Rischierò di venir silurato ma non posso tacere.
Di fronte al male non si può far finta di niente!
Quest’anno per la prima volta ho insegnato nella scuola media (la SMS Luini-Falcone, al plesso di via Garofani). E’ stata un’esperienza molto faticosa ma anche esaltante e gratificante.
E non tanto perché mi è piaciuto fare il professore, ma per i colleghi che ho avuto la fortuna di incontrare e con cui ho potuto collaborare nel mettere tutte le energie e gli sforzi possibili per cercare di ascoltare e andare incontro alle esigenze di ragazzi e famiglie che vivono in una situazione davvero difficile, spesso ai limiti dell’umanità.
Mi sono trovato in un ambiente, una scuola davvero d’eccellenza, che non si è mai limitata a fare il suo dovere di insegnare le materie stabilite dal Ministero dell’Istruzione ma si è inserita con tutto l’impegno e la volontà per dare il suo apporto a cercare di sostenere tutte le collaborazioni e i collegamenti possibili su un territorio davvero difficile.
Tutto questo è stato possibile per il lavoro e la passione delle persone che hanno scelto davvero come vocazione di insegnare a Rozzano, rinunciando molte volte a situazioni più comode, meno rischiose, più "normali" e meno logoranti...
Tra queste persone (anche se l’ho conosciuta solo quest’anno) devo mettere al primo posto senz’altro Micaela Francisetti, che da 27 anni dava la vita per il mondo della scuola a Rozzano.
Beh, lo dico con assoluta sincerità: mai vista una persona così salda nel cercare il bene comune, nel rivendicare gli stessi diritti e le stesse opportunità per tutti (nel senso del dare di più a chi più ne ha bisogno). E mi sembrava strano che potessero esistere ancora delle persone così tutte d’un pezzo, dedite alla causa, inflessibili di fronte a chi cerca di coprire la verità.
Stupito perché certe persone fanno sempre presto una brutta fine.
E infatti, l’ultimo atto di strenua difesa dell’autonomia e libertà della scuola le è costato caro, carissimo.
Dopo aver guidato (per altro seguita e sostenuta da tutto il personale docente di tutte le scuole della città) a novembre la ferma opposizione al tentativo dell’Amministrazione Comunale di disfare tutto quanto di buono nella scuola c’è a Rozzano con una proposta di verticalizzazione estrema e insulsa, Micaela ha pagato sulla sua pelle la reazione della sopracitata Amministrazione, che ha trovato il modo di scansare il problema...
Quale metodo più furbo, subdolo e meschino che far fuori chi la pensa diversamente da te e prenderne il posto ingiustamente per poi fare il bello e il cattivo tempo anche lì?
Che bello pensare che da settembre il mio Vicesindaco sarà anche la mia dirigente scolastica!
Chiedendomi da subito quale possibilità ci sia di ricoprire entrambi gli incarichi... senz’altro non ci si potrà sognare di vedere presente la nuova preside nemmeno un decimo del tempo dedicato da Micaela, che era 24 ore su 24 a disposizione di questo complesso mondo che è la scuola media di Rozzano...
Senza parlare, viste le esplicite intenzioni dell’Amministrazione Comunale a riguardo del tema scuola (totalmente dettate da ALTRI interessi che non il bene dei ragazzi di Rozzano), del CONFLITTO d’INTERESSI!!!
Non sono solo triste, deluso, amareggiato...
SONO SCHIFATO!
Come potrà mai cambiare Rozzano, quando chi sta come esempio e guida davanti a tutti i cittadini insegna ad ottenere quel che vuole con la forza, la violenza e l’ingiustizia?!
Lascio qui sotto una citazione di Seneca (presa dal blog della Scuola Luini-Falcone) che mai fu così veggente nel vedere cosa succede ancora qui, ai nostri giorni!
"Poco fa, Sereno, parlando di Marco Catone, eri indignato, come sempre ti accade quando ti imbatti in una ingiustizia, per il fatto che Catone fosse stato capito così poco dal suo tempo... Giudicavi scandaloso che gli fosse stata strappata la toga in pieno Foro, mentre tentava di opporsi all’approvazione di una legge; e che fosse stato trascinato dai Rostri all’Arco di Fabio dai seguaci di un partito ribelle. Allora ti risposi che avresti avuto ragione a sdegnarti per la sorte della Repubblica, visto che Publio Clodio da un lato, Vatinio dall’altro, e con loro tutti i peggiori, la mettevano all’asta senza capire, nella loro cieca avidità, che così mettevano in vendita anche se stessi. Mentre per Catone ti dicevo di stare tranquillo, (...) Catone non visse in un’epoca in cui si poteva credere che il mondo poggiasse sulle spalle di un gigante; la sua epoca aveva già superato la faciloneria degli antichi ed era pervenuta a un alto grado di cultura. Catone lottò contro l’ambizione, mostro multiforme, e contro lo smisurato desiderio di potere, che neppure la divisione del mondo in tre parti poteva soddisfare; affrontò i vizi di una città corrotta e ritardò la rovina della Repubblica opponendovisi con tutte le forze. Trascinato anche lui nella catastrofe, che aveva cercato invano di impedire, non volle sottrarvisi; così perirono insieme due realtà impossibili da separare: Catone non sopravvisse alla libertà, né la libertà a Catone (...)
L’uomo saggio è tanto saldo di fronte ai colpi degli uomini e della sorte, che il torto subito gli è addirittura utile per mettere alla prova se stesso e saggiare la sua virtù. Manteniamo un religioso silenzio, vi prego, davanti a un tale proponimento, e assistiamo attenti e ammirati allo spettacolo del sapiente che si sottrae all’ingiustizia. Con questo non toglieremo nulla alla vostra superbia, alla furia delle vostre passioni, alla vostra cieca temerarietà e arroganza; rivendicando al saggio la sua libertà non tocchiamo affatto i vostri vizi (...)"
L.A. Seneca, Dialoghi: Della costanza del saggio.
donP
Questa risposta è stata modificata da donP (01/07/2007 14:11 GMT, 2 giorni)
Copyright 2005-2007 Parrocchia Sant’Angelo - Rozzano (MI)
citazione *
"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni"
Cito soprattutto questa, visto che "dall’interno del mio stesso orto" mi sono stati mossi critiche e rimproveri... Ma, per quanto il sottoscritto sia un sacerdote e scriva sul forum del sito della parrocchia, tutto quanto sto scrivendo qui è SOLO la trasposizione del MIO personale stato d’animo, dei MIEI pensieri, delle MIE valutazioni...
Non sto prendendo posizione a nome della Chiesa, delle Parrocchie, degli altri preti o di chicchessia...
Qualcuno mi ha fatto notare che, lo voglia io o no, sono comunque una figura pubblica ed istituzionale e quindi devo stare attento a come e dove scrivo...
Non sono per niente d’accordo.
