La Coca Cola pubblicizza così una bevanda destinata all’America Latina
Protestano i docenti di lingua e cultura italiana: "Uso improprio di un simbolo"
Messico, "Bella ciao" in uno spot
Gli intellettuali: "Cambiate musica"
di MARINA ZENOBIO *
UNA pamplonata. Così Matteo Dean - insegnante di italiano presso l’ambasciata d’Italia a Città del Messico e membro di AlterIta, collettivo di docenti di lingua e cultura italiana in Messico - definisce lo spot con cui Coca Cola sta pubblicizzando nel paese latinoamericano un suo nuovo prodotto. Ma con un particolare: la colonna sonora è una versione di Bella Ciao che ricorda un po’ quella cantanta da Manu Chao, ma di sicuro non è sua la voce.
"A ritmo di ska e sulle note di questa mattina mi son svegliato - racconta il professor Dean - un folla di gente festosa corre, inseguita da tori che in realtà sono maschere, ognuna composta da due persone, che rincorrono gli altri fino allo sfinimento. Dopo la festa, sfiancati, tutti si dissetano bevendo questa nuovo prodotto della Coca Cola". Nuovo in Messico ma in realtà Aquarius, la bibita alla quale si riferisce il professore e destinata soprattutto agli sportivi, era già stata lanciata sul mercato europeo in occasione delle Olimpiadi spagnole del 1992.
Connotazione temporale del lancio del prodotto a parte, i docenti di AlterIta proprio non hanno digerito, come si legge in un loro appello, l’utilizzo da parte della company di Atlanta, "la più presente e più ricca a livello globale ma a scapito delle comunità produttive e dei consumatori", di uno dei più famosi motivi del vasto canzoniere della guerra partigiana in Italia.
L’appello di AlterIta per chiedere alla Coca Cola di "cambiare musica" allo spot incriminato è stato già sottoscritto da note personalità, tra cui il premio Nobel Dario Fo, lo scrittore Valerio Evangelisti, Ascanio Celestini e Franca Rame, la senatrice Rosario Ibarra, storica attivista messicana per la difesa dei diritti umani. "Ma anche molte comunità italiane all’estero - spiega il professor Dean - hanno mandato la loro adesione. Ci sono arrivate email da Brasile, Israele, Stati Uniti, Francia. In Italia la protesta è veicolata da Reboc e Cobas, insomma si è costituita una rete di adesioni vasta e trasversale di cui siamo lieti".
Non è la prima volta, spiega il professore, che i docenti di AlterIta, insegnanti di "linguacultura, un’unica parola per un nuovo concetto della didattica delle lingue per stranieri", svolgono attività diverse, oltre l’insegnamento della lingua italiana. L’anno scorso, per esempio, sono riusciti a bloccare una collaborazione tra l’ambasciata italiana in Messico e quello che definiscono "governo genocida" di Oaxaca.
Questa volta "insorgono" contro la madre di tutte le multinazionali perché ritengono inaccettabile che una canzone come Bella ciao possa essere associata a una impresa le cui pratiche commerciali e lavorative sono oggetto di molteplici denunce per violazioni dei diritti umani in diverse parti del mondo, "che impone un modello di consumo pericoloso e che diffonde una visione della vita assolutamente falsa e senza memoria. "La memoria che abbiamo noi - conclude Dean - è un’altra, quella della dignità, della pace, della libertà e della speranza che le note di Bella ciao esprimono. E su quelle note continueremo a camminare verso la costruzioni di una società più giusta e libera".
* la Repubblica, 17 giugno 2008
Woody Allen fa partire la canzone: è Bel ..? Sì, è proprio BELLA CIAO!!!
“Bella ciao" e Tom Waits canta come un partigiano
di Gino Castaldo (la Repubblica, 14.09.2018)
Ha scelto bene Tom Waits come riapparire dopo due anni di silenzio: una straziante e profonda versione di Bella ciao, sentito omaggio all’Italia e alla sua lotta contro il fascismo, suggerito da una incredibile e inaspettata popolarità di cui all’estero sta godendo l’inno partigiano. Anzi a sentire il suo vecchio compagno di strada, il chitarista Marc Ribot (che esce oggi col progetto anti-Trump Song of Resistance 1948- 2018),
Waits l’ha scelta senza esitare nel mazzo di pezzi che gli aveva proposto, una ricca scelta di canti di opposizione scovati nella storia degli ultimi decenni. Certo, l’arcinota melodia diventa ufficialmente Goodbye beautiful, ma per onorare come si conviene l’originale, Waits ha lasciato alcune parole in italiano, compreso un ruvido e strascicato "partisciano" che ammalia come un esperto colpo da maestro.
Racconta Ribot che quando la fece ascoltare in anteprima ai suoi amici italiani gli dissero che la voce di Tom suonava proprio come quella di un vecchio partigiano. E infatti è ruvida, disperata, un’elegia più che un canto di protesta, un urlo di dolore di fronte all’avanzata inesorabile del male, dei nemici della libertà e della democrazia. Ed è solo l’ultimo capitolo, di certo il più autorevole, di una straordinaria catena che sta rilanciando nel mondo il nostro più famoso e condiviso canto di Resistenza.
Ci ha pensato la serie spagnola La casa di carta e a seguire un mare di remix e mash-up che hanno trasformato Bella ciao addirittura in un forsennato pezzo da discoteca, con esempi al limite del buon gusto, anzi decisamente oltre, fino al magistrale tocco di classe di Tom Waits, all’interno di un disco tutto ispirato ai canti lotta.
Dice Marc Ribot, che in passato ha collaborato anche con Vinicio Capossela, che arriva un momento in cui bisogna lasciare da parte timori e incertezze e che ogni movimento di opposizione ha bisogno delle sue canzoni. Il suo disco può servire da memoria storica, tanto per ricordare com’è che si faceva, e del resto il governo Trump, insiste Ribot, va combattuto in ogni modo.
E l’Italia musicale? Per ora tace, e a ricordare Bella ciao ci pensano gli stranieri, perfino gli eroi della dance come l’olandese Tiesto. Da noi il testimone non è stato ancora raccolto. E invece sarebbe bello "rispondere" a Tom Waits, allungare la catena, riprendersela, sarebbe bello che a rilanciarla, a darle nuova vita ci pensasse qualche rapper nostrano, un rocker in vena di riscoprire il linguaggio dell’antagonismo. O dobbiamo pensare che oggi un pezzo come Bella ciao serva solo all’America di Trump?