W o ITALY

4 NOVEMBRE 2006, 2007 E 2008: GIORNO DELL’UNITA’ NAZIONALE E FESTA DELLE FORZE ARMATE. Il discorso del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. LUNGA VITA ALL’ITALIA*!!!

COSTITUZIONE (ART. 87): IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E’ IL CAPO DELLO STATO E RAPPRESENTA L’UNITA’ NAZIONALE..... L’ ITALIA!!!!
martedì 4 novembre 2008.
 


Napolitano: «Unità nazionale come imperativo supremo»

www.unita.it, 04.11.06 alle ore 12.25

«Oggi deve sempre considerarsi bene prezioso e imperativo supremo l’unità nazionale che va preservata, anche in una possibile articolazione federale, dall’insidia di contrapposizioni fuorvianti e di antistorici conati di secessione». Con queste parole il presidente della Repubblica Napolitano celebra al Quirinale la festa delle Forze Armate che è anche giornata dell’unità d’Italia. Ed è proprio su questo secondo punto che il capo dello Stato lancia il suo monito.

«Fu necessario oltre 60 anni fa, uno sforzo straordinario per riscattare l’Italia da una rovinosa impresa bellica sfociata nella disfatta e da una nuova occupazione straniera, riconquistando alla patria indipendenza, dignità e libertà e scongiurando possibili lacerazioni del tessuto unitario». E poi, sottolinea ancora Napolitano con lo sguardo preoccupato: «È solo rafforzando la comune identità e l’effettiva coesione del paese, che l’Italia può mettere a frutto le sue potenzialità e far valere, nel nuovo contesto globale, il suo contributo di nazione indipendente e pienamente partecipe del concerto delle nazioni europee».

Insomma, l’unità e la coesione come valori per rilanciare l’Italia nel mondo: «Di questa visione - precisa quindi Napolitano - e di questo impegno le forze armate costituiscono una delle più importanti e innovative espressioni nel presente».

Il presidente della Repubblica ha quindi ricordato non solo «le conquiste storiche» ma anche «il nuovo ruolo nel mondo» delle Forze Armate italiane. E, in particolare, come ha sottolineato anche in altre occasioni, ricorda la partecipazione alle missioni internazionali «che discendono dalla lungimirante impostazione dell’articolo 11 della Carta costituzionale: oggi, più che mai, la partecipazione, anche con ruoli di leadership, alla cruciale missione in Libano

Infine un passaggio sul capitolo "economico". Il bilancio dello Stato, così come l’assetto complessivo, versano in una «difficile condizione» spiega Napolitano facendo riferimento alla necessità di riformare le Forze Armate: «Sulla base dell’accresciuta e sempre più accentuata professionalità delle Forze Armate, cui è dedicata questa festa, si deve e si può puntare su strutture razionali e al passo con i tempi, anche attraverso verifiche e revisioni di moduli organizzativi e amministrativi e conseguire così il più efficiente impiego delle risorse disponibili, nella difficile condizione del bilancio e dell’assetto complessivo dello Stato».


"APRITE, APRITE": IL GOLPISMO DEL LUPO, LA PAROLA "ITALIA" CONSEGNATA A UN PARTITO (1994-2009), E I SETTE CAPRETTI.

L’ATTACCO CONGIUNTO DI PAPI ATEI E DEVOTI CONTRO L’ITALIA E LA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI.

LA DEMOCRAZIA A RISCHIO. L’ANM IN STATO DI AGITAZIONE, MA NON ANCORA SVEGLIA. Una mail del 27 gennaio 2002 a "Magistratura Associata"


Discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione delle celebrazioni del Giorno dell’Unità Nazionale e Festa delle Forze Armate

Roma, 4 novembre 2006 (www.quirinale.it)

La storia cui oggi ci richiamiamo è una storia di dure prove e di eroici, dolorosi sacrifici, da quelli che segnarono la grande guerra del 1914-1918 a quelli più recenti ben impressi nella nostra memoria, che sollecitano tutti il nostro commosso reverente omaggio.

Celebriamo qui anche quest’anno la triplice ricorrenza del 4 novembre: l’anniversario di una Vittoria che segnò il conclusivo ricongiungimento con l’Italia di ogni sua parte, il giorno dell’Unità nazionale così pienamente conseguita e consolidata, e la Festa delle Forze Armate, che sono state protagoniste del formarsi dell’Italia unita e ne presidiano oggi le conquiste storiche e il nuovo ruolo nel mondo.

Gli obbiettivi e i valori dell’unità nazionale e dell’indipendenza hanno rappresentato il filo conduttore delle fondamentali esperienze vissute dal nostro popolo in un periodo più che secolare: dal Risorgimento alla Grande Guerra, dalla Liberazione alla Ricostruzione. Fu necessario, oltre sessant’anni fa, uno sforzo straordinario per riscattare l’Italia da una rovinosa impresa bellica sfociata nella disfatta e da una nuova occupazione straniera, riconquistando alla patria indipendenza, dignità e libertà e scongiurando possibili lacerazioni del tessuto unitario. Oggi, deve sempre considerarsi bene prezioso e imperativo supremo l’unità nazionale, che va preservata - anche in una possibile articolazione federale - dall’insidia di contrapposizioni fuorvianti e di antistorici conati di secessione.

E’ solo rafforzando la comune identità e l’effettiva coesione del paese, che l’Italia può mettere a frutto le sue potenzialità e far valere - nel nuovo contesto globale - il suo contributo di nazione indipendente e pienamente partecipe del concerto delle nazioni europee.

