Manifestazione a Crotone contro i “DICO”
La cittadina calabrese è la prima in Italia a mobilitarsi in tal senso
CROTONE, mercoledì, 14 marzo 2007 (ZENIT.org).- Giovedì 15 marzo prossimo alle ore 19,00, a Crotone, in Piazza della Resistenza, si terrà una grande manifestazione organizzata dalla Consulta dei Laici dell’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, non solo per protestare contro i DICO, ma per chiedere politiche adeguate a sostegno della famiglia e dei suoi bisogni.
Alla manifestazione di piazza hanno aderito tutti i movimenti, gruppi e associazioni ecclesiali. Inoltre, sono state mobilitate tutte le parrocchie della Diocesi.
L’iniziativa intende unirsi ai richiami del Magistero in difesa della famiglia, oggi minacciata da scelte ideologiche che la minacciano nelle sue proprie fondamenta.
La manifestazione di piazza è da considerarsi un micro test per la manifestazione nazionale contro i DICO, la cui data non è stata ancora fissata.
La manifestazione sarà introdotta dall’avvocato Giancarlo Cerrelli, Rappresentante della Consulta per l’Apostolato dei Laici dell’Arcidiocesi di Crotone- Santa Severina, nonché Consigliere nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani; seguiranno poi gli interventi del Senatore della Repubblica Italiana Alfredo Mantovano e di monsignor Domenico Graziani, Arcivescovo di Crotone- Santa Severina.
“Scenderemo in piazza - sottolinea l’avvocato Cerrelli in un comunicato inviato dall’Arcidiocesi di Crotone - non tanto per protestare contro i DICO. Ma per difendere la famiglia, che è sotto attacco. Ecco perché in questa occasione chiediamo l’approvazione di misure e politiche a sostegno dei nuclei familiari e dei loro bisogni, che riguardano l’educazione e la vita”.
Crotone - ’’Noi non abbiamo nulla contro gli omosessuali. L’omosessualita’ pero’, cosi’ come emerge da alcuni studi, e’ una malattia tanto che era inserita, fino a qualche anno fa, nel manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali’’. E’ quanto ha detto il presidente dell’Unione giuristi cattolici della Calabria, Giancarlo Cerrelli, replicando al deputato dell’Ulivo Franco Grillini secondo il quale la manifestazione svoltasi ieri a Crotone contro i Dico e’ stata una ’’prova generale di omofobia’’.
’’Le lobby dei gay - ha aggiunto - hanno poi fatto in modo che l’omosessualita’ venisse eliminata tra le malattie del manuale per far si che la loro condizione venisse considerata come uno stile di vita. In realta’ l’omosessualita’, secondo quanto emerge da numerosi studi, deriva da una nevrosi oppure da rapporti con i genitori che non sono stati naturali. Facendo riferimento piu’ specificamente alla vicenda dei Dico, vorrei ribadire che noi non abbiamo nulla contro le coppie omosessuali.
Queste pero’ non possono avere una rilevanza sociale e giuridica perche’ sono strutturalmente non aperte alla generazione’’.
’’I Dico - ha concluso Cerrelli - sono solamente un processo iniziale. Sono una locomotiva leggera alla quale saranno attaccati altri vagoni come ad esempio le adozioni da parte delle coppie omosessuali. Tutto questo noi non possiamo accettarlo e quindi esprimiamo il nostro dissenso contro questo disegno di legge sulle convivenze’’.
