L’Italia e lo spirito di Assisi ...

CHIARA D’ASSISI, FRANCESCO, E LA VISIONE DELL’ALLATTAMENTO. INTERVISTA A CHIARA FRUGONI SUL SUO RECENTE LAVORO "UNA SOLITUDINE ABITATA" - a cura di pfls

La scelta di Chiara certamente fu precisa. Quello che fa impressione è che lei, pur avendo solo diciotto anni, aveva le idee chiarissime. E al suo progetto lei si mantiene fedelissima sia quando c’è Francesco, sia quando Francesco non c’è più.
martedì 10 luglio 2007.
 


Il grandissimo privilegio

La caparbietà di Chiara, la “pianticella di Francesco”, a pretendere per sé il privilegio della povertà assoluta, per vivere nell’incertezza quotidiana del povero. Lo scontro durissimo con il papato che per le donne prevedeva solo una clausura strettissima e quindi una vita “di rendita”. Chiara più democratica e fiduciosa di Francesco, che, invece il grande successo ottenuto rese disperato.

Intervista a Chiara Frugoni.

Chiara Frugoni, medievista, ha recentemente pubblicato Una solitudine abitata. Chiara d’Assisi, Editori Laterza 2006.

Fra Francesco e Chiara quali sono le differenze? Quella sociale delle rispettive famiglie, per esempio, ha rilevanza?

Intanto va detto che Chiara era più giovane di Francesco di circa una decina d’anni. Francesco muore nel 1226, Chiara gli sopravvive molti anni, perché muore nel 1253. La diversità fra la loro origine sociale ha una certa rilevanza e credo contribuisca a orientare anche le due proposte in maniera diversa. Francesco è figlio di un mercante, anche se molto ricco, mentre Chiara è figlia di una famiglia nobile, una delle più importanti di Assisi. Chiara quindi è più colta, conosce bene il latino, e ha una mentalità diversa da Francesco perché, per esempio, non ha, come lui, orrore del denaro. Per Francesco il fatto di essere figlio di un mercante è sentito come un marchio. Dice ai frati che non devono mai toccare il denaro. Per lui anche chiedere la carità era rubare ai poveri.

Noi siamo abituati a parlare di ordini mendicanti, ma al tempo di Francesco era assolutamente proibito chiedere l’elemosina. Tutti dovevano vivere con il lavoro delle proprie mani e Francesco puniva anche in modo molto crudele i frati che avevano toccato del denaro, sia pure per usarlo poi per i malati. Non andava bene lo stesso. Invece Chiara, anche nella regola che scriverà, dice che, se qualche parente dà dei soldi a una monaca, la Superiora glieli deve lasciare, sarà la monaca stessa a decidere cosa farne, se tenerli per sé o darli a un’altra consorella oppure ai poveri. In un certo senso quella di Chiara è una regola assai più difficile da mettere in pratica, perché lascia più libertà alla propria coscienza.

Niente è stabilito prima. Una regola che definisce anche i più minimi dettagli della vita quotidiana può essere più consolante, più rassicurante. Per Chiara l’essenziale è che ogni giorno si ripensi alla propria promessa di rimettere in pratica il Vangelo. Si è affidati alla propria coscienza. E’ una visione molto più elastica, meno normativa, in un certo senso più moderna.

Devo dire che, pur con tutto l’amore che ho per Francesco, ho scoperto che Chiara, con questa sua visione che lasciava molta più libertà all’individuo di decidere giorno per giorno la propria vita, era andata ancora più in là.

Tu scrivi che era anche più democratica...

Infatti. Chiara pensa che ci debba essere una Superiora, però intanto stabilisce che altre otto monache debbano starle attorno per consigliarla, e poi che tutte le varie decisioni siano prese in comune. Francesco, invece, aveva pensato a una visione molto più piramidale, con ministri generali, ministri provinciali, poi con custodi, guardiani, insomma, una struttura molto più formalizzata. Chiara è talmente sicura che le sue compagne metteranno in pratica il Vangelo che non c’è bisogno praticamente di niente. Lei non prevede punizioni, anzi, dice che bisogna sempre cercare di ascoltare chi è disperato e cercare di capire.

