di Pietro Spataro *
La legge salva-premier è incostituzionale? La domanda da ieri ha lasciato i litigiosi corridoi del dibattito politico ed è approdata nelle austere stanze della Corte Costituzionale. La decisione dei giudici di Milano apre nuovi interrogativi sul modo di legiferare seguito dalla maggioranza.
Vedremo ora cosa dirà la Consulta. Ma intanto questo nuovo capitolo della saga berlusconiana, che pure riguarda una delle rare leggi approvate dalle Camere, suona come una conferma della preoccupazione espressa dall’insospettabile Famiglia Cristiana: in Italia si sta imponendo una semi-democrazia. È in atto, ha spiegato il settimanale dei Paolini, un "processo degenerativo che svuota il Parlamento sulla scia della Russia di Putin o del Venezuela di Chavez".
Esempi, questi, che ovviamente non lasciano tranquille le persone per bene.
Stiamo per caso assistendo, in Italia, alla scomparsa del Parlamento? I dati che vengono forniti dalle due Camere non sono per nulla confortanti. In quattro mesi di governo Berlusconi sono stati emanati 17 decreti legge, in media più di quattro al mese, nettamente superiori ai 3,72 registrati durante il precedente governo del Cavaliere. Prodi nella scorsa legislatura si era tenuto molto più basso: 1,99.
Il problema diventa ancora più serio se si dà un’occhiata ai temi oggetto della decretazione, che spesso hanno labili presupposti di necessità e di urgenza. Con decreto infatti è stata approvata una manovra finanziaria triennale, si è esclusa la responsabilità civile e penale per le società («affaire Alitalia») e sono state introdotte norme penali di limitazione della libertà personale nel capitolo delicatissimo della sicurezza. Se a questo quadro, già di per sé allarmante, si aggiunge che il governo ha già posto la fiducia sulla Finanziaria o che addirittura la riforma del processo civile viene inserita artificiosamente nella Manovra, il fenomeno della esautorazione del Parlamento diventa consistente. Una delle poche leggi che ha seguito il normale iter parlamentare, pensate un po’, è stata proprio il Lodo Alfano. Con quali risultati si è visto ieri.
La prevalenza del governo, se non è bilanciata, è un fattore di rischio per qualsiasi sistema democratico. In Italia sta diventando troppo alto: le nostre istituzioni sembrano ormai rispondere ad una sorta di «legge di Arcore» secondo la quale si decide in villa, si comunica al Consiglio dei Ministri, si approva il decreto legge e poi si costringe il Parlamento alla semplice ratifica. Tutto questo avviene, inoltre, in un sistema politico in cui la vita interna di molti partiti non risponde a criteri di trasparenza e democrazia. E nel quale, soprattutto a destra, i partiti vengono ormai considerati come esclusiva «cosa del leader».
È un problema talmente grave che lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano è stato costretto a intervenire più volte. L’ultima, prima dell’estate, per dire che l’«abuso della decretazione di urgenza deve essere preso in seria considerazione». Ma alla ripresa la situazione come s’è visto è ricominciata tale e quale. Al punto che ormai il Parlamento è scomparso dalle cronache politiche e deputati e senatori si aggirano, spesso spaesati, come strani personaggi in cerca d’autore. Speriamo che questo pericoloso declino non sia inarrestabile. E dunque: i presidenti delle due Camere, che vengono dalla stessa coalizione del premier, non hanno nulla da dire? E l’opposizione, non crede che anche questo sia un tema di inflessibile battaglia politica?
«Ritengo empio e odioso il principio secondo il quale in materia di governo la maggioranza di un popolo ha il diritto di fare tutto», ha scritto quasi due secoli fa Alexis de Tocqueville in quel caposaldo del pensiero moderno che è La democrazia in America. Non vorremmo che l’Italia diventasse un’altra drammatica eccezione. La giornata di ieri non lascia ben sperare.
