famiglia e i sussidi alla maternità". Un primo passo, "dal costo molto limitato" - sostiene il giornale - sarebbe l’anticipo di 6-8 mesi della concessione della social card, oggi prevista per i nuclei familiari meno abbienti con bambini da 0 a 3 anni".
* la Repubblica, 25 marzo 2009
Sul tema, nel sito, si cfr.:
RIFLESSIONE.
IL PAPA E IL CAPPUCCIO
di TIZANA PLEBANI *
Eminenza,
Le pare serio alla sua età perder tempo con un cappuccio di gomma? starebbe a interrogarsi su un cotton fioc? O su uno spazzolino? Pensa davvero che in quella limitata porzione di materiale elastico sia implicata la difesa della moralità, la lotta tra il bene e il male, l’argine all’abisso? La prego, sia serio. Sa meglio di me che gli uomini e le donne - e certamente più le donne - afferrata l’associazione tra l’atto sessuale e la nascita di un nuovo essere hanno cercato di evitare un automatismo che in realtà non alberga neppure nel resto del regno animale. Gli animali hanno l’estro, come sa bene: ciò pone limiti alla loro fecondità. L’uomo e la donna sono invece animali simbolici: l’attrazione, il desiderio e la sessualità sono regolati dalla cultura, non tanto dalla natura.
Ma forse Lei pensa che la natura debba fare il suo corso a qualsiasi costo? Non si è pensato così per le malattie e le scoperte scientifiche che le hanno arginate. Forse anche lei prende talvolta l’aspirina e qualche volta il medico le avrà prescritto un antibiotico, probabilmente sarà stato vaccinato da piccolo. Anche in tutti questi casi si contrasta il libero corso dello sviluppo di patologie o di alterazioni dell’organismo che potrebbero condurre anche alla morte; nel caso dello spazzolino si ostacola l’azione dei batteri, il cotton fioc evita i ristagni del cerume e una possibile otite.
Nel mondo creato dall’uomo c’è forse qualcosa che sia rimasto allo stato di natura primordiale? Lei pensa che se un uomo e una donna scelgono di avere un rapporto protetto non siano più timorati di Dio? C’è qualcosa nell’azione di infilarsi un cappuccio che sia così sostanzialmente diverso da usare lo spazzolino? Perchè si tratta di sesso? La sessualità non è forse insita nell’uomo? È per sè peccaminosa? Avere un corpo è peccato? Provare piacere è una grave offesa a Dio?
Qual è il Suo Dio, Eminenza? Un dio cattivo, pruriginoso e ficcanaso, si direbbe, che perde tempo a indagare sui cappucci piuttosto che guardare al cuore di quell’uomo e di quella donna. Alle loro necessità, ai loro bisogni, ai loro desideri. Avremmo dovuto e dovremmo popolare la terra come i conigli? Non le sembra che l’invadenza dell’uomo sul pianeta sia già al limite della sostenibilità? Che l’equilibro delle risorse e dell’ambiente richiedano all’uomo un limite anche di presenza? Ma forse Lei sta pensando che il riequilibrio possa essere governato "naturalmente" dalla falce delle malattie...
Lei è certamente al corrente che nel continente africano, e purtroppo non solo in quello, gran parte delle donne e delle bambine sono vittime di stupri di guerra e di sopraffazioni sessuali di ogni genere; non crede che il loro dolore nel corpo e nell’anima sia già insostenibile? Devono anche contrarre una malattia che in quelle condizioni di povertà e di privazione di risorse conduce alla morte e prima ancora a un progressivo scadimento della qualità della vita?
Eminenza, è evidente che non si tratta di epidemie "naturali" e come la mortalità provocata dalla guerra, dall’inquinamento e dalla miseria, nulla di ciò appartiene al campo del naturale ma a quello, ahimè, dell’umano.
Ma temo che Lei sia più preoccupato da qualcosa d’altro. Quando le persone decidono liberamente della direzione della loro esistenza personale si sottraggono al controllo sulla loro vita, si demarcano dai territori del dominio. Le donne in questo sono divenute assai abili in tempi recenti.
Dunque Eminenza non sono i cappucci a preoccuparla ma è la libertà individuale che la inquieta. Tuttavia, Eminenza, non è il potere e il dominio che fortificheranno la Sua cattedra e che consentiranno alla religione di poter ancora essere d’aiuto nel soccorrere gli individui nel loro percorso terreno.
Eminenza, la smetta di dare ordini e di occuparsi delle nostre camere da letto. La catena di errori della Chiesa è già lunga, il pentimento successivo non è una carta che si può giocare all’infinito.
