Grecia, Francia, Italia
la gioventù bruciata
di Ilvo Diamanti *
In Grecia è esplosa una rivolta giovanile. Partita da Atene, si è propagata in molti altri punti del paese. Da Salonicco a Patrasso, da Corfù a Creta. Ma la protesta ha scavalcato i confini, coinvolgendo, fra i bersagli, le ambasciate greche di alcune capitali europee. E’ una vera mobilitazione, scandita da episodi violenti. E di scontri continui, con le forze dell’ordine. Molti di essi sono studenti. E infatti l’epicentro del terremoto sociale è diventato il Politecnico di Atene, insieme al quartiere di Exarchia (intellettuale e, insieme, alternativo). Luoghi mitici, perché proprio da lì, proprio dagli studenti partì la rivolta che, con un costo di vite altissimo, travolse il regime dei colonnelli, 35 anni fa.
D’altra parte, non è un "movimento studentesco". Perché agli studenti si sono uniti molti altri: lavoratori, precari, disoccupati. Comunque: giovani. Inoltre, a guidare le manifestazioni sono gruppi di sinistra radicale, affiancati da gruppi anarchici. Ma non ciò che sta avvenendo non può essere riassunto in un’azione della sinistra antagonista. Anche perché la sinistra antagonista non dispone di una base tanto ampia. La ribellione di massa che sta incendiando le città greche è un po’ di tutto ciò. Mobilitazione studentesca universitaria (e non), antagonista, di sinistra, giovanile.
L’episodio scatenante è drammatico. La morte di un giovane 15enne, sabato scorso, ad Atene, nel quartiere di Exarchia, ucciso da un poliziotto, in seguito allo scontro fra un gruppo di studenti e una pattuglia della polizia. Di fronte a quel che è avvenuto e che sta avvenendo, però, l’episodio, per quanto sanguinoso e violento, appare quasi epifenomenico. Un incidente occasionale. La miccia che provoca un’esplosione a catena. Ed è facile, anche se discutibile, per questo, accostarlo ad altre rivolte che hanno investito le metropoli europee negli ultimi anni.
Per prima, l’esplosione di rabbia che ha sconvolto le banlieue francesi - parigine, anzitutto - nell’autunno del 2006. Anche in quel caso il motivo scatenante è lo stesso: l’uccisione di un ragazzo in una colluttazione con la polizia. Da cui la spirale di violenza che ha travolto, per settimane, le periferie di Parigi, per propagarsi presto ad altre metropoli francesi. La stessa dinamica si ripropone un anno fa, a Villiers-le-Bel, nella banlieue Nord di Parigi. Stessa meccanica: la morte di due ragazzi in moto, investiti (in questo caso in modo del tutto accidentale) da un’auto della polizia. Cui segue una vampata di violenze che degenerano subito. In modo drammatico, visto che in pochi giorni si contano oltre cento feriti, perlopiù tra forze dell’ordine. Certo: si tratta di eventi assolutamente diversi, per contesto urbano e sociale. In Grecia: studenti che si mobilitano in centro storico, con obiettivi apertamente politici. I palazzi del governo e del potere, la maggioranza di destra. In Francia: francesi di seconda generazione; giovani socialmente periferici che abitano le periferie più povere e inospitali. I bersagli: i simboli della cittadinanza negata. Auto, centri sociali, biblioteche. In entrambi i contesti, però, si tratta di "giovani". E la violenza investe alcuni "oggetti" specifici. Oltre alle auto: negozi e hotel di lusso. Simboli di un sistema che si regge e si rappresenta attraverso i consumi. In entrambi i casi, ancora, lo scontro avviene direttamente con le forze dell’ordine e con la polizia, in modo aperto. Non solo è solo la polizia a opporsi alle azioni giovanili. Sono gli stessi giovani a cercare lo scontro con la polizia.