Quindi era più ottimista di Francesco?

Sì. Bisogna però dire che l’esperienza religiosa di Chiara resta confinata a un numero strettissimo di persone che l’hanno seguita, tutte di grandissima virtù. Francesco, invece, ha un successo talmente enorme da esserne travolto. All’inizio anche i suoi primi compagni erano persone assolutamente rette, ma poi, attratti dal grande successo, ne arrivano talmente tanti che non tutti possono essere a quel livello. Quindi, sorgono delle difficoltà, anche oggettive.

Quando i frati sono tremila come si fa a non avere case in muratura, come lui voleva, a non tenere niente da parte, neanche del cibo per il giorno dopo, a vivere, cioè, nello stato di provvisorietà fisica e psicologica del povero?

Quella di Chiara è un’esperienza diversa anche perché destinata a rimanere confinata in un monastero. Poi nel piccolissimo san Damiano vivevano circa cinquanta persone, erano comunque molto fitte... La grande difficoltà che ha incontrato Chiara le proveniva anche dal fatto di essere donna. La Chiesa aveva un’idea molto precisa sulle donne, sideralmente diversa da quella di Chiara.

Ecco, parliamo di questa cosa del “privilegio della povertà” che fa impressione...

Sì, lei chiede al Pontefice il privilegio dell’altissima povertà, di non essere costretta, cioè, a possedere niente...

Si intende, neanche come monastero...

Neanche come monastero, assolutamente. La Chiesa, invece, fino a quel tempo, e anche molto dopo, pensava che le donne dovessero essere custodite e tenute al riparo da ogni pericolo del mondo, quindi il monastero doveva avere delle rendite, possedere molti poderi, in cui molta gente lavorasse per le monache. Solo così, non avendo alcuna preoccupazione al mondo, queste avrebbero potuto occuparsi soltanto di pregare, di condurre una vita molto ascetica, di digiunare, a volte fino al punto di rischiare di morire di fame.

Ciò voleva dire, appunto, una vita completamente lontana, separata dal mondo; una vita in cui gli altri cristiani si raggiungevano solo attraverso le preghiere. Queste erano le regole che prevedevano i pontefici. La Chiesa, insomma, non concepiva assolutamente alcun ruolo per la donna.

Bisogna arrivare fin quasi al 1500 per incontrare donne religiose che lavorano negli ospedali o che insegnano. Prima per le donne c’era solo la clausura. Chiara, invece, voleva portare avanti la proposta di Francesco, naturalmente con alcune limitazioni e cautele perché anche lei, donna di quel tempo, non è che pensasse di andare in piazza. Però, come si desume da tante cose che lei dice, prevedeva non solo un continuo rapporto con Assisi, ma anche delle sue monache con la gente.

Il suo è un monastero aperto, vanno e vengono una quantità di persone: mamme con bambini che si sono fatti male, donne che soffrono, ma anche uomini che hanno problemi con la moglie... E Chiara predica, fa proprio delle prediche. Uno dei miracoli di Chiara ci racconta che un giorno l’uscio del monastero si sgancia e cade su Chiara ma lei rimane illesa. Si può desumere che un monastero il cui uscio era così traballante fosse assai poco custodito e quindi molto aperto. Poi Chiara non definisce mai in maniera molto precisa il rapporto con le monache che servono fuori del monastero, lei le tratta esattamente allo stesso modo delle monache che rimangono dentro il monastero. Dagli indizi che si possono ricavare sono monache che vanno a curare dei malati, soprattutto le lebbrose. E lei dice loro: “Quando siete per la strada e incontrate la gente, dite quanto è bello il creato, quanto sono belli i fiori, cercate di dire, appunto, la gratitudine che bisogna avere per questo mondo così bello”. Quindi lei prevede delle monache che parlino, che non tacciano e, anzi, facciano anche delle piccole esortazioni. E’ una concezione estremamente aperta.

In che senso non definisce il rapporto fra i due tipi di monache?