* ANSA 16.03.2007
Sul tema, nel sito, si cfr.:
MONSIGNORE SI DIA UNA CALMATA
di Chiara Saraceno *
La gerarchia cattolica, come ogni autorità religiosa, ha sicuramente il diritto e persino il dovere di esprimersi sui temi che toccano la morale e il senso della vita. Ciò che dice va ascoltato con rispetto e con attenzione, anche quando non lo si condivide. Ma ci sono occasioni in cui è davvero difficile mantenere un atteggiamento di rispetto e ascolto. Le dichiarazioni di ieri di monsignor Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, a Gubbio sono una di queste - ormai sempre più frequenti - occasioni. Di fatto ha individuato come i peggiori nemici della umanità - «fomentatori di guerre e terrorismo», negatori «del riconoscimento dell’altro» a vantaggio del mantenimento di «situazioni e strutture di ingiustizia sociale» - le donne che abortiscono, le persone che riflettono sul testamento biologico e sul diritto a porre fine ad una vita che ha perso tutte le caratteristiche di vita umana, le coppie eterosessuali che convivono senza sposarsi e gli omosessuali in quanto attenterebbero alla dualità sessuale. Sono loro responsabili dei mali del mondo, non i dittatori politici ed economici, non coloro che fomentano guerre etniche e religiose, non gli sfruttatori di donne e bambini, non i mercanti di uomini e neppure coloro che in nome della morale sessuale si oppongono all’utilizzo di semplici precauzioni per evitare il diffondersi dell’Aids che da solo in alcune parti del mondo fa ancora più stragi delle guerre civili.
È difficile provare rispetto ed avere attenzione per chi confonde terroristi e violenti veri e persone che, assumendosene tutta la responsabilità e talvolta la sofferenza, compiono scelte eticamente motivate, ancorché in modo difforme dalla morale cattolica. Per chi, tra l’altro, non distingue neppure, dal punto di vista della gravità rispetto al suo stesso concetto di morale, tra aborto e convivenza senza matrimonio, tra eutanasia e approvazione dei Dico e ritiene (contro le stesse più recenti acquisizioni della Chiesa) che l’omosessualità sia uno stile di vita, e non una condizione umana in cui ci si trova a nascere e vivere. Perciò teme, un po’ grottescamente, che se si riconoscessero le coppie omosessuali nessuno più farebbe coppie (e matrimoni) eterosessuali. È una visione senza sfumature e senza distinzioni, oltre che senza rispetto. Per questo è intimamente violenta oltre che intellettualmente rozza.
Non credo che così si difenda veramente il cristianesimo. Certamente non è così che si può aspirare a ottenere rispetto e attenzione per le proprie posizioni. Si incoraggia soltanto l’escalation dell’insulto reciproco, dell’abuso del linguaggio, dell’incapacità a distinguere e ad ascoltare, della caccia al diverso. Non è né pedagogia civile né, tantomeno, pedagogia religiosa. È una chiamata alle armi. È questo che la gerarchia cattolica vuole per il suo popolo e per il nostro Paese? Chi sta davvero, per riprendere le parole di Betori, coltivando «sentimenti di arroganza e di violenza»? Un po’ di autocontrollo, per favore.
* La Stampa, 18/05/2007
A PARTIRE DAL PRESENTE .... UNA CHIAVE PER CAPIRE LA CONFUSIONE IDEOLOGICA E SPIRITUALE (OLTRE CHE LA DERIVA NAZISTOIDE) DELLA "FAMIGLIA" VATICANA. Avendo buttato a mare tutta la tradizione critica e cristiana, i "cattolici" confondono (livello "storico" e livello "logico" e - in piena notte "edipica" - vogliono riportare direttamente l’ intera famiglia umana ... alla preistoria!!! (fls)
Se la famiglia risale alla preistoria
di Fiorenzo Facchini (Avvenire. 17.03.2007)
Nel dibattito in corso sulla famiglia si registrano proposte di legge relative a nuove forme di aggregato o surrogato familiare. C’è chi ha scritto che la famiglia sarebbe una invenzione del cristianesimo. C’è perfino chi ritiene superata la finalità procreativa della coppia prospettando la possibilità di separare procreazione e sessualità mediante le biotecnologie. Sono posizioni tipicamente ideologiche in cui si dimenticano le esigenze squisitamente antropologiche che fondano la famiglia e sono alla base dello sviluppo e del successo della specie umana.
Frugando nelle pieghe del passato si può cercare se e quale possa essere stato il ruolo della famiglia presso i nostri antenati, soprattutto quale famiglia potessero avere. Non mancano documenti su sepolture di madre e bambino, come attesta la più antica sepoltura, datata a 90.000 anni fa e trovata a Qafzè (Israele). Assai interessante la sepoltura (familiare?) di Sungir (Russia, 28.000 anni fa) con un anziano, una donna e due ragazzi. Il tema della sessualità e della coppia emerge con grande evidenza nelle incisioni rupestri della Val Camonica, e si ritrova anche nei petroglifi dell’Asia centrale.