La rivolta di Atene, per alcuni versi, richiama, inoltre, le mobilitazioni che attraversano l’Italia da alcune settimane. Le differenze, in questo caso, sono però ancor più evidenti. Perché in Italia la protesta giovanile non nasce da un episodio violento e non ha assunto toni violenti (se non in alcuni casi molto specifici). Perché ha fini e bersagli squisitamente politici. I provvedimenti del governo in materia di scuola e università. Tuttavia, fra le mobilitazioni vi sono i punti di contatto altrettanto palesi. In Italia come in Grecia i protagonisti sono gli studenti, i teatri le università. In Grecia come in Italia la popolazione studentesca era da tempo in ebollizione, per gli stessi motivi. L’opposizione aperta contro la riduzione delle risorse e degli investimenti sulla scuola - e in particolar modo sull’organizzazione della ricerca e dell’università - pubblica.
Se colleghiamo questi tratti, tanto diversi in apparenza, si delinea un profilo comune e largamente noto. Perché le rivolte investono i giovani, sia gli studenti che i marginali, delle classi agiate e dei gruppi esclusi. I bersagli sono, in ogni caso, le istituzioni di governo, il sistema educativo e le forze dell’ordine, il sistema politico e in particolar modo i partiti e gli uomini di governo. Il denominatore comune di queste esplosioni sociali sono i giovani, occultati e vigilati da una società vecchia e in declino, da un sistema politico imprevidente, inefficiente e spesso corrotto. Schiacciati in un presente senza futuro. Cui sono sottratti i diritti di cittadinanza. Costretti a una flessibilità senza obiettivi. Il che significa: precarietà.
La violenza, in questo caso, diventa un modo di dichiarare e gridare la propria esistenza. Loro, invisibili. Inutile ignorarli, fare come se non ci fossero. Ci sono. Studenti, precari, di buona famiglia oppure marginali e immigrati, politicizzati o apertamente impolitici e antipolitici. Esistono. E se si finge di non vedere si accendono, bruciano. Fuochi nella notte che incendiano le città.
* la Repubblica, 9 dicembre 2008.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Grecia: studenti domani di nuovo in piazza, contro la crisi
Nuove mobilitazioni contro repressione poliziesca e contro la crisi *
ATENE - Gli studenti greci non si fermano. E mentre il Paese sprofonda in una situazione finanziaria sempre più grave, annunciano nuove mobilitazioni ad Atene contro la repressione poliziesca e il tentativo di abolire il diritto di asilo, ma anche per chiedere al governo di "non far pagare la crisi a studenti e lavoratori".
Il Coordinamento della Resistenza Studentesca, un organismo creato nel dicembre 2008, convoca le "migliaia di studenti scesi in piazza" nei giorni scorsi per commemorare Alexandros Grigoropoulos a nuove manifestazioni domani contro le nuove misure economiche che il governo di Giorgio Papandreou potrebbe decidere per far fronte alla crisi. E per difendere il diritto di asilo universitario, chiedere la liberazione delle persone arrestate durante le manifestazionie e la punizione degli agenti responsabili di ingiustificate violenze.
"Non è finita - avverte un comunicato del Coodinamento - la resistenza continua contro la violenza poliziesca, contro l’austerità di bilancio e per difendere il diritto di asilo".
* Ansa, 09 dicembre, 07:59
Atene e le altre città infiammate per la commemorazione dello studente ucciso l’anno scorso
dalla polizia.
Una ventina i feriti, picchiato il rettore dell’Università ateniese
Grecia, Atene in fiamme, scontri e arresti
Rinviato il processo agli italiani fermati ieri *
ATENE - Nuovi scontri davanti al Politecnico di Atene, dopo quelli scoppiati stamattina fuori dal Parlamento: protagonisti, gruppi di giovani mascherati e la polizia. Gli episodi di protesta si sommano a quelli avvenuti nella notte scorsa ad Atene e in tutta la Grecia. L’anniversario dell’uccisione dello studente quindicenne Alexandros Grigoropoulos continua ad incendiare la penisola ellenica. Durante gli scontri i giovani sono entrati all’interno del recinto del Politecnico lanciando da lì pietre e molotov contro la polizia. L’edificio del Politecnico era occupato pacificamente da stamane, insieme ad altre 400 tra scuole e facoltà in tutto il paese. Il resto delle scuole e università sono rimaste invece chiuse oggi in vista delle manifestazioni per commemorare Grigoropoulos.