Io qui sono Pietro, cittadino italiano, domiciliato a Rozzano per incarico di ministero, affezionato alla realtà di questo territorio che mi è stata affidata, affezionato al mondo della scuola che ho incrociato come insegnante da un anno soltanto...
In tal senso ritengo e pretendo di non venir inserito in nessuna burocrazia o assembramento politico-sociale ma di poter dar libero corso ai pensieri e sentimenti che sento dentro, senza sentirmi il paladino di niente, ma solo un uomo assetato di giustizia e verità...
donP
* 25/07/2007 14:25 GMT - Copyright 2005-2007 Parrocchia Sant’Angelo - Rozzano
Sul riferimento a Pietro Citati, nel sito, si cfr.:
Natale a Rozzano, gli ispettori: "Tutto in regola". Il preside: "Ora devo riflettere e capire cosa fare"
Nessuna irregolarità è stata riscontrata nella scuola finita nella bufera, Giannini: "Un caso montato sul nulla". L’amarezza di Parma: "Non c’era motivo di sottoporre una scuola a una simile aggressione"
di TIZIANA DE GIORGIO *
"Le ispezioni si sono chiuse e dall’ufficio scolastico Regionale è arrivata una telefonata: non hanno trovato irregolarità per le quali accogliere la mia disponibilità a lasciare la Garofani. Rimettono a me la scelta di rimanere o meno alla guida della scuola". Dopo le indagini inviate dal ministero, il caso dell’elementare di Rozzano sembra essere arrivato a un punto decisivo. E anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini prova a chiudere le polemiche: "Un caso montato sul nulla".
A raccontare la decisione che sembrano aver preso definitivamente le istituzioni scolastiche è Marco Parma, il preside finito nella tempesta per il concerto di Natale rimandato a gennaio. "Gli ispettori hanno verificato che ciò che era stato deciso all’interno della scuola sui festeggiamenti natalizi era stato preso in accordo con tutte le componenti della comunità scolastica - spiega il dirigente - ho cercato di spiegarlo anche nei giorni scorsi: non ci sono state imposizioni, abbiamo deciso insieme e non abbiamo cancellato nulla". La vicenda ha fatto comunque scalpore, e questo potrebbe costare un richiamo scritto sulla gestione della comunicazione con i media.
Ora la palla passa quindi a lui: nei giorni scorsi, mentre il caso montava su tutti i media, aveva mandato una lettera al direttore regionale, Delia Campanelli, chiedendo di valutare la possibilità di una sua rinuncia alla reggenza, qualora avesse commesso errori nella gestione della scuola. Il ministero, vista la portata delle polemiche che si sono scatenate per giorni, è voluto andare a fondo in tempi rapidi: dopo aver convocato il preside per avere spiegazioni, martedì alla Garofani sono stati inviati tre ispettori per parlare con i docenti e ascoltare da più campane cos’è accaduto veramente. Hanno steso una lunga relazione, sulla quale doveva avere l’ultima parola direttamente il ministro Giannini. Che conferma: "Io e il mio ministero abbiamo fatto quello che si doveva fare, abbiamo accuratamente appurato che questo preside non ha minimamente interferito con le decisioni che la scuola aveva assunto circa le feste di Natale, i momenti e le forme. Devo dire che lui ha manifestato un disagio per tutto il clamore mediatico che si è creato intorno alla sua persona e alla sua scuola. Spetta a lui prendere una decisione definitiva".
"Ora mi prendo qualche giorno di tempo per decidere, con calma, cos’è meglio - spiega a questo proposito Parma - ho avuto tante manifestazioni di solidarietà e di affetto da parte dei miei insegnanti. Mi hanno scritto colleghi, genitori. Mi hanno aiutato molto a vivere questo momento ". Il concerto d’inverno alla Garofani resta il 17 gennaio, "come avevamo deciso insieme ". Nelle singole classi ognuno festeggerà come vorrà il Natale, come accade per tantissime scuole milanesi, multietniche e non. "Questo era stato deciso e questo rimane. Forse ho commesso degli errori di comunicazione e di questo mi pento. Ma non c’è mai stata prevaricazione. E non c’era motivo di sottoporre una scuola a una simile aggressione".
* la Repubblica/Milano, 03 dicembre 2015 (ripresa parziale).
Marco Parma, scuola pubblica e laicità prese sul serio di Paolo Flores d’Arcais *
Marco Parma, preside dell’Istituto Garofani di Rozzano, non ha affatto abrogato il Natale, come una (dis)informacija corriva verso il pensiero unico Renzi-Alfano-Verdini-Salvini-Berlusconi-Meloni continua a propalare. Si è limitato a non accogliere la pretesa di due mamme che volevano utilizzare il tempo della mensa scolastica per insegnare ai bambini due canti natalizi religiosi [“Adeste fideles” esordisce così: “Adeste fideles læti triumphantes, venite, venite in Bethlehem. Natum videte Regem angelorum. Venite adoremus (ter) Dominum”].
E perché mai avrebbe dovuto accettare? Chi vuole insegnare (e imparare) canti religiosi, vada in parrocchia, la scuola pubblica è di tutti e dunque laica. Il professor Marco Parma ha ragione, ha fatto benissimo, si è anzi comportato in modo esemplare, se vivessimo in una democrazia degna del nome (quindi laica per definizione) il ministro dell’Istruzione avrebbe già pronunciato un encomio. Mentre ci tocca l’obbrobrio di un primo ministro clericale che gargarizza un anatema per il tentativo di “affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito”, lui che di “politically correct” ha saturo il midollo. Quale sarebbe l’identità di cui conciona e sbrodola? L’unica identità che un primo ministro può esibire e curare è quella repubblicana della Costituzione e dei suoi valori, tra i quali la religione cristiana e il suo “adoremus (ter) Dominum” non è contemplata.
Un unico appunto al professor Parma: sembra che in una dichiarazione, per motivare il suo sacrosanto “non possumus” abbia invocato il carattere offensivo che il canto di una religione avrebbe potuto rappresentare per i bambini di altre religioni. No, caro Parma, questa è una motivazione inaccettabile, la scuola è laica perché pubblica, cioè di tutti, non di tutte le religioni ma di nessuna religione. Tanto è vero che se un programma scolastico suonasse offensivo per una fede (accade, in storia, scienza, perfino educazione fisica, e non solo per l’islam, sia chiaro), tanto peggio per quella religione, il programma andrebbe completato lo stesso.
Scuola
Rozzano, canti di Natale vietati a scuola. Anche il sindaco scarica il preside: “Riveda le sue decisioni”
Barbara Agogliati ha intavolato una trattativa con il dirigente scolastico per farlo tornare sui suoi passi: “La nostra città non ha problemi di integrazione. Da un problema che si voleva evitare lo si sta creando. Se la festa non si farà nell’istituto ci penserà il Comune”
di Alex Corlazzoli *
Mai si è parlato così tanto di Rozzano. La decisione del dirigente dell’Istituto “Garofani” di non fare feste di Natale a scuola con i canti religiosi ha scatenato l’opinione pubblica e la politica. A finire per primo sotto i riflettori è il sindaco, Barbara Agogliati, che in queste ore ha avviato una sorta di trattativa con il preside Marco Parma, per convincerlo a tornare sui suoi passi.
