[...] Finita la guerra dalla finestra vedevo solo macerie e morti. Poi le macerie sono state rimosse, i palazzi ricostruiti, nelle strade è tornata la vita. Oggi come allora, ci vuole la volontà di rimuovere le macerie e uscire dal buio. Per questo dico che solo una politica rinnovata può attirare i giovani che oggi non hanno né riferimenti né figure importanti davanti. Quando siamo tornati dalla guerra noi giovani avevamo invece i nostri punti di riferimento, le nostre idee, i nostri libri. E questo ci ha rivitalizzato. Bisogna fare la stessa cosa: rimettere in moto la voglia di vivere e riconquistarsi il futuro. La nostra generazione ha le responsabilità di questi guasti. Ora dobbiamo consegnare ai più giovani il bastone della storia [...]
«Contro le miserie d’Italia servono idee e volontà per una grande rigenerazione»
di Pietro Spataro (l’Unità, 29.05.2011)
«Sono profondamente deluso. Ma i miei trenta testi non sono un’invettiva ma una specie di canzoniere d’amore per l’Italia. Penso che dobbiamo fare tutto affinché il Paese si risvegli». Roberto Roversi, poeta e scrittore, ha ancora l’ostinazione del vecchio partigiano. Una piccola casa editrice, «Sigismundus», sta per mandare in libreria un suo libro di poesie che non a caso si intitola Trenta miserie d’Italia e che è un viaggio nel declino e un inno alla speranza.
Lei scrive che «l’Italia è al fioco bagliore di disperse candele». Un paese disunito?
Vedo un’Italia tenuta insieme ancora dallo sputo di Garibaldi, ma basta poco perché si scolli tutto e si finisca a scatafascio. Da allora ne abbiamo passate tante, dalle guerre mondiali al fascismo, e oggi non vedo riferimenti concreti, né di uomini né di idee. E’ un periodo disastrato. E questo obbliga noi vecchi al senso di responsabilità e più giovani a tenere duro.
Dopo il ventennio berlusconiano che cosa resta di questo Paese?
Guardi, io credo che sul ventennio berlusconiamo carichiamo tutte le responsabilità della situazione che invece sono anche nostre. Abbiamo perso occasioni per rinnovarci, siamo rimasti appollaiati sulla spalla di Berlusconi come piccioni viaggiatori. Il problema non è solo dell’«infame» cavaliere che il destino ci ha mandato. Lui è riuscito ad andare avanti perché non ha avuto la giusta contrapposizione. Abbiamo visto troppa piattezza di proposte, troppo parlare...
È anche un problema di messaggio?
Certo, la lingua dei politici ma anche dei giornalisti è generica, deprimente. Non dà alcuno stimolo. Ricordo ancora i comizi del dopoguerra, quando Di Vittorio veniva a Bologna, lui con quelle manone, e parlava. E dopo qualche minuto vedevi i militanti piangere. Ora, io non dico che la politica deve far piangere, ma commuovere sì, toccare il sentimento.
Un suo verso dice: «Hanno memorie leggere i mandarini di casa nostra». Può vivere una Patria senza la memoria della propria storia?
Assolutamente no. Il problema è che l’Italia non conosce se stessa. Diciamo che non è mai riuscita a invitare se stessa a una cena a lume di candela. Non è riuscita a fare i conti con il fascismo, mentre la Germania li ha fatti con il nazismo. Ci siamo passati sopra a piedi nudi e infatti ci ritroviamo i problemi di allora. Questo Paese non cura se stesso e poi pretende di essere grande. Allora, dobbiamo rovesciare tutto perché il mondo cambia e noi rimaniamo fermi. Guardiamoci indietro: c’è stata la Resistenza che dopo il fascismo ha risollevato tutto. Ricordo sempre la frase che mi disse un montanaro: questa è cosa che non finisce qui. Voleva dire che era l’inizio del cambiamento e del futuro. Oggi tutto è rimasto dimezzato. Ci ritroviamo con un pugno di polvere in mano. Ma la polvere, se soffiata bene, può finisce negli occhi degli avversari. Per questo dico che la speranza non muore.
