Il Papa e Bush uniti negli errori
di HANS KÜNG (La Stampa, 22/7/2008)
In aprile Benedetto XVI festeggiò i suoi 81 anni con George W. Bush alla Casa Bianca. Curioso: il Papa, ambasciatore di pace e verità, che brinda con un presidente di guerra che, anche agli occhi di molti americani, con le bugie e la propaganda ha trascinato una grande democrazia in una guerra brutale, senza apparenti strategie per uscirne.
Secondo un sondaggio recente, l’80 per cento degli americani è convinto che gli Stati Uniti sono «sulla strada sbagliata». Di qui lo slogan di questa campagna elettorale per la Casa Bianca: «Cambiamento». E il Papa? A parte una tardiva ammissione di colpa per gli innumerevoli casi di pedofilia tra il clero cattolico, non ha praticamente detto una sola parola di cambiamento nella chiesa e nella società.
George W. Bush e Joseph Ratzinger sono diversi per carattere, istruzione e modo di parlare come possono esserlo un cowboy del Texas e un prelato romano. Bush non ha mai mascherato il suo atteggiamento anti-intellettuale. La sua conoscenza della storia è limitata tanto quanto la sua conoscenza della geografia, della lingue straniere e della filosofia. Una raccolta delle sue famigerate gaffe linguistiche e logiche («Bushism») ha prodotto molte risate. La sua visione del mondo è racchiusa nel modello manicheo dell’opposizione tra bene («noi») e male («loro»). All’opposto, Benedetto XVI ha goduto di un’eccellente istruzione classica e ha imparato alcune lingue straniere. Il suo pensiero è sottile, il linguaggio raffinato, le azioni prudenti. Per un quarto di secolo ha osservato attentamente le cose del mondo dalle finestre del Vaticano. Nel decidere si lascia guidare dalle usanze centenarie della Curia romana, il corpo amministrativo della Chiesa cattolica romana.
I due però hanno anche molto in comune. Entrambi amano le apparizioni pompose, siano esse su un aereo o davanti alle masse in piazza San Pietro. In occasione della visita del Papa, il Presidente tentò di competere con il cerimoniale imperiale del pontefice romano ricorrendo a una guardia d’onore e una salva con 21 cannoni. Sia il Presidente sia il Papa condividono un atteggiamento conservatore, soprattutto quando si tratta di controllo delle nascite, morale familiare, esibita devozione cristiana. Nel caso del presidente, questo atteggiamento sembra piuttosto fondamentalista; nel caso del Papa, sovraccarico di tradizione. Ovviamente, entrambi ritenevano che tutta questa ostentazione di fondamenta morali condivise avrebbe fatto guadagnare punti con il pubblico americano.
Nel suo recente viaggio di commiato nelle capitali europee, era evidente che il Presidente, che ha incontrato solo fiacca indifferenza anziché dimostrazioni ostili, è stato cancellato come un’anatra zoppa. Imperterrito, ha ripetuto il suo discorso sulla lotta per la libertà e la democrazia, per la «sicurezza» e la pace. In questo modo ha mostrato la sua personale versione di infallibilità, che lo rende incapace di imparare alcunché e gli impedisce di cogliere una qualunque occasione per ammettere la sua colpa di fronte all’immenso disastro che le sue azioni hanno creato nel mondo.
Il Papa, invece, non è un’anatra zoppa. E anche se lui, secondo una più recente dottrina romana, ha ancora una certa «infallibilità nelle questioni di fede e morale», è però capace di imparare. Dopo tutto ha concesso a me, suo critico, un’amichevole conversazione di quattro ore nella residenza estiva di Castel Gandolfo, nel corso della quale ha mostrato una sorprendente capacità di fare passi avanti nelle sue riflessioni. E nel viaggio in Turchia del 2006 ha corretto - con una visita fuori programma a una moschea e una chiara espressione di alta considerazione per l’Islam - le controverse osservazioni sull’Islam come religione di violenza, fatte qualche mese prima in Germania, all’Università di Ratisbona.
Il Papa è in carica da soli tre anni. Non potrebbe imparare, mi chiedo, dai fallimenti del presidente Bush? Alla sua grande intelligenza e alla sua sensibilità storica non possono sfuggire i segnali ammonitori per il futuro del suo pontificato.
