EPIFANIA A GAZA. Conto alla rovescia per attacco di terra...

"Gaza", "Israele" e "Palestina". Bush ed Ehud Barak, il ministro israeliano della guerra, continuano a "parlare"!!! E Barack Obama e Hillary Clinton continuano a tacere!!! Una nota di Mario Calabresi

Ehud Barak lo ha detto senza mezzi termini davanti alla Knesset: quella contro Hamas è una guerra all’ultimo sangue.
martedì 30 dicembre 2008.
 
[...] Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, esprimendosi per la prima volta sulla crisi nella Striscia di Gaza, ha accusato Hamas di terrorismo e ha respinto l’ipotesi di una nuova tregua "unilaterale" che permetterebbe agli estremisti palestinesi di continuare i loro attacchi contro Israele. «Un altro cessate-il-fuoco unilaterale che condurrebbe a attacchi con i razzi contro Israele non è accettabile» ha dichiarato il presidente statunitense nel suo discorso radiofonico settimanale del sabato, di cui la Casa Bianca ha diffuso il testo ieri sera. «Le promesse di Hamas non basteranno. Devono esserci meccanismi di sorveglianza per assicurare che cessi l’approvvigionamento dei gruppi terroristi di Gaza di armi di contrabbando» ha aggiunto Bush. [...]


-   Gli scontri di Gaza le prime spine del prossimo presidente e del segretario di Stato
-  Analisti politici americani cercano di capire le mosse della nuova amministrazione

-  Il silenzio di Obama e Hillary
-  Appello delle star: "Intervenite"

dal nostro corrispondente MARIO CALABRESI

NEW YORK - Saranno troppo filo-israeliani, torneranno alle loro radici pro-palestinesi o saranno capaci di diventare dei veri mediatori? Hillary Clinton e Barack Obama per due anni hanno parlato sempre e soltanto delle guerre in Iraq e Afghanistan, della debolezza e pericolosità del Pakistan e della minaccia iraniana. Oggi sono in silenzio, fedeli al motto che "ci sono solo un segretario di Stato e un presidente alla volta", ma le prime frasi che saranno costretti a pronunciare, tra meno di venti giorni, dovranno necessariamente contenere le parole "Gaza", "Israele" e "Palestina".

Sul loro silenzio, Obama ha appena terminato le vacanze alle Hawaii e Hillary insieme al marito Bill ha scandito il conto alla rovescia del capodanno a Times Square a New York, si esercitano da giorni analisti, giornalisti e politici di tutto il mondo per cercare di prevedere l’atteggiamento della nuova Amministrazione democratica davanti alla crisi mediorientale.

Se di Obama ci si limita a ricordare la frase pronunciata a Sderot la scorsa estate, quando disse che trovava lecito reagire contro chi lancia missili su case civili, la figura e l’eredità di Hillary Clinton sono molto più complesse e l’ex first lady dopo essere stata considerata troppo filo-araba oggi dovrà convincere gli interlocutori mediorientali di non essere invece troppo schiacciata sulle posizioni israeliane.

Quando nove anni fa decise di correre per diventare la senatrice di New York, Hillary dovette lavorare a fondo per convincere l’elettorato ebraico a sostenerla e a votare per lei, doveva cancellare la memoria di due "incidenti". Il primo a dire la verità dimostra che stava dalla parte giusta della storia: nel 1998, parlando a un gruppo di giovani arabi ed ebrei come first lady, disse che per arrivare alla pace era necessario creare uno Stato palestinese. La Casa Bianca fu costretta a prendere le distanze dall’idea dei due Stati che allora non andava per la maggiore ma poi sarebbe diventata centrale nella politica americana.

L’anno dopo, mentre visitava Ramallah insieme a Suha Arafat, ascoltò senza reagire un discorso della moglie dello scomparso leader palestinese in cui si accusava Israele di usare gas tossici e di causare il cancro a donne e bambini. Numerosi gruppi ebraici e i giornali newyorchesi si scatenarono contro il suo silenzio - lei si giustificò dicendo che la traduzione era stata incompleta - e la sua corsa al Senato si fece difficoltosa.

In questi ultimi otto anni Hillary si è invece trasformata in una delle migliori amiche di Israele, tanto che dopo aver perso le primarie, parlando alla riunione annuale della più nota organizzazione ebraica americana, ha sottolineato che "il prossimo presidente dovrà evitare negoziati diretti con Hamas perché si tratta di un gruppo terroristico, armato dall’Iran e deciso a distruggere Israele".

Ora, come ha sottolineato al New York Times l’analista di politica internazionale Aaron Miller, "dovrà invece dimostrare la sua indipendenza da Israele" e la strada che molti prevedono sarà la ricostruzione di un forte rapporto e di un dialogo continuo con l’Egitto per poter indirettamente mediare con Hamas.

La sua carta migliore però resta il suo cognome da sposata: Bill Clinton è ancora considerato nel mondo arabo come il presidente che più ha lavorato per un accordo di pace e oggi i collaboratori e i mediatori di allora sono pronti al lavorare con lei.

Ma il silenzio di questi giorni di Hillary e del futuro presidente, considerato normale negli Stati Uniti, comincia ad essere vissuto come insostenibile in Europa: ieri a Londra un gruppo di star politicamente impegnate tra cui la cantante Annie Lennox e Bianca Jagger hanno lanciato un appello a Barack Obama perché parli subito e chieda a Israele l’immediata fine dei bombardamenti su Gaza.

* la Repubblica, 3 gennaio 2009


"FORZA ISRAELE" ... E ISRAELE.