Non resta che lasciar perdere i cappucci e tornare a parlare ai cuori con una lingua d’amore.
*
Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino
proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Arretrati in:
http://lists.peacelink.it/
Numero 767 del 22 marzo 2009
Ministeri di Parigi e Berlino contro le dichiarazioni di Benedetto XVI in Africa
Anche il Fondo Mondiale per la lotta alla malattia insorge: "Ritratti"
Francia e Germania criticano il Papa sull’Aids
"Preoccupano frasi sul preservativo"
La Santa Sede: "Dichiarazioni riassunte in modo
frettoloso, erano parte di un ragionamento complesso"
PARIGI - "Grandissima preoccupazione" è stata espressa oggi dal ministero degli Esteri francese per "le conseguenze" sulla lotta contro l’Aids delle parole del papa Benedetto XVI sull’uso del preservativo. "La Francia esprime la sua più viva inquietudine per le consequenze delle dichiarazioni di Benedetto XVI", ha dichiarato il portavoce del ministero Eric Chevallier. Gli fa eco Berlino: "I preservativi salvano la vita, tanto in Europa quanto in altri continenti", si legge in un comunicato stampa congiunto del ministro della Salute Ulla Schmidt, e della Cooperazione economica e dello sviluppo, Heidemarie Wieczorek-Zeul.
Particolarmente dura la posizione di Parigi: "Se non è nostro compito giudicare la dottrina della Chiesa, crediamo che tali dichiarazioni mettano a rischio le politiche della salute pubblica e gli imperativi di protezione della vita umana", ha detto Chevallier. A sollevare le critiche francesi sono state le parole del Papa che ieri, durante il suo viaggio in Africa, ha dichiarato che non si poteva risolvere il problema dell’Aids con "la distribuzione dei preservativi", e che, al contrario "questi aggravano il problema".
Anche il direttore esecutivo del Fondo mondiale per la lotta contro l’Aids, Michel Kazatchikine, ha espresso la sua profonda indignazione a Radio France Inter. "Queste parole sono inaccettabili. E’ una negazione dell’epidemia. E fare tali dichiarazioni in un continente che è sfortunatamente quello più colpito dalla malattia, è assolutamente incredibile", ha commentato, concludendo "Chiedo che queste parole vengano ritirate, in modo chiaro".
Anche il governo di Berlino ricorda che i preservativi svolgono un ruolo decisivo nella lotta all’Aids: "Una moderna cooperazione allo sviluppo deve dare ai poveri l’accesso ai mezzi di pianificazione familiare e tra questi rientra in particolare anche l’impiego dei preservativi; tutto il resto sarebbe irresponsabile", conclude il comunicato dei ministeri tedeschi.
Alle polemiche risponde la Santa Sede, dicendo che la considerazione di Benedetto XVI circa l’inefficacia del condom per arrestare l’epidemia dell’Aids in Africa è stata riassunta ieri dai media in modo frettoloso. La posizione espressa della Chiesa sui preservativi, fa sapere la Santa Sede, è quella già nota di Giovanni Paolo II e ieri Papa Ratzinger ha osservato solo che questi mezzi non risolvono il problema dell’Aids a conclusione di un ragionamento lungo e articolato sulle risposte efficaci che la Chiesa Cattolica sta dando sul fronte dell’Aids proprio in Africa, come emerge dal testo completo delle dichiarazioni del Pontefice sull’aereo, diffuso solo oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede: "Non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano, non si può risolvere il flagello - dice il Papa nel testo diffuso oggi - con la distribuzione di profilattici: al contrario, il rischio è di aumentare il problema".
* la Repubblica, 18 marzo 2009
Benedetto XVI sbarca in Africa
"Contro l’Aids, no ai preservativi"
"Preghiera e astinenza, ma le cure siano gratis"
di Marco Politi (la Repubblica, 18.03.2009)
YAOUNDE - Papa Ratzinger ne è convinto: la Chiesa non sbaglia a opporsi alla distribuzione di preservativi per combattere l’Aids. Anzi, insiste, incoraggiarne la diffusione rende più acuto il problema.