Sindaco, l’ha sentito il dirigente oggi? Cosa gli ha detto?
“Gli ho telefonato ieri, lunedì lo richiamerò. La scuola ha la sua autonomia nella definizione delle attività didattiche, ma mi sono permessa di far presente a Parma che tutte le famiglie di Rozzano, italiane e straniere, si aspettano in occasione del Natale un momento di condivisione come è sempre stato fatto. Spero di essere ascoltata”.
Secondo lei il preside cambierà idea?
“Ieri al telefono ha confermato la sua linea. Spero che ora possa capire, viste le reazioni delle famiglie, che la sensibilità del tessuto sociale è un po’ diversa da quella che lui immagina. Rozzano non è una città che ha problemi di discriminazione o integrazione. La scelta del dirigente sembra andare in senso contrario: da un problema che si voleva evitare lo si sta creando. Mi auguro possa rivedere le decisioni prese”.
Eppure Parma ha riferito al fattoquotidiano.it che si trattava della richiesta di poche mamme
“In realtà ho visto una petizione dove ci sono non solo due madri ma tutti i genitori di una classe che sottoscrivono la richiesta. In quel documento si chiede di motivare la decisione di non fare il concerto di Natale e di avere l’autorizzazione a svolgere una festa comune e non nelle singole classi come ha previsto la dirigenza”.
Il preside ha già motivato la sua scelta: ha detto che la scuola è laica
“Certo ma ciò non significa che non abbiamo una cultura e una sensibilità da rispettare. Come comune siamo aconfessionali ma ciò non significa che il concetto di integrazione è appiattimento o annullamento delle diversità. Senza il proprio bagaglio culturale e umano credo non ci possa essere una vera inclusione. Questo è stato capito in primis dalle famiglie straniere che si sono dette stupite della decisione del preside”
Lei le ha incontrate queste famiglie di migranti?
“La petizione è firmata anche da una famiglia musulmana. E poi nei Tg li abbiamo visti tutti gli stranieri che dicevano che non ci sarebbe stato alcun problema a festeggiare il Natale”.
La scelta del dirigente ha sollevato, da destra a sinistra, la levata di scudi della politica. Lei come la vede? “Il preside ha voluto prendere una decisione molto prudente ma è andato un po’ oltre. Credo che la situazione gli sia sfuggita di mano. Se ha deciso da solo credo sia un errore: a Rozzano è reggente, forse non ha compreso a pieno il tessuto sociale. Dal fare una cosa che poteva essere rispettosa della sensibilità altrui ha proposto qualcosa che è contrario ai moderni concetti dell’integrazione”.
Ha tempo per rimediare?
“Ha venticinque giorni per porre rimedio”.
Lei come sindaco cosa è pronta a fare per risolvere il problema?
“Proporrò un incontro chiedendogli ciò che vogliono le famiglie. Non voglio arrivare ad un muro contro muro. Vedremo se con la mediazione si ottiene un risultato che possa soddisfare tutti. Dopo i fatti di Parigi è difficile spiegare ai bambini che la scuola non vuole festeggiare il Natale perché altri potrebbero sentirsi offesi”.
E se questa festa non fosse fatta dalla scuola siete pronti ad organizzarla come Comune?
“L’amministrazione mette in campo molte iniziative rivolte ai bambini in questo periodo. Se non verrà fatta la festa di Natale a scuola proporremo un’occasione ad hoc ma sarebbe meglio se fosse organizzata dall’Istituto comprensivo perché senza la scuola facciamo fatica a coinvolgere tutti i ragazzi”.
*
di Alex Corlazzoli | 28 novembre 2015
Rozzano, il Natale cancellato a scuola: il preside lascia la primaria e va a rapporto
Il dirigente, che ha rimesso il mandato, dovrà presentarsi lunedì nell’ufficio scolastico regionale davanti all’assessore regionale Aprea per chiarire la scelta di evitare canti e tradizioni *
Travolto dalle polemiche, Marco Parma, il preside dell’Istituto comprensivo Garofani a Rozzano in provincia di Milano, che ha deciso di cancellare di fatto il Natale e rinviare il concerto d’inverno degli alunni dopo il 20 gennaio (senza Tu scendi dalle stelle e altre canzoncine tradizionali), è stato convocato per lunedì dall’ufficio regionale scolastico. Lo si apprende da fonti vicino alla Regione. All’incontro sarà presente anche l’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e lavoro, Valentina Aprea. E contemporaneamente ha rimesso il mandato limitatamente alla scuola primaria. Milano, nella scuola delle polemiche: sì a Babbo Natale, ai canti tradizionali
Parma, 63 anni, in una lettera scritta all’ufficio regionale scolastico, e nella quale annuncia il suo passo indietro, spiegherebbe anche quello che è accaduto, ribadendo, che la decisioni di non autorizzare feste di carattere religioso a scuola sia stata presa per non creare situazioni di disagio tra i bambini, soprattutto in un momento delicato come quello che si sta attraversando, dopo gli attentati di Parigi.
Rozzano, il preside: "No al concerto di Natale e al crocifisso’’
L’Istituto comprensivo Garofani a Rozzano è frequentato da un migliaio di studenti, dalle materne alle medie. Il 20 per cento sono di origini straniere. Per questo il preside ha deciso di rinviare il solito Concerto di Natale dei bimbi delle elementari al 21 gennaio, trasformandolo in concerto di inverno, mentre quelli delle medie terranno l’evento natalizio il 17 dicembre in un teatro fuori scuola.
Rozzano, l’ira del genitore musulmano: "Anche noi festeggiamo il Natale’’
"Le beghe degli adulti non devono ricadere sui bimbi e a me interessa solo che a scuola ogni momento sia condivisibile per tutti e che nulla possa creare imbarazzo o disagio a qualcuno - aveva detto mentre infuriavano le polemiche - credo sia un passo avanti verso l’integrazione e non indietro rispettare la sensibilità di chi la pensa diversamente, ha altre culture o religioni - ribatte il preside - Questa è una scuola multietnica, sarebbe stato giusto se nelle feste di classe una parte dei bambini avessero cantato della canzoni dalle quali erano esclusi altri? e poi dopo quello che è successo a Parigi qualcuno lo avrebbe considerato una provocazione".
SCUOLA. Complimenti: Agogliati sputtana Parma e il progetto Garofani *
di RF *
Dalla classe della figlia del fratello della sindaca nasce, con la connivenza de Il Giorno, la polemica che ha portato il reggente del comprensorio di via Garofani, Marco Parma, a rimettere il mandato. E la sindaca si frega le mani: non le pareva vero di spargere un po’ di fumo ora che il fallimento di Api e della gestione del teleriscaldamento manifesterà la debolezza dell’economia comunale e tutti i limiti della gestione clientelare di questa e delle passate amministrazioni. I fatti.