Nella regola lei prevede la duplicità tra monache che stanno in monastero e monache che escono, ma tutte sono trattate allo stesso modo, non c’è nessuna diversità di servizi e di funzioni. Si potrebbe dedurre, anche se questo lei non lo specifica, che pensasse a una specie di respiro alterno tra monache che ogni tanto escono e altre che invece passano un tempo in meditazione. Così come, del resto, pensava lo stesso Francesco.

Non c’era nessuna gerarchia di status?

Non c’era alcuna gerarchia. Invece nelle regole che verranno dopo, o in quelle che c’erano prima per altri tipi di monache, c’è una diversità molto forte fra le monache “da coro”, quelle che cioè entrano nel monastero anche con una dote, e quelle “serviziali”, cioè, diciamolo pure, serve, che devono solo spazzare. Sono anche vestite in un’altra maniera e sono separate dalle altre.

Anche Chiara entra senza dote...

Entra senza dote ed è questa la cosa che fa infuriare il suo parentado, perché lei, fuggendo da casa in quella maniera entra in un monastero dove non sarebbe mai stata monaca da coro, sarebbe stata una serviziale, una serva. Questo era disonorevolissimo; per questo a un certo punto tutti i parenti si mobilitano. Del padre non si sa mai niente quindi, forse, possiamo pensare che fosse già morto, però compare molto lo zio che, addirittura, quando anche la sorella di Chiara, Agnese, entra in monastero, la raggiunge con tutti i suoi parenti e un altro po’ l’ammazza di botte. Occorre un altro miracolo perché il braccio dello zio si immobilizzi e la povera Agnese possa essere portata via...

Ma quella di entrare senza dote fu proprio una scelta premeditata?

La scelta di Chiara certamente fu precisa. Quello che fa impressione è che lei, pur avendo solo diciotto anni, aveva le idee chiarissime. E al suo progetto lei si mantiene fedelissima sia quando c’è Francesco, sia quando Francesco non c’è più. D’altra parte la Chiesa di Assisi era d’accordo, perché anche nell’iconografia si vede il vescovo che dà la palma a Chiara (secondo la leggenda, infatti, Chiara, presa dai suoi pensieri, non sarebbe andata a prendere la palma e allora è il vescovo che scende a dargliela). E però dietro al vescovo c’è già san Francesco con le forbici pronte per tagliarle i capelli. Con questo si vuol dire che il vescovo è d’accordo con la scelta di Chiara, che, comunque, era molto audace, perché a quel tempo Francesco e compagni non avevano ancora una regola. Chiara sceglie di unirsi a una compagnia di giovani, certamente religiosi e dabbene, però che non erano ancora inquadrati in una regola.

Che questa sia stata l’origine lo si vede bene da una lettera di un vescovo, Giacomo da Vitry, contemporaneo, il quale, arrivato a Perugia, si dice sconvolto dalle condizioni della Curia, poi, però, grandemente consolato vedendo questi fratres et sorores minores, che secondo lui, quindi, sono la stessa cosa, anche se fanno due cose diverse. Insomma, c’è un unico progetto.

Che però, poi, viene lasciato cadere...

Con l’andar del tempo Francesco deve ridimensionare il progetto. Era già molto difficile portare avanti il suo -la sua regola verrà approvata solo tre anni prima della morte- sarebbe stato impossibile portare avanti anche un progetto di donne. Quindi continua a occuparsi molto attentamente di Chiara e delle sue compagne, però non pensa più a un progetto da espandere ad altri monasteri. Lo si stringe in San Damiano.

Quindi Chiara è costretta ad andare avanti per conto proprio, anche perché poi ci sono gli anni in cui Francesco non c’è, è in Oriente, e lei si ritrova sola.