Nel continente simbolo del flagello della sindrome da immunodeficienza Benedetto XVI non deflette di un millimetro dalla posizione classica della Chiesa cattolica: astinenza sì, profilattico no. Per la prima volta in assoluto i giornalisti del seguito papale sentono pronunciare da un Pontefice la parola «preservativo». Finora erano sempre state usate frasi circonvolute per affrontare l’argomento ma Ratzinger parla senza perifrasi. Non si può superare il problema dell’Aids solo con i soldi, dice, e «non si può superare con la distribuzione di preservativi, al contrario aumentano il problema». Con i giornalisti il Papa rivendica con fermezza il ruolo cruciale delle organizzazioni cattoliche nell’assistere e curare i malati. Cita la comunità di Sant’Egidio, «che fa tanto visibilmente e invisibilmente», i religiosi Camilliani, le suore che sparse in tante nazioni «sono a disposizione dei malati».
Il Pontefice rilancia la sua tesi di un contrasto all’Aids che si basi essenzialmente su una diversa gestione della sessualità. Parla di rinnovamento spirituale, sottolinea l’esigenza di comportarsi diversamente con il proprio corpo e nelle relazioni con l’altro. E poi mette l’accento sulla solidarietà quotidiana, difficile ma sistematica, che bisogna avere con i sofferenti. Serve anche una disponibilità a fare sacrifici e a operare rinunce personali. E’ questa la carta che la Chiesa getta sul piatto. «E’ la giusta risposta» che produce veri progressi, replica deciso Benedetto XVI alle critiche, ringraziando tutti coloro che sono impegnati nella battaglia anti-Aids. E al suo arrivo a Yaounde, salutando le autorità, il Papa ha avuto parole di elogio per il governo del presidente cattolico Biya. «E’ encomiabile - ha esclamato - che i malati di Aids in questo paese siano curati gratuitamente».
Certo la questione non si chiude così facilmente. Jean-Luc Montagnier, lo scienziato che ha scoperto il virus, venne in Vaticano ai tempi di Wojtyla per perorare che la Chiesa almeno come soluzione di «misericordia» lasciasse educare all’uso del profilattico per porre un freno alla pandemia. E alcuni teologi moralisti, fra i quali il cardinale Tettamanzi, da tempo hanno inserito nei loro scritti la clausola della «legittima difesa»: cioè il diritto del coniuge cattolico di usare il profilattico o di esigerlo se il proprio partner è a rischio o infetto. Né Wojtyla né papa Ratzinger hanno però modificato la linea ufficiale del Vaticano. Dopo l’elezione di Benedetto XVI il ministro vaticano della Sanità, cardinale Barragan, annunciò la preparazione di un dossier sulla malattia da sottoporre al Pontefice. Non se n’è saputo più nulla.
di Adriano Prosperi (la Repubblica, 18.03.2009)
Basta una parola e l’interesse si accende. Quella parola del papa: preservativo. È la prima volta. E tutto il resto passa in secondo piano. Quella parola riassume la realtà di un intero continente in una immagine che salda rapporti sessuali e malattia. Ma è la consistenza tutta materiale dell’oggetto che colpisce: è come se all’improvviso si incrinasse l’aura di meditazione di quello studio papale dal quale siamo abituati a veder uscire libri e discorsi su temi delicati e materie spirituali. Ma nessuno sull’uso del preservativo.
Si vorrebbe evitare di cadere nella trappola che quella parola mette sul sentiero di una delle rare occasioni che si hanno in Italia di parlare delle realtà e dei problemi dell’Africa. L’Africa, infatti, ci è vicina non solo fisicamente. Il viaggio papale potrebbe richiamare l’attenzione sulla realtà e sui problemi di un continente sulle cui speranze di crescita economica e civile la crisi attuale fa gravare di nuovo lo spettro di barriere protezionistiche negli scambi commerciali e di restrizioni perfino nell’offerta di lavoro nero e più o meno apertamente schiavistico.
Ma la parola che si è affacciata sulla bocca del papa ci ricorda che quel continente ha per gli italiani il volto delle prostitute delle nostre periferie urbane, cioè quello della minaccia dell’Aids. E di associazione in associazione vengono in mente tante cose: i tentativi di qualche ministra di cancellare la vista di quelle donne a suon di circolari, accettando e nascondendo così la realtà della schiavitù femminile fatta di corpi a buon prezzo - perché intanto la prostituzione resta l’unica carta di ingresso valida per le donne, specialmente per quelle africane. Ma la frase del papa non è certo casuale. Essa anticipa il senso di questo viaggio e gela in partenza ogni speranza di mutamento nelle posizioni ufficiali della Chiesa. Si ribadisce così una condanna ecclesiastica dei contraccettivi che dura da decenni, che ha sollevato dubbi e critiche anche all’interno del mondo cattolico e che continua a indirizzare l’azione dei missionari cattolici opponendoli all’opera di quelle organizzazioni sanitarie internazionali che insistono sulla necessità di combattere l’Aids anche con i preservativi: anche, non solo.
