COSTITUZIONE. "Bibbia civile", Lingua italiana ..... e radici cattolico-sofistiche.

PERA MARCELLO, LA SUA ITALIA, IL SUO DIO E L’APOLOGIA DEL SUO METODO !!! CONFUSA L’IDENTITA’ E LA DIFFERENZA TRA FORZA "ITALIA" E "FORZA ITALIA", NON VEDE PIU’ LA "STELLA POLARE" DEI "DUE SOLI" DI DANTE E DEI "DUE PATRIOTTISMI" DEL PRESIDENTE NAPOLITANO E DI CIAMPI. E vive come se Dio ("charitas) fosse il "logo" di un solo partito e di una sola chiesa, l’azienda ("caritas") del suo Innominato e dei suoi don Rodrigo!!!

sabato 26 gennaio 2008.
 

I due patriottismi

di MARCELLO PERA (La Stampa,24/1/2008)

Il presidente Napolitano ha concluso ieri la sua celebrazione del sessantesimo anniversario della Costituzione con queste parole: «Ci unisce e ci incoraggia in questo sforzo la grande, vitale risorsa della Costituzione repubblicana. Non c’è terreno comune migliore di quello di un autentico, profondo, operante patriottismo costituzionale. È, questa, la nuova, moderna forma di patriottismo nella quale far vivere il patto che ci lega: il nostro patto di unità nazionale nella libertà e nella democrazia».

Ancorché diffusa fra gli specialisti, questa idea del «patriottismo costituzionale» è poco nota al grande pubblico. La si capisce bene per raffronto col patriottismo nazionale. Questo è il patriottismo di un popolo legato da vincoli etnici, di storia, lingua, religione. Nel caso dell’Italia, è il patriottismo quale Manzoni efficacemente cantò nella celebre poesia «Marzo 1821»: «una d’arme, di lingua, d’altar,/ di memorie, di sangue e di cor». O quello che Verdi musicò nel coro del Nabucco. E, naturalmente, è il patriottismo dei combattenti della Resistenza (almeno di quelli che volevano la liberazione dell’Italia da tedeschi e fascisti e non la sua sottomissione ad alcuna altra ideologia o potenza straniera, in particolare l’Unione Sovietica).

Il patriottismo costituzionale è invece il patriottismo di un popolo che si ritiene unito non dai vincoli tradizionali e tipici della nazione, ma da quei princìpi e valori (ad esempio il valore della persona e il metodo democratico, ricordati dallo stesso presidente Napolitano) che sono fissati in un patto costituzionale. Come si vede, il patriottismo costituzionale procede «dall’alto», dalla Costituzione ai cittadini, il patriottismo nazionale viene invece «dal basso», dai cittadini che già si sentono nazione. Tutto il patriottismo italiano, da Dante Alighieri al Risorgimento, alla Resistenza, è stato di questo tipo. E lo stesso tipo animò il presidente Ciampi, del quale si ricorderà, fra le molte iniziative patriottiche, un discorso che tenne al Quirinale in occasione del 104° compleanno di Ardito Desio, dove non a caso citò Dante e proprio il Manzoni del «Marzo 1821».

La questione, naturalmente, non è la differenza di stili. La questione è perché il patriottismo nazionale debba essere rimpiazzato da quello costituzionale, e se questo possa essere un sostituto adeguato di quello. Il filosofo Jürgen Habermas, che del patriottismo costituzionale è non l’inventore ma il più strenuo sostenitore, cominciò col raccomandarlo per la Germania, con l’argomento che, dopo Auschwitz, esso era l’unico nazionalismo concesso ai tedeschi (come dire che i tedeschi non possono più essere «tedeschi»). Poi lo estese a tutta l’Europa, in parte per le stesse ragioni (il rischio di un ritorno ai conflitti nazionalistici del passato riguarda tutti i Paesi), in parte per ragioni nuove. Gli Stati post-moderni, secondo Habermas, non possono avere fondamenti etnici o morali o religiosi, perché questi sarebbero non inclusivi, e ciò non consentirebbe loro di dare cittadinanza a quella «costellazione post-nazionale» che invece l’Unione europea deve essere, specie se aperta alla immigrazione.

Questa dottrina, che ha fatto breccia nella cultura della sinistra dopo la fine del cosmopolitismo comunista, è assai dubbia. Ci sentiamo italiani perché ci riconosciamo nella Costituzione italiana, oppure condividiamo la Costituzione italiana perché siamo italiani? La Costituzione viene prima o viene dopo? Se viene dopo, allora la nostra identità di italiani ne è un presupposto e perciò il patriottismo costituzionale è solo patriottismo nazionale in altra veste verbale. Se viene prima, allora c’è da chiedersi se il patriottismo costituzionale basti a darci l’idea di nazione.

Che cosa avrà inteso dire il presidente Napolitano? Che la nostra crisi di oggi è così acuta che è diventata una crisi di identità, quindi etico-civile, e così grave che persino il tradizionale sentimento di essere italiani si sta perdendo? Lo abbiamo ancora noi il senso della nazione? Ci sentiamo ancora fratelli «di memorie, di sangue e di cor»? La domanda è drammatica: perché, se questo senso lo abbiamo ancora, qualche riforma - difficile, controversa, faticosa e costosa ma comunque possibile - ci salverà. Ma se stessimo per perderlo - o, Dio non voglia, se lo avessimo già perso - allora il nostro futuro sarebbe davvero a rischio. Un interrogativo più inquietante per celebrare una Costituzione nata da quella Resistenza che ci voleva ridare la dignità di nazione non avrebbe potuto esserci.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

L’ITALIA NELLA MORSA DELLA POLTIGLIA...

SALVIAMO LA COSTITUZIONE.

"Deus caritas est". Sul Vaticano, in Piazza San Pietro, il "Logo" del Grande Mercante.

PER L’ITALIA, "DUE SOLI"


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