(...) Un Vescovo di Roma autentico, che ami la Patria stessa che comunque lo ospita, più che fare il professorino diligente e pedissequo di teologia dogmatica che appare ogni domenica alla finestra, dovrebbe, come San Gregorio Magno, il grande defensor civitatis, alzare la voce forte per il ritorno alla legalità, all’onestà, al diritto, al rispetto delle regole della civile convivenza istituzionale e democratica. Questo è anche il compito del Vescovo della città di Roma e Primate dell’Italia. Il resto è puro folclore, misto a devozionismo facile, che non serve a niente e a nessuno, men che meno alla testimonianza di Cristo e del suo vero ed autentico Evangelo! (...)
CENTRO STUDI TEOLOGICI
NOTA ALLA STAMPA
Milano, 11 Agosto 2010
CRISI ISTITUZIONALE GRAVISSIMA: L’ITALIA STA ANDANDO A FONDO E IL VATICANO SI GIRA DALL’ALTRA PARTE: IL PAPA NON ITALIANO, CIOE’ TEDESCO, NON HA NESSUN AMORE PER IL NOSTRO PAESE PERCHE’ NON DICE UNA PAROLA SERIA SULL’ASSURDITA’ DELLA POLITICA BERLUSCONIANA.
PAPA WOJTYLA PENSAVA QUASI ESCLUSIVAMENTE ALLA SUA POLONIA SEMPER FIDELIS, E RACCOGLIEVA COSPICUE SOMME DI DANARO (MILIARDI) DA INVIARE IN PATRIA, RAFFAZZONANDOLI ANCHE DA PROVENIENZE ILLECITE O DUBBIE,
L’ATTUALE PONTEFICE, NEPPURE AMATO A CASA SUA IN GERMANIA PER VIA DELLA SUA STRANA PROTEZIONE NEL PASSATO DEI CASI DI PEDOFILIA DEI PRETI TEDESCHI E PER LA SUA VISIONE AUTORITARIA DELLA CHIESA,
NON PROFERISCE PAROLA SULLO SCONQUASSO DELLE NOSTRE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE MESSE A REPENTAGLIO DA UN MILIARDARIO ARRICCHITOSI ANCHE ILLEGALMENTE, CHE FA’ STRAME DI OGNI REGOLA CIVILE E DEMOCRATICA, CHE HA IN ODIO E TROVA INSOPPORTABILE QUALUNQUE DISCORSO VERO E SERIO SULLA LEGALITA’: CHE PENSA DI POTER DISTRUGGERE QUALUNQUE COSA OSTACOLI LE SUE MIRE O METTA FINE AL SUO SENSO DI ONNIPOTENZA PARANOICA E IPERTROFICA.
IL PAPA BENEDETTO XVI NON E’ IL VESCOVO di ROMA? NON E’ FORSE IL PRIMATE DEI VESCOVI ITALIANI? QUESTO RECITA L’ANNUARIO PONTIFICIO TRA I TITOLI CHE ANNOVERA PER IL ROMANO PONTEFICE: PERCHE’ ALLORA NON DICE UNA PAROLA, UNA SOLA SU QUESTO DISASTRO PROVOCATO DAL BERLUSCONISMO?
E’ tanto chiedere al Papa e al suo Vaticano una parola forte sullo sconquasso delle istituzioni operato da 16 anni circa di Berlusconismo feroce in Italia?
Il Papa che è il Vescovo di Roma e Primate in Italia dei Vescovi perchè non dice una sola parola sul disastro che sta avvenendo da tempo?
Sta ringraziando il Premier forse dei tanti regali avuti in questi anni desolanti, dall’esonero dell’ICI sugli immobili di proprietà ecclesiastica ai finanziamenti degli Oratori cattolici, passando dalla legge sui docenti di religione cattolica e un’infinità di altri sovvenzionamenti e contributi dati al Vaticano e alle singole diocesi italiane, e quindi ha "svenduto la primogenitura per il piatto di lenticchie" di cui parla il Libro di Genesi, a proposito di Giacobbe ed Esaù? Una Chiesa silente, che tace, con Vescovi ignavi su tutta la linea...!