Perché sicuramente il papa ha ragione quando dice che l’epidemia «non si può superare con la distribuzione dei preservativi» e quando chiede cure gratis per i malati di Aids. Ma quell’aggiunta - «anzi, i preservativi aumentano i problemi» - sembra piuttosto discutibile. Non è forse vero che quella barriera meccanica tutela le donne e può impedire la trasmissione del virus dell’Hiv? E dunque perché ostinarsi a proibirne l’uso? Perché non avviare un’educazione sanitaria alla sessualità che, nelle mani delle potenti reti missionarie della Chiesa, inciderebbe rapidamente e profondamente nella realtà di quel mondo?
Abbiamo conosciuto nelle nostre università generazioni di medici cattolici che hanno dato un contributo generoso di lavoro volontario negli ospedali delle missioni, specialmente in Africa. A persone come loro è diretto l’invito papale alla condivisione fraterna, a "soffrire con i sofferenti". Ma che cosa accadrà a chi usa il preservativo?
La durezza atroce, disumana della condanna ecclesiastica che ha colpito con la scomunica la bambina brasiliana e i medici che ne hanno salvato la vita facendola abortire non è stata un bell’esempio di condivisione delle sofferenze. Perfino in Vaticano qualcuno ha avuto l’impressione che si sia esagerato: ma forse solo perché la reazione delle coscienze offese è stata immediata e unanime. Di fatto non risulta che quella scomunica sia stata cancellata. Il corpo della donna resta ancora per questa Chiesa un contenitore passivo di seme maschile, un condotto di nascite obbligatorie, segnato dal marchio biblico della maternità come sofferenza. L’anima di una bambina brasiliana o di una donna camerunense è meno importante di quella di un vescovo antisemita e negazionista.
Suore, scienziati e volontari "Così si fa solo disinformazione"
di Cristina Nadotti (la Repubblica, 18.03.2009)
Una cosa è parlare sorvolando l’Africa a bordo di un aereo, un’altra è vivere tutti i giorni a contatto con chi di Aids muore e con chi, sebbene sieropositivo, cerca di vivere una vita normale. Ancora una volta le idee di un papa sull’uso del preservativo scatenano reazioni che sottolineano la distanza tra le elaborazioni teoriche e la prassi quotidiana.
Suor Laura Girotto, salesiana fondatrice e anima di una missione ad Adua, commenta dall’Etiopia: «È vero quanto afferma Benedetto XVI, l’Aids non si ferma solo con i preservativi, è necessaria soprattutto una corretta informazione scientifica, un’educazione puntuale perché qui l’ignoranza è abissale. Non si può accettare di sentire gli uomini ai quali viene consigliato di usare il preservativo dire che se lo usassero sarebbe come mangiare una caramella senza scartarla. È giusto dire che i preservativi non bastano a risolvere il problema, ma bisogna anche dare informazioni corrette». E in Africa le scelte sono spesso dettate da quello che anche la religiosa chiama «buon senso» piuttosto che dalla dottrina: «Non si può dire a una coppia di ventenni, di cui uno sieropositivo, che non dovranno più manifestare il loro amore anche attraverso la tenerezza. L’amore fisico non ce lo siamo inventato, ce l’ha dato il buon Dio. E allora in quel caso il profilattico è una sicurezza, consigliarne il suo uso non è più un fatto morale, ma una questione di buon senso».
Le parole della religiosa sono riprese anche da ong laiche. Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, sottolinea: «Benedetto XVI si oppone all’uso del preservativo, ma non possiamo dimenticare che esso rimane un’arma decisiva per la prevenzione, perché riduce drasticamente le possibilità di contrarre il virus durante i rapporti sessuali». Non ha dubbi sul valore scientifico dell’uso del preservativo l’immunologo Ferdinando Aiuti: «Ovunque il profilattico è stato utilizzato nelle campagne di prevenzione della malattia, adottate da alcuni governi africani, l’infezione è stata contenuta. La Chiesa può non condividere l’uso del preservativo - ha detto il medico - ma non può dire che non è un’arma o lasciare passare il messaggio che può creare più problemi: è una disinformazione che può portare alla ripresa delle epidemie»
GLI ISTITUTI RELIGIOSI SULLA PREVENZIONE ALL’AIDS:
“IL CONDOM SERVE”. BASTA DIRLO A BASSA VOCE
di Agenzia Adista *
34439. ROMA-ADISTA. Una sommessa apertura verso l’uso del preservativo è stata manifestata dai religiosi riuniti a Roma per presentare “Un servizio d’amore. Analisi globale dell’impegno degli istituti religiosi contro Hiv-Aids”, una “mappatura” sul lavoro svolto e sulle prospettive future che coinvolge i cinque continenti. L’incontro, organizzato dall’Unione superiori generali (Usg) e dall’Unione Internazionale delle Superiore Religiose (Uisg), si è svolto dal 3 al 5 maggio.