E’ allora che Chiara dimostra una grande intelligenza politica perché di volta in volta cerca delle persone importanti, alle quali senz’altro era sinceramente affezionata, ma che potevano aiutarla. Si lega a Fra’ Elia, diventato il capo di tutto l’ordine francescano, che poi, però, viene scomunicato perché si schiera dalla parte di Federico II. Poi Chiara cerca l’appoggio di Agnese di Boemia, che, figlia di re, era entrata in monastero per seguire la proposta di vita di Chiara. Ci sono lettere molto belle di Chiara che sostiene Agnese nella sua scelta. Se Agnese avesse avuto l’approvazione del papato, Chiara avrebbe avuto un punto di appoggio prestigioso. Invece, purtroppo, il Papa non dà mai ad Agnese il permesso. Quindi Chiara si ritrova sola. Alla fine il Pontefice scrive una regola, però, per fortuna di Chiara, lo fa in modo così pasticciato che a un certo punto la deve ritirare. Lì Chiara è bravissima a cogliere al volo l’occasione della difficoltà del Papa, e decide di scriverne una sua cercando disperatamente di farla approvare. Ma è arrivata alla fine della sua vita, la regola viene approvata esattamente due giorni prima che Chiara muoia. Per di più il Papa stringe la portata di questa regola soltanto a San Damiano.

Morta Chiara, la sua regola viene copiata e ci sono dei monasteri che la applicano. Poi Urbano IV riscriverà un’altra regola, e allora avremo finalmente l’ordine di Santa Chiara, dove però del progetto di Chiara rimane molto poco. Ecco perché ancora oggi ci sono diversi tipi di clarisse: alcune seguono la regola di Chiara, altre quella di Urbano IV; abbiamo le clarisse urbaniste e le clarisse non urbaniste. Ci sono monasteri chiusissimi dove è impossibile anche solo vedere le monache e altri, invece, molto aperti dove le monache non hanno più neanche l’abito lungo fino alle caviglie, ma uno marroncino chiaro con un velo molto leggero, simili a crocerossine.

Al monastero di Santa Chiara a Napoli neanche i francescani che vanno a dire la messa possono vedere le monache. L’unico francescano che può entrare, perché le deve pur confessare, deve essere vecchissimo, scelto con tutti i crismi. Io avevo avuto il permesso di andare a fare delle fotografie, sono entrata e non c’era nessuno, non ho visto nessuno. Ho sentito una voce che mi diceva: “Attenda”, poi ho sentito girare la chiave, ho dovuto aspettare un momento, quando la monaca era ormai fuori portata, si è sentita la voce che diceva: “Può aprire”. Ed era tutto concordato, ero accompagnata da un francescano. Invece, per esempio, alla Comunità di Galatina sono molto aperti, anche a Firenze...

Chiara come pensava il rapporto con i frati?

Lei non aveva nessun problema. Francesco veniva spesso. Fra l’altro, quando sta male, a un certo punto pianta in asso i suoi frati, si fa fare una capannuccia nel giardino del monastero e sta lì, perché preferiva essere curato dalle monache. Certamente c’è un rapporto così intenso che subito dopo la morte di Francesco, il Papa prescrive una serie di restrizioni molto forti proprio per San Damiano. Non vuole più l’andirivieni dei frati.

E allora Chiara fa una specie di sciopero della fame dicendo che se non possono andare più quelli che danno loro il pane spirituale, loro non vogliono neanche più il pane materiale. A quel punto il Papa fa marcia indietro. C’è un miracolo molto bello, documentato nella tavola che c’è ancora nella Basilica di Santa Chiara ad Assisi, dove Chiara, essendo rimasto un unico pane, riesce a moltiplicarlo in modo tale da poter sfamare tutte le monache. Però prima ne manda metà ai frati. Lei vuole sempre sottolineare che sono due rami di una stessa pianta, che lei è la diretta emanazione di Francesco.

C’entra anche con la visione della scala che Chiara sale per raggiungere Francesco? Una visione la cui interpretazione è controversa, tu proponi di spostare una virgola...

