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BARACK OBAMA, LO SPIRITO DI ASSISI DI PAPA WOJTYLA, E IL SILENZIO UBBIDIENTE DI ENZO BIANCHI SOTTO IL TALLONE DEL "DOMINUS" RATZINGER. "Tre religioni, una preghiera" - a cura di Federico La Sala

Obama ricorda quel testo escatologico del Corano in cui Mosè, Gesù e Maometto pregano insieme
sabato 6 giugno 2009.
 

[...] E’ solo un sogno quello di Obama? Eppure, non è proprio questo ciò che sperano, magari confusamente, i musulmani delle diverse nazioni, i capti in Egitto, i maroniti del Libano, gli ebrei in Israele? E quando Obama ricorda quel testo escatologico del Corano in cui Mosè, Gesù e Maometto pregano insieme, oppure quando richiama la benedizione di Dio sui pacifici citando l`uno dopo l`altro il Corano, il Talmud e il Vangelo può darsi che ciò appaia inadeguato a esprimere la fede professata da un cristiano, ma non può non richiamare alla memoria la profezia di Isaia nella Scrittura sacra a ebrei e cristiani [...]

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TRE RELIGIONI UNA PREGHIERA

di ENZO BIANCHI (la Repubblica, 6.06.2009)

VI SONO alcuni elementi del discorso di Obama al Cairo che mi paiono sollecitare una riflessione che vada oltre le pur ricche e variegate implicazioni politiche e strategiche.

Innanzitutto la capacità del presidente degli Stati Uniti di parlare a una "comunità" segnata da un`appartenenza religiosa, la umma musulmana, a nome di una "comunità" unita da un`etica condivisa.

L’APPARENTE squilibrio tra i due interlocutori - il capo di uno stato laico e l`insieme dei fedeli di una specifica religione - è superato proprio dal rilievo dato a ideali e principi che animano e unificano una specifica nazione al di là delle diverse appartenenze religiose dei suoi cittadini.

Vi può essere - e Obama spiega come negli Stati Uniti vi sia stata e vi sia, pur costantemente minacciata da contraddizioni - una convergenza su determinati valori civili a partire da opzioni di fede diverse o dall`agnosticismo. Riconoscere la possibile esistenza e la reale dinamica di un`etica laica consente anche di discernere nei testi sacri e nella tradizione religiosa di una specifica fede quali elementi possano essere condivisi e quali sono stati tradotti nel vissuto quotidiano. Così, per esempio, si riesce a dare atto all`islam "per tutto il corso della sua storia" di aver "dimostrato con le parole e le azioni la possibilità di praticare la tolleranza religiosa e l` eguaglianza tra le razze".

Quello che porta molti ad ascoltare Obama è la sua capacità di infondere fiducia, speranza nel domani della storia "Sono qui oggi per cercare di darevitaaun nuovo inizio ... all`inizio di un nuovo rapporto";

è la sua capacità di trarre anche dal sacro Corano parole di monito, evocatrici di una missione per cristiani e musulmani;

è la sua forza nel ribadire che la fede dovrebbe avvicinare cristiani e musulmani e "trasformare il dialogo in un servizio interreligioso".

Ora, due parole tornano con insistenza nell`articolato discorso di Obama da comunità statuale a comunità di fede, due parole che rinviano entrambe a un`appartenenza collettiva: "responsabilità" e "insieme".

Responsabilità - non a caso termine-chiave già nel discorso di insediamento del presidente degli Stati Uniti - significa sì discernimento del proprio coinvolgimento in errori compiuti nel passato remoto o recente ad opera del corpo comunitario cui si appartiene, ma anche e soprattutto consapevolezza di dover "respondere", rendere conto ai propri contemporanei e alle generazioni future del proprio pensare e del proprio agire, accettare il dovere morale di "scegliere il cammino giusto e non quello più facile" o più appagante in termini di interessi p erso nalio particolari. Questa responsabilità consente di fare memoria da un lato evitando "l`incessante e autodistruttiva attenzione per il passato" e di "rimanere ancorati al passato" o "intrappolati" in esso e, d`altro lato, facendo tesoro degli errori e delle ricchezze della propria storia e tradizione per "puntare tutti insieme sul futuro che vogliamo dare ai nostri figli e per rispettare la dignità di tutti gli esseri umani".