Ne segnalo cinque:
1. Con la reintroduzione del tradizionale rito latino nella Messa, abolito dal Concilio Vaticano II e da Paolo VI in favore di una liturgia più accessibile nella lingua vernacolare, si è attirato molte critiche nell’episcopato e tra i pastori.
2. Nell’incontro con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, a Istanbul, il Papa non ha dato segni di compromesso sui diritti legali romani medievali sulle chiese ortodosse e così non ha fatto nemmeno un passo avanti verso la riunificazione tra Est e Ovest.
3. Con le apparizioni pubbliche in sontuose vesti liturgiche nello stile di Leone X, che voleva gustare il pontificato in tutti i suoi agi e che porta la responsabilità principale per il «no» di Roma alle richieste di riforma di Lutero, Benedetto XVI ha confermato l’idea di molti protestanti che il Papa non conosce in profondità la Riforma.
4. Mantenendo rigidamente la legge medievale del celibato per il clero occidentale, porta la principale responsabilità del declino del sacerdozio cattolico in molti Paesi e del crollo delle tradizionali strutture della cura pastorale nelle sempre più numerose comunità rimaste senza prete.
5. Insistendo sulla perniciosa enciclica Humanae vitae contro qualunque forma di controllo delle nascite, il Papa condivide la responsabilità della sovrappopolazione, soprattutto nei Paesi più poveri, e dell’ulteriore diffusione dell’Aids.
Quella che il giornalista Jacob Weisberg chiama «la tragedia di Bush» non dovrebbe indurre Benedetto XVI a pensare più attentamente alle sue azioni? Mal consigliato dai neoconservatori e tenacemente appoggiato da media compiacenti, Bush voleva portare il suo Paese in una «nuova era americana». Ora finisce la sua carriera da fallito, a stento rispettato dal suo stesso partito.
«Sapienti sat» - «questo basta a chi capisce» - solevano dire gli antichi romani. Chi conosce la situazione della Chiesa non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.
Il VAN-GELO cattolico-romano di PAPA RATZINGER è quello del Figlio-Imperatore Costantino (come Gesù!!!) e della Madre-Imperatrice (Elena - come Maria!!!).
di Federico La Sala
Per cominciare, "la verità della storia" ("Il morto fa presa sul vivo"!) ... non è la storia della Verità (l’Eu-angélo, il Buon-messaggio!) in cammino!!! E “il dialogo e il rispetto” di Benedetto XVI, sono abissalmente lontani dal dialogo e dal rispetto, portati avanti e manifestati da GIOVANNI XXIII, e da GIOVANNI PAOLO II - W O ITALY (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”: art. 11 della Costituzione dei nostri ’Padri’ (‘Giuseppe’) e delle nostre ’Madri’ (‘Maria’)!, sono come quelli del LUPO (o dell’Orso) nei confronti dell’ AGNELLO, nei confronti della religione ebraica come della religione islamica e della stessa intera umanità.
L’istruzione "Dominus Jesus" aveva detto già tutto - contro Giovanni Paolo II e il suo spirito di Assisi, che mirava alla pace e il dialogo, con tutto il cuore e con tutta l’anima!!!
La teologa tedesca Uta Ranke-Heinemann, figlia dell’ex-presidente della Repubblica, e collega di corso del cardinale Ratzinger - in un’intervista del 18.01.1990, in Italia per presentare il suo libro "Eunuchi per il regno dei cieli” - ecco cosa disse di Ratzinger: "un uomo intelligente, ma privo di qualsiasi sensibilità umana".
Vale la pena tenerne conto, ora, quando ascoltiamo le sue parole o leggiamo i suoi testi ... e sappiamo che sono quelle della massima autorità del mondo ’cattolico’-romano.