Il 27% dell’assistenza e della cura a livello mondiale dei malati di Hiv e Aids, ha detto p. Frank Monks, della Commissione per la salute Usg/Uisg, è fornito dai religiosi. A fronte di un tale contributo, il Fondo globale per la Lotta all’Aids, tubercolosi e malaria (Gfatm) dell’Onu (che valuta i progetti in base a meriti tecnici fra i quali l’avvicinamento allo scopo e la fattibilità) destina alle organizzazioni basate sulla fede il 5% delle risorse a sua disposizione (10 miliardi di dollari). Il dato “è importante”, ha sottolineato il religioso: dimostra che “la risposta dei religiosi al problema dell’Hiv non è sempre stata visibile, oscurata dall’attenzione quasi esclusiva che il mondo secolare ha riservato alla questione del preservativo”. Per la prevenzione della pandemia il condom è considerato indispensabile da tutti ma non dalla Chiesa cattolica, che mette il preservativo alla stregua degli altri anticoncezionali artificiali, ’da non usare’ essendo un tradimento dei piani naturali voluti da Dio. Per evitare il contagio dell’Aids il rimedio proposto dal magistero ecclesiastico è l’astensione dai rapporti sessuali. Ma la strategia degli ordini religiosi per controllare la pandemia non si risolve affatto in questo ’no use’: “siamo molto attivi - ha informato p. Monks - sia a livello di attività medico-sanitaria, sia a livello di prevenzione generale, prevenzione della trasmissione madre-figlio, cura di orfani e famiglie colpite, assistenza spirituale, educazione sessuale e, infine, nel campo della ricerca, in particolare del vaccino”.
E c’è di più: “L’atteggiamento pastorale non è da Giudizio Universale”, ha ammesso suor Maria Martinelli, missionaria comboniana e coordinatrice del progetto di mappatura. “I nostri principi sono noti”, ha ribadito, “magari però a livello personale, considerando poi che operiamo spesso su persone di diversa religione, cultura o etnia, certo non andiamo dicendo col megafono di utilizzarlo (il preservativo), ma ci rendiamo conto che serve”.
Dunque, sembrano dire i religiosi, non è che siamo poi così differenti da altri organismi di prevenzione e cura dell’Hiv-Aids, abbiamo tutti i titoli per reclamare una maggiore partecipazione ai benefici economici del programma mondiale, e per un lavoro, testimoniato da quel 27%, che oltretutto è enorme: solo in Africa, sono 1.000 gli ospedali, più di 5.000 i dispensari e 800 gli orfanotrofi dedicati all’assistenza di persone affette dalla pandemia. “Abbiamo bisogno - così si era espressa con l’agenzia Sir, il 30 aprile, suor Dorina Todiello indicando le finalità della “mappatura” - di trovare una voce unitaria per creare una rete di collaborazione e di scambio di esperienze, per acquisire maggiore visibilità presso le agenzie internazionali e poter accedere in modo più efficace ai fondi”. E aveva attribuito ai religiosi qualche merito in più e qualche ostacolo in meno rispetto ad altri operatori sul campo: l’assistenza a questi malati, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, i più afflitti dall’Aids (due terzi dei 40 milioni di persone malate sono in Africa) “non è solo una questione medica, richiede un approccio globale alla persona, sotto l’aspetto spirituale, economico, affettivo, familiare”; servono cioè “competenze specifiche diverse”, mentre “molti interventi” degli organismi internazionali sono visti come “caduti dall’alto” e a “breve termine”. La maggior parte dei fondi, poi, “è assorbita dalla corruzione” e “la gente non ha fiducia nelle istituzioni pubbliche”.
Rispetto all’“approccio settoriale” di vari organismi internazionali, gli ordini religiosi possono vantare un qualificato impegno nel campo della prevenzione e dell’educazione. “Si tratta di un impegno continuo di educazione sanitaria e sessuale - parole di suor Martinelli alla Sir dello stesso giorno - per prevenire l’uso di alcolici e lo scambio di aghi” e “una sessualità precoce” che “è irresponsabile”. Insomma, “un’educazione alla cultura della vita e alla dignità della persona”. (eletta cucuzza)
Articolo tratto da
ADISTA
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