Sì, l’interpretazione, di tipo psicoanalitico, un po’ anche imbarazzante, vede Francesco che si apre il saio e dice a Chiara di succhiare il latte e poi nella bocca di Chiara rimane addirittura il capezzolo di Francesco, che lei si mette tra le mani e ci si specchia. Ecco, io credo che vada spostata una virgola. In questo modo, molto più semplicemente, le rimane in bocca del latte in cui lei, dopo esserselo messo nelle mani, si riflette. Tutto diventa più logico ed è una visione molto bella dove ogni dettaglio diventa simbolico. Il simbolo del latte, in realtà, non ha niente di pruriginoso perché ci sono una serie di testi, che Chiara poteva ben conoscere, in cui si dice che Cristo, allargando le braccia in croce, allatta i fedeli con il latte del Vangelo che è molto più dolce del vino dell’Antico Testamento. Qui Chiara succhia tutto l’insegnamento da Francesco, che è il Vangelo, però quando lei si guarda in questo latte lo vede diventare d’oro.

Con questo, in un certo senso, è come se dicesse che, con l’apporto di Chiara e delle compagne, l’insegnamento di Francesco è ulteriormente migliorato e sono loro quelle che continuano il suo insegnamento, anche rispetto ai francescani che al tempo stavano già cambiando. E, dice, questo deve essere uno specchio per voi, per le monache che verranno ma anche per gli uomini e le donne che stanno nel mondo, i “devoti e alle devote”.

Era cosciente della sua forza...

Sì, ma sua insieme alle compagne. Lei ha veramente una visione comunitaria. Quando, per esempio, fa il miracolo per cercare di allontanare i nemici da Assisi, in realtà non è lei a farlo, ma lei chiede alle compagne la preghiera comune. Questi miracoli, che poi, devo dire, sono molto semplici, per niente spettacolari, sono sempre legati a una preghiera comune. Lei si sente sempre legata alle sue compagne.

Ma tornando alla povertà, Chiara come pensava di mantenere il monastero da un punto di vista materiale? Prima di tutto col lavoro delle proprie mani. Tutte le monache lavoravano e lei stessa filava, tessevano soprattutto arredi liturgici, quindi tovaglie, corporali e in cambio ricevevano un po’ di cibo. Poi, c’era la pochissima carità che potevano raccattare, un po’ di pane, un po’ d’olio che qualcuno portava al monastero.

Certo tutto era molto aleatorio tant’è vero che, come ci dice il miracolo di quell’unico pane, poteva capitare che nel monastero non ci fosse veramente nulla da mangiare. Chiara ha fiducia di poter sopravvivere pur mantenendo ferma quell’incertezza propria del povero, incertezza fisica che diventa poi psicologica. E però, questo va detto, Chiara sottolinea che la povertà non è un fine ma un mezzo, lei dice che non si deve essere poveri per essere poveri, ma per non avere il cuore legato alle cose. La stessa idea la si può leggere nel bel episodio attribuito ai francescani: quando questi incontrano Madonna Povertà, prima di tutto, la fanno rifocillare, poi quando lei, pensando sempre di avere davanti dei frati domenicani, chiede: “Fatemi vedere il chiostro, l’oratorio, la chiesa”, allora loro la portano su un colle, le fanno vedere tutto quello che si vedeva e dicono: “Questo è il nostro chiostro”. Anche Chiara pensava in questo modo.

Tu dici che c’era anche un’attenzione molto forte ai bisogni del corpo...

Direi che questo aspetto è proprio francescano. Credo che la loro idea, anche se loro non la esprimono così, è che se non si mantiene una dignità umana poi anche la parola di Dio non riesce ad arrivare. Chiara di fronte a una monaca disperata, disperata interiormente, per prima cosa le dà da bere un uovo. A un’altra che sta male fa mangiare una focaccia. Chiara non ha nessuna paura del contatto fisico. Una monaca sta male, ha dei dolori alle gambe, Chiara si leva addirittura il velo dal capo e le si butta addosso per scaldarla. C’è fisicità, ci sono abbracci, c’è questo senso molto affettuoso. Sia nella regola francescana che in quella di Chiara c’è la lavanda dei piedi. A tutti quelli che sono usciti dal monastero si devono lavare i piedi e quindi anche lei lavava i piedi alle monache che rientravano dal servizio fuori dal monastero. Nella visione in cui Chiara vede la scala che la porta a San Francesco ormai morto (l’allieva che sale tutti i vari gradi e arriva alla pari col suo maestro) lei comincia a salire portando l’asciugamani con dell’acqua. C’è un piccolo particolare che è proprio di Chiara: l’acqua è calda. Un piccolo conforto in più che sembra dire, pur all’interno di una vita estremamente austera e povera, di non esagerare nelle privazioni.

