In Calabria sono spesso avvenuti processi politici o sociali decisivi; dopo nel resto d’Italia. Il compromesso storico fra Dc e Pci fu a San Giovanni in Fiore (Cosenza), prima che a Roma. Ancora, la penetrazione della ‘ndrangheta nella sfera pubblica, partita a livello circoscritto, è oggi realtà transregionale.
Dopo il voto referendario, la politica, specie a sinistra (?), sembra chiusa in dinamiche di mera tattica e strategia, nella difesa dello statu quo ante e, di fatto, nell’irresponsabile rinuncia a costruire l’alternativa a Berlusconi, causa di se stesso.
Il Pd è dentro l’immobilismo e le contraddizioni di Bersani; Sel, con scarsa risolutezza, s’affida, remissiva, all’oratoria e all’immagine di Nichi Vendola; IdV rischia di passare, suo malgrado, solo come il partito della lotta al Cavaliere (dei vip, dei vizi, delle lobby, dei colpi ai princìpi dell’ordinamento e alle istituzioni). Casini ha gioco facile in questo quadro e può oscillare a piacimento, per convenienza. Fini è in crisi, la Lega regge: abbagliata dal potere, sa imbonire col folklore gli agricoltori padani. Un’invettiva contro Roma, schizofrenica ma efficace, basata sull’infondatezza delle tasse, la "pancia" e le “ragioni” del Nord trainante.
Se questo è vero, Berlusconi, benché il popolo non ne legga più la storia in termini agiografici, potrebbe rapido tornare in auge. Nonostante la recente batosta di Milano, di Napoli, del quorum e dei quattro «sì». Ed è proprio in Calabria, nel piccolo, nel locale, che il Pdl sperimenta un nuovo posizionamento, complice la sinistra (?), miope ad kalendas, incapace, "repressiva", inattendibile.
In controtendenza rispetto al dato nazionale, il centrodestra ha vinto a Reggio Calabria, a Cosenza, a Catanzaro e in altri comuni importanti. Come Rossano (Cosenza), Siderno (Reggio Calabria), San Giovanni in Fiore.
Per certo, ha avuto il suo effetto, a riguardo, la fama di concretezza del governatore regionale Giuseppe Scopelliti, figura piacente d’un sempiterno Pdl, abile nel proporsi innovativo con gli uomini di sempre, che devono alla subordinazione e al familismo di molti calabresi il loro enorme consenso, confermato ogni volta. Su tutti, privi di squalifiche penali, i fratelli Antonio e Pino Gentile da Cosenza e l’ex missino ed ex An Michele Traversa, dominus di Catanzaro. Per non parlare dell’ex consigliere regionale Santi Zappalà, berlusconiano, già sindaco di Bagnara (Reggio Calabria), rito abbreviato e quattro anni di reclusione per corruzione elettorale, aggravata dalle modalità mafiose (qui un link sulla predetta operazione estetica del Pdl calabrese, che sfrutta mediaticamente l’icona Scopelliti per proclamarsi altro dal sistema).
Nelle dinamiche politiche calabresi, generalmente ossevate con spiazzante leggerezza, San Giovanni in Fiore torna ad essere centrale. Lì ha vinto Antonio Barile, biografia forzista e pidiellina, vicino al popolo, attento a laboratori politici continui (società civile per cause comuni, primarie dei partiti con regole condivise, dibattiti organizzati da giovani) e legato a centinaia di disoccupati, nel tempo assistiti dallo Stato con varie misure. Ad uso elettorale, prima che per tamponare situazioni d’emergenza, pure esistenti, o placare un disagio sociale sfociato in incendi del municipio, blocchi stradali e della nettezza urbana. Destra e sinistra coinvolte in questa fabbrica dei voti: da Gianni Alemanno, da ministro delle Politiche agricole, a Giovanni Dima (entrambi del Pdl), da assessore regionale all’Agricoltura; da Agazio Loiero (Pd), da presidente della Regione Calabria, al suo vice Nicola Adamo (ex Pd?).
Barile ha condotto la propria campagna elettorale dichiarandosi candidato alternativo al sistema; nella sua visione incarnato da Mario Oliverio (Pd, attuale presidente della Provincia di Cosenza) e adepti, considerati un esercito di politici, amministratori, funzionari e militanti pronti a ostacolare dissenso, opposizione e alternativa. Anche con mezzucci.