Magari paurosi, o ricattati da dossieraggi clandestini e illegali, che i quotidiani di casa Berlusconi pubblicano a getto alternato... Bella immagine di Chiesa di Cristo!... che non teme di denunciare il male e i soprusi! Si ripete la solita storia dei regimi amici della Chiesa, che di volta in volta si affacciano sulla scena della storia: la Chiesa del Vaticano li contesta soltanto se non deve pagare alcun pegno, e se non deve mettere a rischio alcunchè... priva di spinta profetica e forza evangelica, impastoiata di potere e di attaccamento al materiale e al soldo, come si è ritrovata ad essere dopo 27 anni del papato di Wojtyla e altri 5 anni di quello di Ratzinger.
Un Vescovo di Roma autentico, che ami la Patria stessa che comunque lo ospita, più che fare il professorino diligente e pedissequo di teologia dogmatica che appare ogni domenica alla finestra, dovrebbe, come San Gregorio Magno, il grande defensor civitatis, alzare la voce forte per il ritorno alla legalità, all’onestà, al diritto, al rispetto delle regole della civile convivenza istituzionale e democratica. Questo è anche il compito del Vescovo della città di Roma e Primate dell’Italia. Il resto è puro folclore, misto a devozionismo facile, che non serve a niente e a nessuno, men che meno alla testimonianza di Cristo e del suo vero ed autentico Evangelo!
Il Vaticano e il Papa sono preoccupati soltanto di bloccare i riconoscimenti giuridici alle coppie di fatto e alle coppie gay in Italia, oppure di frenare qualche legge sulla bioetica, quando questo Paese ormai non ha più un’etica! Avvilente!
Il cardinale Bagnasco presidente della CEI ieri ha timidamente - more suo solito - fatto qualche appunto al Governo in carica, mentre Famiglia Cristiana ha detto qualcosa di più eloquente, anche se sempre freddamente poco sostenuta dai Vescovi italiani stessi, che sono - salvo qualche isolata voce autorevole - l’episcopato più insignificante e codardo del Continente europeo, ridotto all’obbedienza suddita e al silenzio pressochè totale : controfigure pallide e inerti come sagome di cartone.
Occorrono invece uomini forti, alla maniera di Sant’Agostino e Sant’Ambrogio di Milano, che in tempi ben più burrascosi e difficili dei nostri - dimentichi dei rischi gravi che correvano e pronti a dare la loro vita - sapevano trovare parole decise ed inequivocabili anche di fronte ai potenti e agli imperatori, per denunciare i mali e le storture del loro tempo e indicare insieme quella via che porta fuori dalla palude. Sono queste le figure ecclesiali e di Vescovi che mancano e di cui oggi abbiamo tutti sempre più bisogno! Se non si mette fine il più presto possibile a questa dissennata politica e deriva berlusconiana, il baratro della stessa democrazia ci inghiottirà tutti, Chiesa e Vaticano compresi!
I TEOLOGI del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
+ Mons. Giovanni Climaco MAPELLI Arcivescovo e Presidente
CHIESA CRISTIANA ANTICA CATTOLICA e APOSTOLICA in ITALIA Diocesi di Monza per l’Italia
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tel. 339.5280021 - Segreteria Diocesana
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fax 02.95310741
Sul tema, nel sito, si cfr.:
SENZA CARITA’ E SENZA LEGGE: DOPO DECENNI DI BERLUSCONISMO, L’ITALIA, E LA CHIESA, NELLA PALUDE TOTALE (Federico La Sala)
editoriale di Famiglia Cristiana (11 agosto 2010)
Ha sollevato una grande bagarre la recente denuncia della Chiesa circa l’assenza in Italia di una classe dirigente all’altezza della situazione. In una stagione densa di sfide e problemi, essa lamenta un vuoto di leadership. In tutti i settori. La politica, anzitutto, non svolge la funzione che dovrebbe competerle. Ma analoghe carenze si riscontrano nel mondo imprenditoriale, nella comunicazione e nella cultura. Persino nella società civile e nell’associazionismo.
Mancano persone capaci di offrire alla nazione obiettivi condivisi. E condivisibili. Non esistono programmi di medio e lungo termine. Non emerge un’idea di bene comune, che permetta di superare divisioni e interessi di parte. Se non personali. Si propone un federalismo che sa di secessione. Senz’anima e solidarietà. Un Paese maturo, che deve mirare allo sviluppo e alla pacifica convivenza dei cittadini, non può continuare con uomini che hanno scelto la politica per “sistemare” sé stessi e le proprie “pendenze”. Siamo lontani dall’idea di Paolo VI, che concepiva la politica «come una forma di carità verso la comunità», capace di aiutare tutti a crescere.