Al contrario, ricordiamoci di Dante!!! All’inferno, oggi, certamente, egli non avrebbe messo Wojtyla (Bonifacio VIII, con il suo Giubileo 1300-2000) e nemmeno più Maometto ... ma proprio Papa Ratzinger - proprio per la sua volontà di distruggere lo spirito di Assisi (Dante era terziario francescano)! Ricordiamoci - da italiani e da italiane, che "Dio" - in ’volgare’ - si dice Amore e "che muove il Sole e le altre stelle", ma certamente - come ben sappiamo per le vicende politiche recenti - non l’intelligenza teologico-politica e politico-teologica di tutta l’attuale Gerarchia della Chiesa romano-’cattolica’!!!
Che ideologia folle, questa religione costantiniana che vuole imporsi come religione universale: si pretende che, dopo la Legge del "Dio" che dice di onorare il padre e la madre, si sostituisca e si imponga la Legge del "Dio" che dice di amare la Madre (’Maria’) e il Figlio (’ Gesù Cristo’)!!! Ma che Spirito Santo è questo ... contro e senza il Padre - Giuseppe?! Questo è l’ordine simbolico e il credo del Mentitore ... e di “Mammasantissima” (della madre-Giocasta e del figlio-Edipo - come aveva ben capito e ben detto Freud!!!) - questa è la Legge del "Dio" del Faraone, come ben sapeva e sa "Israele"!!! Certamente non di Melchisedech, non di Abramo, non di Mosé, non di Gesù, e non di Maometto!!!
Fin dall’inizio - e subito - Benedetto XVI si è richiamato al IV secolo d. C. per proclamare "urbi et orbi" cosa voleva e vuole: scatenare l’inferno, distruggere definitivamente la memoria della E dell’Eu-angélo (Buon-messaggio), rilanciare la vecchia guerra contro la storia della Verità in cammino ... e mettere fuori legge ogni ’battuta’ o motto di spirito: "Aus"... "Witz"!!! Che tutto vada all’inferno .... nel più profondo dell’inferno! Van-gélo, van-gélo: questo è il messaggio del Lupo travestito da Agnello, oggi! Il deserto avanza ... e la pace dell’impero cattolico-romano, pure - con la sua “croce”: "In hoc signo vinces" !!! "Con questo segno vincerai" - sicuramente, il trono e l’altare ... dei morti!!!
"AMORE E’ PIù FORTE DI MORTE" (Cantico dei cantici: 8.6 - traduz. di G. Garbini) e segna “la diritta via”.... non per la "selva oscura" (Inferno), ma per "la divina foresta spessa e viva" del "paradiso terrestre"(Purgatorio) ed è lo stesso Amore che è al fondamento stesso della Legge dei nostri ‘Padri’ e delle nostre ‘Madri’ Costituenti... (www.ildialogo.org, 16.09.2006)
Sul tema, nel sito (cliccare sulle parole rosse), si cfr.:
Wojtyla beato, ottobre 2010 Via libera dei cardinali e dei vescovi della Congregazione per le Cause dei Santi alla beatificazione di papa Wojtyla. Si attende il decreto di Benedetto XVI.
di MARCO TOSATTI (La Stampa /San Pietro e dintorni, 17/11/2009)
Cardinali e vescovi della Congregazione per le cause dei Santi hanno dato la loro approvazione (anche se forse alcuni di loro obtorto collo) e di conseguenza è definitivamente spianata la via agli onori deli altari per Giovanni Paolo II. I porporati e i vescovi si sono riuniti ieri mattina,e la discussione sulla "Positio" si prolungata fino al primo pomeriggio, e si è conclusa positivamente. Adesso il risultato della votazione, e di quella dei teologi, che già si erano espressi favorevolmente, sarà portata all’attenzione del Papa che dovrà proclamare l’eroicità delle virtù di Karol Wojtyla e dichiararlo "venerabile". Una volta che sia promulgato ufficialmente il decreto pontificio, si dovrà completare il processo sul miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II, la guarigione di una suora francese dal morbo di Parkinson: il caso sarà vagliato prima dalla consulta medica della Congregazione delle cause dei santi, quindi dai teologi e infine dai cardinali. Soltanto allora, dopo un’ulteriore e definitiva conferma di Benedetto XVI, Wojtyla potrà essere beatificato.