Barile ha ripetutamente affermato la propria indipendenza e distanza dalle appendici berlusconiane, conquistando l’appoggio e l’entusiasmo d’una società civile impegnata, idealmente di sinistra ma stanca delle limitazioni e delle vendette politiche di Oliverio. "La Voce di Fiore" ha espresso con chiarezza la sua posizione in proposito (qui il link).
Smarcandosi dal quesito sul legittimo impedimento, Barile ha detto che avrebbe votato contro la privatizzazione dell’acqua e contro le centrali nucleari. Con la difficoltà di non scontentare certi elettori pidiellini del posto, che ritengono esatta e insindacabile ogni trovata di Berlusconi. Anche se li mandasse al rogo.
Barile è diventato sindaco perché non c’era alternativa della stessa potenza elettorale. Aveva, infatti, il vento dalla sua: il popolo, non più solo quello dei disoccupati in perenne rivolta; gli stessi che, quando con amici organizzamo la manifestazione apartitica in difesa dell’Abbazia florense, dissero: "Potrebbe pure cadere il monumento, non ce ne frega".
Barile, presentatosi come aperto, movimentista, espressione del popolo, si è smentito al primo atto. La sua giunta ha come vicesindaco Battista Benincasa, del Pdl. Eppure, qualche giorno prima aveva dichiarato che non si sarebbe basato sui numeri e le logiche tradizionali della politica.
Ora, è pacifico e legittimo che un sindaco eletto democraticamente faccia come gli pare. Ma non è corretto gabbare il popolo: avesse detto da principio d’essere del Pdl e di agire secondo i dettami del suo partito, sarebbe stato trasparente. E forse avrebbero avuto altri strumenti, per comprenderne l’orientamento, i tanti sostenitori che lo hanno aiutato reputandolo super partes. Noi avevamo preannunciato il pericolo, anche per i liberali lontani dal berlusconismo modello Garnero, alias Santanchè.
Di Barile avevamo sondato l’irrequietezza, rispetto a narrazioni oggettive e pubbliche della vicenda berlusconiana. Si legga Mangano, Dell’Utri, Mills. L’avevamo visto scivolare in difese d’ufficio del Capo; stile Ghedini, insospettabilmente simpatico.
L’altra scelta indicativa di Barile, in ordine all’esecutivo di San Giovanni in Fiore, è la nomina, quale assessore ai rapporti coi disoccupati, di Franco Spina. Si tratta di uno dei leader di quel gruppo che, per quanto ingannato dall’intera classe politica calabrese, ha costantemente espresso il proprio disprezzo verso le istituzioni, imprecando in tutti i consigli comunali degli anni passati e impedendo le attività pubbliche con pesanti azioni di forza.
Tutti, a prescindere dal titolo di studio e dalle condizioni economiche e sociali, hanno il diritto di governare. Ma non costituisce un esempio, specie in Calabria, la predetta decisione di Barile; il quale, peraltro, ha partecipato con diritto di tribuna, garantito a tutti, a diverse nostre iniziative per la cultura della legalità.
Io temo, e spero che ne sia consapevole, che Barile sia la pedina di un centrodestra, quello calabrese, che ambisce a riabilitare Berlusconi, alle corde, compattando un popolo troppo a lungo maltrattato dalla sinistra. Un popolo che non ha colore; che, pure a queste latitudini meridiane, ha garantito il raggiungimento del quorum ai referenda. Un popolo che ha compreso bene i salti e le acrobazie della politica e si ritrova unito su questioni che toccano l’ambiente, la vita, il futuro. Un popolo che la sinistra calabrese, spaccata, litigiosa e vorace, non riesce più a convincere; mentre quella nazionale appare intontita e non sa ripartire al di là di Berlusconi.
Festeggiando il successo elettorale, io non mi sarei fatto accompagnare, fossi stato in Barile, né da Pino Gentile né da alcuni personaggi, del popolo, dalle dubbie frequentazioni.
Due sono le possibilità, non ne vedo altre: o Barile, avendo il favore popolare, si sgancia dal Pdl, i cui maggiorenti sono il sistema a tutti gli effetti, oppure, cosciente, si mette a servizio della resurrezione di Berlusconi. Al secondo giorno.