Ma quale poteva essere il modello familiare nelle prime forme umane? Vari argomenti suggeriscono un’organizzazione basata su un nucleo familiare stabile, imperniato sulla coppia.
Lo richiedeva la stessa condizione umana. La prole, generata in uno stato di immaturità, comporta un periodo molto più lungo di crescita, documentato anche dagli studi sulla crescita dei denti in reperti preistorici, rispetto ai primati non umani e fonda duraturi rapporti parentali e di coppia. Il periodo di dipendenza dai genitori assume un significato educativo e consente l’apprendimento per quei comportamenti tipicamente bioculturali, come il bipedismo, il linguaggio e l’uso delle mani nella tecnologia. Viene ammessa una diversificazione di compiti per l’uomo e la donna, il primo impegnato per la caccia, la seconda per la cura della prole, ma anche nella raccolta di cibo nelle vicinanze della base familiare.
Tutto ciò porta a escludere la promiscuità o modelli simili a quelli dei Primati attuali. Isaac sostiene l’ipotesi di una sussistenza duale reciproca richiesta dalla strategie di caccia e raccolta. Lovejoy, che ha studiato il comportamento sociale degli Ominidi, pone l’accento su relazioni stabili tra individui dei due sessi. Secondo questo autore il comportamento riproduttivo legato a in gruppo bifocale, cioè a una coppia monogama, doveva costituire la forma nucleare primitiva di aggregato familiare che sostituì il modello matrifocale degli scimpanzè.
Anche secondo Quiatt e Kelso con l’ominizzazione si ha un passaggio a un’economia duale reciproca a carattere stabile, con legami intrafamiliari non soltanto per l’allevamento della prole, ma anche per possibili ruoli secondari all’interno della famiglia (nonni, zii) in ordine all’acquisizione e trasmissione di aspetti culturali.
L’aggregato familiare consente una intensa prolungata cooperazione parentale, specialmente nell’allevamento della prole. Reali esigenze di carattere biologico ed educativo fondano la famiglia, primo ambito della inculturazione, facendole assumere anche sul piano adattativo un ruolo fondamentale per il successo per la specie umana.
«Obiezione di coscienza per la difesa della vita»
Nel documento diffuso ieri la Pontificia Accademia per la vita richiamando il Concilio sottolinea che il credente deve innanzitutto obbedire alla voce della legge che Dio ha scritto nel suo cuore
Di Andrea Galli (Avvenire, 17.03.2007)
Si intitolava «La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita» il congresso internazionale tenutosi lo scorso 23 e 24 febbraio nell’Aula nuova del Sinodo, in Vaticano, organizzato dalla Pontificia Accademia per la vita. Un simposio alla presenza di studiosi provenienti dai cinque continenti - dall’Australia al Cile, dagli Stati Uniti alla Polonia - e conclusosi con l’udienza papale. Tema del confronto, appunto, la coscienza, ossia l’importanza e le modalità di una sua retta formazione per affrontare i nuovi nodi bioetici. Coscienza che può voler dire, all’occorrenza, anche obiezione di coscienza. Questo, come ricordato dal presidente della Accademia pro vita, monsignor Elio Sgreccia, per quanto riguarda «l’estensione dell’aborto, in ospedale e con intervento chirurgico, all’aborto chimico: pillola del giorno dopo e Ru 486, e in altre forme con intercettivi: adesivi, strumenti meccanici o vaccini». Ma anche per «l’eutanasia, la sperimentazione sugli embrioni, la partecipazione alla procreazione artificiale, i tentativi di clonazione, la produzione di cellule staminali embrionali con conseguenti soppressioni degli embrioni, senza dire dell’uso selettivo della diagnosi preimpiantatoria e, in molti casi, della stessa diagnosi prenatale e, più globalmente, fuori dell’ambito sanitario, nell’elaborazione dei meccanismi che provocano ingiustizie sociali ed economiche che producono armi di distruzione, miseria, e morte in tanti Paesi ingiustamente sfruttati o dominati». Di grande impatto e profondità il discorso rivolto da Benedetto XVI ai convegnisti. Il Papa, dopo aver denunciato i crescenti attentati alla vita e alla dignità umana - le «sempre più forti pressioni per la legalizzazione dell’aborto nei Paesi dell’America Latina e nei Paesi in via di sviluppo», le «discutibili forme di tolleranza» promosse dalla società secolarizzata, la «nuova ondata di eugenetica discriminatoria», la «promozione di leggi per legalizzare l’eutanasia», «le spinte per la legalizzazi one di convivenze alternative al matrimonio e chiuse alla procreazione naturale» - ha ricordato anche che «la formazione di una coscienza vera, perché fondata sulla verità, e retta, perché determinata a seguirne i dettami, senza contraddizioni, senza tradimenti e senza compromessi, è oggi un’impresa difficile e delicata, ma imprescindibile».