Decine di feriti e contusi, soprattutto tra gli agenti, e trecentocinquanta fermi ad Atene, Salonicco, Patrasso, Rodi, Creta e Ioannina, sono il bilancio di ieri. Bilancio che continua a salire, a margine delle manifestazioni convocate per oggi: altri 9 arresti, dopo l’ennesimo scontro tra forze dell’ordine e un centinaio di giovani che avevano attaccato i cordoni di sicurezza degli agenti con una sassaiola.
La stampa pur rilevando che "le cause dell’insurrezione del dicembre 2008 non sono state rimosse", ieri appariva tuttavia concorde nel ritenere che gli incidenti fossero meno gravi di quanto si temesse.
Negli incidenti di ieri, sono rimasti feriti 25 agenti, cinque dimostranti ed il rettore dell’Università di Atene, che resta ricoverato in ospedale dopo aver sofferto ferite alla testa in seguito ad un attacco di un gruppo di giovani, che ha fatto irruzione nella sede dell’ateneo, sostituendo la bandiera greca con quella rossa e nera degli anarchici.
Il partito di estrema sinistra Syriza ha accusato il ministro dell’ordine pubblico Michalis Chrisochoidis di "militarizzazione del conflitto" per l’uso eccessivo della forza da parte della polizia ed ha chiesto l’intervento del premier Giorgio Papandreu.
Nella seconda giornata di proteste,anche alcuni sindacati hanno dichiarato una sospensione di tre ore dal lavoro per consentire a tutti di prender parte alla manifestazione.
Il processo per direttissima ai cinque anarchici italiani fermati ieri durante gli scontri ad Atene, che doveva aver luogo oggi, è stato rimandato al 16 dicembre: sono stati rilasciati a piede libero in attesa dell’udienza. Gli italiani (quattro uomini e una donna) sono assistiti da un legale messo a loro disposizione dall’ambasciata italiana, e seguiti dal capo dell’ufficio consolare di Atene.
* la Repubblica, 7 dicembre 2009
Sul Partenone l’appello dei ragazzi greci "Studenti d’Europa protestate con noi"
Era il sogno di Panagulis, far sventolare da lassù una bandiera rossa
di Renato Caprile (la Repubblica, 18.12.2008)
Ciò che rimase un sogno per Alekos Panagulis, come racconta Oriana Fallaci nel suo Un uomo, è riuscito ieri a un pugno di liceali greci: far sventolare sull’Acropoli, il punto più alto e carico di storia di Atene, un mega striscione di 360 metri quadrati con la parola "resistenza" scritta in cinque lingue: greco, italiano, francese, inglese e tedesco. Resistenza al potere, che al tempo di Panagulis era nelle mani dei colonnelli e oggi in quelle di un governo di centro destra, forse corrotto e inefficiente, ma democraticamente eletto. Hanno fatto comunque in fretta a rimuovere quello striscione, Anzi a rimuoverli, perché ce n’era anche un altro che invitava oggi gli studenti europei a una giornata di protesta: per ora hanno risposto solo i coetanei francesi, in lotta contro una riforma che minaccia l’istruzione pubblica. La tempestività della polizia di Karamanlis non ha evitato però che l’originale iniziativa dei ragazzi greci facesse il giro del mondo. E si è adontato non poco il primo ministro, giudicando quell’azione «non scusabile» perché gravemente lesiva dell’immagine della Grecia.
Dopo dodici giorni di inferno urbano con decine di banche e centinaia di negozi assaltati con danni per oltre un miliardo di euro, la parte più ragionevole del movimento esce finalmente fuori. Non prende le distanze dai kukulofori, gli incappucciati, i duri e puri che hanno ingaggiato decine di scontri a colpi di molotov con la polizia, ma prova a coinvolgere gli studenti di altri paesi. Una richiesta di solidarietà che lascia ben sperare nell’evoluzione di una crisi che nei primi giorni aveva solo il sapore della vendetta per la morte di un ragazzo di quindici anni, Alexis Grigoropulos, ucciso da un poliziotto il 6 dicembre scorso.