Sin dallo scorso anno l’associazione 11 note che gestisce la consueta festa pre natalizia aveva dovuto fronteggiare le polemiche di alcuni genitori della scuola di via Milano (che fa parte del comprensorio) frequentata dal nipote della sindaca, perché non venivano cantate le solite canzoncine di natale. A tal proposito, a settembre (settembre!) l’associazione aveva comunicato che, per evitare polemiche, avrebbero rinviato la festa al Fellini a gennaio.
Ecco allora nascere la petizione dei genitori integralisti che, non bastandogli la festa in classe, volevano assolutamente il "tu scendi dalle stelle" a teatro. Nulla di male, ma perchè collegarlo ai fatti di Parigi?
Il giornalista poco indagatore di turno, magari bypassando il responsabile locale, raccoglie e rilancia, con un titolo ad effetto, e magari con l’incitamento di qualche amico in amministrazione, così da togliere un po’ l’attenzione anche dalle recenti problematiche del teleriscaldamento (per la legge dell’equilibrio politico).
Ale’... il gioco è fatto e la notizia e’ servita, prontamente raccolta da altri fenomeni dell’informazione come Del Debbio (futuro politicante nazionale) e le televisioni unificate. Poi si apre la cloaca e scendono da Roma o dalla padania i SOLONI difensori della cristianità de noartri!
Insomma: Marco Parma non ha altra "colpa" se non quella di condividere una scelta fatta in altro momento e da altri. E questa non è una colpa, e’ coerenza.
Per il resto segnaliamo che stava portando avanti da due anni in modo eccellente un progetto nel comprensorio Garofani di alto valore socio-culturale, motivando i docenti e i genitori, che ora potrebbe andar disperso.
Domani i docenti stessi, che non accettano la strumentalizzazione, faranno un presidio e comunicheranno il sostegno a Parma per l’indecente attacco subito.
Complimenti alla sindaca per il tempismo e per la faccia tosta!
RF
* Pubblicato da Rozzano Futuro, 28.11.2015,
(AGI) - Roma, 27 nov. - Lunedi’ prossimo alle ore 12 il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, visitera’ la scuola primaria-ICS di via dei Garofani a Rozzano, dove il preside ha ’cancellato’ la festa del Natale. "Portero’ in dono agli alunni dell’istituto un presepe - spiega Salvini - con garbo, discrezione e senza voler imporre nulla a nessuno. Ma il presepe fa parte delle nostre tradizioni e della nostra cultura e religione: non e’ giusto che i nostri figli siano costretti a rinunciarvi".
A meno di un mese dal Natale e in un periodo in cui le radici religiose assumono un significato anche politico, scoppia la polemica sui simboli che caratterizzano la Nativita’: presepe, albero e festeggiamenti in genere.
A far ’scalpore’ e’ che a negare i tradizionali riti che accompagnano il periodo natalizio sono due scuole, a Rozzano, nel Milanese e a Romano D’Ezzelino, nel Vicentino. Episodi che hanno fatto insorgere il centrodestra, che chiama in causa il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini.
Ma anche dalle file del centrosinistra si levano alcune voci critiche: "Siamo all’abdicazione culturale", dice ad esempio il vicesegretario vicario dell’Udc Antonio De Poli, mentre il deputato Pd Edo Patriarca parla di "operazione di laicismo esasperato, un’operazione di desertificazione della nostra cultura". (AGI) .
* AGI - 27 NOV 2015
Docenti e genitori con preside Rozzano
’Siamo amareggiati, non è stato cancellato nulla’ *
Redazione ANSA MILANO *
(ANSA) - MILANO, 29 NOV - Un gruppo di insegnanti dell’Ics Garofani di Rozzano e alcuni genitori si sono ritrovati davanti a scuola esponendo uno striscione ’Io sto con Parma’, riferito al dirigente finito nella bufera per non aver autorizzato iniziative natalizie religiose. "Siamo molto amareggiati, non ci sono stati nè divieti, nè cancellazioni - hanno detto - le feste così come programmate a settembre avranno luogo, compresa una festa nelle classi dove saranno accolti i genitori, che è la famosa festa di Natale".
"Poiché da più parti si è sostenuta la mia inadeguatezza al ruolo, mi rivolgo alla Direzione dell’Ufficio Scolastico Regionale affinché valuti l’opportunità di attribuire ad altro collega la reggenza", ha scritto il preside in una circolare sul sito della scuola. "Non esistono iniziative ’cancellate’ o ’rinviate’ - precisa - L’unico diniego che ho opposto riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto insegnare canti religiosi ai bambini cristiani: cosa che continuo a considerare inopportuna".
ROZZANO, 28 NOVEMBRE 2015 *
NATALE E DINTORNI
[di Marco Parma]
Potrei anche ringraziare quegli incauti che hanno sollecitato l’attenzione dei media sulla mia mo desta persona, se me lo fossi meritato. Purtroppo, invece, la bufera mediatica che si è sol levata si basa su notizie in parte distorte e in parte infondate.
In primo luogo, non ho mai fatto rimuovere crocefissi né dalle aule del Comprensivo Ga ro fa ni né d a quelle delle altre scuole che ho gestito e diretto nel corso di più di vent’anni di mo desta carriera, per un motivo molto semplice: non c’erano.
In secondo luogo, non ho rimandato né cancellato nessun concerto natalizio né altre iniziative programmate dal collegio docenti e dal consiglio di istituto ; mi sono, viceversa, a doperato per sostenerle : tanto il concerto del 17 dicembre dei ragazzi della secondaria quanto quello dei bimbi della primaria, in programma per il 21 gennaio , oltre ai m omenti di festa prenatalizia che si svolgeranno, come di consueto, in tutte le classi .
Non esistono iniziative “cancellate” o “rinviate”. L’unico diniego che ho opposto riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola nell’interval lo mensa per in segnare canti religiosi ai bambini cristiani: cosa che continuo a considerare inopportuna.
Poiché da più parti si è sostenuta la mia inadeguatezza al ruolo, mi rivolgo nel frattempo al la Direzione dell’Ufficio Scolastico Regionale affinché valuti l’opportunità di attribuire ad altro collega la reggenza dell’istituto. In tale prospettiva, colgo l’occasione per ringraziare i bam bini, i genitori, gli insegnanti , la segreteria e i collaboratori per l’affetto e la stima con cui mi hanno accolto fra loro dal settembre 2014 fino a questo difficile passaggio: sentimen ti che contraccambio di cuore, con sincera ammirazione per la passione e la tenacia che il perso na le scolastico dimo stra ogni giorno.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Marco Parma
*
Fonte: Sito dell’Istituto Comprensivo Statale di via dei Garofani - Rozzano
Anch’io sto con Parma, il preside di Rozzano vittima di una campagna isterica che trasforma Gesù in soldatino di piombo
di
Gad Lerner (lunedì, 30 novembre 2015)
Come la maggioranza dei genitori e degli insegnanti della scuola primaria Garofani di Rozzano, anch’io voglio esprimere solidarietà al suo dirigente dimissionario, Marco Parma. Fatto oggetto di una campagna denigratoria che ha assunto toni isterici, oltre che ripiegata sul più vieto conformismo, per la decisione di escludere cori religiosi dalla festa della scuola.