Pubblichiamo il testo integrale della Dichiarazione finale della XIII Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita.
1. Nei giorni 23 e 24 febbraio scorsi, la Pontificia Accademia per la vita, in occasione della sua XIII Assemblea generale, ha organizzato un Congresso internazionale, tenutosi in Vaticano, che ha sviluppato un’approfondita riflessione sul tema: «La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita». Il Congresso ha registrato la presenza dei membri della Pav e di altri studiosi di nota fama provenienti da diversi Paesi, oltre ad un numeroso pubblico (circa 420 presenze) dai cinque continenti.
A conclusione dei lavori, sulla scorta di quanto emerso dalle relazioni proposte e da un vivace e costruttivo dibattito in assemblea, la Pontificia Accademia per la vita desidera offrire alla riflessione della comunità ecclesiale, alla comunità civile e ad ogni persona di buona volontà le seguenti considerazioni.
2. «Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente parla alle orecchie del cuore... L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore; obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato» (Gaudium et spes 16).
Agendo dunque in fedele obbedienza ai giudizi della propria coscienza morale, che rettamente cerca il bene e costantemente si nutre della verità conosciuta, ogni persona esprime e realizza in profondità la sua dignità umana, edificando se stesso e la comunità intera mediante le proprie scelte consapevoli e libere.
3. Perché l’uomo possa essere guidato dai giudizi della sua coscienza morale ad agire sempre per realizzare il bene nella verità, è necessario che egli ne curi con ogni impegno la formazione continua, nutrendola con quei valori che corrispondono alla dignità della persona umana, alla giustizia e al bene comune, come ha ricordato il Santo Padre nel suo discorso alla Pontificia Accademia per la vita: «La formazione di una coscienza vera, perché fondata sulla verità, e retta, perché determinata a seguirne i dettami, senza contraddizioni, senza tradimenti e senza compromessi, è oggi un’impresa difficile e delicata, ma imprescindibile» (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti alla XIII Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita, 24/2/2007).
La coscienza del cristiano, in particolare, è illuminata pienamente nella sua ricerca del bene dall’incontro costante con la Parola di Dio, compresa e vissuta nella comunità cristiana, secondo gli insegnamenti del Magistero.
4. Questa esigenza di continua formazione ed approfondimento della coscienza, si rende oggi del tutto evidente di fronte all’emergenza di tante problematiche culturali e sociali che toccano il diritto alla vita nell’ambito della famiglia, nell’assunzione dei compiti propri dell’essere coniugi e genitori, nelle professioni sanitarie e nei compiti politici.
In maniera sempre più necessaria ed urgente, la coscienza cristiana, assumendo gli autentici valori umani, a cominciare da quello fondamentale del rispetto della vita, nella sua esistenza fisica e nella sua dignità, ha il compito di considerare tali problemi, alla luce della ragione illuminata dalla fede, nell’elaborazione dei giudizi sul valore morale dei propri atti.
5. Inoltre, non possono essere taciute le numerose difficoltà che la coscienza cristiana dei credenti incontra oggi nei suoi giudizi e nel suo percorso formativo, a causa del contesto culturale in cui si trova immersa la vita dei credenti, un contesto in cui si sperimenta la crisi di «autorità», la perdita della fede e spesso una tendenza a rifugiarsi in forme di razionalismo estremo.