I senza volto continuano a darci dentro anche se con meno intensità dei primi giorni. Ieri hanno lanciato bottiglie molotov contro un pullmino delle forze speciali, poi si sono concentrati fuori dal Palazzo di giustizia per bersagliare con sassi, uova e yogurth gli agenti in tenuta anti-sommossa. «Maiali, liberate i nostri compagni arrestati», lo slogan scandito per ore. Sono 300 finora quelli fermati. Rischia molto Karamanlis, che per ora non si dimette ma si scusa per le bustarelle intascate da alcuni suoi ministri. Evidentemente non basta. Crisi economica ed arroganza delle forze dell’ordine fanno temere che gli studenti non molleranno facilmente. Oggi si replica ad Atene e Salonicco, ma si spera nel segno del "partito dello striscione".
INTERVISTA
Lo scrittore Vassilis Vassilikos
"Aspettavamo l’occasione per esplodere"
di MARINA VERNA (La Stampa, 9/12/2008)
Vassilis Vassilikos, trent’anni fa lei, con «Z - L’orgia del potere», descrisse come, partendo da un omicidio, si potesse arrivare al colpo di Stato. Anche oggi c’è la scintilla di un omicidio. Dove porterà?
«Lei lo vede: c’è un intero bosco che brucia. Ogni fuoco parte da una scintilla, e il detonatore oggi è la morte di Alexis Grigoropoulos. Ma a mobilitare i giovani, e non solo i quindicenni suoi coetanei, è tutto ciò che è successo negli ultimi anni e ha creato un clima negativo nella società».
Dunque, non solo la crisi finanziaria. «Quella conta certamente, ma prima c’era stato lo scandalo immobiliare che ha coinvolto il monastero Vatopedi sul Monte Athos. E i processi falsati, con i giudici che cambiano decisione secondo i giochi politici. E il tentato suicidio del disinvolto direttore generale del ministero della Cultura, che gestiva le sovvenzioni europee e svendeva i terreni vicini ai siti archeologici. Poi la legge sulle pensioni. E la decisione del governo di stanziare 28 miliardi di euro in aiuti alle banche e non alle persone in difficoltà a comprare il cibo».
E’ questo dunque il sottobosco pronto per l’incendio? «Sì, da tempo i greci avevano la tentazione di sollevarsi, ma mancava il detonatore. Quando l’hanno trovato, tutti i rami secchi si sono incendiati».
Lei vede analogie con la banlieue parigina che brucia dopo due omicidi? «No, qui non c’è il problema degli immigrati, la vicenda è tutta interna alla società ellenica. Nessuno si aspettava che la rivolta prendesse una tale ampiezza».
E gli anarchici? «Approfittano dell’occasione per distruggere, ma non sono il motore».
E lo Stato? Perché non reagisce? «E’ paralizzato, ha paura di un altro incidente, di un altro morto. Così i poliziotti si tengono alla larga dalle manifestazioni».
Ci sono slogan? «Ce n’è uno solo: Alexis è vivo, Alexis ci guida. In questo momento non c’è una leadership politica che dia la linea, a protestare sono i giovani di tutte le scuole, di sinistra, di destra, di centro. E’ una rivoluzione spontanea contro il sistema in generale, magari anche contro Bush».
Nessuno chiede la caduta del governo di centro-destra di Costas Karamanlis? «Al momento no, non è una rivolta politica ma sociale. In piazza c’è la generazione dei 700 euro al mese e quella che sa che ne avrà solo più 500».