Lo ha spiegato bene oggi Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, sul “Corriere della Sera”: non esiste un’unica ricetta per affrontare la materia complessa delle diversità e della libera manifestazione plurale del credo religioso nelle scuole.
Personalmente, non mi sarei mai sognato di cantare “Tu scendi dalle stelle” quando frequentavo la scuola: farlo senza crederci, mi sarebbe parso offensivo nei confronti di chi ha fede nella divinità di Gesù. Non a caso esiste la possibilità di esonerarsi dall’insegnamento confessionale della religione, così come (purtroppo) viene praticato in Italia.
Il preside Parma nella sua scuola ha messo l’albero di Natale e, suppongo, non avrebbe avuto difficoltà a ospitare pure un presepe. Solo ha pensato che fosse sbagliato far cantare la nascita del Cristo anche a bambini che cristiani non sono, o, peggio, dividere per appartenenza i bambini al momento del coro.
Mi pare una scelta rispettabile, in ogni caso, che la si condivida o meno.
Invece gli è piovuta addosso la marea del conformismo identitario, capitanata da chi ne detiene oggi il copyright, cioè il solito Matteo Salvini. Lui ha promesso di andare davanti alle scuole portandoci il presepe, come un novello emulo dei Re Magi.
Peccato che le statuine del presepe in mano a Salvini somigliano piuttosto a pupazzi di guerrieri giapponesi, o al massimo a soldatini di piombo.
Caro donP
tutta la nostra stima e tutta la nostra solidarietà.
La ringraziamo vivamente per l’intervento e l’aggiornamento sull’"oscura situazione". Auguriamo che il periodo di pausa estiva - di luce e di tranquillità (si spera) - favorisca il ripristino di correttezza umana, civile, e politica!!!
M. cordiali saluti
Per la redazione
Federico La Sala
30/07/2007 10:07 GMT *
LUINI-FALCONE
Pressioni e minacce di querela inducono a una lettera di scuse
PINARDI PRESIDE: DIETROFRONT DEI GENITORI
Rozzano - Scuola media Luini-Falcone, capitolo terzo. I genitori hanno scritto un’altra lettera, indirizzata al sindaco e all’Ufficio scolastico di Provincia e Regione, nella quale chiedono scusa «per i toni eccessivi» e per «aver riportato i nomi di responsabili, a diversi livelli, della vita amministrativa di Rozzano». Insomma un dietrofront in grande stile, dovuto anche alle pesanti pressioni subìte da alcuni personaggi molto in vista della politica locale. Alcuni genitori, di cui «Il Sabato» è in possesso delle generalità ma che non vengono pubblicate per evitare ritorsioni, sono spaventati dalla minaccia di querela che è stata fatta loro e sono stati obbligati a fare marcia indietro. «La nostra intenzione - si legge nella lettera - era ed è quella di difendere l’operato della preside Francisetti, chiedendo, se possibile, che rimanesse a Rozzano. Lo stesso metodo usato nel raccogliere le firme non ha rispettato la formalità con cui è stata presentata la lettera: infatti diversi firmatari, pur condividendo la richiesta di maggiore chiarezza, non sono in questo momento genitori di alunni della Luini-Falcone. Vorremmo con questa lettera rimediare, dove è possibile, il danno procurato alle persone coinvolte». Certo i toni della prima lettera sono stati accesi, ma va anche detto che ognuno è libero di esprimere la propria opinione.
la sua firma compariva nella lettera dei genitori
DON CARLO MANTEGAZZA GIURA: «NON HO FIGLI»
Rozzano - Nella tanto discussa lettera scritta dai genitori della Luini-Falcone compariva anche il nome di un sacerdote. Don Carlo Mantegazza, amareggiato per la strumentalizzazione della sua firma, non perde però il senso dell’ironia: «Non ho figli, né legittimi né nascosti». Il parroco della chiesa Sant’Ambrogio ci tiene però a chiarire una situazione in cui, suo malgrado, si è trovato coinvolto. «La firma che avevo apposto - spiega Don Carlo in una lettera indirizzata all’Ufficio scolastico di Provincia e Regione, nonché al sindaco D’Avolio - era su una proposta di richiesta di semplice chiarimento richiesto da un gruppo di cittadini a proposito del cambio di dirigente scolastico alla Luini-Falcone. Voglio rendere noto che non condivido né i toni, né lo stile della suddetta lettera, in particolare quando attacca personalmente alcuni esponenti della vita amministrativa di Rozzano, persone con le quali c’è un rapporto personale e istituzionale di collaborazione talvolta molto stretta. Sono molto rammaricato di questa situazione ed ho già espresso a queste persone la mia vicinanza personale. Voglio ora che la mia posizione sia nota a tutti coloro che sono coinvolti in questa vicenda, per evitare ulteriori speculazioni o fraintendimenti, e soprattutto al fine di poter insieme continuare il rapporto istituzionale e l’impegno al servizio degli abitanti di Rozzano».
Lunedì sera su RaiTre il film-documentario di Marco Turco dal libro di Alexander Stille
il racconto della lotta alla mafia, il sacrificio di Falcone e Borsellino, il maxiprocesso
"In un altro Paese", omaggio agli eroi che guardarono in faccia Cosa nostra
Commoventi le testimonianze dei colleghi Guarnotta, Di Lello, Ayala
De Francisci: "Mi chiedo spesso che sono morti a fare, e non trovo una risposta"
di SILVIA FUMAROLA *
INIZIA dove la storia sembrava concludersi, su quella frase di Antonino Caponnetto, padre del pool antimafia di Palermo, che sussurra: "E’ tutto finito", dopo la strage di Via D’Amelio. Il film documentario In un altro Paese di Marco Turco dal libro di Alexander Stille Excellent cadavers. The Mafia and the Death of the First Italian Republic (Cadaveri eccellenti. La mafia e la morte della prima Repubblica italiana) dopo aver fatto il giro dei festival e delle università (l’anno scorso è stato proiettato anche alla Columbia University), approda in tv lunedì alle 21 su RaiTre. Il viaggio a ritroso comincia da quel 19 luglio del ’92, quando Palermo è scossa da un altro attentato mafioso: Paolo Borsellino viene ucciso con i suoi agenti, sotto casa della madre. Sono passati 57 giorni dalla strage di Capaci in cui trovano la morte Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. La Sicilia brucia, Roma resta a guardare.
