In principio era il Logos. Cinema e Arché-o-logia. Un omaggio a Steven Spielberg.....

I PREDATORI DELL’ARCA PERDUTA E LE DIFFICOLTA’ DI PENSARE L’ORIGINE DELL’ANIMA E IL SUO DESTINO. Sul problema, alcune pagine dall’opera di Vito Mancuso (e un "invito" a seguire le "lezioni" del "dr. Jones") - a cura di Federico La Sala

lunedì 19 maggio 2008.
 


L’anima e il suo destino

di Vito Mancuso *

Pagina 92

36. L’anima viene dal mondo

Nella storia del pensiero teologico la teoria secondo la quale l’anima viene dai genitori è stata denominata dai suoi avversari traducianesimo, termine che deriva dalla parola latina tradux, propaggine, nel senso che l’anima dei figli sarebbe come una propaggine di quella dei genitori. Furono i pelagiani a creare il termine in polemica con i difensori del peccato originale. Però, visto che si contrappone al creazionismo, forse sarebbe meglio parlare di questa teoria come generazionismo, nel senso che l’anima è generata insieme al corpo dal padre e dalla madre, dai genitori, che proprio per questo si chiamano così, perché generano. E la cosa è evidente, perché anima e corpo all’inizio non si distinguono, sono la medesima energia primordiale, materia mater, natura naturans. Coloro che hanno sostenuto che l’anima dei figli viene gènerata dai genitori si dividono a loro volta tra chi pensa la generazione dell’anima in termini corporei e chi in termini spirituali. La differenza, ovviamente, è data dal concetto di anima che si ha in mente, se la si pensa come un corpo o sostanza separata oppure se la si pensa come una modulazione sempre più raffinata dell’unica e medesima sostanza, materiale e spirituale al contempo. Il più insigne rappresentante della prima corrente è Tertulliano, il quale pensa l’anima come corpo materiale concepito per mezzo del seme corporeo, come sua derivazione materiale: l’origine dell’anima è lo sperma paterno. Tertulliano, per il quale il cardine della salvezza non è lo spirito ma è la carne (secondo il suo noto assunto caro salutis cardo), non sa pensare Dio come spirito, né sa pensare l’anima come spirituale, è un materialista ante litteram. Della sua teoria Agostino scrisse a un collega vescovo: "Non dobbiamo stupirci che Tertulliano abbia potuto fantasticare una simile sciocchezza, dal momento che arriva persino a pensare come sostanza corporea lo stesso Dio creatore".

L’altra posizione, nota come traducianesimo spirituale, è quella alla quale aderisco. Essa afferma che la sostanza spirituale dell’anima deriva dall’anima e dal corpo dei genitori nello stesso momento della generazione del corpo. Si tratta di un punto di vista condannato da Pio IX quando in epoca moderna venne assunto da teologi quali i tedeschi Georg Kermes e Jacob Frohschammer e l’italiano Antonio Rosmini, ma che nell’epoca patristica era sostenuto da autorevoli padri della Chiesa tra cui Gregorio di Nissa. Questo grande Padre della Chiesa, uno dei fondatori della mistica cristiana, scriveva che il seme umano

"si sviluppa e si manifesta secondo l’ordine fissato, fino alla sua completezza, senza dover aggiungere a tal fine nulla che venga dall’esterno; esso progredisce da se stesso, regolarmente, verso il suo stato di perfezione. È quindi giusto dire che né l’anima esiste prima del corpo né il corpo esiste senza l’anima ma per entrambi non vi è che una sola origine. A considerare le cose su un piano superiore, questa origine si fonda sulla prima volontà di Dio; da un punto di vista meno elevato, essa ha luogo nei primi istanti della nostra venuta al mondo".

È significativo notare che questa visione oggi ritenuta eterodossa era fatta propria dalla maggior parte dei padri occidentali, come si viene a sapere attraverso san Girolamo e sant’Agostino. Agostino, infatti, si riferisce a Girolamo dicendo che "propendeva più verso il creazionismo che non verso il generazionismo", ma che "nello stesso tempo ricordava pure che l’opinione più comune nella Chiesa d’Occidente è che le anime vengano trasfuse nei figli attraverso la riproduzione generativa". È altrettanto significativo sapere che questa è la posizione oggi assunta dalla Chiesa ortodossa, la quale ritiene che "sia il corpo sia l’anima ricevono il loro inizio simultariamente e maturano insieme, e che l’anima deriva dalle anime dei genitori, così come il corpo deriva dai corpi dei genitori".

Io penso che la posizione più corretta sia quella di chi ritiene che l’anima (dotata subito di individualità, e potenzialmente di spiritualità e immortalità) viene dal mondo. In che modo l’anima viene dal mondo? Mediante la generazione umana, la stessa che da origine al corpo. Come sono all’origine del corpo, allo stesso modo i genitori sono all’origine dell’anima, il che penso risulti evidente a chi consideri i suoi genitori e il suo carattere, e poi i suoi figli e il loro carattere. La nostra dimensione psichica dipende radicalmente, così come la dimensione fisica, da chi ci ha dato la vita. E che altro è la dimensione psichica se non l’anima al livello di anima sensitiva? Ma siccome non ci sono diverse anime, ma ce n’è una sola, si deve pensare che è solo dall’educazione di quest’anima sensitiva che si può sviluppare prima l’anima razionale, poi l’anima spirituale, infine l’anima spirituale liberamente e creativamente orientata sempre e solo al bene, cioè santa. Ed è solo a quest’ultimo livvello, "il livello dell’azione della grazia che eleva la natura alla sovra-natura, che si deve pensare a un intervento diretto di Dio come azione dello Spirito santo, l’unica modalità con la quale Dio agisce direttamente nel mondo.