In vita sua lei ha visto molte cose. Come giudica questo momento?«E’ un momento grave per la Grecia, anche perché non si capisce dove tutto questo sboccherà. Tutto è nuovo, nulla è simile a trent’anni fa. E sono le tecnologie ad aver cambiato tutto. Non è una rivoluzione virtuale, ma sono stati gli sms e le e-mail a propagare la rivolta così in fretta in tutto il Paese, a far passare il segnale: ribellatevi! E adesso ci chiediamo tutti che cosa succederà nei prossimi giorni. Ancora non ci sono le teste, ma, come nel Maggio 68, arriveranno presto ».
Tutto tranquillo attorno alla chiesa. Manifestazioni nella capitale e a Salonicco L’opposizione: "Nuove elezioni". Il presidente: "L’assassinio di Alexis ferita per la democrazia"
Atene, scontri davanti al Parlamento
Duemila persone ai funerali di Alexis *
ATENE - Ancora alta tensione per le strade mentre sono in corso i funerali di Alexander Grigoropulos, ucciso da un colpo d’arma da fuoco della polizia: ad Atene, davanti al Parlamento, ci sono stati scontri tra studenti e polizia. C’è calma intorno alla chiesa dove si tengono le esequie. Non così altrove: i manifestanti sono scesi di nuovo in piazza, nella capitale e a Salonicco, e gli agenti hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Non ha avuto effetto l’invito alla calma rivolto dal premier: "Faremo giustizia, ma isolate i violenti", ha detto Karamanlis. Intanto, il leader dell’opposizione Papandreou ha chiesto di andare a nuove elezioni. Stamattina il capo dello Stato ha duramente condannato l’assassinio di Alexis, definendolo "una ferita profonda per la democrazia". Il presidente Karolos Papoulias si è incontrato con il premier Kostas Karamanlis, che ha invitato le opposizioni a prendere le distanze dalle proteste.
Il funerale. La grande folla - circa duemila persone - che si è assiepata attorno alla chiesa del quartiere periferico di Atene Paleo Faliro, sta assistendo alle esequie in assoluta tranquillità. Totale assenza della polizia, se si fa eccezione per un elicottero che sorvola la zona.
Ancora disordini. Dopo i violenti episodi di ieri, non si sono placati gli animi: ad Atene, dove è in corso una manifestazione indetta da studenti e insegnanti, ci sono state nuove violenze, con giovani manifestanti e agenti che si sono scontrati davanti alla sede del Parlamento. A Salonicco, dove circa duemila studenti liceali e militanti di sinistra stanno sfilando, la polizia ha usato i lacrimogeni e alcuni giovani hanno reagito lanciando ordigni incendiari. La tensione è calata invece a Larissa, Tricala e nelle isole di Creta e Corfù, che erano state teatro dell’ondata di violenze.
L’opposizione: "Nuove elezioni". Inizia a farsi sentire il contraccolpo politico di queste giornate di proteste violente: il leader del maggior partito di opposizione, il socialista George Papandreou, ha chiesto al governo conservatore di farsi da parte e di andare a nuove elezioni. "Il popolo ha perso la fiducia nel governo", ha affermato Papandreou. Chiedono le dimissioni del governo anche il partito di estrema sinistra Syriza e quello di estrema destra Laos. I comunisti invece sono prudenti, pur essendo molto critici nei confronti dell’esecutivo.
Tensione all’università. Stamattina un centinaio di giovani ha sfidato le forze dell’ordine intorno alla scuola politecnica nel quartiere degli studenti di Exarchia, centro di Atene. I giovani asserragliati all’interno del recinto lanciavano oggetti sulle strade intorno, mentre la grande arteria della capitale che passa davanti alla scuola era chiusa al traffico. Una molotov lanciata contro un negozio di informatica ha causato un principio d’incendio. Nella notte, al Politecnico di Atene, decine di poliziotti in tenuta anti-sommossa hanno respinto con gas lacrimogeni gli attacchi di gruppi di giovani asserragliati all’interno della struttura. Una situazione che ha provocato le dimissioni del rettore Christos Kittas per protesta contro la completa distruzione di un edificio dell’Ateneo "che le forze dell’ordine non sono state capaci di proteggere".