La storia d’Italia è stata anche storia di stragi impunite o inspiegate. Lei li chiama «buchi neri»...
Sì, abbiamo avuto tante disgrazie. Ma noi dobbiamo insistere insistere insistere. Aprire gli occhi sulla storia che è stata anche bella e commovente. In America chissà quanti film ci avrebbero fatto. La patria è terra dei padri, della famiglia: dobbiamo riconquistare questa idea e trasmetterla ai più giovani. Non bastano le trombe e le fanfare delle celebrazioni.
Lei parla di Palazzo ed è un richiamo a Pasolini. Scrive: simulacri di uomini tomba che ridono liberi a Roma. Chi sono?
Sono i politici di oggi, quelli che definirei mezze calzette. Uomini improvvisati che appaiono in tv a parlare con le stesse parole e con le stesse scarpe lucide comprate negli stessi negozi. Li vedo incongrui. Piatti.
Il simbolo di una separazione tra il cittadino e la classe politica?
Vedo una classe politica non partecipante. Parla parla e copre gli spazi senza dire nulla. Berlusconi in questo è maestro, riempie tutti gli spazi e copre tutto. Quando arrivò la tv in Italia regalammo un televisore alla nonna. Qualche mese dopo andai a trovarla e mi accorsi che sapeva tutto di boxe, lei che non se ne era mai interessata. Capii perché: il pomeriggio in tv davano questi grandi incontri di pugilato. Ecco, Berlusconi ha capito questo meglio di altri.
Perché dice che l’«indifferenza è suprema signora del regno»?
Perchè il nostro male. Non sappiamo guardarci allo specchio, vedere le nostre contraddizioni e i nostri desideri. Siamo ormai un paese degradato. Dobbiamo cercare strade nuove, portare con noi i giovani che vedono deluse le loro aspettative perché le segreterie di partito pensano ad altro. Ho scritto sulle «trenta miserie d’Italia» perché amo questo Paese.
Le occasioni, però, sono urgenti e i tempi stretti, ormai siamo al limite. Sembra quasi che lei dica che siamo spacciati...
Assolutamente no. Vedo semmai un paese bloccato a un bivio, che non sa dove andare perché qualcuno ha tolto i cartelli stradali. Servono idee e volontà. Vengano fuori perchè l’Italia ha bisogno di una grande rigenerazione. Proprio per questo mi accanisco di più con la mia parte. Deve saper aprire una alternativa concreta verso il futuro.
Non crede che dai ballottaggi possa aprirsi uno spiraglio di cambiamento?
La speranza è spinta a vivere. Fossi un cittadino di quelle città andrei a votare senza dubbi. Ma dico la verità: il dopo non so aspettarmelo ancora. Però mantengo la mia fiducia anche in momenti difficili: c’è un popolo che aspetta novità. La speranza ci vuole altrimenti sei costretto a scappare come una lepre. Quando questi momenti difficili saranno passati resteranno però le macerie.
Lei dice «qualcuno raccoglierà tra i sassi le nuove canzoni». Chi sarà?
Vede, io abito a Bologna tra via Marconi e via Bassi. Finita la guerra dalla finestra vedevo solo macerie e morti. Poi le macerie sono state rimosse, i palazzi ricostruiti, nelle strade è tornata la vita. Oggi come allora, ci vuole la volontà di rimuovere le macerie e uscire dal buio. Per questo dico che solo una politica rinnovata può attirare i giovani che oggi non hanno né riferimenti né figure importanti davanti. Quando siamo tornati dalla guerra noi giovani avevamo invece i nostri punti di riferimento, le nostre idee, i nostri libri. E questo ci ha rivitalizzato. Bisogna fare la stessa cosa: rimettere in moto la voglia di vivere e riconquistarsi il futuro. La nostra generazione ha le responsabilità di questi guasti. Ora dobbiamo consegnare ai più giovani il bastone della storia. Per noi non c’è più tempo, purtroppo
MAteriali sul tema:
Federico La Sala
ROVERSI CI VEDEVA MOLTO BENE, PECCATO.