In un altro Paese è un film sconvolgente perché in novanta minuti non ce n’è uno di fiction, sono i fatti a parlare: un collage di delitti, testimonianze, vittorie, sconfitte, lacrime, rabbia. Vent’anni di lavoro per arrivare al maxiprocesso, il più grande processo mai celebrato contro la mafia. L’aula bunker di Palermo è a prova di missile, lo Stato dà scacco matto a Cosa nostra, ma la partita è appena cominciata.
I cadaveri eccellenti sono tanti, ma è a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino che il film è dedicato, al loro sacrificio che aiuta a far nascere una nuova società civile. E’ la grande fotografa Letizia Battaglia ad accompagnare Stille (a cui presta la voce l’attore Fabrizio Gifuni) nel suo viaggio, una donna appassionata che con i suoi scatti ha saputo raccontare Palermo come nessuno.
Una lunga scia di sangue unisce il destino del capo della Mobile Boris Giuliano, del capitano dei carabinieri Basile, del procuratore Costa, di tanti servitori dello Stato: Montana, Cassarà, Chinnici, Dalla Chiesa ucciso nell’auto che guidava, accanto alla giovane moglie Emanuela Setti Carraro. La tragedia siciliana si consuma, "in un altro Paese, tutto questo non sarebbe successo" dice Stille. Ma succede a Palermo che Falcone e Borsellino seguono il percorso degli assegni, una montagna di soldi che fanno giri strani da una famiglia all’altra, studiano gli appalti, parlano coi pentiti che svelano inquietanti giochi di potere.
Ormai è chiaro, la politica è la nuova alleata della mafia. I magistrati sono costretti a partire per l’Asinara con le famiglie per scrivere l’ordinanza del maxiprocesso. Lo Stato per cui lavorano farà pure il conto delle bibite consumate in quella stanza-cella dove trascorrono le giornate come reclusi. "In un altro Paese - osserva Stille - gli artefici di una tale vittoria sarebbero stati considerati un patrimonio nazionale. Dopo aver vinto la prima battaglia a Palermo, ci si sarebbe aspettato che Falcone e i suoi colleghi fossero messi nella condizione di vincere la guerra. Invece in Italia avvenne proprio il contrario".
Sono commoventi le testimonianze dei colleghi: Guarnotta, Di Lello, Ayala, De Francisci, Ingroia. Ayala spiega a Stille che "la mafia non è né di destra né di sinistra, sta col potere". Il dolore di De Francisci è intatto, ha le lacrime agli occhi quando parla del sacrificio di Falcone e Borsellino: "E’ stato un prezzo altissimo che hanno pagato, loro con la loro vita, e le persone morte con loro. Un prezzo che hanno pagato per il nostro Stato, per la Sicilia, per creare un futuro migliore per tutti noi. Però io me lo sono chiesto negli ultimi anni: ne è valsa la pena? Che siete morti a fare? Me lo sono chiesto più volte al punto in cui siamo. E non riesco a trovare una risposta".
* la Repubblica, 22 luglio 2007
Sul tema, nel sito, si cfr.:
GIOVANNI FALCONE, PAOLO BORSELLINO, ANTONINO CAPONNETTO. UN URLO PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE
CHIESA, POLITICA, E ... "MAMMASANTISSIMA". INTERVISTA AL CARDINALE PAPPALARDO
Durissima lettera del fratello di Paolo Borsellino
«Basta lacrime, vendichiamo Paolo»
«Finiamola con le commemorazioni fatte da chi ha contribuito a far morire mio fratello».
E ai politici: «il Sud abbandonato alla mafia» *
MILANO - «È ora di smettere di piangere per Paolo, è ora di finirla con le commemorazioni, fatte spesso da chi ha contribuito a farlo morire». È una lettera durissima quella scritta da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il giudice morto 15 anni fa nella strage di via D’Amelio a Palermo. L’ingegnere Borsellino, che vive a Milano, ha voluto replicare al documentario sulla mafia a Palermo andato in onda lunedì sera su rai3 e condotto da Alexander Stille. Si tratta della seconda lettera che il fratello del magistrato ammazzato dalla mafia con quattro agenti della scorta, scrive. La prima lettera era stata scritta pochi giorni fa alla vigilia delle commemorazioni per il 15esimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
VENDICARE - «È l’ora invece di dimenticare le lacrime, è l’ora di lottare per Paolo, lottare fino alla fine delle nostre forze, fino a che Paolo e i suoi ragazzi non saranno vendicati e gridare, gridare, gridare finchè avremo voce per pretendere la verità, costringere a ricordare chi non ricorda», prosegue Salvatore Borsellino.
POLITICI - Borsellino si chiede «dove sono le migliaia di persone che Una foto di archivio di via D’Amelio dove il giudice Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia (Ansa) cacciarono e presero a schiaffi i politici che, scacciati dai funerali di Paolo, avevano osato andare nella Cattedrale di Palermo, davanti alle bare dei ragazzi morti insieme a lui, a fingere cordoglio e disputarsi i posti più in vista nei banchi della chiesa?». E ancora: «Dove sono le migliaia di giovani, di gente di tutte le età, che ai funerali di Paolo continuavano a gridare il suo nome, Paolo, Paolo, Paolo?». «Ricordi il presidente del Consiglio e ricordino tutti i politici - prosegue Salvatore Borsellino - che guidare l’Italia non è gestire un tesoretto, disquisire su scalini e scaloni, o azzuffarsi sugli interventi nelle missioni all’estero, e dimenticare che i veri problemi sono nel nostro stesso paese, in un Sud abbandonato alla mafia, alla camorra, alla ndrangheta».
GIOVANI - Quindi l’appello ai giovani: «Ricordate che non ci può essere una repubblica, non ci può essere una democrazia fondata sul sangue, fondata sui ricatti incrociati legati alla sparizione di un’agenda rossa e delle memorie di un computer e a quello che può esserci scritto o registrato. Ricordate che non basta cambiare nome ad un partito e poi, nel discorso programmatico del suo capo in pectore non sentire neanche pronunciare la parola mafia. Ricordate che il futuro è vostro e che ve lo stanno rubando».
L’AGENDA ROSSA - Torna in primo piano intanto la vicenda della scomparsa dell’agenda rossa del giudice ucciso in via D’Amelio. In merito, il gip di Caltanissetta Ottavio Sferlazza ha infatti indicato alla procura nuovi spunti di indagine. Nelle scorse settimane i pm avevano chiesto l’archiviazione del fascicolo iscritto a carico di ignoti per il reato di furto. Il giudice, però, si era opposto riservandosi ulteriori decisioni. Ora, con una ordinanza, il gip ha chiesto alla Procura di ricostruire cronologicamente le fasi successive all’esplosione dell’autobomba e di interrogare i due carabinieri ritratti in alcune foto in via D’Amelio il 19 luglio del 1992 accanto all’allora capitano, Giovanni Arcangioli che teneva in mano la borsa che avrebbe dovuto contenere l’agenda scomparsa e sulla quale, come abitudine, Borsellino segnava ogni cosa riguardasse appuntamenti, indagini e sue riflessioni. Arcagioli, che nel frattempo è diventato colonnello, è iscritto nel registro degli indagati a Caltanissetta per false dichiarazioni al Pm. Il Gip Sferlazza chiede anche ai Pm di Caltanissetta, inoltre, di accertare perché la relazione sulla scomparsa dell’agenda venne redatta solo a dicembre del 1992.