L’opinione pubblica, sebbene narcotizzata dalle Tv, è disgustata dallo spettacolo poco edificante che, quasi ogni giorno, ci viene offerto da una classe politica che litiga su tutto. Lontana dalla gente e impotente a risolvere i gravi problemi del Paese. La richiesta della Chiesa di “uomini nuovi” trova ampi consensi tra la gente. Anche se non sono mancate critiche, da chi si sente nel mirino della denuncia. C’è chi ha parlato di mancanza di gratitudine, per il sostegno che una parte politica dà ai “valori irrinunciabili” e alle opere della religione. Soprattutto in un Paese difficile da governare. E refrattario a qualsiasi riforma di grande respiro.
Tra le reazioni più forti, c’è chi s’è chiesto da che pulpito venga la predica. Perché mai la Chiesa si chiama fuori dalle responsabilità? Non fa parte, essa stessa, della classe dirigente del Paese? E perché non guarda alle carenze di quel mondo cattolico fortemente intrecciato nelle vicende nazionali? Accuse solo in parte giustificate. Nel richiamare al senso del bene comune quanti occupano posti di alta responsabilità, la Chiesa è cosciente che anche il mondo cattolico deve fare la sua parte. E assumersi di più i ruoli che contano.
Da tempo, Papa e vescovi hanno lanciato l’appello: «Giovani politici cattolici cercansi». Per invitare i credenti più impegnati a misurarsi con il destino della nazione. In ruoli di grande responsabilità pubblica, così come sono ben presenti nel volontariato e nell’associativismo. Sono molte le figure autorevoli nella comunità ecclesiale. Tanto più queste cresceranno, tanto più se ne gioverà l’intero Paese. Ma la Chiesa è anche chiamata a valutare quanto, di fatto, i propri quadri più alti rappresentino dei punti di riferimento etico e spirituale per tutta la nazione.
IL RETROSCENA
Quei timori del Vaticano per l’Italia ma Bertone con il premier crea malumori
La cena da Vespa preceduta da contatti di Letta con la Santa Sede. Monsignor Fisichella emissario per Casini.Oltretevere non si nasconde "la preoccupazione per la tenuta dell’intero sistema Paese"
di ORAZIO LA ROCCA e CARMELO LOPAPA *
CITTA’ DEL VATICANO - Apprensione e cautela. E il convincimento di fondo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al cospetto di una crisi più grave del previsto, "rischia di non farcela". Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone è figura di grande equilibrio, ha accettato l’invito di giovedì sera a casa Vespa, alla presenza tra gli altri del premier Berlusconi e del leader Udc Casini, "non certo per benedire una trattativa politica ma solo per amichevole cortesia", raccontano al Palazzo apostolico. Ma questa versione "diplomatica" non cancella un’altra verità: e cioè che ai vertici della Segreteria di Stato e della Conferenza episcopale italiana serpeggia una certa preoccupazione per la "tenuta dell’intero sistema Paese". Le mobilitazioni di piazza, la manovra finanziaria contestata dagli enti locali, la prospettiva di pesanti ricadute sociali sulle fasce più deboli, hanno alzato il livello di attenzione anche Oltretevere. La pagina di pesanti critiche ai tagli dell’assistenza ai disabili, pubblicata pochi giorni fa dall’Avvenire, è stato l’ultimo campanello di allarme. E perfino il "duro" Giulio Tremonti ne ha dovuto tenere conto.
L’incontro a casa Vespa - occasione per il faccia a faccia tra il capo del governo e l’ex alleato Casini, sotto lo sguardo di Bertone - è avvenuto dopo una serie di contatti telefonici e dialoghi tra emissari del governo e dei centristi ai quali gli ambienti della Curia non sono rimasti estranei. Al termine della messa per i 50 anni di sacerdozio del segretario di Stato, martedì scorso in San Pietro, alcuni dei politici invitati si sono trattenuti per sondare il terreno di un confronto. Erano Gianni Letta, Maurizio Lupi, Gianni Alemanno e Lorenzo Cesa.