È esattamente ciò che pensava Rosmini, quando diceva che l’anima, da semplice anima sensitiva, viene elevata ad anima razionale e spirituale quando incontra l’essere ideale:

"Quando l’essere diventa intuibile al principio sensitivo, con questo solo contatto, con questa unione di sé, quel principio prima soltanto senziente, ora insieme intelligente, è elevato a uno stato più nobile, cambia natura, e diventa intellettivo, sussistente e immortale.

Il Decreto del Sant’Uffizio in cui compare la proposizione appena citata condanna anche quest’altra affermazione rosminiana, mirabile nella sua profondità:

"L’ordine soprannaturale è costituito da una manifestazione dell’essere nella pienezza della sua forma reale; l’effetto della cui manifestazione e comunicazione è il senso ("sentimento") deiforme, che, incipiente in questa vita, costituisce la luce della fede e della grazia, compiuto nell’altra vita, costituisce la luce della gloria.

Condannando questa proposizione il Sant’Uffizio ha condannato la dottrina della divinizzazione, cardine della teologia spirituale: incredibile, ma vero! La dottrina della divinizzazione, alla quale giunge l’anima investita dalla luce divina, stava particolarmente a cuore a Rosmini: "Per questa comunicazione che l’oggetto fa di sé al soggetto umano si può dire di lui ciò che disse sant’Agostino della natura dell’anima intellettiva che vicina est substantia Dei". Per fortuna, dopo il Vaticano II le cose sono cambiate e Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio del 1998 citava Rosmini come esempio di "fecondo rapporto tra filosofia e parola di Dio" insieme a Newman, Maritain, Gilson, Stein, Solovèv, Florenskij, Lossky (paragrafo 74). Tre anni dopo, il primo luglio 2001 (anniversario della morte di Rosmini) l’allora cardinale Ratzinger firmava la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede nella quale si afferma che "si possono considerare ormai superati i motivi di preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali che hanno determinato la promulgazione del Decreto Post obitum di condanna delle ’Quaranta Proposizioni’ tratte dalle opere di Antonio Rosmini". Penso sia doveroso chiedere se questa assoluzione per il pensiero rosminiano valga anche per l’origine dell’anima dai genitori.

I più grandi filosofi, penso a Platone e Aristotele per l’Antichità e a Kant e Hegel per l’epoca moderna, hanno visto che l’uomo contiene un elemento che non si spiega solo in base alla natura quale appare ordinariamente nel mondo. Platone ne parlava in termini di anima, Aristotele di intelletto attivo, Kant di sentimento morale, Hegel di spirito assoluto. La raffigurazione comune intende questo elemento al modo di una cosa, di una sostanza, di un ente particolare, ma esso va inteso, piuttosto, come una peculiare configurazione dell’unica cosa, dell’unica sostanza, dell’unico ente, che è la nostra energia. Questa configurazione particolare viene generata in noi dall’incontro con l’Idea del bene. Noi, prima di incontrare l’Idea del bene, siamo un sistema centripeto dotato di forza di gravità come ogni altro ente nell’universo. A seguito dell’incontro con l’Idea del bene subiamo una mutazione, ciò che in religione si chiama conversione, e cominciamo a poco a poco (perché è il lavoro di tutta la vita, non ci si converte nel profondo dalla mattina alla sera) a diventare un sistema centrifugo, dove l’amore e non l’egoismo, la verità e non il potere, la giustizia e non l’interesse, sono la meta. A poco a poco. E con molta fatica. Ma irresistibilmente attratti dall’Idea del bene e dalla sua luminosissima nobiltà, ciò che in teologia si chiama grazia.

Pensando così, io sostengo che l’umanità concreta può essere portatrice della spiritualità. Sostengo che l’essere che compete all’uomo, compreso il corpo, non è per nulla contrario alla dimensione spirituale, anzi è tale da generarla, se rettamente vissuto. Pensando così viene meno ogni dualismo tra lo spirito e la carne, che invece inequivocabilmente permane nella mente di chi ritiene che l’anima spirituale non possa che venire dall’alto, da fuori dal mondo.

Se l’anima spirituale viene dall’essere del mondo, il corpo e l’anima sono della medesima sostanza: il corpo è energia sotto forma di materia, l’anima è energia allo stato libero. Educata rettamente, essa da sensibile diviene razionale, poi spirituale, infine, attratta dalla grazia mediante il fascino dell’Idea del bene, diviene spirituale in modo tale da volere sempre e solo il bene e la giustizia. Come Dio.

*

-  Vito Mancuso
-  L’anima e il suo destino
-  Edizione Cortina, Milano, 2007, Scienza e idee,
-  pag.226, dim. 140x225x27 mm , Isbn 978-88-6030-118-5
-  Prefazione Carlo Maria Martini
-  Lettore Piergiorgio Siena, 2008

-  Indice

-  Una lettera di Carlo Maria Martini XIII

-  Ringraziamenti XV

-  1. Teologia di fronte alla coscienza laica 1

-  2. Esistenza dell’ anima 51

-  3. Origine dell’anima 77

-  4. Immortalità dell’anima 109

-  5. Salvezza dell’anima 149

-  6. Morte e giudizio 187

-  7. Paradiso 207

-  8. Inferno 231

-  9. Purgatorio 277

-  10.Parusia e giudizio universale 289

-  Conclusione 303

-  Indice dei nomi 319


Sul tema, nel sito, si cfr.:

LA CULTURA ITALIANA, "IL GRANDE TEATRO DELL’OKLAHOMA", E L’ANIMA E IL DESTINO DI VITO MANCUSO. AL DI LA’ DI "THE PASSION", RIPENSARE IL "MEDITERRANEO"!!!

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

A FREUD, GLORIA ETERNA!!!


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