La Stampa, 3/1/2009

MEDIO ORIENTE IN FIAMME

Gaza, ucciso alto dirigente di Hamas Conto alla rovescia per attacco di terra

Non si fermano i raid aerei di Israele, colpito il leader Abu Zakaria al Jamal. Il gruppo islamico: non ci arrendiamo

GAZA Prosegue l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. Anche questa notte l’aviazione dello stato ebraico ha bombardato alcune postazioni strategiche di Hamas, dando il via all’ottavo giorno di operazioni militari. In una delle incursioni, riferisce il quotidiano Yediot Ahronot, è rimasto ucciso un alto dirigente di Hamas, identificato come Abu Zakaria al Jamal. Il leader del movimento radicale palestinese non è sopravvissuto alle gravi ferite riportate a seguito di un bombardamento aereo di Tsahal.

Il ramo armato del movimento islamista palestinese Hamas ha affermato di aver respinto nella notte un’incursione di membri delle forze speciali israeliane che tentavano di superare la frontiera con la Striscia di Gaza. Un portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam ha riferito all’Afp che i suoi combattenti hanno individuato un numero non precisato di membri delle forze speciali israeliane mentre tentavano di penetrare attraverso la frontiera a Shijaiyah nella zona orientale della Striscia all’una di notte locale (mezzanotte in Italia). Un portavoce dell’esercito israeliano ha dichiarato di non essere «a conoscenza dell’incidente» aggiungendo che nessun soldato è penetrato nella Striscia dall’inizio dei raid aerei israeliani il 27 dicembre.

Nell’ottavo giorno di operazioni militari israeliane nella Striscia non si vede nessun segnale in direzione di una tregua e la sensazione di una crisi umanitaria sempre più grave. L’attacco di terra pare ormai inevitabile, per alcune fonti sarebbe imminente. Secondo gli ultimi dati in possesso dell’Onu, almeno 100 civili palestinesi sono rimasti uccisi dall’inizio dell’offensiva di Tsahal: si tratta di un quarto delle vittime complessive, che sarebbero almeno 420. Intanto ieri migliaia di palestinesi sono scesi in piazza in Cisgiordania per protestare contro Israele nella "giornata della rabbia", mentre Hamas ha lanciato almeno 20 razzi contro lo Stato ebraico e l’aviazione israeliana ha continuato a bombardare il sud della Striscia di Gaza. Tre fratelli palestinesi, di età compresa tra i sette e i dieci anni, sono stati uccisi e rappresentano le ultime vittime di cui si è a conoscenza.

Il capo di Hamas in esilio a Damasco, Khaled Meshaal, ha detto che il suo movimento «non si arrenderà mai» di fronte alle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. A preoccupare la comunità internazionale è anche la crisi umanitaria in territorio palestinese, che Israele continua a considerare meno grave di quanto appare. Il Programma alimentare mondiale (PAM) ha denunciato una situazione alimentare «spaventosa». Il capo della diplomazia ceca, Karel Schwarzenberg, guiderà una missione dell’Unione europea in Medio Oriente, che partirà domenica da Praga e resterà nella regione fino a martedì prossimo. E il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, intende recarsi quanto prima negli Stati Uniti per discutere con la prossima amministrazione Usa la crisi nella Striscia di Gaza.

Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, esprimendosi per la prima volta sulla crisi nella Striscia di Gaza, ha accusato Hamas di terrorismo e ha respinto l’ipotesi di una nuova tregua "unilaterale" che permetterebbe agli estremisti palestinesi di continuare i loro attacchi contro Israele. «Un altro cessate-il-fuoco unilaterale che condurrebbe a attacchi con i razzi contro Israele non è accettabile» ha dichiarato il presidente statunitense nel suo discorso radiofonico settimanale del sabato, di cui la Casa Bianca ha diffuso il testo ieri sera. «Le promesse di Hamas non basteranno. Devono esserci meccanismi di sorveglianza per assicurare che cessi l’approvvigionamento dei gruppi terroristi di Gaza di armi di contrabbando» ha aggiunto Bush.


-  Medio Oriente

-  Barak: contro Hamas una guerra all’ultimo sangue
-  29/12/08 19:06

Poco prima di visitare una base dell’aereonatica militare israeliana, il ministro della difesa Ehud Barak lo ha detto senza mezzi termini davanti alla Knesset: quella contro Hamas è una guerra all’ultimo sangue.

A Gaza - gli fanno eco i vertici dello stato maggiore - non rimarrà in piedi nemmeno un edificio utilizzato dai militanti del partito islamico radicale. Parole dure, come dure sono state le proteste dei deputati arabi nel parlamento israeliano, quando Barak ha parlato di 300 terroristi uccisi, senza precisare che tra le vittime ci sono anche donne e bambini.

A dispetto dei morti, tuttavia, l’offensiva contro Hamas non ha ancora raggiunto il suo obiettivo minimo: fermare il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza. Decine di Qassam continuano a colpire le città israeliane. In uno di questi attacchi è stato ucciso un lavoratore edile a Ashkelon, mentre una decina di persone sono rimaste ferite. Sale così a due il bilancio delle vittime israeliane dall’inizio dell’operazione Piombo fuso.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

"FORZA ISRAELE" ... E ISRAELE.

ISRAELE E PALESTINA... LA TERRA PROMESSA. Un’indicazione (1930) di Sigmund Freud

«Superman è senza dubbio ebreo!». Oltre-uomo o..... Superuomo (Nietzsche)? Il lato inquietante di una storia

LA STATUA DELLA LIBERTA’ DEGLI U.S.A. - CON LA SPADA SGUAINATA: "GUAI AI VINTI"!!! "IN GOD WE TRUST": TUTTO A CARO-PREZZO ("DEUS CARITAS EST")!!! LA LEZIONE DI FRANZ KAFKA, IL MAESTRO DELLA LEGGE.


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