Amico di vecchia data di Pier Ferdinando Casini, monsignor Rino Fisichella, da poco presidente del dicastero della nuova evangelizzazione, raccontano abbia avuto un ruolo nella tessitura della trama per riavvicinare i centristi al governo. Nessun intervento diretto. "Il Vaticano non offre alcun genere di sponda" mettono le mani avanti dai Palazzi Apostolici. Allo stesso tempo, però, la gerarchia cattolica non è indifferente, si muove per dare un "contributo indiretto".
È una strategia che in Vaticano crea anche tensioni. La presenza di Bertone alla tavola di casa Vespa ha sconcertato più di un prelato. "Quando c’era il cardinale Agostino Casaroli cose del genere non sono mai successe. Ma nemmeno col suo successore Angelo Sodano" è uno dei commenti che si raccolgono Oltretevere. "Un segretario di Stato non deve esporsi in questo modo e tantomeno essere usato per andare in soccorso di questo o quell’uomo politico col pretesto di una cena tra amici" dicono altri vescovi e cardinali interpellati nei vari uffici della Segreteria di Stato e delle Congregazioni pontiticie. "Perché va bene incontrare i rappresentanti delle istituzioni, ma ritrovarsi a cena per parlare, magari, di crisi politiche italiane e di futuri scenari governativi, non è una buona cosa per il primo collaboratore del papa", commenta un cardinale esperto di diplomazia, che ha lavorato in istituzioni internazionali con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il quale rimprovera al segretario di Stato di "imbarazzare, con queste cene private, sia il Papa sia tutta la Chiesa".
"Cenare con un amico politico non ci sarebbe niente di male, ma qui la posta in gioco è ben altra", commenta un altro porporato, che vede nella cena da Vespa "un’altra tappa centrata da Gianni Letta nella lunga marcia di riavvicinamento tra Santa Sede e governo dopo lo strappo di un anno fa, quando il direttore dell’Avvenire Dino Boffo fu costretto alle dimissioni per gli ingiusti attacchi del giornale di casa Berlusconi". "E’ incomprensibile che il cardinale Bertone dia l’impressione di stare a questo gioco, facendosi usare da una figura come il premier con cui non prenderei nemmeno un caffè e tantomeno darei l’ostia consacrata", lamenta un arcivescovo impegnato nella pastorale dell’immigrazione.
* la Repubblica, 11 luglio 2010
La Cei ai politici
“Più etica nella vita sociale”
di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 11 agosto 2010)
La Cei invoca «più etica nella vita sociale» e punta l’indice contro la «radice del male», cioè il «sottosviluppo morale». Duro monito del presidente dei vescovi, Angelo Bagnasco che chiama in causa i leader politici «ricordando a chi detiene il potere un codice morale che nasce dallo spirito e dalla natura stessa di ogni uomo». A Genova, nell’omelia di San Lorenzo (il martire che «indicò all’imperatore Valeriano non solo una realtà umana che attende soccorso e giustizia, ma rivela altresì un nuovo modo di pensare e quindi di agire»), il capo della Chiesa italiana avverte che «esistono valori per i quali vale la pena non solo di vivere ma anche di morire».
A pochi giorni dal grido d’allarme delle Settimane Sociali per l’«Italia senza classe dirigente», la Cei alza il livello della denuncia. La Chiesa non è «un’agenzia di pronto soccorso», puntualizza Bagnasco, ma sa che «alla radice di tanti mali e di tante povertà vi è il sottosviluppo morale». Per questo «non cessa di servire il mondo». E lo fa «nella persona amata dei poveri e nella figura delle istituzioni che presiedono il bene comune, anche con il richiamo alla dimensione etica della vita personale e sociale». Un forte richiamo morale, dunque, indirizzato direttamente a quanti hanno responsabilità istituzionali.