pspataro@unita.it
* l’Unità, Pubblicato il: 27.09.08, Modificato il: 27.09.08 alle ore 10.18
Sul tema, nel sito, si cfr.:
’’La presidenza Ciampi e ora la presidenza Napolitano hanno avuto questa impronta’’
D’Alema: ’’Quirinale punto di riferimento per nuova ’religione civile’’’
’’La mancanza di coesione nazionale e di senso dello Stato si è rivelata una debolezza che stiamo pagando in termini di ritardo nella modernizzazione dell’Italia" dice l’ex ministro degli Esteri, secondo il quale se anche ’’vi sono state molte distorsioni’’, i partiti ’’hanno tenuto insieme il Paese’’
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Con la crisi dei partiti, si è manifestato un grave scollamento e non a caso c’è stato il tentativo positivo, nel corso di questi anni, di sviluppare intorno alle istituzioni, in particolare all’istituzione presidenza della Repubblica, un nuovo senso di appartenenza, una rinnovata ’religione civile’. Da questo punto di vista, la presidenza Ciampi e ora la presidenza Napolitano hanno avuto questa impronta, proprio per cercare di dare una risposta agli effetti che si erano determinati". Lo dice Massimo D’Alema in un’intervista a ’Ffwebmagazine’, periodico online di ’Farefuturo’, che ha realizzato una serie di colluqui con vari leader politici sul ’senso civico degli italiani’, in occasione della presentazione, il 23 febbraio prossimo, del progetto di ricerca ’Oltre gli stereotipi. La nuova cultura civica in Italia’.
D’Alema nota "come l’affermarsi dell’individualismo, dello spirito di campanile e di gruppo, il prevalere di interessi particolari su una visione generale, sul senso di appartenenza a una comunità nazionale, siano stati a lungo celebrati come una virtù degli italiani. Si potrebbe dire che sull’elogio di questa caratteristica degli italiani l’onorevole Berlusconi abbia fondato un movimento e un ciclo politico. Ma vi è stata anche una certa sociologia che ha considerato a lungo questa mancanza di senso dello Stato come una qualità del Paese. Ora, in verità, di fronte alla portata della competizione globale, questa mancanza di coesione nazionale e di senso dello Stato si è rivelata una debolezza. Ed è una debolezza che effettivamente stiamo pagando in termini di ritardo nella modernizzazione dell’Italia".
L’ex ministro degli Esteri rivendica poi "che nel dopoguerra il compito di promuovere una coesione del Paese, che non era sostenuto dal senso di appartenenza a una comunità nazionale, è stato a lungo garantito dai partiti politici, i quali hanno sopperito al ruolo dello Stato. Vi sono state anche molte distorsioni, certo. Ma tuttavia i partiti hanno tenuto insieme il Paese, hanno rappresentato grandi comunità, hanno sviluppato dei sensi di appartenenza, sia pure paralleli fra loro".
Dopo gli anni Settanta "si è aperta una lunga fase di crisi della politica. E come spesso accade, la perdita di questa funzione nazionale della politica si è accompagnata a una crescita di fenomeni clientelari e distorsivi che hanno peggiorato la situazione. A mio parere, dunque, all’origine del prevalere di logiche particolaristiche, di cui il ceto politico - la cosiddetta ’casta’ - è espressione, non vi è un eccesso di politica, ma un declino della politica intesa nel senso più alto. Detto questo, continuo a pensare che occorre indagare sul ruolo delle diverse ’caste’, perché la logica corporativa, lo spirito di casta, appunto, non è certo appannaggio esclusivo del ceto politico".
"Non c’è il minimo dubbio - ribadisce infine D’Alema - che il ruolo avuto dal sistema dei partiti nel dopoguerra è nato anche grazie alla loro capacità di superare le divisioni e convergere per dare al Paese la Costituzione, per gettare i fondamenti della storia dell’Italia repubblicana. Ora, nella stagione della ’seconda Repubblica’, questa capacità è mancata. Ciò, indubbiamente, contribuisce ad indebolire non solo la politica, ma quel senso dello Stato, quel senso di comune appartenenza di cui c’è bisogno. Se innanzitutto dall’alto non viene l’esempio, è difficile che questo si sviluppi dal basso".
