[...] "Conosco bene la situazione dei giovani in Italia, perché io vengo da là. Ma io non fuggo perché non sono un cervello, giusto per quello... Pensa se ci fosse stata questa fuga dei cervelli nel Rinascimento e avessero lasciato andare all’estero persone come Michelangelo, Leonardo, Galileo, Dante. Il solo pensiero fa impressione. Tutte le arti e tutti i poteri moderni sono imitazioni delle arti e dei poteri italiani, del nostro Rinascimento. Qualsiasi impero è un’imitazione del nostro, almeno in Occidente. Che lo si voglia dire o meno, è così. Non per essere nazionalista - voglio troppo bene all’Italia per esserlo - ma quella voglia, quel desiderio.... di dire beh, son contento di esser nato lì ce l’ho tanto forte, ecco, forte forte" [...]
GIOVANI ITALIANI NEL MONDO (PRIMA CONFERENZA), ATTENTI AL TRUCCO E ALL’INGANNO. E ALLA VERGOGNA!!!
Benigni sbarca a Londra nel teatro di Lloyd Webber con il tour mondiale di "Tutto Dante"
"Voglio portare il mio abbraccio agli italiani all’estero. Ma il mio messaggio è universale"
"Questa crisi è un Inferno
ma l’Italia sta per rinascere"
di ALESSANDRA BONOMOLO *
LONDRA - Il 5 aprile Roberto Benigni sbarca a Londra con il suo Tutto Dante, prima di fare rotta verso l’America. Il tour mondiale si è rivelato un successo senza precedenti, che ha superato ogni aspettativa per uno show di poesia (il V Canto dell’Inferno) unita a satira. Il palcoscenico sarà quello del Royal Drury Lane, il più antico teatro di Londra, di proprietà del compositore Andrew Lloyd Webber, nel cuore del West End.
La sua però non è un’operazione di divulgazione letteraria?
"No, assolutamente. Gli studenti hanno i professori. Tutto Dante è invece uno show, nel vero senso della parola. Perché Dante è spettacolare e perché spero di fare spettacolo io. Non è nemmeno un fatto politico. Il messaggio è racchiuso nell’abbraccio che rivolgo principalmente agli italiani che vivono all’estero".
Di cosa parlerà nella parte di attualità?
"Beh, vengo in Inghilterra... dovremo parlare un po’ di quello che accade qua, iniziando da Gordon Brown. Poi Obama e... Berlusconi. Perché lo spettacolo è come Dante e la Divina Commedia: c’è l’Inferno e il Paradiso. Un momento per divertirsi e uno per commuoversi. Se non ci si diverte, non ci si può commuovere. Le persone del pubblico alla fine si commuovono. Non perché sia Dante a commuovere, ma perché si va a toccare, dentro di noi, una parte della quale nessuno si preoccupa mai, dove ogni passo rimbomba. L’anima ha bisogno di essere nutrita come il corpo. Quando mangi scegli le cose migliori, no? E invece alla nostra anima viene data tutta spazzatura, continuamente".
A Londra Benigni ha appena scompigliato la compassata Sarah Montague nel Today Programme di Bbc Radio 4, in mezzo al flusso di notizie sulla pesante crisi economica.
"Londra è come Firenze all’epoca di Dante. La vera City del mondo, dove albergavano avidità, lussuria, superbia. La parola finanza è stata coniata dai fiorentini proprio a quel tempo, insieme al fiorino. Pensa, il Financial Times ha le sue origini in Italia! Anche la parola banca deriva dal toscano, quando i finanzieri prestavano denaro al Re d’Inghilterra, per poi spesso pentirsi in letto di morte per gli interessi da usura praticati. Ecco, a parte questo... è rimasto tutto uguale".
Quindi la Divina Commedia sarebbe ancora attuale, oggi, in una metropoli come Londra.
"E certo! Dante ha parlato proprio di questo: più moderno di così si muore! Le tre fiere di cui si parla nella Divina Commedia - la lonza, il leone, la lupa - non sono altro che gli idoli moderni: sesso, successo e soldi, le solite belve di sempre".
Poi il discorso perde i toni allegorici e si fa concreto.
"Questa che ci troviamo ad affrontare oggi è una crisi orribile, nata dal male e dalla stupidità. Speriamo che questo Inferno ci sia di monito". Benigni cita il sommo poeta - "che io perdei la speranza dell’altezza" - quando parla delle conseguenze economiche e morali dei nostri comportamenti. Il comico toscano fa rivivere Dante ai tempi del credit crunch, mentre invita "a riscoprire quel che vi è di divino dentro ognuno di noi. Per non ritrovarsi, alla fine, proprio come se non si avesse vissuto".
Come vede la situazione italiana attuale, specie pensando alle nuove generazioni in fuga dal proprio paese?
"Conosco bene la situazione dei giovani in Italia, perché io vengo da là. Ma io non fuggo perché non sono un cervello, giusto per quello... Pensa se ci fosse stata questa fuga dei cervelli nel Rinascimento e avessero lasciato andare all’estero persone come Michelangelo, Leonardo, Galileo, Dante. Il solo pensiero fa impressione. Tutte le arti e tutti i poteri moderni sono imitazioni delle arti e dei poteri italiani, del nostro Rinascimento. Qualsiasi impero è un’imitazione del nostro, almeno in Occidente. Che lo si voglia dire o meno, è così. Non per essere nazionalista - voglio troppo bene all’Italia per esserlo - ma quella voglia, quel desiderio.... di dire beh, son contento di esser nato lì ce l’ho tanto forte, ecco, forte forte".