Bagnasco evidenzia, infatti, «la distinzione tra il bene e il male che non dipende dall’arbitrio di nessuno», poiché «tutti un giorno risponderemo ad una istanza superiore e assoluta che è Dio». La Chiesa, attraversata da tensioni interne e scandali finanziari, non si tira indietro dalle sue responsabilità nella sfera pubblica ma «i suoi beni sono soprattutto dedicati alla vita della comunità cristiana, alle opere educative e pastorali, ai poveri e ai bisognosi». La presenza e l’opera di sostegno delle comunità ecclesiali sono «capillari ed evidenti, aperte a tutti senza distinzioni». Così nasce «quella rete di solidarietà destinata a rispondere a bisogni urgenti e ad accompagnare verso la soluzione radicale i problemi e l’autonomia delle persone». La mentalità del mondo, però, «non sempre riesce a comprendere che l’uomo va promosso «nella sua integralità di anima e di corpo, di individuo, di società»: ogni gesto di carità «è annuncio della fede perché il pane sia possibilmente accompagnato dalla speranza».
«Famiglia Cristiana» in campo
«Gente disgustata dai politici»
di Maria Antonietta Calabrò (Corriere della Sera, 11 agosto 2010)
«L’opinione pubblica, sebbene narcotizzata dalle tv, è disgustata dallo spettacolo poco edificante che, quasi ogni giorno, ci viene offerto da una classe politica che litiga su tutto. Lontana dalla gente e impotente a risolvere i gravi problemi del Paese». È questo il duro giudizio espresso da Famiglia cristiana sulla classe politica italiana, tutta impegnata a «sistemare se stessa e le proprie pendenze», una presa di posizione che cade nei giorni più aspri della contrapposizione tra Fini e Berlusconi e in cui si parla sempre più spesso di elezioni anticipate. «Mancano persone capaci di offrire alla nazione obiettivi condivisi. E condivisibili», incalza il settimanale. «Non esistono programmi di medio e lungo termine. Non emerge un’idea di bene comune, che permetta di superare divisioni e interessi di parte. Se non personali». «Si propone un federalismo che sa di secessione. Senz’anima né solidarietà». Un richiamo che segue la denuncia della Cei di qualche settimana fa in merito alla mancanza in Italia di una adeguata classe dirigente e che rilancia l’appello di Papa e Vescovi («Giovani politici cattolici cercansi»), invitando «i credenti più impegnati a misurarsi con il destino della nazione», «in ruoli di grande responsabilità pubblica».
L’editoriale di Famiglia Cristiana arriva, infine, nelle stesse ore in cui il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, ha lanciato un forte «richiamo alla dimensione etica della vita personale e sociale», rivolto a quanti hanno responsabilità politiche e istituzionali nei confronti del «bene comune».
Nell’omelia pronunciata per la solennità di San Lorenzo, cui è dedicata la cattedrale di Genova, Bagnasco ha detto: «La Chiesa sa che alla radice di tanti mali e di tante povertà vi è il sottosviluppo morale, come affer ma Benedetto XVI». Il martire, ha spiegato ancora il cardinale, «indica all’imperatore Valeriano non solo una realtà umana che attende soccorso e giustizia, ma rivela altresì un nuovo modo di pensare e quindi di agire». E qui il presidente della Cei ha misurato bene le parole. San Lorenzo «ricorda a chi detiene il potere un codice morale che nasce dallo spirito e dalla natura stessa di ogni uomo; ricorda la distinzione tra il bene e il male, e che questa non dipende dall’arbitrio di nessuno; ricorda che tutti un giorno risponderemo ad una istanza superiore e assoluta che è Dio; ricorda che esistono dei valori per i quali vale la pena non solo di vivere ma anche di morire».
Che la Chiesa sia preoccupata dall’incertezza degli sviluppi politici è dimostrato anche dal fatto che, sempre ieri, con il titolo «Eutanasia e unioni gay, esordio laicista per Fli», Avvenire, quotidiano dei vescovi, ha preso apertamente le distanze dalle prime mosse della nuova aggregazione politica nata attorno al presidente della Camera. Pur apprezzando il fatto che possa nascere una formazione rivolta «al centro», il quotidiano ha criticato la «sortita sui temi etici» del vice capogruppo finiano alla Camera, Della Vedova.
Le affermazioni del settimanale dei Paolini hanno innescato pesanti polemiche. Ad interpretare l’editoriale del settimanale diretto da don Sciortino come una critica al governo è stata la stessa maggioranza. Il ministro Rotondi ha parlato di «militanza contro Berlusconi, reo, di essere un cattolico non di sinistra». Il sottosegretario Giro ha definito il periodico «portavoce del disfattismo nazionale: critica sempre e non propone nulla». Nel Pd c’è stato chi come Rosy Bindi, che pur condividendo i giudizi del settimanale, ha messo in guardia dal fatto che il «comportamento di alcuni delegittimi l’intera la classe politica perché non tutti sono sullo stesso piano».