* Corriere della Sera, 24 luglio 2007
Per allargare la riflessione ... su ciò che succede non solo a Rozzano ma in tutta in Italia, forse non è male rivedere e far rivedere ai ragazzi e alle ragazze, ai e alle giovani....
«Le mani sulla città», ecco perché non è un film ideologico
di Antonio Frattasi *
Caro direttore [del "Corriere del Mezzogiorno", Marco Demarco],
in alcuni capitoli del suo recente e stimolante saggio, L’altra metà della storia [Spunti e riflessioni su Napoli da Lauro a Bassolino, ed. Guida], nell’analizzare le vicende relative allo sviluppo urbanistico di Napoli, lei fa più volte riferimento al famoso film di Francesco Rosi «Le mani sulla città», osservando che esso contiene un tendenzioso atto di accusa al laurismo, perché ingigantisce le responsabilità del sindaco, degli amministratori locali monarchici e del gruppo dirigente laurino, mentre esalta, nel contempo, l’azione dell’opposizione comunista e attenua le pur esistenti corresponsabilità, in operazioni speculative, dei governi democristiani dell’epoca.
Non mi convince la tesi che «Le mani sulla città» possa essere ritenuto un film comunista e contemporaneamente reticente nell’indicare i misfatti democristiani, e anche se la critica cinematografica - compresa quella di sinistra - lo giudicò espressione del «realismo socialista» proprio della cultura togliattiana, esso non lo fu affatto. «Le mani sulla città», uscito nella sale nell’autunno del 1963, fu girato quando il sistema laurino di potere era ormai al tramonto, quando gran parte dell’elettorato monarchico andava disperdendosi per dirigersi verso altri lidi; e militanti di base, segretari di sezione, consiglieri comunali e amministratori, che erano stati al fianco del Comandante per tutto un decennio, avevano già preso le distanze dal loro leader, abbandonandolo e aderendo ad altre formazioni politiche (principalmente la Democrazia cristiana, ma anche qualche partito della sinistra moderata). Per queste ragioni, il film di Rosi guardava al laurismo come a un fenomeno che andava esaurendosi, ma i cui metodi e sistemi di potere potevano invece sopravvivere ed essere utilizzati, forse con maggiore abilità e spregiudicatezza, dai nuovi gruppi dirigenti che andavano a occupare il posto di quelli usciti di scena.
Nel film di Rosi, le forze politiche in lotta, nel consiglio comunale e in città, sono tre: la destra monarchica di Maglione, magistralmente interpretato da Guido Alberti, che è il vero capo della maggioranza, sicuramente più dello scialbo sindaco (che, a dire il vero poco ricorda la figura di Lauro); all’opposizione, il centro di De Angelis (interpretato da Salvo Randone), e la sinistra del consigliere De Vita (Carlo Fermariello). La giunta comunale intende realizzare progetti urbanistici che, a quanto pare, stanno a cuore anche al governo centrale, De Vita li contrasta energicamente, ne svela i torbidi meccanismi, cerca e trova qualche alleato nell’opposizione moderata di centro. Il consigliere della destra Nottola (Rod Steiger), costruttore cinico e arrogante, vuole realizzare l’urbanizzazione di aree della città calpestando leggi e regolamenti, e, per raggiungere i suoi scopi, intende farsi nominare assessore nella giunta che nascerà dopo le elezioni. Ma il partito della destra, che teme una perdita di consensi nella competizione, gli rifiuta la candidatura, ritenendolo, dopo un gravissimo crollo avvenuto nei suoi cantieri, troppo esposto e dannoso all’immagine del partito. Nottola, forte di un grande consenso elettorale, rompe con la destra, e si candida, insieme con altri consiglieri uscenti, nelle liste del centro, e da questa parte politica ottiene l’assessorato al quale tanto ambisce per poter seguire personalmente i programmi urbanistici.
Rosi, La Capria e Forcella scrissero la sceneggiatura e il soggetto del film nei mesi che prepararono la faticosa nascita del primo governo di centrosinistra, formula politica alla quale il regista e gli sceneggiatori di «Le mani sulla città» guardavano con grande simpatia e fiducia. Erano dei riformisti convinti, perché ritenevano l’accordo tra cattolici e socialisti l’unica via percorribile per garantire insieme sviluppo economico, equilibrio sociale, progresso culturale e civile, espansione della democrazia; riponevano maggiori speranze in Moro e la Base, in La Malfa e in Nenni che in Togliatti e in Basso. Ma temevano anche che l’incontro tra democristiani e socialisti (che fu una sfida al Pci), potesse perdere la sua carica rinnovatrice per assumere il profilo di un’operazione trasformistica e sostanzialmente moderata. Si avverte, quindi, in «Le mani sulla città», questa loro preoccupazione, che appare prevalere sulla condanna del laurismo.
A tal proposito risulta illuminante il personaggio del consigliere del centro Balsamo, che, tenace avversario dei metodi di Nottola, quando apprende che lo spregiudicato costruttore sarà candidato nella sua stessa lista, minaccia di ritirare la propria candidatura; mentre il nuovo sindaco, l’astuto De Angelis, riesce, con sapienza tutta dorotea, a garantire nuovi equilibri e accordi politici con la destra, ammorbidisce le posizioni dei suoi amici di partito moralmente più intransigenti, si adopera per stemperare i contrasti, assume la regia delle operazioni speculative. Quindi, possiamo dire che il vero personaggio «diabolico» nel film di Rosi, è il nuovo sindaco, non il vecchio. E infine, anche la figura di Nottola è meno negativa di quel che può apparire: gli sceneggiatori, infatti, disegnano un profilo del costruttore dal quale emergono sicuramente la rapacità sociale e la spregiudicatezza, ma anche il dinamismo, l’intuito, l’intelligenza, la prontezza a comprendere i processi sociali. Forse, se inserito in un diverso contesto ambientale, sembrano dire Rosi e La Capria, Nottola avrebbe rispettato leggi e regolamenti, e si sarebbe comportato in maniera corretta. Ripeto, a mio modesto avviso, «Le mani sulla città» è un film di forte denuncia sociale e di impegno civile, ricorda più certo cinema americano d’inchiesta che non il realismo sovietico, non un è film, insomma, ideologico e tanto meno somiglia a un’opera cinematografica dell’epoca staliniana.