I tempi tecnici (il decreto di Benedetto XVI non è prevedibile prima della metà di dicembre) fanno ipotizzare la conclusione dell’intero iter verso marzo 2010. Troppo tardi perché sia possibile fissare la data della cerimonia di beatificazione a San Pietro per l’aprile, a cinque anni dalla morte, come avrebbe desiderato qualcuno. La data più probabile per quello che sarà di sicuro un evento mediatico di grandissimo rilievo è domenica 17 ottobre 2010. A favore di quella data, dicono in Vaticano giocano due fattori: Karol Wojtyla fu scelto dai cardinali il 16 ottobre, e quindi la cerimonia si svolgerebbe in concomitanza con il ricordo della sua elezione. Inoltre in quei giorni avrà luogo in Vaticano il Sinodo per il Medio Oriente, indetto da Benedetto XVI, e la presenza di cardinali, vescovi e patriarchi di quell’area geografica a cui papa Wojtyla ha dedicato tanta attenzione avrà un significato particolare.
P.S.: A quanto ci dicono, la votazione si è conclusa con un voto all’unanimità dei presenti.
La Bibbia e la guerra di Rumsfeld
di Marina Mastroluca *
Succede, quando ci si ritrova un’amministrazione formata da falchi teocon, convinti di aver arruolato Dio dalla propria parte. Fa discutere negli Stati Uniti la notizia che l’ex segretario alla difesa Donald Rumsfeld fosse solito corredare i fascicoli dei suoi briefing al presidente George Bush con citazioni della Bibbia. Questo accadeva nel corso della guerra all’Iraq, quella missione che troppo facilmente Bush junior aveva dato per compiuta e che è ancora una grana per la Casa Bianca di Obama.
Mappe di guerra e brani del Vecchio Testamento. Cose così: «Le loro frecce sono affilate, i loro archi sono tesi. I zoccoli dei loro cavalli sono come selce, le ruote dei loro carri sono come vortici». Dal Libro del profeta Isaia, accanto l’immagine di un soldato Usa in preghiera. Altro briefing, altra copertina. Stavolta con Saddam Hussein e la scritta dalla prima epistola di Pietro: «È la volontà di Dio che tu possa zittire attraverso le buone azioni le parole ignoranti dei folli».
La Bibbia per illustrare l’andamento delle operazioni militari - e suggerire, salmi alla mano, gli estremi di una supervisione divina sul teatro di guerra: così andavano le cose, secondo quanto ha riferito il magazine Usa GQ. E non ci si stupisce più di tanto che il presidente Bush abbia dovuto correggersi dopo aver chiamato la sua guerra al terrore una «crociata».
Allora c’era stata una levata di scudi da parte di numerosi Stati musulmani. Molto peggio sarebbe avvenuto però - e questo era il timore dei funzionari dell’amministrazione - se si fosse venuto a sapere delle citazioni della Bibbia. «L’effetto sarebbe stato lo stesso delle rivelazioni su Abu Ghraib», ha confidato una fonte riservata a GQ. Tanto che persino un membro dello staff presidenziale, un musulmano, se ne era sentito personalmente offeso.
A volere la Bibbia in primo piano nei briefing sarabbe stato il generale Glen Shaffer, direttore dell’intelligence militare, che rispondeva a Rumsfeld. E ora che è tutto alle spalle, c’è il tempo di concedersi qualche polemica a ritroso sulla stampa, a futura memoria.
«Mi chiedo che cosa sia peggio: un segretario alla Difesa che cita il Vecchio testamento per aggiornare i progressi dell’invasione di un Paese musulmano o un segretario alla Difesa che pensa che questo servirà a migliorare la conoscenza e l’esperienza del suo presidente», è la livida considerazione di Andrew Sullivan sull’Atlantic Monthly.
Per Frank Rich, columnist del New York Times, Rumsfeld «ha giocato cinicamente la carta della religione per sedurre e manipolare un presidente abituato a citare frequentemente la Bibbia». E c’è di più. «L’azione del segretario alla Difesa non è stata solo viscida, ha comportato anche dei rischi per la sicurezza nazionale. Se ci fosse stata una fuga di notizie su questo collage di messaggi in odor di Crociata e immagini di guerra, avrebbe rinforzato l’apocalittico timore del mondo musulmano sul fatto che quella americana fosse una guerra di religione».
* l’Unità, 19 maggio 2009