Il settimanale nella sua requisitoria non ha risparmiato «i quadri più alti» della Chiesa, invitando a valutare quanto, di fatto, essi «rappresentino dei punti di riferimento etico e spirituale per tutta la nazione».
PER RATZINGER, PER IL PAPA E I CARDINALI, UNA LEZIONE DI GIANNI RODARI. L’Acca in fuga
Il martirio prova di amore totale
Il martirio è una prova totale di amore nei confronti di Dio. Lo ha ricordato Benedetto XVI ai fedeli che questa mattina, mercoledì 11 agosto, sono giunti a Castel Gandolfo per partecipare al consueto appuntamento settimanale per l’udienza generale. Serve un amore sempre più grande, ha poi aggiunto il Papa, per trasformare il mondo. *
Cari fratelli e sorelle,
oggi, nella Liturgia ricordiamo santa Chiara d’Assisi, fondatrice delle Clarisse, luminosa figura della quale parlerò in una delle prossime Catechesi. Ma in questa settimana - come avevo già accennato nell’Angelus di domenica scorsa - facciamo memoria anche di alcuni Santi martiri, sia dei primi secoli della Chiesa, come san Lorenzo, Diacono, san Ponziano, Papa, e san Ippolito, Sacerdote; sia di un tempo a noi più vicino, come santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, patrona d’Europa, e san Massimiliano Maria Kolbe. Vorrei allora soffermarmi brevemente sul martirio, forma di amore totale a Dio.
Dove si fonda il martirio? La risposta è semplice: sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita (cfr. Gv 10, 10). Cristo è il servo sofferente di cui parla il profeta Isaia (cfr. Is 52, 13-15), che ha donato se stesso in riscatto per molti (cfr. Mt 20, 28). Egli esorta i suoi discepoli, ciascuno di noi, a prendere ogni giorno la propria croce e seguirlo sulla via dell’amore totale a Dio Padre e all’umanità: "chi non prende la propria croce e non mi segue - ci dice, - non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 10, 38-39). È la logica del chicco di grano che muore per germogliare e portare vita (cfr. Gv 12, 24). Gesù stesso "è il chicco di grano venuto da Dio, il chicco di grano divino, che si lascia cadere sulla terra, che si lascia spezzare, rompere nella morte e, proprio attraverso questo, si apre e può così portare frutto nella vastità del mondo" (Benedetto XVI, Visita alla Chiesa luterana di Roma [14 marzo 2010]). Il martire segue il Signore fino in fondo, accettando liberamente di morire per la salvezza del mondo, in una prova suprema di fede e di amore (cfr. Lumen gentium, 42).
Ancora una volta, da dove nasce la forza per affrontare il martirio? Dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo. Se leggiamo le vite dei martiri rimaniamo stupiti per la serenità e il coraggio nell’affrontare la sofferenza e la morte: la potenza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza, nella povertà di chi si affida a Lui e ripone solo in Lui la propria speranza (cfr. 2 Cor 12, 9).
Ma è importante sottolineare che la grazia di Dio non sopprime o soffoca la libertà di chi affronta il martirio, ma al contrario la arricchisce e la esalta: il martire è una persona sommamente libera, libera nei confronti del potere, del mondo; una persona libera, che in un unico atto definitivo dona a Dio tutta la sua vita, e in un supremo atto di fede, di speranza e di carità, si abbandona nelle mani del suo Creatore e Redentore; sacrifica la propria vita per essere associato in modo totale al Sacrificio di Cristo sulla Croce. In una parola, il martirio è un grande atto di amore in risposta all’immenso amore di Dio.
Cari fratelli e sorelle, come dicevo mercoledì scorso, probabilmente noi non siamo chiamati al martirio, ma nessuno di noi è escluso dalla chiamata divina alla santità, a vivere in misura alta l’esistenza cristiana e questo implica prendere la croce di ogni giorno su di sé. Tutti, soprattutto nel nostro tempo in cui sembrano prevalere egoismo e individualismo, dobbiamo assumerci come primo e fondamentale impegno quello di crescere ogni giorno in un amore più grande a Dio e ai fratelli per trasformare la nostra vita e trasformare così anche il nostro mondo. Per intercessione dei Santi e dei Martiri chiediamo al Signore di infiammare il nostro cuore per essere capaci di amare come Lui ha amato ciascuno di noi.