Altra coordinata che mette alla prova la coscienza cristiana, oltre quella culturale, è costituita dalle norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali, che, in misura crescente e sotto una forte pressione di gruppi coalizzati e influenti, hanno aperto e stanno aprendo la breccia rovinosa delle depenalizzazioni: si prevedono eccezioni al diritto individuale alla vita, si vanno legittimando sempre più diversi attentati contro la vita umana, finendo di fatto per disconoscere che la vita è il fondamento di ogni altro diritto della persona, e che il rispetto dovuto alla dignità di ogni essere umano è il fondamento della libertà e della responsabilità. A questo proposito, Benedetto XVI ha ricordato che «il cristiano è chiamato a mobilitarsi per fare fronte ai molteplici attacchi a cui è esposto il diritto alla vita» (Benedetto XVI, ibid).
6. Le esigenze specifiche della coscienza cristiana trovano il loro banco di prova nell’applicazione alle professioni sanitarie, allorquando si trovino di fronte al dovere di proteggere la vita umana e di fronte al rischio di trovarsi in situazioni di cooperazione al male nell’applicazione dei doveri professionali.
In questa situazione, acquista maggiore rilievo l’esercizio doveroso, di una «coraggiosa obiezione di coscienza», da parte di medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azioni che la mettono in pericolo.
Ma, allo stesso tempo, va anche messo in rilievo come il ricorso all’obiezione di cosci enza avvenga, oggi, in un contesto culturale di tolleranza ideologica, che talvolta, paradossalmente, tende a non favorire l’accettazione dell’esercizio di questo diritto, in quanto elemento «destabilizzante» del quietismo delle coscienze. Desideriamo sottolineare come, in particolare per le professioni sanitarie, sia difficile l’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza, dal momento che questo diritto viene generalmente riconosciuto solo alle singole persone, e non alle strutture ospedaliere o associazioni.
Nel campo della prassi medica, una menzione specifica merita il caso della «contraccezione di emergenza» (in genere realizzata mediante ritrovati chimici), ricordando innanzitutto la responsabilità morale di coloro che ne rendono possibile l’uso ai vari livelli e l’esigenza di ricorrere all’obiezione di coscienza nella misura in cui i suoi effetti siano abortivi (antinidatori o contragestativi); va ribadito anche il dovere morale di fornire al pubblico un’informazione completa sui veri meccanismi d’azione ed effetti di tali ritrovati. Naturalmente, sussiste il dovere di opporre la stessa obiezione di coscienza di fronte ad ogni intervento medico o di ricerca che preveda la distruzione di vite umane.
7. Sempre più opportuna appare una mobilitazione di tutti coloro che hanno a cuore la tutela della vita umana, una mobilitazione che si deve estendere anche a livello politico: è un’esigenza imprescindibile della giustizia il rispetto del principio di uguaglianza, che esige di onorare e proteggere i diritti di tutti, specialmente nel caso dei soggetti più fragili ed indifesi. Riproponiamo con convinzione l’insegnamento specifico in materia di obiezione di coscienza dell’enciclica Evangelium vitae (nei § 72, 73 e 74), particolarmente nella prospettiva dell’adesione dei cristiani ai programmi proposti dai partiti politici, così come auspichiamo una legislazione che completi l’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti uman i, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1948, per garantire il diritto all’obiezione di coscienza e difendere questo diritto contro ogni discriminazione nei campi del lavoro, dell’educazione e dell’attribuzione dei benefici da parte dei governi.
8. In conclusione, riproponiamo l’auspicio del Santo Padre, come messaggio di speranza e di impegno per contribuire a costruire una società umana realmente edificata a misura dell’uomo: «Prego, pertanto, il Signore perché mandi fra voi, cari fratelli e sorelle, e fra quanti si dedicano alla scienza, alla medicina, al diritto, alla politica, dei testimoni forniti di coscienza vera e retta, per difendere e promuovere lo "splendore della verità" a sostegno del dono e del mistero della vita. Confido nel vostro aiuto, carissimi professionisti, filosofi, teologi, scienziati e medici. In una società talora chiassosa e violenta, con la vostra qualificazione culturale, con l’insegnamento e con l’esempio, potete contribuire a risvegliare in molti cuori la voce eloquente e chiara della coscienza». (Benedetto XVI, ibid).