Il governo. Il premier greco, Costas Karamanlis ieri ha convocato una riunione di emergenza del governo in vista anche dello sciopero generale indetto per domani che minaccia di paralizzare il Paese. Alla fine della riunione, durata tre ore, il premier ha detto che il governo "non tollererà che (la morte di un giovane) sconfini in atti inaccettabili e pericolosi" e metta a rischio la tenuta della democrazia. Il bilancio degli arresti è di 87 persone fermate.
Torino e Bologna. Scritte di protesta sono state tracciate a Torino sulla facciata del palazzo che ospita il consolato greco, in corso Galileo Ferraris, in riferimento ai disordini scoppiati in Grecia dopo l’uccisione di un quindicenne da parte di un poliziotto. "Assassini" e "Andreas vive nelle lotte" sono i messaggi che si leggono. A Bologna, una dozzina di attivisti del centro sociale Tpo ha manifestato in tarda mattinata davanti al consolato onorario della Grecia per protestare contro governo e polizia ellenici.
* la Repubblica, 9 dicembre 2008
Grecia, in sei mila ai funerali. Scontri anche fuori dal cimitero *
Seimila persone hanno dato l’ultimo saluto ad Alexis Grigoropoulos, il sedicenne ucciso dalla polizia greca durante una manifestazione. Ma nemmeno fuori dal cimitero di Paleo Faliro, la guerriglia urbana che va avanti da giorni si è fermata. Centinaia di giovani indignati per la barbarie della polizia si sono scontrati con gli agenti: da una parte si usano sassi e spranghe, dall’altra lacrimogeni e manganelli.
Secondo le autorità greche, il bilancio della sommossa è «catastrofico»: «I danni sono incalcolabili - dice il vicesindaco di Atene - è una catastrofe. Il comune ha dispiegato fin dall’alba di oggi tutti i servizi di pulizia per rendere accessibili le grandi strade del centro città. Temiamo - ha concluso - per l’immagine turistica di Atene». Secondo i vigili del fuoco, solo nella capitale, ci sarebbero 49 palazzi d’uffici devastati, oltre a 47 negozi, 14 filiali bancarie, 20 automobili e 3 uffici ministeriali. Ma al conto bisogna aggiungere le perdite in termini commerciali dei negozi nella stagione natalizia. Si annunciano le prime misure: il Comune della capitale offre un anno di esenzione dalle tasse locali per le attività colpite e la Banca Nazionale di Grecia offre un anno di sospensione dei pagamenti delle rate del mutuo, nonché condizioni vantaggiose per i prestiti per le riparazioni.
Ma nel frattempo infiamma anche la polemica politica: i sindacati greci hanno respinto l’appello del premier Costas Karamanlis ad annullare la manifestazione di massa convocata per mercoledì. «La nostra risposta è che lo sciopero e il corteo si svolgeranno come previsto», ha dichiarato Stathis Anestis, portavoce della più grande confederazione del Paese, la Gsee. Infine, il leader dell’opposizione socialista greca, Georges Papandréou, ha chiesto le dimissioni del governo e il «ricorso al verdetto popolare».
* l’Unità, 09 Dic 2008
Dopo le violenze dei giorni scorsi, oggi le manifestazioni dei sindacati
La protesta, già in programma da tempo, è contro la politica di tagli del governo
Grecia con il fiato sospeso
è il giorno dello sciopero generale
ATENE - La giornata di sciopero generale, convocata dalle grandi confederazioni sindacali greche prima dell’esplosione di violenza degli ultimi giorni, rischia di accrescere ulteriormente la tensione in un paese sconvolto da scontri e disordini. La polizia oggi è in stato di massima allerta.
La manifestazione della potente Confederazione generale dei lavoratori greci e della Federazione dei funzionari inizierà alle 13 nel centro di Atene. Il premier Costas Caramanlis aveva chiesto ai sindacati di revocare lo sciopero in considerazione della situazione di estrema tensione degli ultimi giorni, ma il suo invito non è stato accolto. Un’altra manifestazione è prevista in mattinata in seguito all’appello delle sigle sindacali comuniste (Pame), sempre nel centro della capitale.