* ©L’Osservatore Romano - 12 agosto 2010
Tutto questo dire e fare; NON FA SENSO e’ inraggionevole, senza saggezza e perspicacia per il bene altrui e non si rendono conto che; e’ una guerra di parole che da l’impressione e la certezza ad ugnuno di loro che; “Le loro parole, con tutte le sue supposizioni, speranze e mete....possono essere le ultime parole e che verranno ricordate mentre tutto il resto (Quello che hanno detto gli altri sia dimenticato).
Per farla corta e andando alla radfice devo dire....non perche’ io stesso voglio che le mie parole sussistono per sempre NO” ma! E’ la pura verita che: Se! I politicanti non hanno tanto di moralita e di onesta...Perche’ anche i LEADER religiosi devono imitarli o fare peggio di loro....MOSTRANDO NETTAMENTE AD OCCHIO NUDO E COMPRENDENDO CHE: “ NON CE’ EMPATIA; NON HANNO LO SPIRITO DI DIO CHE LI GUIDI AD OPERARE CIO’ CHE E’ “dal verbo ESSERE” BUONO PER IL GENERE UMANO IN GENERALE.
La Cei invoca «più etica nella vita sociale» e punta l’indice contro la «radice del male», cioè il «sottosviluppo morale». La Chiesa non è «un’agenzia di pronto soccorso», Bagnasco evidenzia, infatti, «la distinzione tra il bene e il male che non dipende dall’arbitrio di nessuno», poiché «tutti un giorno risponderemo ad una istanza superiore e assoluta che è Dio».
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà" Il martirio prova di amore totale forma di amore totale a Dio.
Dove si fonda il martirio? La risposta è semplice: sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita da dove nasce la forza per affrontare il martirio? Dalla profonda e intima unione con Cristo, a vivere in misura alta l’esistenza cristiana e questo implica prendere la croce di ogni giorno su di sé. Tutti, soprattutto nel nostro tempo in cui sembrano prevalere egoismo e individualismo, chiediamo al Signore di infiammare il nostro cuore per essere capaci di amare come Lui ha amato ciascuno di noi.
Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone è figura di grande equilibrio, ha accettato l’invito di giovedì sera a casa Vespa, alla presenza tra gli altri del premier Berlusconi e del leader Udc Casini, "
enare con un amico politico non ci sarebbe niente di male, ma qui la posta in gioco è ben altra", "E’ incomprensibile che il cardinale Bertone dia l’impressione di stare a questo gioco, facendosi usare da una figura come il premier con cui non prenderei nemmeno un caffè e tantomeno darei l’ostia consacrata", lamenta un arcivescovo impegnato nella pastorale dell’immigrazione.
“La sua amorevole benignita’ e’ a tempo indefinito” In molte lingue non si puo’ esprimere in modo conciso quell’aspetto della personalita’ di Dio che definiamo amorevole benignita’, o AMORE LEALE. IL TERMINE Ebraico in questione descrive un’interazione di FORZA, Fermezza e Amore. “Qualunque accezione che non trasmetta tette e tre sfaccettature INEVITABILMENTE perde perte della sua ricchezza”.Chi chi mostra amorevole benignita’ non semplicemente una brava persona, ma e’ ESSERE qualcuno che, mosso dal profondo interesse per gli altri, fa di TUTTO per soddisfare le loro necessita’, specialmente SPIRITUALI. Il motivo principale per cui aqgisce in questo modo altruistico e’ il desiderio di piacere all’Iddio Onnipotente. “AMOREVOLE BENIGNITA’” “Ti ho’ amato con un amore a tempo indefinito. Percio’ ti ho’ attratto con amorevole benignita’.
Parole di Dio che non si applicano al falso impero della falsa religione BABBILONIA LA GRANDE la prostituta che ha’ sempre commeso....come abbiamo visto nei giorni passati....FORNICAZIONE SPIRITUALE.
(Con tutto il bene del mondo...finche’ ce ne bisogno!)