"Vedo un’Italia tenuta insieme ancora dallo sputo di Garibaldi, ma basta poco perché si scolli tutto e si finisca a scatafascio."
"Dopo il ventennio berlusconiano che cosa resta di questo Paese?"
"Lui è riuscito ad andare avanti perché non ha avuto la giusta contrapposizione."
"Perché dice che l’«indifferenza è suprema signora del regno»?"
"Perchè il nostro male. Non sappiamo guardarci allo specchio, vedere le nostre contraddizioni e i nostri desideri."
"l’Italia ha bisogno di una grande rigenerazione."
Roversi ci vedeva molto bene, peccato.
Antonio C.
IL LUTTO
Bologna non ha più poesia
È morto Roberto Roversi
Il poeta si è spento ieri a Bologna. Aveva 89 anni. Fondò «Officina» con Pasolini e diresse la rivista Lotta Continua.
Scrisse tra le più belle canzoni di Lucio Dalla
BOLOGNA - Un altro lutto per Bologna. Ieri si è spento il poeta Roberto Roversi. Aveva 89 anni. Era nato il 28 gennaio 1923, e l’anno prossimo avrebbe compiuto 90 anni. I familiari hanno dato l’annuncio della sua scomparsa solo oggi. E sempre per suo desiderio non vi saranno cerimonie, né pubbliche né private, né commemorazione né camera ardente. Nel 1943 si era arruolato fra i partigiani, appena ventenne, e aveva combattuto nella Resistenza in Piemonte. Roversi è stato tra le altre cose scrittore di alcune tra le più note canzoni di Lucio Dalla nonché grande amico di Tonino Guerra. Nel 1955 ha fondato con Francesco Leonetti e Pier Paolo Pasolini la rivista Officina. Negli anni settanta Roversi ha scritto numerosi testi di canzoni per Lucio Dalla (per gli album Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa e Automobili), e successivamente altri per gli Stadio. Ha diretto anche la rivista Lotta Continua.
LA LIBRERIA - Nel 1948 aprì la storica libreria Palmaverde che avrebbe gestito assieme alla moglie con dedizione enorme fino al 2006. Nella metà degli anni sessanta Roversi prese la decisione che fu lo spartiacque nella sua attività letteraria: Roversi smise di pubblicare con i grandi editori, limitandosi esclusivamente a fogli fotocopiati distribuiti liberamente e a collaborazioni con piccole riviste autogestite. Nella sua vita c’è stato il giornalismo, la politica e - naturalmente - la poesia. Con un grande, enorme, punto fermo: la libreria antiquaria Palmaverde di via De’ Poeti che in un’intervista al settimanale La Stefani definì «una libreria legata a una scelta precisa, non quella dell’alto antiquariato, ma del libro esaurito, un po’ raro e di cultura: mi è sempre piaciuto di più». Quando Palmaverde chiuse i battenti, nel 2006, dopo oltre 50 anni di attività, Roversi spiegò così la sua scelta: «Mia moglie ed io abbiamo sempre detto che come non si vende un figlio, non si vende neanche la libreria. Quindi non la cediamo ma la chiudiamo, spegnendola con un soffio come si fa con una candela sulla torta di compleanno. Però i libri bisogna cederli, mi sto occupando di questo». Non andarono perduti. Li acquisì la coop. Nel 2007 fu segnato dalla perdita del figlio Antonio, sociologo
IL PRESIDENTE - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia della scomparsa di Roberto Roversi, in un messaggio ha espresso «la sua commossa partecipazione al lutto del mondo della cultura e della città di Bologna per la perdita di un poeta, scrittore e intellettuale profondamente legato alla sua terra, sensibile interprete delle inquietudini e delle trasformazioni della nostra società»
IL CORDOGLIO DI BOLOGNA - Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha detto: «Partigiano, uomo di cultura, persona che della scrittura ha saputo fare un’arte interpretandola in ogni suo aspetto - ha scritto il primo cittadino in una nota -. Poeta, scrittore, libraio, ha composto testi per canzoni di successo e testi teatrali. È l’ennesimo lutto del modo della cultura bolognese, se ne va uno dei più grandi intellettuali che questa città abbia avuto. Una grande perdita».