Responsabilità significa anche rinunciare alla via più facile di "accusare gli altri invece che guardarsi dentro": questo tipo di discernimento interiore contiene inevitabilmente l`appello a una ricerca e a un lavoro da compiersi "insieme". Non solo perché l`unione fa la forza, non solo perché la diversità è unaricchezza, ma perché tutti noi "condividiamo questo pianeta per un brevissimo istante di tempo". Ciascuno deve allora assumersi la responsabilità dell`altro, perché tutti gli esseri umani nascono uguali e perché per tutti vige quella regola aurea che è fondamento di ogni religione e di ogni sistema etico: "fareagli altri quello chesivorrebbechegli altri facessero a noi". Ciascuno troverà declinato questo comandamento nei testi fondanti le proprie convinzioni di fede e i propri ideali e saprà discernere quali azioni concrete, quali atteggiamenti, quali dialettiche sapranno tradurre il sogno di un mondo migliore nella realtà quotidiana di un bene comune accessibile a tutti.

E’ solo un sogno quello di Obama? Eppure, non è proprio questo ciò che sperano, magari confusamente, i musulmani delle diverse nazioni, i capti in Egitto, i maroniti del Libano, gli ebrei in Israele? E quando Obama ricorda quel testo escatologico del Corano in cui Mosè, Gesù e Maometto pregano insieme, oppure quando richiama la benedizione di Dio sui pacifici citando l`uno dopo l`altro il Corano, il Talmud e il Vangelo può darsi che ciò appaia inadeguato a esprimere la fede professata da un cristiano, ma non può non richiamare alla memoria la profezia di Isaia nella Scrittura sacra a ebrei e cristiani:

"In quel giorno ci sarà una strada dall`Egitto verso l`Assiria; l`Assiro andràin Egitto e l`Egiziano in Assiria, e gli Egiziani renderanno culto insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l`Egitto el`Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore dell`universo dicendo: «Benedetto sia l`Egiziano mio popolo, l`Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità»" (Isaia 19,23-25). Parole di un profeta del VI secolo a.C. che ci ricordano come da 2500 anni in quella regione del Medioriente si continua a sperare così: pace, giustizia, riconciliazione...

Speranza che, Obama ce lo ricorda con forza, riposa anche sulla responsabilità di ciascuno: compito esigente quello cui tutti insieme siamo chiamati, percorso faticoso e arduo, ma cammino possibile, alla portata di ogni essere umano degno di questo nome. Si, perché "convivere in pace ... è il volere di Dio, ed è il nostro dovere su questa terra": questa convivenza nella pace sarà possibile se ce ne assumeremo tutti insieme la responsabilità, se insieme sapremo rendere conto in parole e opere della nostra appartenenza all`unica comunità umana.


SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:

"Dominus Iesus": RATZINGER, LO "STERMINATORE DI ECUMENISMO".

INDIETRO NON SI TORNA: GIOVANNI PAOLO II, L’ULTIMO PAPA. PER IL DIALOGO A TUTTI I LIVELLI: UT UNUM SINT. Un omaggio a WOJTYLA: UN CAMPIONE "OLIMPIONICO", GRANDISSIMO. W o ITALY !!!

-  LA LEZIONE DI BARACK OBAMA: L’IMPORTANZA DELLA PAROLA. "Dove porta l’odio dell’altro". Una riflessione di Barbara Spinelli

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-  IN PRINCIPIO ERA IL LOGOS: ARISTOTELE, L’ALLEANZA, LA FILIERA DEL SIMBOLO .... E IL VANGELO CATTOLICO-ROMANO del "LATINORUM" E DELLA MENZOGNA.
-  TUTTO A "CARO-PREZZO": QUESTO "IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO". IL VANGELO DI RATZINGER, BERTONE, RUINI, BAGNASCO E DI TUTTI I VESCOVI. Una nota di Federico La Sala
-  LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE "GIUSEPPE" E DELLO STESSO "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PRE-EVANGELICO PREFERITO, "IL PADRINO"!!!


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