Era ’’presente nell’accordo Craxi-Casaroli del 1984 di modifica del Concordato’’
Italia-Santa Sede, Fini: ’’Una ’laicità positiva’ per i rapporti tra politica e chiesa’’
Il presidente della Camera all’indomani delle celebrazioni per gli 80 anni dei Patti Lateranensi e per i 25 anni della revisione del Concordato
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Oggi e’ ’’piu’ viva che mai’’ la questione ’’del rapporto fra il pensiero della Chiesa cattolica e l’azione politica’’ e ’’riemergono periodici conflitti tra laici e cattolici impegnati in politica’’. In questo quadro bisogna recuperare il concetto di ’’laicita’ positiva’’, principio enunciato dal presidente della ’’laicissima Francia’’ Nicolas Sarkozy nel discorso a San Giovanni in Laterano nel 2007, mettendo cosi’ in evidenza ’’la fine della sostanziale indifferenza dello Stato francese nei confronti del fenomeno religioso, vissuto, oltralpe, nell’ambito di una dimensione tutta personale e privata, completamente separata da quella pubblica’’. E’ quanto scrive il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in una lettera pubblicata su ’La Repubblica’, all’indomani delle celebrazioni per gli ottant’anni dei Patti Lateranensi e per i 25 anni della revisione del Concordato.
Un concetto, quello di ’laicita’ positiva’ che era ’’gia’ ben presente nell’Accordo Craxi-Casaroli del 1984 di modifica del Concordato, con conseguente abbandono di quell’atteggiamento di ’difesa’ nei confronti dello Stato tipico dei Concordati tradizionali. Un nuovo ’Concordato-quadro’ a maglie larghe, che rimandava la disciplina concreta dei singoli settori a successivi accordi, o a intese attuative tra il governo e la conferenza episcopale italiana, sulla base della ’reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese’ (articolo 1 dell’Accordo)’’. E ripreso anche ’’dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando in occasione della visita di Papa Benedetto XVI al Quirinale, ha sottolineato, tra l’altro, ’conosciamo e apprezziamo la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso’’’.
"E’ in questo quadro -sottolinea il presidente della Camera- che si colloca quel riconoscimento dell’importanza delle radici ebraico-cristiane dell’identita’ culturale europea, in cui si sono riconosciuti sia il governo precedente che quello attualmente in carica, indipendentemente dalle concezioni religiose ed ideali di ognuno’’. ’’Tutto questo -spiega Fini- non stride con il progressivo disvelamento di quel principio di ’laicita’ dello Stato’, sostanzialmente racchiuso, anche se non formulato con queste parole, nella Carta costituzionale. Una laicita’ non certo aggressiva nei confronti della religione, aliena da degenerazioni laiciste ed anticlericali, aperta al riconoscimento del ruolo attivo e positivo della Chiesa nella societa’ italiana. Una laicita’ dello Stato che deve pero’ tenere conto che viviamo in un Paese la cui storia e’ inestricabilmente intrecciata alla vicenda del cristianesimo e della Chiesa romana, perche’ si possa minimamente immaginare un reciproco disinteresse’’.
Il premier intervistato da Bruno Vespa per il libro ’Viaggio in un’Italia diversa’
Il processo Mills anomalo perché "prove a discarico ignorate" e "magistrato avversario dichiarato"
Berlusconi: "Lodo Alfano necessario
Gandus mio palese nemico politico"
"Era ed è un’attivissima militante della sinistra estrema"
ROMA - Il lodo Alfano "è necessario" in un "sistema giudiziario come il nostro, in cui operano alcuni magistrati che invece di limitarsi ad applicare la legge, attribuiscono a se stessi e al loro ruolo un preteso compito etico". A sostenerlo è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervistato da Bruno Vespa per il libro "Viaggio in un’Italia diversa" che uscirà venerdì 3 ottobre per Mondadori-Rai Eri.
Secondo Berlusconi "dobbiamo ringraziare il Parlamento che, su proposta del ministro Alfano, ha approvato un provvedimento di legge comune ad altri Paesi europei che prevede il rinvio dei processi contro le quattro più alte cariche dello Stato sino alla fine del loro mandato, facendo salvi i termini della prescrizione".