Redazione online15 settembre 2012
Muore il poeta Roberto Roversi, critico fino all’ultimo
Tra lotta continua e Lucio Dalla, lui vieta le cerimonie funebri
di Giulia Seno
BOLOGNA - E’ morto a 89 anni il poeta bolognese Roberto Roversi, malato da tempo. Coscienza critica, libraio, fondatore delle riviste Officina e Rendiconti delle quali è stato anche editore, scegliendo già negli anni Sessanta di non pubblicare più con i ’grandi’.
Consapevole fino all’ultimo, morto ieri in casa nel centro di Bologna, ha lasciato disposizioni precise, distinguendosi anche in quest’ultima occasione: l’annuncio della scomparsa doveva essere dato solo il giorno dopo, ovvero oggi. Senza organizzare esequie ufficiali, cerimonie o commemorazioni. Sarà sepolto a Bologna, nella cappella di famiglia.
Dopo la cremazione, un’altra scelta che conferma "il suo comportamento di sempre", precisa la famiglia, che acconsente solo a un piccolo gesto del Consiglio comunale: un minuto di silenzio in aula lunedì. Il suo sguardo acuto continua a coinvolgere a largo raggio: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime la sua commossa partecipazione al lutto. E, a modo suo, lo fa anche Jovanotti, twittando: "Se n’é andato il grande Roberto Roversi un innumerevole poeta. Scrisse anche Chiedi chi erano i Beatles". La canzone degli Stadio è tra le tante con i testi di Roversi, scritti prima per Lucio Dalla (anche Nuvolari): Jovanotti ne parafrasa il titolo facendo nascere una nuova ’tag’ (#chiedichieraroversi).
Lui aveva quasi novant’anni e non era su Twitter, ma quella ’tag’ viene subito rilanciata: Eleonora dice che è ’volato via’, massi ricorda che "un fiume scorre sul divano di pelle", Laura che "il viaggio così nisce".
"Conservo altri testi di Roberto - fa sapere il leader degli Stadio, Gaetano Curreri - a cui stavamo lavorando per il futuro. Ci sentivamo spesso".
"E’ l’ennesimo lutto del mondo della cultura bolognese", commenta il sindaco Virginio Merola. Solo nel marzo scorso era morto proprio Lucio Dalla. Il presidente dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, ricorda poi la sua "fermissima passione civile". Già, lui preferì, abbandonando gli editori, distribuirsi da solo fogli fotocopiati o collaborare con piccole realtà autogestite. Allora non c’era internet. Nel 1955 fondò la rivista Officina con Francesco Leonetti e Pier Paolo Pasolini, nel 1961 anche Rendiconti, di cui recentemente si pensava a una riedizione. Ha scritto moltissimo: romanzi, versi, testi teatrali e ’fogli sparsi’, amava dire.
Era stato anche direttore del giornale Lotta Continua. Recentemente scrisse il manifesto di ’Ad Alta Voce’, rassegna che richiama ogni anno a leggere in piazza decine di ’big’ della cultura (in ottobre la dodicesima edizione). Nel 2006 ha chiuso i battenti la libreria antiquaria Palmaverde di Bologna che Roversi ha gestito quasi sessant’anni, dal 1948, con la moglie Elena. Nel 2007 gli morì di cancro l’unico figlio, Antonio, sociologo e docente. Nel 2010 editò in 50 esemplari fuori commercio la versione integrale del poema ’L’Italia sepolta sotto la nevé.
