spiritualità
Quel corpo a corpo di santa Caterina contro il «nemico comune»
di ANTONIO GIULIANO (Avvenire, 08.03.2008)
Forse sarà colpa di quei santini che li ritraggono in pose arrendevoli, quasi colti da ’depressione’. Spesso però non riesci a pensare ai santi come uomini e donne ’battaglieri’, con una vita ’infuocata’ da Dio. Ecco perché la biografia di Caterina da Siena può invece ’bruciare’ ogni pregiudizio. Soprattutto se la storia di questa intrepida senese viene tradotta in romanzo da un maestro del genere: Louis de Wohl (1903-1961).
Lo scrittore tedesco fa vibrare in questo testo l’esperienza di santa Caterina, patrona d’Italia, così come aveva fatto con san Tommaso d’Aquino ne La liberazione del gigante
e sant’Elena ne L’albero della vita. E vi riesce con un racconto ancora una volta molto fedele alle fonti agiografiche e una narrazione che appassiona il lettore fino all’ultima riga. Ci si ritrova così proiettati nel XIV secolo, un tempo di grandi conflitti politici e religiosi, per seguire le vicende di quella piccola donna capace di farsi ascoltare da papi, sovrani e cardinali.
Sorprendente se consideriamo che Caterina era semianalfabeta: aveva chiesto e ottenuto da Dio di riuscire a comprendere le Scritture ma non sapeva leggere. E i numerosi scritti che ci ha lasciato (ben 381 solo le famose Lettere) sono stati in larga parte dettati. Caterina Benincasa cominciò a stupire sin dall’infanzia: a sei anni aveva avuto già la prima visione. Contro la volontà dei suoi genitori di maritarla, si tagliò i capelli e iniziò in tenera età un percorso di mortificazioni. A soli sedici anni entrò nell’ordine delle domenicane ’Mantellate’.
Santa in terra o strega: da subito il giudizio su di lei si divise. Per il suo furore e i suoi ’strani comportamenti’ venne messa sotto accusa persino da alcune consorelle. Ma la sua fiducia nella Provvidenza era incrollabile: Caterina fu un’orante ostinata, dava del tu a Dio. Per questo rivendicò con fierezza: La mia natura è il fuoco, come recita il titolo del libro. Non era presunzione, ma solo consapevolezza di una fiamma interiore alimentata da un Altro. E anche le astinenze forzate a cui si costringeva erano la via per quella gioia sovrumana che le si leggeva in viso. Soffrì molto, ebbe le stimmate (visibili solo dopo il suo trapasso) e ammalata si spense a soli 33 anni, proprio come il suo modello: Gesù.
Così dissero alla sua morte: «Simone di Cirene portò la croce di Cristo a nostro Signore per un breve tratto; Caterina da Siena ha provato a portarla per tutta la vita». Fu una donna mistica, ascetica, andava spesso in estasi dopo aver ricevuto la comunione. Ma fu anche molto attiva nel volontariato ospedaliero e in politica: per il grande amore verso la Chiesa riuscì a riportare il papato da Avignone a Roma. Fu però altrettanto sferzante nel chiedere al clero e ai potenti di non dividere gli animi per la brama di potere. Una credente che non rinunciava ad esprimere pubblicamente la sua fede. Uno spirito guerriero. «Nostro Signore - disse - è il più grande capitano di tutti. Il suo destriero è la croce. Ha versato il proprio sangue per i suoi soldati, e la cosa più importante è continuare a combattere al suo fianco contro il nemico comune di Dio e dell’uomo».
Louis de Wohl
LA MIA NATURA È IL FUOCO
Vita di Caterina da Siena
Bur./Rizzoli. Pagine 398. Euro 11,00
Sul tema. nel sito, si cfr.:
SANTA CATERINA DA SIENA (Wikipedia).
DONNE E CRISTIANESIMO (Wikipedia)
UOMINI E DONNE... SULL’USCITA DALLO STATO DI MINORITA’, OGGI
GENERE UmaNO: Donna e Uomo. .... I soggetti sono due, e tutto è da cambiare!!! A QUANDO LA PIENA DIGNITA’ ALLA DONNA?!!!! Che "van ... gelo" tutte!!! Solo "L’uomo rimane uomo con tutta la sua dignità, anche quando è un embrione o in stato di coma"!!!