Ma è uguale per Francesco: quando quel frate che voleva fare penitenza e non mangiava, e a un certo punto comincia a dire che moriva di fame, Francesco fa accendere tutte le lucerne, chiama i frati e li fa mangiare tutti insieme perché lui non si vergogni, e poi gli dice di non farlo più.

Quindi nessun dolorismo...

Assolutamente. C’è l’episodio molto bello attribuito a Francesco del lebbroso talmente furibondo per la sua malattia da risultare insopportabile anche ai frati, che a un certo punto non ne vogliono più sapere e dicono a Francesco di pensarci lui. Francesco va lì e per prima cosa lo guarisce, e solo dopo comincia a parlare di Dio. Il fatto che anteponga la guarigione alla parola vuol dire che prima di tutto bisogna cessare di essere in preda al dolore che annichilisce, che impedisce la comprensione e l’apertura verso gli altri. Francesco non gli dice: “Pensa a Dio, soffri che così starai meglio”... Questo mi è sempre sembrato molto bello.

Perché questo ideale della povertà si diffonde con tanta forza nel tempo di Francesco e Chiara?

Beh, siamo in una società in grande evoluzione e ci sono classi sociali che diventano molto ricche, le classi dei mercanti, di chi presta denaro, fra l’altro tantissimo anche alla Chiesa, peraltro molto ricca. E’ una società che conosce un improvviso benessere, pare anche proprio per condizioni climatiche. La rinascita dell’anno Mille sembra legata anche all’aumento di un grado della temperatura, che permette raccolti migliori, quindi gente che mangia di più e si ammala di meno, che è più forte e può lavorare di più. E però è anche una società sottoposta a terribili squilibri dove basta pochissimo per cadere in povertà. Una tempesta, la nave fa naufragio, e un’attività fallisce, qualcuno cade da un’impalcatura e non può più lavorare... Come niente uno diventa storpio, cieco, non c’è alcuna forma di mutua. Poi tanta gente viene uccisa, ferita... E’ una vita caratterizzata da toni molto crudi e da una grande instabilità. La Chiesa, al tempo di Francesco e di Chiara, continua a dare aiuto ai poveri, e però mantiene tutti i suoi privilegi. Chiara e Francesco fanno un salto, si mettono tra i poveri.

All’inizio anche Francesco non è riconoscibile come francescano, porta un abito regalato da qualcuno. I frati sono vestiti in modo diverso, poi hanno tutti quel cordone... Quindi l’idea è quella di proporre veramente un ritorno al Vangelo com’era espresso da Cristo e dagli Apostoli, che erano poveri.

Ma la Chiesa mal sopportava questo ritorno al Vangelo...

Ci sarà uno scontro terribile all’inizio del Trecento. A un certo punto il papato contesterà apertamente ai francescani l’idea di questa estrema povertà. Si nega che Cristo fosse povero tant’è che avevano Giuda che teneva i beni degli Apostoli, era il tesoriere. Dire che Cristo e la Madonna fossero poveri diventa quasi eretico. E’ un attacco che viene portato anche dagli Ordini concorrenti, dal clero secolare. C’è da dire, però, che i francescani avevano cominciato a vantarsi, soprattutto rispetto ai domenicani e anche al clero secolare, di essere più perfetti perché così poveri. Ma questa loro povertà era diventata ormai una finzione giuridica. I francescani non possedevano niente, tutto era della Chiesa e loro avevano soltanto un uso povero delle cose, non possedevano il convento, ma lo abitavano... Così a un certo punto il Papa, Giovanni XXII, disse: “Se voi mangiate un buonissimo formaggio sarà pure della Chiesa, ma se voi ve lo mangiate...”.

C’è un imborghesimento dell’ordine...