* Ansa, 15 settembre 2012
E’ morto il poeta Roberto Roversi
Napolitano, fu interprete cambiamento. Sindaco di Bologna, ennesimo lutto per questa città
BOLOGNA - E’ morto il poeta bolognese Roberto Roversi, 89 anni. Era malato da parecchio tempo.
Nel 1955 fondò la rivista Officina con Francesco Leonetti e Pier Paolo Pasolini. Nel 1961 diede alla luce anche Rendiconti, di cui recentemente si pensava a una riedizione. Di entrambe le riviste è stato anche editore, scegliendo verso la metà degli anni Sessanta di non pubblicare più con i grandi editori, preferendo addirittura fogli fotocopiati distribuiti autonomamente, quando non collaborava con piccole realtà autogestite. Negli anni Settanta scrisse diversi testi per Lucio Dalla: per gli album Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa e, sotto pseudonimo, Automobili; poi anche per gli Stadio (Chiedi chi erano i Beatles, ma anche ’Doma il mare, il mare doma’ dedicata a Maradona). Ha scritto moltissimo: romanzi, versi, testi teatrali e ’fogli sparsi’, come amava dire. Era stato anche direttore del giornale Lotta Continua. Nel 2006 ha chiuso i battenti la libreria antiquaria Palmaverde di Bologna che Roversi ha gestito dal 1948 insieme alla moglie Elena. Nel 2007 gli morì di cancro il figlio, Antonio, sociologo all’Università di Bologna. Nel 2010 editò in cinquanta esemplari fuori commercio la versione integrale del poema ’L’Italia sepolta sotto la neve’.
FAMIGLIA, PER SUO DESIDERIO NIENTE CERIMONIE - Morto ieri in casa, nel centro storico di Bologna, Roberto Roversi è stato consapevole fino all’ultimo e ha lasciato disposizioni precise, distinguendosi anche in quest’ultima occasione, ha fatto sapere la famiglia. L’annuncio della sua scomparsa doveva essere dato solo il giorno dopo, ovvero oggi. Senza organizzare esequie ufficiali, cerimonie, commemorazioni o camera ardente. Sarà sepolto a Bologna, nella cappella di famiglia. Dopo la cremazione: anche questa è una scelta, precisano i familiari, che conferma ’il suo comportamento di sempre’. Il Consiglio comunale annuncia un minuto di silenzio in aula per lunedì, dopo aver ottenuto il consenso della famiglia, che spiega: "non concederlo sarebbe stato ingiusto nei confronti della citta". "Con Roberto Roversi - commenta la presidente del Consiglio comunale, Simona Lembi - scompare una parte importante della cultura di Bologna. La sua attenzione alle persone e alla città ne hanno fatto un intellettuale unico per spessore e impegno civile".
JOVANOTTI, UN INNUMEREVOLE POETA - "Se n’é andato il grande Roberto Roversi un innumerevole poeta. Scrisse anche ’Chiedi chi erano i Beatles’". Lo twitta Jovanotti, ricordando la celebre canzone degli Stadio.
SINDACO, ENNESIMO LUTTO PER BOLOGNA - "E’ con dolore che apprendiamo della scomparsa di Roberto Roversi". Così il sindaco di Bologna, Virginio Merola, sottolineando che "é l’ennesimo lutto del modo della cultura bolognese, se ne va uno dei più grandi intellettuali che questa città abbia avuto. Una grande perdita". Solo nel marzo scorso infatti la scomparsa di Lucio Dalla, per il quale Roversi aveva tra l’altro scritto alcuni testi negli anni Settanta, e dello scrittore Stefano Tassinari. Il sindaco Merola non ricorda solo il poeta in Roversi, ma anche un "partigiano, uomo di cultura, persona che della scrittura ha saputo fare un’arte interpretandola in ogni suo aspetto. Poeta, scrittore, libraio, ha composto testi per canzoni di successo e testi teatrali".