Ieri il leader dell’opposizione socialista, Georges Papandreu, aveva chiesto al primo ministro di sciogliere le Camere e convocare elezioni politiche anticipate. Lo sciopero di 24 ore, che avrà ripercussioni soprattutto nel settore dei trasporti, convocato contro la politica di austerità promossa dal governo conservatore, vuole esercitare pressioni sull’esecutivo, già indebolito dalla fiammata di violenze seguite alla morte di Alexis Grigoropoulos, il ragazzo di 15 anni ucciso sabato da un colpo esploso da un poliziotto.
Ieri numerosi incidenti erano seguiti ai funerali del giovane, nella periferia di Atene. Gli scontri tra studenti e polizia sono proseguiti nella notte, con diverse incursioni verso l’esterno da parte degli studenti che sono barricati all’interno delle facoltà di legge e del Politecnico della capitale. Danneggiati un ufficio postale, una banca e un’agenzia di viaggi. Le persone fermate sono state 55, alcune per violenze, altre per furti. Fra i fermati anche 25 stranieri. Il sindaco della capitale, Nikitas Kaklamanis, ha stimato in 360 il numero dei negozi danneggiati "parzialmente o interamente".
Anche a Salonicco, seconda città della Grecia, si sono verificati scontri nel corso della notte fra la polizia e una cinquantina di giovani barricati all’interno della facoltà di filosofia. Incidenti si sono verificati pure a Patrasso, Larissa, Kalamata e Giannina.
* la Repubblica, 10 dicembre 2008
Disordini nella capitale greca e a Salonicco nel sesto giorno
consecutivo dalla morte di un adolescente, ucciso da un agente
Atene, scontri tra giovani e polizia
tra le università e la prigione
Episodi analoghi anche a Madrid e Barcellona: nove feriti e undici arresti
ATENE - Scontri tra giovani e agenti di polizia in vari punti della città di Atene, per la sesta giornata consecutiva dopo la morte di un adolescente ucciso da un poliziotto. I primi scontri hanno avuto luogo all’esterno della prigione di Koyrdallos, la più grande di Atene. Sono scoppiati quando alcune centinaia di dimostranti - tra i quali anche alunni delle scuole, che non sono ancora tornati a lezione - si sono raccolti all’esterno dell’edificio e hanno cominciato a bombardare gli agenti con oggetti contundenti.
Piccole scaramucce tra studenti e polizia anche vicino al Politecnico, nel centro di Atene. Nel quartiere di Exarchia, al centro di Atene, dove si trova il Politecnico, una quarantina di giovani hanno scagliato sassi contre le forze anti-sommossa, che hanno risposto con lanci di lacrimogeni per disperderli. Tre persone sono state fermate.
Un gruppo di giovani, inoltre, si è scontrato con gli agenti in un istituto agrario e gruppi di manifestanti hanno preso d’assalto negozi e edifici pubblici nei quartieri di Nea Smyrni e Galatsi.
Secondo una fonte della polizia, il Politecnico, quindici edifici universitari e cento scuole a Atene e a Salonicco sono occupati dall’inizio della settimana da studenti e giovani in segno di protesta per la morte di Alexis Grigoropoulos, ucciso da un poliziotto sabato scorso.
A Salonicco, decine di giovani continuano a essere asserragliati nell’università della città. Gli edifici sono stati saccheggiati dai giovani. Diversi professori hanno riferito ai media locali che i loro uffici sono stati saccheggiati e i loro archivi devastati. Secondo la legge greca, la polizia non può intervenire all’interno delle università.
Scontri per protestare contro l’omicidio del giovane Grigoropoulos anche in Spagna, a Madrid e Barcellona. I dimostranti hanno infranto i vetri di un commissariato di polizia e colpito con lanci di pietre filiali di banche. Nove persone, tra le quali tre agenti di polizia, sono state ferite. Sono stati arrestati undici manifestanti.
* la Repubblica, 11 dicembre 2008