PAPA: PIENA DIGNITA’ UOMO ANCHE SE EMBRIONE O IN COMA
(di Elisa Pinna)
"L’uomo rimane uomo con tutta la sua dignità, anche quando è un embrione o in stato di coma": le parole di Benedetto XVI risuonano nella navata di San Lorenzo in Piscibus, una piccola chiesa nascosta tra i palazzi che circondano San Pietro, dove il Papa sta celebrando messa per i 25 anni del ’Centro Giovanile Internazionale’’. Ad ascoltarlo, data la ristrettezza degli spazi, solo un centinaio di fedeli tra ragazzi volontari, che accolgono i loro coetanei pellegrini a Roma, e cardinali di Curia, presenti in nutrita delegazione. Il nuovo monito del pontefice, in un’omelia a braccio tutta incentrata sul significato della vita e della morte, irrompe però immediatamente sui siti dei media italiani e nel dibattito pre-elettorale, dove continuano ad affacciarsi, con i loro strascichi di polemiche, i temi etici dell’eutanasia, dell’aborto e della legge 194. Quasi contemporaneamente da Baku, capitale dell’Azeirbagian dove si trova in visita pastorale, il segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone auspica che i leader dei vari schieramenti politici italiani mettano in atto "il rispetto promesso ai valori cristiani". Diventa inevitabile il collegamento tra l’intervento del Papa e quello del suo numero due: la Chiesa Cattolica, con la sua massima autorevolezza, ripropone così le sue preoccupazioni alla classe politica italiana.
Benedetto XVI, arrivato tra i giovani di ’San Lorenzo in Piscibus’, alle 10:00 del mattino, lascia ben presto il discorso scritto (e probabilmente preparato da qualche suo collaboratore) per rivolgersi a braccio all’assemblea dei fedeli soffermandosi con calore sui grandi interrogativi della vita umana. L’uomo, spiega, appartiene, come tutto il resto del creato, alla "biosfera". Ma "Pur facendo parte del biocosmo - osserva - l’uomo lo trascende; l’uomo rimane uomo e mantiene tutta la sua dignità, anche se è un embrione, o in stato di coma". "L’uomo ha sete di conoscenza dell’infinito, vuole arrivare - prosegue Ratzinger - alla fonte della vita, vuole trovare la vita stessa". "Potremmo dire - aggiunge - che tutta la scienza é una grande lotta per la vita, tutta la medicina è una lotta della vita contro la morte, per trovare la medicina dell’immortalità". Ma anche se la medicina, ipotizza il Papa, trovasse "una pillola della immortalità" essa rimarrebbe una "pillola della biosfera": il mondo - prosegue Benedetto XVI - si "riempirebbe di vecchi, non ci sarebbe più spazio per i giovani". Uno scenario spaventoso: "non possiamo dunque sperare nel prolungamento infinito della vita biologica e nello stesso tempo però aspiriamo all’eternità", osserva. "Ecco dunque - continua - che arriva la Parola di Gesù: ’io sono la Resurrezione’.
"Attraverso Gesù abbiamo già attraversato la soglia della morte. L’eucarestia è il farmaco dell’eternità", conclude. Nel silenzio di riflessione che segue l’omelia, in prima fila annuiscono, tra le tante porpore, il cardinale vicario Camillo Ruini, il cardinale Savaira Martins delle Cause dei Santi, il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio Per i laici, che aveva accolto il Papa ricordando la storia del centro giovanile, fondato nel 1983 da Giovanni Paolo II. Più tardi, a mezzogiorno in piazza San Pietro, Benedetto XVI torna a parlare dopo la preghiera dell’Angelus, stavolta di temi internazionali. Esprime "orrore " per l’escalation di sangue in Terra Santa e in Iraq e lancia un appello ad israeliani e palestinesi: "a tutti chiedo, in nome di Dio, di lasciare le vie tortuose dell’odio e della vendetta e di percorrere responsabilmente cammini di dialogo e di fiducia".