TOUR MONDIALE DI "TUTTO DANTE". A LONDRA, IL 5 APRILE ...

A LONDRA BENIGNI, CON DANTE, SENTE GIA’ IL PROFUMO DELLA PRIMAVERA ITALIANA. Da noi non è morto nulla, è tutto vivo. Io sto in Italia, lo sento. Non sto in un posto dove ci sono i cadaveri - Un’intervista di Alessandra Bonomolo - a cura di pfls

sabato 21 marzo 2009.
 

[...] "Conosco bene la situazione dei giovani in Italia, perché io vengo da là. Ma io non fuggo perché non sono un cervello, giusto per quello... Pensa se ci fosse stata questa fuga dei cervelli nel Rinascimento e avessero lasciato andare all’estero persone come Michelangelo, Leonardo, Galileo, Dante. Il solo pensiero fa impressione. Tutte le arti e tutti i poteri moderni sono imitazioni delle arti e dei poteri italiani, del nostro Rinascimento. Qualsiasi impero è un’imitazione del nostro, almeno in Occidente. Che lo si voglia dire o meno, è così. Non per essere nazionalista - voglio troppo bene all’Italia per esserlo - ma quella voglia, quel desiderio.... di dire beh, son contento di esser nato lì ce l’ho tanto forte, ecco, forte forte" [...]

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-  Benigni sbarca a Londra nel teatro di Lloyd Webber con il tour mondiale di "Tutto Dante"
-  "Voglio portare il mio abbraccio agli italiani all’estero. Ma il mio messaggio è universale"

-  "Questa crisi è un Inferno
-  ma l’Italia sta per rinascere"

di ALESSANDRA BONOMOLO *

LONDRA - Il 5 aprile Roberto Benigni sbarca a Londra con il suo Tutto Dante, prima di fare rotta verso l’America. Il tour mondiale si è rivelato un successo senza precedenti, che ha superato ogni aspettativa per uno show di poesia (il V Canto dell’Inferno) unita a satira. Il palcoscenico sarà quello del Royal Drury Lane, il più antico teatro di Londra, di proprietà del compositore Andrew Lloyd Webber, nel cuore del West End.

La sua però non è un’operazione di divulgazione letteraria?

"No, assolutamente. Gli studenti hanno i professori. Tutto Dante è invece uno show, nel vero senso della parola. Perché Dante è spettacolare e perché spero di fare spettacolo io. Non è nemmeno un fatto politico. Il messaggio è racchiuso nell’abbraccio che rivolgo principalmente agli italiani che vivono all’estero".

Di cosa parlerà nella parte di attualità?

"Beh, vengo in Inghilterra... dovremo parlare un po’ di quello che accade qua, iniziando da Gordon Brown. Poi Obama e... Berlusconi. Perché lo spettacolo è come Dante e la Divina Commedia: c’è l’Inferno e il Paradiso. Un momento per divertirsi e uno per commuoversi. Se non ci si diverte, non ci si può commuovere. Le persone del pubblico alla fine si commuovono. Non perché sia Dante a commuovere, ma perché si va a toccare, dentro di noi, una parte della quale nessuno si preoccupa mai, dove ogni passo rimbomba. L’anima ha bisogno di essere nutrita come il corpo. Quando mangi scegli le cose migliori, no? E invece alla nostra anima viene data tutta spazzatura, continuamente".

A Londra Benigni ha appena scompigliato la compassata Sarah Montague nel Today Programme di Bbc Radio 4, in mezzo al flusso di notizie sulla pesante crisi economica.

"Londra è come Firenze all’epoca di Dante. La vera City del mondo, dove albergavano avidità, lussuria, superbia. La parola finanza è stata coniata dai fiorentini proprio a quel tempo, insieme al fiorino. Pensa, il Financial Times ha le sue origini in Italia! Anche la parola banca deriva dal toscano, quando i finanzieri prestavano denaro al Re d’Inghilterra, per poi spesso pentirsi in letto di morte per gli interessi da usura praticati. Ecco, a parte questo... è rimasto tutto uguale".

Quindi la Divina Commedia sarebbe ancora attuale, oggi, in una metropoli come Londra.

"E certo! Dante ha parlato proprio di questo: più moderno di così si muore! Le tre fiere di cui si parla nella Divina Commedia - la lonza, il leone, la lupa - non sono altro che gli idoli moderni: sesso, successo e soldi, le solite belve di sempre".

Poi il discorso perde i toni allegorici e si fa concreto.

"Questa che ci troviamo ad affrontare oggi è una crisi orribile, nata dal male e dalla stupidità. Speriamo che questo Inferno ci sia di monito". Benigni cita il sommo poeta - "che io perdei la speranza dell’altezza" - quando parla delle conseguenze economiche e morali dei nostri comportamenti. Il comico toscano fa rivivere Dante ai tempi del credit crunch, mentre invita "a riscoprire quel che vi è di divino dentro ognuno di noi. Per non ritrovarsi, alla fine, proprio come se non si avesse vissuto".

Come vede la situazione italiana attuale, specie pensando alle nuove generazioni in fuga dal proprio paese?

"Conosco bene la situazione dei giovani in Italia, perché io vengo da là. Ma io non fuggo perché non sono un cervello, giusto per quello... Pensa se ci fosse stata questa fuga dei cervelli nel Rinascimento e avessero lasciato andare all’estero persone come Michelangelo, Leonardo, Galileo, Dante. Il solo pensiero fa impressione. Tutte le arti e tutti i poteri moderni sono imitazioni delle arti e dei poteri italiani, del nostro Rinascimento. Qualsiasi impero è un’imitazione del nostro, almeno in Occidente. Che lo si voglia dire o meno, è così. Non per essere nazionalista - voglio troppo bene all’Italia per esserlo - ma quella voglia, quel desiderio.... di dire beh, son contento di esser nato lì ce l’ho tanto forte, ecco, forte forte".

Perché portare il suo Dante anche fuori dall’Italia?

"Il tour è nato per portare gli spettacoli agli italiani all’estero. C’è dell’allegria in fondo ai loro occhi. Un desiderio vispo, affatto languido, che gli fa dire: Io tornerò, proprio come nelle canzonette".

Ma, come è già accaduto a Parigi, a Bruxelles, in Grecia, in Svizzera, il suo abbraccio non è solo per i connazionali.

"Lo spettacolo poi si espande, perché quel che Dante dice è talmente universale che nella mente di ognuno risuona qualcosa di immenso. E per di più mostra la grandezza del nostro Paese".

Ma che ne pensa dell’Italia di oggi?

"Ora è proprio tutta coperta, ma queste ceneri nascondono un fuoco possente".

Cosa intende dire?

"Sta per succedere qualcosa. Sì. Accadrà un piccolo Rinascimento. Bisogna aspettare la fine, no? Come è sempre accaduto. Da noi non è morto nulla, è tutto vivo. Io sto in Italia, lo sento. Non sto in un posto dove ci sono i cadaveri".

(Questa intervista è apparsa sul sito italiansoflondon.com)

* la Repubblica, 21 marzo 2009.


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