Antonio Frattasi
Circolo culturale Umberto Terracini Napoli
*Corriere del Mezzogiorno, 5 luglio 2007
.... E ANCORA - PER NON DORMIRE E TENERE OCCHI E CERVELLO SVEGLI, CONTINUARE CON LA LETTURA DI "GOMORRA" DI ROBERTO SAVIANO - E NELLO SPECIFICO DI QUESTO ARTICOLO APPARSO OGGI SU "LA REPUBBLICA":
In autunno processo d’appello ad una famiglia della camorra casertana L’anno scorso 21 ergastoli e novanta condanne contro l’organizzazione
Il clan dei Casalesi conquista il centro di Milano
Gli affari dei boss-manager in tutto il Nord
di ROBERTO SAVIANO
Bin Laden è riuscito a mettere le mani su uno dei territori più ambiti, il centro di Milano, nella cerchia dei Navigli. Via Santa Lucia è una di quelle stradine signorili, tranquille, quasi invisibili che però stanno a due passi dai locali più di moda e dagli imponenti palazzi storici dove avvocati e notai hanno i loro studi e dove gli imprenditori cercano appartamenti e showroom per vivere accanto alle vecchie famiglie milanesi. Proprio lì si trova l’ultima preda urbanistica di una città che prevalentemente vede espandere i suoi fianchi, e nelle periferie duplicare e triplicare persino il proprio nome. Invece aveva un cuore intatto, un territorio illibato su cui poter ancora edificare e vendere a 15mila euro al metro quadro. Proprio lì è riuscito ad entrare Bin Laden, nel grande affare immobiliare milanese.
Bin Laden non è il temibile capo di Al Queda, non è saudita, non è neanche islamico e non conosce altra fede che il danaro. Bin Laden è il soprannome di Pasquale Zagaria, imprenditore del clan del cemento, il clan dei Casalesi, è originario di Casapesenna, un paesino del casertano dove ci sono più imprese edili che abitanti. Bin Laden è il soprannome che emerge dalle indagini dell’antimafia di Napoli coordinata dai pm Raffaele Cantone, Raffaello Falcone e Francesco Marinaro: un appellativo dovuto alla sua capacità di sparire e soprattutto alla sua temibilità, alla paura che il suo nome genera soltanto a pronunciarlo. Si racconta però che tale soprannome fosse uscito fuori quasi per gioco: se avessero messo una taglia su Pasquale Zagaria come quella su Osama, alcuni imprenditori del clan e i loro gregari dichiararono ironici che l’avrebbero tradito, poiché se diveniva materia di profitto pure la fedeltà, allora era giusto poter contrattare e vendere anche quella.
Pasquale "Bin Laden" Zagaria, secondo le accuse dall’antimafia di Napoli, è uno degli imprenditori capaci di egemonizzare i subappalti dell’Alta Velocità Napoli-Roma, di determinare i lavori della linea ferroviaria Alifana, di avere ditte pronte ad entrare nell’affare della Tav Napoli-Bari e nel progetto della metropolitana aversana, e infine pronti a gestire la conversione a scalo civile dell’aeroporto di Grazzanise, che dovrebbe divenire il più grande d’Italia. Le imprese di Zagaria hanno vinto sul mercato nazionale grazie ai prezzi concorrenziali, alla capacità di muovere macchinari e uomini e alla velocità di realizzazione. Costruiscono ovunque in Emilia Romagna, Lombardia, Umbria e Toscana. La crescita esponenziale di Pasquale Zagaria, la sua ascesa fino a diventare uno dei più importanti imprenditori edili italiani, è avvenuta soprattutto da quando è stato in grado di collocare il cuore del suo impero e quello dei Casalesi in Emilia Romagna, in particolar modo a Parma, che è oggi una delle città che più hanno a che fare con la camorra, avendo assorbito nel suo tessuto economico i capitali dei clan.
Ma non c’è stata alcuna colonizzazione, piuttosto il contrario. A nord le imprese edili crescono velocemente, lavorano, costruiscono, vendono, acquistano, affittano, soltanto che non raramente entrano in crisi. Così è necessario che arrivino capitali nuovi, uomini e gruppi capaci di rassicurare le banche e di intervenire immediatamente. La camorra Casalese offre condizioni ottimali: i capitali più cospicui, le migliori maestranze e l’assoluta supremazia nel risolvere qualsiasi problema burocratico e organizzativo. E il clan Zagaria, che detiene all’interno del clan la leadership del cemento, può fare meglio di ogni altro competitore nell’acquisto di terreni, nella capacità di scegliere i materiali al miglior prezzo, nel reperire terreni edificabili, nel trasformare pantani inaccessibili in appetibili terreni dove costruire condomini lussuosi.
La figura che unisce Bin Laden Zagaria a Parma è il costruttore Aldo Bazzini. Uomo del cemento con interessi a Milano Parma e Cremona, secondo le accuse diviene testa di legno di Zagaria quando il loro sodalizio si fortifica attraverso il matrimonio. Bin Laden sposa la figliastra di Aldo Bazzini che, in una telefonata fatta con il suo avvocato Conti, commenta così la novità.
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LUINI-FALCONE
Lettera di protesta all’Ufficio scolastico regionale e al sindaco: «Quella di prima andava benissimo»
IL VICESINDACO FA LA PRESIDE: GENITORI IN PROTESTA
La scuola media Luini-Falcone cambia i vertici dirigenziali...
Francisetti sostituita perché contraria al progetto di verticalizzazione: questa, secondo alcuni, la tesi *
Rozzano. Per adesso hanno mandato una risentita lettera di protesta all’Ufficio scolastico regionale, ma non escludono per settembre di dar vita a rimostranze molto più clamorose per contestare la decisione. ...
* Il Sabato News. Settimanale del Sud Milano, 14.07.2007 - ripresa parziale.
LUINI-FALCONE
Nell’ultimo Consiglio comunale il sindaco è intervenuto sulla polemica
PINARDI PRESIDE: «UNA SCELTA LEGITTIMA»
Rozzano. «L’amministrazione comunale non c’entra nulla: è stata una libera e legittima scelta della Pinardi». Con queste parole il sindaco Massimo D’Avolio è intervenuto nel corso dell’ultimo Consiglio comunale per ...
* Il Sabato News. Settimanale del Sud Milano, 27.07.2007 ripresa parziale
LUINI-FALCONE
Pressioni e minacce di querela inducono a una lettera di scuse
PINARDI PRESIDE: DIETROFRONT DEI GENITORI *
Rozzano. Scuola media Luini-Falcone, capitolo terzo. I genitori hanno scritto un’altra lettera, indirizzata al sindaco e all’Ufficio scolastico di Provincia e Regione, nella quale chiedono scusa «per i toni eccessivi» e ...
* Il Sabato News. Settimanale del Sud Milano, 28.07.2007 - ripresa parziale
la sua firma compariva nella lettera dei genitori
DON CARLO MANTEGAZZA GIURA: «NON HO FIGLI»
Rozzano. Nella tanto discussa lettera scritta dai genitori della Luini-Falcone compariva anche il nome di un sacerdote. Don Carlo Mantegazza, amareggiato per la strumentalizzazione della sua firma, non perde però il ...
* Il Sabato News. Settimanale del Sud Milano, 28/07/07 - ripresa parziale.