Distribuita da stasera a Roma e Firenze, ha una presentazione del cardinal Ruini. Nel testo: non confondere "le altre forme di convivenza" con il matrimonio
Nelle parrocchie una lettera contro i Dico. "Famiglia privatizzata, senza rilevanza sociale"
CITTA’ DEL VATICANO - Il Vaticano continua la sua offensiva contro il ddl sui Dico. Da stasera infatti, in tutte le parrocchie di Roma e Firenze verranno distribuiti ai fedeli volantini che riproducono una letteradel cardinale di Firenze, Ennio Antonelli, a difesa dell’istituto familiare. La lettera è accompagnata da una breve presentazione del cardinale vicario Camillo Ruini.
"La famiglia - si legge nel testo Ruini - è da tempo al centro dell’attenzione pastorale della diocesi di Roma oltre che di un ampio confronto sociale e culturale. Ho ritenuto perciò di fare cosa utile offrendo alle famiglie romane, tramite i sacerdoti impegnati nelle benedizioni pasquali, un testo scritto dal cardinale Ennio Antonelli per la diocesi di Firenze".
Nella lettera, scritta da Antonelli per i suoi parrocchiani, si legge che "la famiglia sta venendo privatizzata, ridotta a un semplice rapporto affettivo, senza rilevanza sociale, come se si trattasse soltanto di una forma di amicizia".
E ancora: "La famiglia fondata sul matrimonio è non solo una comunità di affetti, ma anche un’istituzione di interesse pubblico; e come tale va riconosciuta, tutelata, sostenuta e valorizzata dalle pubbliche autorità che hanno la responsabilità specifica di promuovere il bene comune. Non vanno confuse con la famiglia altre forme di convivenza, che non comportano l’assunzione degli stessi impegni e doveri nei confronti della società e si configurano piuttosto come un rapporto privato tra individui, analogo al rapporto di amicizia, per il quale nessuno si sogna di chiedere un riconoscimento giuridico. Le esigenze private possono trovare risposta nei diritti riconosciuti alle singole persone".
Il prossimo Consiglio permanente della Cei programmato per il 26 marzo discuterà la Nota "impegnativa" per i cattolici italiani sull’atteggiamento da tenere nei confronti del ddl sui Dico.
* la Repubblica, 17 marzo 2007
Il manifesto della manifestazione *
ROMA - E’ intitolato "Più famiglia" il manifesto a sostegno della famiglia, varato oggi da Forum delle associazioni familiari, associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali italiane che hanno promosso la manifestazione nazionale, il cosiddetto Family Day, "aperta a tutti i cittadini italiani che condividono i principi espressi nel manifesto". La "manifestazione di popolo" si terrà a Roma, piazza San Giovanni in Laterano, il 12 maggio prossimo. I vertici delle associazioni, dei movimenti e delle nuove realtà ecclesiali in accordo col Forum hanno approvato e sottoscritto il manifesto che oltre al titolo porta il sottotitolo "Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese". Nel Manifesto si sottolinea la "necessità di politiche pubbliche di promozione della famiglia e viene espresso inoltre un giudizio negativo nei confronti dell equiparazione al matrimonio di altre forme di convivenza e si sollecita un’assunzione di responsabilità da parte dei legislatori".
"La famiglia - spiega il Manifesto - é un bene umano fondamentale dal quale dipendono l’identità e il futuro delle persone e della comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull’unione stabile di un uomo e una donna, e aperta a un’ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità d’amore e di vita, dalla quale possono attendersi un’educazione civile, morale e religiosa". "Il nostro è un grande sì alla famiglia - conclude il testo - che, siamo certi, incontra la ragione e il cuore degli italiani". Hanno sottoscritto il Manifesto 21 tra enti e associazioni di area cattolica, compreso il Forum delle Associazioni familiari, che a sua volta ne rappresenta altre. Oltre a Forum, hanno firmato il manifesto: Azione Cattolica, Acli, Cammino Neocatecumenale, Centro Sportivo Italiano, Centro italiano femminile, Consulta nazionale di aggregazioni laicali, Co.Per.Com., Coldiretti, Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Famiglie Nuove, Movimento Cristiano lavoratori, Misericordie, Movimento per la vita, Reti in opera, Rinnovamento dello spirito, Associazioni Guide e Scout cattolici ’Europa, Unione giuristi cattolici italiani, Associazioni Medici cattolici italiani, Unitalsi.