Perché portare il suo Dante anche fuori dall’Italia?
"Il tour è nato per portare gli spettacoli agli italiani all’estero. C’è dell’allegria in fondo ai loro occhi. Un desiderio vispo, affatto languido, che gli fa dire: Io tornerò, proprio come nelle canzonette".
Ma, come è già accaduto a Parigi, a Bruxelles, in Grecia, in Svizzera, il suo abbraccio non è solo per i connazionali.
"Lo spettacolo poi si espande, perché quel che Dante dice è talmente universale che nella mente di ognuno risuona qualcosa di immenso. E per di più mostra la grandezza del nostro Paese".
Ma che ne pensa dell’Italia di oggi?
"Ora è proprio tutta coperta, ma queste ceneri nascondono un fuoco possente".
Cosa intende dire?
"Sta per succedere qualcosa. Sì. Accadrà un piccolo Rinascimento. Bisogna aspettare la fine, no? Come è sempre accaduto. Da noi non è morto nulla, è tutto vivo. Io sto in Italia, lo sento. Non sto in un posto dove ci sono i cadaveri".
(Questa intervista è apparsa sul sito italiansoflondon.com)
* la Repubblica, 21 marzo 2009.
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
GIOVANI ITALIANI NEL MONDO (PRIMA CONFERENZA), ATTENTI AL TRUCCO E ALL’INGANNO. E ALLA VERGOGNA!!!
DELLA LINGUA E DELLA POLITICA D’ITALIA. DANTE: L’UNIVERSALE MONARCHIA DEL RETTO AMORE.
Centocinquantamila in marcia contro la mafia
E a sorpresa anche Saviano sul palco
Una folla enorme ha sfilato in via Caracciolo insieme a Libera e ai familiari di 500 vittime della criminalità organizzata. Sono arrivati da trenta Paesi del mondo e da tutte le regioni italiane. A sorpresa sul palco anche Roberto Saviano.
È cominciata con l’inno d’Italia ed è finita, a sorpresa, con Roberto Saviano. A Napoli si è tenuta la marcia per la quattordicesima giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafia. Secondo l’associazione Libera, promotrice di una tre giorni dedicata all’impegno antimafia, al corteo hanno partecipato 150 mila persone. La presenza dello scrittore è stata tenuta nascosta fino all’ultimo minuto. Poi è salito sul palco e ha letto alcuni nomi delle vittime della criminalità organizzata: quello di Anna Politkovskaja, di sei immigrati africani uccisi a Castelvolturno, delle vittime della faida di Scampia e di Annalisa Durante, uccisa a Forcella a soli 14 anni. Saviano ha chiuso la lettura destinando un pensiero "anche a tutte le vittima di mafia che non conosciamo ancora".
LE FOTO La marcia dei centomila nel lungomare
I familiari delle vittime aprono il corteo. La marcia è cominciata con i 480 familiari delle vittime della criminalità organizzata che hanno cantato l’inno di Mameli esponendo le fotografie dei loro cari scomparsi. Sono state proprio le famiglie delle vittime della mafia ad aprire il corteo che ha raggiunto piazza del Plebiscito. Migliaia di persone hanno affollato il lungomare napoletano. Quando la testa del corteo arriva a Piazza Plebiscito, la coda è ancora alla Rotonda Diaz: un serpentone di 2 chilometri e mezzo, composto, allegro, colorato ma silenzioso.
Tanti striscioni da tutta Italia e da 30 paesi del mondo. Al centro del lungo corteo uno striscione nero con scritta bianca "Tu potrai dirmi che sono un sognatore ma non sono l’unico" di un liceo di Marano e quello degli immigrati della provincia di Caserta "Contro la camorra e il razzismo". A Napoli sono arrivate persone da trenta paesi del mondo e da tutte le regioni italiane. Dal Piemonte sono arrivati in 1500, mille dalla Sicilia, a bordo di due navi, 300 dalla Toscana, 800 autobus di studenti delle scuole di tutto il Paese. Negli alberghi partenopei sono stati ospitati la notte scorsa 480 familiari delle vittime.
La lettura dei nomi delle vittime. La manifestazione si è conclusa sul palco di piazza Plebiscito dove i famigliari delle vittime e i rappresentanti delle istituzioni cittadine si sono alternate a leggere i nomi delle quasi 500 persone che hanno perso la vita a causa della criminalità. La lettura è stata conclusa da Roberto Saviano, salito a sorpresa sul palco.
Don Ciotti: "Meno parole e più fatti". "Migliaia e migliaia di persone sono qui oggi per un abbraccio alla città - dice don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione Libera che ha promosso la tre giorni dedicata all’antimafia - è un segno di attenzione a chi si impegna tutti i giorni contro la criminalità organizzata. Oggi siamo qui per ripetere che occorrono meno parole e più fatti".
"Trasformiamo la rabbia in qualcosa di positivo". Un lungo applauso ha accompagnato anche il discorso di Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, giovane mamma uccisa dalla camorra mentre accompagnava i figli a scuola. "Aveva 39 anni - ha detto la ragazza tra la commozione dei presenti sul palco - è stata uccisa senza alcuna logica e spiegazione. Occorre trasformare la rabbia in qualcosa di positivo. Quello che abbiamo vissuto non deve capitare più a nessuno. Impegnarsi per la memoria non è né stupido né inutile. Voglio ringraziare tutti e finalmente lo posso dire grazie a Napoli".
* la Repubblica-NAPOLI, 21 marzo 2009 - per vedere foto e video, clicca sul rosso.