Carmine Gazzanni
Parlare di politica sull’Altopiano silano ed ancor di più nel paese di Gioacchino da Fiore da sempre di SINISTRA ed oggi di centrodestra non è facile. Aggiungere qualcosa alla sua disamina del passato e presente è difficile. Sono d’accordo su quasi tutto . Una domanda mi sorge spontanea.. Dove era l’intelighenzia cittadina quando si realizzava il "sacco" ? Dove erano i politici assurti alla scena regionale e nazionale quasi sempre muti a Roma ed intriganti ed intricati a CZ? Eppure nel paese di Gioacchino tanti hanno governato. E Qualcuno, ancora indomito, sogna, di non finire.. mai. Con il regionalismo becero calabrese nelle mani di tanta sinistra e centro sinistra San Giovanni in Fiore ha costruito solo PALLA PALLA distruggendo anche le sue radici storiche. L’esempio di tale scempio irriguardoso verso tutti i calabresi la CASA di Gioacchino da Fiore.
Il sindaco Barile si trova ad essere 1° cittadino svegliandosi dopo una notte di piena estate ! Chiedergli, oggi, in condizioni difficilissime di risollevare " il morto " è perlomeno irriguardoso verso la prima carica. Dire la verità ai tanti cittadini che hanno vissuto (?) da assistiti e/o sottopagati e sottoccupati per generazioni accontentandosi del poco che passava il CONVENTO della politica fai da te è impresa ardua per un comune mortale.. Figuriamoci per l’onesto Sindaco Barile che in tempi non sospetti cavalcava tale problematica. Le prove di Ercole sarebbero più facili... Passa il santo, oggi, DON PEPPE DA RIGGIU, ed allora quasi tutta la politica calabrese si trova con... Viva il Santo. Siamo NOI che dobbiamo cambiare; siamo noi cittadini non più di destra o di sinistra che dobbiamo appropriarci del destino dei ns figli, partecipando, partecipando... Liberi di confrontarci con vecchi e nuovi soloni a qualunque latitudine. Non più servi/ clienti, neanche per bisogno, ma liberi cittadini di un Paese eventualmente di tutti e per tutti.
Caro Emiliano
come vedi, appena ai smesso di manifestare la tua aspra critica politica a mario oliverio e coerentemente con la tua vocazione di giornalista politico e cronosta dei fatti, poni se non le stesse le più dure critiche ai berlusconisti calabresi, i tifosi e i tale-bani di scopelliti ti assaltano definendoti un servo di di pietro ecc...
L’alternativa proposta da questi fanatici neo-idealisti, ricolmi del culto della personalita per berlusconi e per scopelliti, sono personaggi che stanno sulla scena politica calabrese da 30.40 anni, legati al tipico familismo politico gattopardiano.
Il punto più delicato che poni all’attenzione è che il berlusconismo calabrese non rappresenti un’isoletta di soldati giapponesi che continuano a restare in guerra contro il nemico americano anche se la guerra è finita. secondo quanto hai scritto, almeno così lo interpreto io, il baluardo del berlusconismo resistente qui da noi potrebbe rappresentare un avamposto dove fare rifocillare le truppe rigavanilzare il "popolo" affamato ancora di populismo. Qui in calabria berlusconi potrebbe trovare il modo per risorgere ancora una volta.
per una serie di motivi che non sto a descrivere non sono propriamente daccordo ma credo che ancora una volta la calabria non riesce a staccarsi da alcuni mali storici: populismo, demagogia, trasformismo ( guarda quello che succede a San Giovanni in Fiore ) malaffare, mancanz adi formazione di una nuova classe dirigente politica e non professionista della politica.
IL SONNAMBULISMO DEI SOSTENITORI E L’OPERAZIONE RIUSCITA DI GABBARE IL POPOLO....
(...) è pacifico e legittimo che un sindaco eletto democraticamente faccia come gli pare. Ma non è corretto gabbare il popolo: avesse detto da principio d’essere del Pdl e di agire secondo i dettami del suo partito, sarebbe stato trasparente. E forse avrebbero avuto altri strumenti, per comprenderne l’orientamento, i tanti sostenitori che lo hanno aiutato reputandolo super partes. Noi avevamo preannunciato il pericolo, anche per i liberali lontani dal berlusconismo modello Garnero, alias Santanchè (...)
Commento più che esatto, egregio direttore.
I tanti sostenitori ormai sono ben conciati sotto sale, come pesci in barile! Hanno perso tutto: testa e dignità.
Gian Luca V.