Nel libro di Vespa Berlusconi accusa anche il giudice Gandus, che definisce senza mezzi termini "un’attivissima militante della sinistra estrema": "Un giudice non deve essere soltanto imparziale. Deve anche apparirlo. E’ curioso sostenere, come ha fatto la Corte d’Appello, che Nicoletta Gandus, pur essendo un mio palese nemico politico, nel momento in cui arrivasse a scrivere una sentenza nei miei confronti saprebbe non venir meno al vincolo d’imparzialità impostole dalla Costituzione".
Riferendosi in particolare al processo Mills, Berlusconi aggiunge: "Mi sono trovato di fronte a un processo con due anomalie evidenti: le prove a mio discarico sono state intenzionalmente ignorate e il giudice che deve emettere la sentenza è un giudice politicamente impegnato, un mio avversario dichiarato".
Ma il premier fa riferimento anche agli altri molti processi a suo carico: "In totale più di cento procedimenti, 900 magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2500 udienze in quattordici anni, più di 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti. Dei record davvero impressionanti, di assoluto livello non mondiale ma universale, dei record di tutto il sistema solare." .
"Comunque - conclude Berlusconi - io continuo ad avere fiducia nei giudici perché alla fine sono sempre stato assolto e soprattutto perchè la maggioranza dei giudici è composta da magistrati indipendenti e coscienti della sacralità della propria alta funzione".
* la Repubblica, 29 settembre 2008.
Il premier fiducioso sull’esito dell’esame da parte della Corte costituzionale
"Ma in caso contrario bisogna ripensare a tutto ciò che abbiamo visto accadere a Milano"
Berlusconi: "Se lodo Alfano non passa
occorre riflessione sulla giustizia"
Dura replica alle accuse di Veltroni: "Ridicolo pensare al dialogo con gente del genere"
TERNI - Si dice convinto che il lodo Alfano passerà indenne l’esame della Corte Costituzionale, ma in caso contrario annuncia una "profonda riflessione" sulla giustizia. Allo stesso tempo chiude la porta alla collaborazione con il Pd. Silvio Berlusconi, dall’Umbria, commenta gli ultimi avvenimenti del panorama politico. "Non parliamo più di dialogo, per favore, perché con quello che dicono, hanno detto e per come si sono comportati - afferma riferendosi al Partito Democratico - è una cosa addirittura ridicola pensare che con gente del genere si possa collaborare".
"Il signor Veltroni - aggiunge poi il Cavaliere commentando l’intervista in cui è stato paragonato a Putin - si illustra da sé, basta leggerlo, le persone che hanno buon senso leggono Veltroni e non c’è da aggiungere alcun commento a quello che lui ha detto a Porta a Porta l’altro giorno e a quello che ha detto oggi sul Corriere della Sera".
Quanto ai temi della giustizia e al futuro del lodo Alfano, il presidente del Consiglio afferma: "Sono convinto, assolutamente, che passerà il vaglio della Consulta". "Se non passasse - prosegue - allora ci sarebbe da fare una profonda riflessione su tutto il sistema giudiziario e su tutto ciò che abbiamo visto accadere recentemente a Milano". "Ora - dice ancora il premier poco prima di lasciare il centro benessere in Umbria dove ha soggiornato in questi ultimi giorni - ci metteremo al lavoro sulle altre cose da fare che sono tante: l’ammodernamento della Pubblica amministrazione, l’applicazione del federalismo fiscale per combattere l’evasione, l’ammodernamento della scuola, la riforma della giustizia, il miglioramento dell’ordine e del decoro di tutte le città compresa la lotta all’imbrattamento dei muri che è una cosa che gli italiani sono stufi di vedere".
La permanenza in una beauty farm proprio nei giorni più difficili della crisi Alitalia aveva sollevato più di una critica, ma Berlusconi ha voluto sgomberare il campo dalle accuse. "Sono stati quattro giorni di collegamento continuativo con Palazzo Chigi e anche durante i massaggi avevo il telefono collegato", dice.
Il premier fa infine una riflessione sulle elezioni amministrative della prossima primavera. "Abbiamo una maggioranza forte e coesa - sostiene Berlusconi - e un governo che ha dimostrato di sapersi assumere in prima persona il rischio di sfide difficili" e dunque gli italiani "ci confermeranno la maggioranza anche alle prossime elezioni amministrative".
* la Repubblica, 28 settembre 2008.