NAPOLITANO, FU INTERPRETE CAMBIAMENTO SOCIETA’ - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la triste notizia della scomparsa di Roberto Roversi, in un messaggio ha espresso la sua commossa partecipazione al lutto del mondo della cultura e della città di Bologna per la perdita di un poeta, scrittore e intellettuale profondamente legato alla sua terra, sensibile interprete delle inquietudini e delle trasformazioni della nostra società.
ERRANI, QUESTA TERRA HA DEBITO RICONOSCENZA - "Aspettavamo i suoi 90 anni per poterlo festeggiare, lui sempre così schivo e lontano dai riflettori della banale mondanità. Volevamo fargli sentire il debito di riconoscenza che questa terra aveva contratto con lui". Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, esprime il cordoglio per la scomparsa di Roberto Roversi. "Era un intellettuale di profilo europeo, colto e curioso, un poeta appartato e allo stesso tempo un autore di testi per canzoni che ha lasciato un segno nella musica italiana, un organizzatore culturale che sapeva cogliere le novità del mondo", sottolinea Errani. "Roberto Roversi era anche mosso da una fermissima passione civile e da un amore grande per Bologna, della quale era osservatore critico e spesso poco accomodante. Le istituzioni e il mondo della cultura dovranno trovare il modo più consono per rendere omaggio al suo lavoro e alla sua figura".
Per l’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti, "Bologna perde oggi un grande poeta e scrittore, un fervido organizzatore culturale, un osservatore critico ma partecipe. Roversi guardava con passione e occhio acuminato all’evoluzione della sua città, della vita sociale, della politica, dei mutamenti culturali. Per tutto ciò egli era prezioso compagno di riflessioni per tutti coloro che non si adagiavano nelle banalità del pensiero unico. La sua forza creativa risiedeva, peraltro, proprio nella capacità di riuscire a rielaborare e ad esprimere la sua passione in forma poetica e letteraria, senza concessioni a corrivi ideologismi. Oggi è una giornata di lutto e di riflessione; ci sarà tempo di ripensare al suo lavoro e a quanto lascia in eredità alla cultura italiana ed europea".
GINO&MICHELE, DOPO DALLA SCOMPARE ALTRO GRANDE - "Dopo Lucio Dalla se n’é andato anche un suo degno coautore, Roberto Roversi, il poeta. Grande amico e collaboratore di Smemoranda, anche". Così Gino e Michele salutano il grande poeta con un tweet.
* Ansa, 15 settembre 2012
ELEZIONI
Ballottaggi, trionfi a Milano a Napoli
in tutta Italia l’onda del centrosinistra
L’urna premia i candidati dell’opposizione. Successi in decine di comuni capoluogo e in quelli non superiori.
La sorpresa di Trieste e Cagliari. Poi Gallarate, Arcore, Novara, Grosseto, Crotone, Grosseto.
Il Pdl si consola con Cosenza, Rovigo, Varese e Iglesias
di MATTEO TONELLI *
ROMA - I numeri parlano chiaro. Dopo i successi di Bologna e Torino al primo turno, l’onda lunga del controsinistra fa sentite i suoi effetti in tutta Italia, con i candidati del centrodestra che subiscono praticamente ovunque severe sconfitte. A Milano Giuliano Pisapia riconquista la città dopo 18 anni di governo di centrodestra, mentre, a Napoli , Luigi de Magistris surclassa senza storia il rivale del Pdl, Gianni Lettieri. Insomma, con le sole eccezioni di Rovigo, Varese e Cosenza, il centrosinistra registra un’avanzata generalizzata in tutti i Comuni impegnati nei ballottaggi. Una tendenza netta: Novara, Trieste, Grosseto, Cagliari, Pordenone, Trieste, Crotone, per citare i Comuni maggiori a Nord come a Sud, segnalano il successo dei candidati di centrosinistra. E anche nei comuni più piccoli, come Casoria, Chioggia e Melfi, le cose non cambiano. Il bilancio dei comuni capoluogo vede il centrosinistra passare da 20 a 23 e il centrodestra scendere da 13 a 7.