Io ho fatto un altro discorso, e il forum e’ sul contenuto del pezzo. Strano, caro Ribelle, il tuo modo di scrivere. Usi i due punti, poi scrivi "immaggini", dai l’impressione di procedere in libertà con le regole e i termini della scrittura, ti riferisci a Caldoro, oggi sotto inchiesta, e lo accosti a Barile. O sei poco accorto o, se convinto delle tue affermazioni, non hai pensato troppo alle loro conseguenze in rete. Saluti, e la prossima volta rivelati. Noi non siamo l’onorata società.
emiliano morrone
Caro Ribelle,
il forum è su un oggetto specifico. Non sto discutendo di linguaggio, mi riferisco alla sostanza. C’è un’analisi politica, dopo puoi anche scrivere che sei un tifoso dell’"Internazzionale" o del "Peruggia", ma sarebbe, lo sai molto bene, aliud pro alio. Pur ammettendo tutti i "volatili" che ti occorrono.
Cordiali saluti,
em
Caro Ribelle,
come vedi, nessuna censura. Continuo a pensare che tu non sia un bariliano ne’ uno sprovveduto nella scrittura. Vuoi, pero’, farlo credere. In quanto al resto, scrivi pure che scopiazzo, mi scivola e sorrido. Qui ho articolato un discorso di alternativa al berlusconismo, sei tu che polarizzi. Non possiamo e non dobbiamo spostarci sul personale. Ti ricordo, ma per l’ultima volta, che "la Voce di Fiore" non e’ un gruppo Facebook. Ti invito, dunque, ad esprimere la tua opinione in libertà, "volatili" compresi. Ma sulla questione posta: l’asse calabro del Pdl, di cui Barile spero non faccia mai parte, in rapporto alla situazione politica nazionale. Molto cordialmente,
emiliano
Credo che gli scenari delineati da Emiliano nel suo pezzo non siano destituiti di fondamento. 1) tutti speriamo che Barile possa amministrare con saggezza e lungimiranza per cominciare(e sottolineo cominciare) seriamente ad affrontare le endemiche emergenze sangiovannesi; 2)Barile ha dimostrato indubbie qualità e attitudini particolari nella sua prima, e veloce, esperienza da sindaco; 3)Barile ha però un debito politico forte con il Pdl calabrese e con Scopelltiti; 4)Barile prima o poi questo debito lo dovrà pagare; 5)Barile dovrà dacidere se fare "solo" il sindaco di San giovanni in Fiore oppure il ben disciplinato esponente del pdl calabrese; 6)Barile dovrà decidere se fare il capopolo fino in fondo, se essere l’amministratore pragmatico e il politico dall’etica incorruttibile, oppure l’amico "i Gentile i cusenza", uno a cui sinceramente, a guardarlo in faccia, non gli daresti manco il cane la sera per portarlo a pisciare; 7) Barile insomma dovrà decidere se fare il piccolo quadro del peggior partito che l’Italia repubblicana è riuscita ad esprimere oppure se fare del proprio comune un piccolo avamposto di originale, nuova, virtuosa esperienza politica.
Barile mi sa che ha già scelto però...
domenico barberio
DUE SONO LE POSSIBILITA’, NON NE VEDO ALTRE ....
Caro Direttore
Condivido e sottoscrivo, pienamente! Un intervento terso e pulito, chiarissimo e "charissimo" (degno della "charitas" dell’amato Gioacchino), che restituisce - in tutta la sua portata - onore e dignità a San Giovanni in Fiore, alla Calabria intera, e all’Italia tutta - oltre che al modesto lavoro della "Voce di Fiore".
In considerazione anche dei tuoi interventi da e su Africo, mi piace ricordare a noi stessi e ai lettori della "Voce" quanto scriveva don Lorenzo Milani:
“Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto. A questo patto l’umanità potrà dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico” (don Lorenzo Milani, Lettera ai giudici, 1965)
Che *viva San Giovanni in Fiore*, che *viva la Calabria*, che *viva l’Italia*!!!
Federico La Sala
Caro Prof,
mi ricordo, oggi che sono nostalgico, la prima chiamata che ti feci. La stampa stava processando padre Fedele e tu e io intervenimmo. Da allora, abbiamo camminato tanto. Insieme. Seguendo la via dello spirito e della ragione. D’una religiosità, anche laica, che ci porta al confronto, al dibattito, all’informazione, alla partecipazione. Non è poco, e te lo scrivo con sincera commozione. Grazie.
emiliano