Certo, col tempo il cambiamento è enorme. L’ordine diventerà tutto di preti... poi tutti avranno grandi conventi, tutti studiano, tutti hanno codici, tutti predicano, hanno ormai lasciti di devoti che morendo chiedono preghiere...

Francesco non era prete...

No, non lo volle mai diventare, né prete né monaco. Infatti, a un certo punto, lui si ribella e dice “Basta!”.

Ma essendo così rigidi su questo problema della povertà come potevano sperare che la regola durasse anche dopo di loro?

Per Chiara io continuo a credere che lei non abbia mai pensato a grandi numeri. Oltretutto è un tipo di vita che richiede veramente delle doti notevoli, e non tanto per la clausura, quanto per l’incertezza che si vuole alla base di quella scelta di vita. Per Francesco è diverso.

Alla fine era talmente disperato da dare le dimissioni dall’ordine, perché vedeva che il suo progetto era stato snaturato dal successo e non riusciva a immaginare una soluzione. Francesco muore disperato. E infatti Bonaventura cambia l’ordine, ma inevitabilmente, perché, come dice il titolo di un libro di Lambertini e Tabarroni, L’eredità difficile, Francesco lascia veramente un’eredità difficile: era praticamente impossibile adattare a grandissimi numeri quello che era stato previsto per pochissimi. Francesco all’inizio non fa proseliti, sono i compagni che vanno da lui. Lui all’inizio non pensa assolutamente a un ordine. Questo si struttura nel tempo perché la proposta incontra un grande successo. D’altra parte direi che questo è sempre il problema delle piccole comunità che hanno successo.

Quindi dà le dimissioni dall’ordine?

Francesco dà le dimissioni formalmente per motivi di salute. Effettivamente lui non aveva una gran salute, poi andando in Egitto si era ammalato gravemente. Però lui si dimette nel momento in cui all’interno dell’ordine è molto contestato. Infatti si dice che lui continuasse a fare delle regole che i frati o perdevano o non approvano. Ci sono scritti di compagni di Francesco che raccontano quanto lui fosse triste: “Chi sono questi frati che rubano l’ordine?”, diceva. Per Tommaso da Celano, il primo biografo, lui va sulla Verna perché è proprio disperato, e forse è sul punto di perdere la fede, perché è tutto cambiato. E senza voler ritornare al problema delle stimmate, però, quando lui apre tre volte il Vangelo per sapere come sarebbe finito, il Vangelo si apre sul monte degli Ulivi e allora lui capisce che deve fare come Cristo e abbandonarsi alla volontà del Padre. Poi Bonaventura cambierà la pagina che diventerà quella della Crocefissione, però il primo racconto ci dice di un Francesco disperato esattamente come Cristo nel momento in cui prevedendo la sua passione dice: “Padre, se è possibile, allontana da me questo calice”, e poi si abbandona alla volontà del Padre. E anche Francesco dice: “Io mi abbandono e Dio deciderà per noi”. Comunque lui nel 1221 dà le dimissioni, rimanendo però la coscienza scomoda dell’ordine e quindi, certamente, con problemi a non finire.

Ma anche Chiara si scontra con la Chiesa?

I pontefici sono tutti contro Chiara. A un certo punto Gregorio IX dice a Chiara che se era per il privilegio della povertà, per il voto che aveva fatto, lui l’avrebbe dispensata e lei risponde che per nessuna ragione mai avrebbe voluto essere dispensata dalla sequela di Cristo. Quindi Chiara dà una risposta violentissima, infatti poi la paga, perché Gregorio IX si raffredda molto e questo, poi, si ripercuote anche su Agnese di Boemia. Quello che fa più impressione è che lei a 18 anni come a 53 ha sempre la stessa idea, non cambia mai.

Va a questionare proprio col Papa?