Stessa tendenza per quanto riguarda i comuni superiori non capoluogo, 105 dei quali erano impegnati in questa tornata elettorale e 75 sono andati al ballottaggio. Il centrosinistra passa da 52 a 65 sindaci (uno va considerato di sinistra radicale) mentre il centrodestra scende da 45 a 27. Bene le liste di centro (Terzo polo compreso) che salgono da 2 a 9 amministrazioni. Due sindaci vanno alla Lega Nord (ne aveva uno) e due a liste civiche.
Significativo il risultato di Cagliari dove il centrosinistra strappa il Comune al centrodestra: nel capoluogo isolano Massimo Zedda batte Massimo Fantola e conquista la poltrona di sindaco. A Trieste il centrodestra cede sia alla Provincia sia al Comune. Alla Provincia la presidente uscente Maria Teresa Bassa Poropat (Pd) si conferma e batte Giorgio Ret (Pdl). In Comune il Pd con Roberto Cosolini supera Roberto Antonione (Pdl).
Anche Novara, feudo del governatore leghista Roberto Cota, passa dal centrodestra al centrosinistra dopo dieci anni di governo leghista: Andrea Ballare’ supera Mauro Franzinelli. A Grosseto Emilio Bonifazi (centrosinistra) si conferma sindaco, battendo il candidato del centrodestra Mario Lolini. A Varese, invece, il centrodestra resiste: Attilio Fontanaresta primo cittadino battendo Luisa Oprandi. A Cosenza il comune cambia bandiera. Il centrosinistra, che al primo turno si era diviso, perde e vede Mario Occhiuto diventare primo cittadino. A Rovigo successo e conquista del comune per il centrodestra: Bruno Piva batte Federico Frogato. Il centrosinistra, invece, conferma il comune di Pordenone (Pedrotti con il 60% dei voti), Rimini (Andrea Gnassi al 53,48%) e strappa Crotone al centrodestra (Peppino Vallone supera Dorina Bianchi).
Simbolica infine la vittoria del centrosinistra ad Arcore, a due passi da Villa San Martino, residenza del premier. Rosalba Colombo ha battuto Enrico Perego (che lascia la poltrona di sindaco). Ennesimo dispiacere per il Cavaliere. Altrettanto simbolica anche Gallarate, con la spaccatura tra Carroccio e Pdl al primo turno. Al ballottaggio si affrontavano il candidato del Pdl Massimo Bossi, e quello del centrosinistra Edoardo Guenzani, essendo rimasta esclusa la leghista Giovanna Bianchi Clerici. Dopo il primo turno la Lega era stata chiara e aveva dirottato i suoi consensi sul candidato democratico. Fallisce, invcece, la corsa solitara del Carroccio a Rho, nel milanese. Fabrizio Cecchetti ha dovuto lasciare il passo a Pietro Romano (Pd, Idv e Sel). Una sconfitta di misura, circa 500 voti, che consegna il sindaco di Rho al centrosinistra con il 50,80% contro il 49,20%. Il centrodestra (Udc-Pdl-Psda) strappa al ballottaggio al centrosinistra il sindaco di Iglesias con il 52,48% dei voti.
Provinciali. Il centrosinistra rimonta a Pavia e conquista la provincia strappandola al centrodestra. Daniele Bosone, ottiene il 51,2% dei consensi contro il candidato appoggiato da Pdl e Lega nord Ruggero Invernizzi con il 48,7%. A Vercelli, il candidato del centrodestra Carlo Riva Vercellotti ha battuto, all’ultimo voto, il candidato del centrosinistra,Luigi Bobba. A Macerata, invece, vince il candidato del centrosinistra Antonio Pettinari che batte Franco Capponi. Successo analogo anche a Trieste dove il centrosinistra conferma Maria Teresa Bassa Poropat. Reggio Calabria, invece, resta al centrodestra che conferma Giuseppe Raffa (52,66%). A Mantova, invece, vince il centrosinistra con Alessandro Pastacci (52,2%)