ANSA » 2007-03-19 17:31
Alla "festa dell’orgoglio cattolico" hanno aderito 450 associazioni. Alla stessa ora
la contro-manifestazione del "Coraggio laico". Bonino ai Ds: laici lasciati soli
Oggi il Family Day in piazza
Napolitano: non discriminare i gay
di GIOVANNA CASADIO *
ROMA - Gli unici a parlare di Dio, alla vigilia del raduno cattolico del Family day, sono Giulio Andreotti e Paola Binetti. L’uno, il senatore a vita, per annunciare che "a 88 anni sono già in proroga con la vita ma, se Dio vuole, sarò in piazza". L’altra, la senatrice Teodem, per assicurare che i centomila attesi sono obiettivamente una sottostima così che "ognuno di più è grazia di Dio". Per il resto, parole pesate degli organizzatori visto il clima politico incandescente, scosso dal contro-raduno del "Coraggio laico" in Piazza Navona, dalle polemiche sui gay, dalla massiccia presenza del centrodestra alla manifestazione cattolica di Piazza San Giovanni. Silvio Berlusconi fa sapere che potrebbe esserci anche solo per "un salutino".
Prova il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano a smorzare i toni e in un messaggio inviato al convegno nazionale dell’Arcigay a Milano, invita a "rimuovere le discriminazioni" e a "un confronto pacato". Proprio davanti alla platea gay, il ministro radicale Emma Bonino, animatrice della piazza e delle battaglie laiche, attacca i Ds. Barbara Pollastrini, ministro delle Pari opportunità, ha appena concluso il suo intervento e Bonino denuncia: "Barbara ha appena detto che quella di Piazza Navona sarà una manifestazione piccola, io le rispondo che è un peccato che anche loro abbiano lasciato l’organizzazione solo alla Rosa nel pugno". E aggiunge, poi:"Hanno deciso di essere equidistanti, o equivicini" alle gerarchie ecclesiastiche. Un rimprovero alla Quercia che Fabio Mussi, il ministro transfuga dai Ds e anti-Partito democratico, rincara:" Io ci sarò in Piazza Navona con tutta la sinistra per difendere la libertà. Il Family day? Non ci andrei neanche se fossi ministro, è una manifestazione più "anti" che "pro"".
Stessa ora (oggi, dalle 15), le due piazze raccoglieranno una marea di gente e dividono governo e politici. Imponente la festa dell’orgoglio cattolico che richiamerà almeno mezzo milione di persone, 450 le associazioni che hanno firmato il manifesto "Più famiglia" e contro i Dico, la legge del governo sulle coppie di fatto anche gay. Mega palco, intrattenimento dedicato in particolare ai bambini, 30 mila palloncini, tre grossi palloni aerostatici per indicare dov’è la festa. Berlusconi in piazza anche se i suoi collaboratori lo sconsigliano e chissa che non la spuntino e alla fine resti a casa. L’Udc di Pierferdinando Casini ha mobilitato le sue sezioni e prevede di trascinare al Family day seimila militanti. An in massa però difficilmente ci sarà il presidente Gianfranco Fini. Nella storica piazza "rossa", saranno presenti dell’Unione i Teodem, i ministri Beppe Fioroni della Margherita e Clemente Mastella. Il Guardasigilli e leader dell’Udeur a chi lo critica, replica: "Se proprio vogliono, sarei capace di dimettermi da ministro e riprendere la carica lunedì". Ci sarà con moglie e famiglia. Fioroni con il figlio ("A meno che non scelga i suoi amici scout"). Il vice premier Francesco Rutelli, il cui outing cattolico ("Se fossi semplice deputato ci andrei") ha colpito gli stessi colleghi di partito, si augura "una giornata serena, utile e costruttiva". Marco Follini ("Evitiamo gli eccessi di zelo") aderisce e se ce la fa, passa. I ministri Ferrero (Prc) e Pollastrini (Ds) fanno sapere di essere vicini "in spirito" alla piazza laica.
* la Repubblica, 12 maggio 2007