Il problema è che Gregorio IX, che prima era il Cardinale Ugolino, aveva un progetto ambiziosissimo, cioè di riordinare tutto il monachesimo femminile prendendo come punto di riferimento Chiara. A quel tempo c’era un vasto movimento di donne religiose che non sapevano cosa fare perché molti monasteri non le accettavano. Quindi il Papa voleva fare una specie di ordine femminile che facesse capo alla Santa Sede, però nel nome di Chiara. Ma doveva essere un ordine monastico assolutamente chiuso. Questo Chiara per tutta la vita lo rifiuterà. Quindi quando si parla dell’Ordo Sancti Damiani, Chiara non c’è perché non l’ha mai voluto. Alla fine, in procinto di morire, lo accetterà barattandolo con l’approvazione della regola. Quindi è sì un ordine di clausura, però molto sui generis.

Quindi Chiara era forte e cosciente della sua forza...

Chiara, oltre ad aver ormai una fama propria, era la grande amica di Francesco, e quando Francesco diventa santo, cresce anche il prestigio della sua diretta discepola. Chiara del resto aveva sempre continuato a sottolineare di essere “la pianticella di Francesco”. Quindi era difficile contestare Chiara senza contestare Francesco. Con Chiara si deve sempre venire a patti.

La regola viene sconfessata quasi subito dopo?

Questo lo si vede anche nell’iconografia che propone una serie di immagini che vogliono dar l’idea della monaca di clausura, senza rapporti con il mondo. Però, guardando bene, si notano piccoli indizi da cui si vede che l’idea che le monache portano avanti è diversa. Per esempio i vestiti di Chiara. Spesso indossa questo mantello a righe che è il tipico mantello delle donne penitenti, cioè di quelle donne che, pur senza andare in monastero, si davano alla vita religiosa di preghiere e di lavoroevivevanoinsieme, e che erano trattate molto male dalla Chiesa proprio perché facevano una vita di povertà. Naturalmente la Chiesa cercava di farle entrare in monastero. Ma l’idea della Chiesa era che la donna dovesse dipendere sempre da un uomo, da un marito o da un sacerdote. Una donna da sola non andava bene... Tant’è vero che le comunità delle beghine vennero perseguitate. Ecco, queste “penitenti” usavano il “rigatino” che è una stoffa molto povera fatta di lane disfatte di vari colori. In molte tavole si vede che Chiara e le compagne sono vestite di rigatino. Tutto questo vuol dire che dall’inizio alla fine Chiara non ha voluto essere una monaca di clausura. Sono particolari che noi dobbiamo riscoprire, ma che la gente del tempo era assolutamente in grado di leggere. In una tavola, in cui alla fine la Madonna arriva e mette sopra a Chiara un velo bellissimo del Paradiso, questo velo è ancora a righe!

UNA CITTÀ n. 148 - quinto/2007


Sul tema. nel sito, si cfr.:

L’ALLEANZA DI "FUOCO", LE "MAMMELLE" DI ALLAH, E LA "MAMMELLA" DI FRANCESCO SUCCHIATA DA CHIARA D’ASSISI. ISLAM, CRISTIANESIMO, E DIRITTO. LA PROPOSTA DI UNA FATWA CORAGGIOSA DAL CAIRO, DALLA MOSCHEA AL AZHAR - NON DAL VATICANO E DA SAN PIETRO!!! AL DI LA’ DELLA FAMIGLIA "NATURALE", INCESTUOSA ED EDIPICA!!! TUTTI E TUTTE, FIGLI E FIGLIE DI "DIO", FRATELLI E SORELLE DI "LATTE"

MEMORIA DI FRANCESCO D’ASSISI."Va’, ripara la mia casa"!!! Benedetto XVI ha ricordato la conversione di Francesco d’Assisi: «l’ex play boy convertito dalla voce di Dio»... ma ha "dimenticato" la denuncia sul "ritardo dei lavori", fatta da Pirandello già a Benedetto XV.

"NATIVITY": E’ "NATALE"!!! L’ "EPIFANIA": IL "PRESEPE", "GESU’", E I "RE MAGI"!!! IL BUON-MESSAGGIO, I FILOSOFI E LA "FIABA" ... DI PINOCCHIO!!! Due "atei" a confronto: il cattolico Maurizio Schoepflin risponde a una "fortissima" provocazione di Maurizio Ferraris. Con GIOACCHINO, vincono PIRANDELLO e FREUD!!!


Rispondere all'articolo

Forum