Di questa visione e di questo impegno le Forze Armate costituiscono una delle più importanti e innovative espressioni nel presente. Sulla base dei compiti loro attribuiti nel seno delle grandi organizzazioni internazionali e in primo luogo dell’Unione Europea, di cui l’Italia è partner consapevole e attivo, esse sono protagoniste di una strategia di sicurezza fattasi sempre più aperta alle esigenze di un mondo investito da profondi mutamenti. Si tratta di una strategia inclusiva, che tende ad allargare l’area di un impegno comune in funzione di obbiettivi di pace, di democrazia e di sviluppo da perseguire ben oltre i confini nazionali e gli stessi confini dell’Europa. Solo così si possono ormai proteggere gli interessi dell’Italia e dell’Europa, e il nostro diritto a vivere nella sicurezza e nella libertà. Ciò richiede anche interventi concertati in situazioni di crisi, che vanno affrontate con strumenti molteplici, compreso, e non da ultimo, quello della presenza militare. Di qui il ruolo nuovo ed essenziale delle nostre Forze Armate, che fin dai primi anni novanta del secolo da poco conclusosi hanno concorso a importanti missioni, sotto l’egida delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e della NATO.

Le linee essenziali della strategia di sicurezza europea sono state per la prima volta elaborate in modo compiuto nel 2003, con una dichiarazione di straordinario valore: e ad essa occorre attenersi, cogliendone tutta la complessità e la ricchezza. Mi piace a questo proposito richiamare le considerazioni e le precise formulazioni espresse nel più recente discorso dell’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza, signor Javier Solana.

Quel che deve guidarci è il senso di una identità europea formata da un nucleo essenziale - egli ha detto - di "valori, convinzioni ed esperienze". Tra gli elementi principali che ci vengono riconosciuti nel mondo ci sono - ha affermato Solana - "la vicinanza a coloro che soffrono; la pace e la riconciliazione attraverso l’integrazione; un forte attaccamento ai diritti umani, alla democrazia e all’imperio del diritto"; l’attitudine al negoziato e alla ricerca del compromesso, "l’impegno a promuovere con pragmatismo un sistema internazionale basato su regole condivise". E infine, un alto senso del ruolo della storia e della cultura.

A questi concetti e a questi valori - che pienamente corrispondono ai motivi ispiratori della Costituzione repubblicana - può ben ricondursi, io credo, il modo di essere e di operare delle nostre nuove Forze Armate. Vi si può ricondurre in particolare la partecipazione a quelle missioni all’estero che ho già ricordato, e che discendono dalla lungimirante impostazione dell’articolo 11 della Carta costituzionale; oggi, più che mai, la partecipazione, anche con ruoli di leadership, alla cruciale missione in Libano.

Sulla base dell’accresciuta e sempre più accentuata professionalità delle Forze Armate, cui è dedicata questa Festa, si deve e si può puntare su strutture razionali e al passo con i tempi, anche attraverso verifiche e revisioni di moduli organizzativi e amministrativi, e conseguire così il più efficiente impiego delle risorse disponibili, nella difficile condizione del bilancio e dell’assetto complessivo dello Stato.

Mi propongo di chiamare il Consiglio Supremo di Difesa, nella piena valorizzazione del mandato costituzionale e nel rispetto dei suoi limiti, a fare ancor meglio la propria parte nel contesto appena richiamato.

Sono certo che le Forze Armate, in virtù della loro consolidata tradizione e apertura all’innovazione, sapranno concorrere in modo decisivo, in sinergia con le altre componenti funzionali dello Stato, all’esercizio di un ruolo primario dell’Italia nell’ambito del sistema di sicurezza internazionale e nel processo di crescita del nostro paese.

In questo spirito, rivolgo il più alto compiacimento e le più vive felicitazioni ai nuovi decorati dell’Ordine Militare d’Italia, magnificamente distintisi in difficili operazioni anche nei teatri lontani dai confini nazionali. Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia.



-  LA CRISI ITALIANA, LA STELLA POLARE E GIORGIO NAPOLITANO.
-  L’IMPARZIALITA’ DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E’ BEN AL DI SOPRA DELLA PRESENZA MINACCIOSA DEL PARTITO CHE LO HA ESPROPRIATO DELLA STESSA POSSIBILITA’ DI DIRE ED ESCLAMARE: FORZA ITALIA!!!

-  CARO PRESIDENTE NAPOLITANO ....PARLIAMO D’ITALIA E FACCIAMO CHIAREZZA. IL PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE E’ INCOMPATIBILE CON L’ESISTENZA DI UN PARTITO COL NOME "FORZA ITALIA"!!!

-  * "Restituitemi il mio urlo":
-  "LUNGA VITA ALL’ITALIA"!!!

-  ETICA E POLITICA. CARO BERLUSCONI HAI STRAVINTO!!! ORA BASTA: DIMETTITI. Ascolta (anche) le tue figlie!!!
-  Sciogli il partito di "Forza Italia" e restituisci la parola "Italia" al Presidente della Repubblica e al Parlamento

-  ABUSO ISTITUZIONALE DEL NOME "ITALIA" DA PARTE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: DIMISSIONI SUBITO.



-  INTERVENTO DEL
-  PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA,
-  GIORGIO NAPOLITANO,
-  NEL GIORNO DELL’UNITÀ NAZIONALE E
-  DELLA GIORNATA DELLE FORZE ARMATE

-  ROMA, 4 NOVEMBRE 2007

In questa giornata del 4 novembre che sempre dedichiamo all’unità d’Italia e all’impegno delle Forze Armate ieri e oggi al servizio della Nazione, nel rendere poc’anzi omaggio al sacello del Milite Ignoto, ho rivolto il pensiero ai tantissimi italiani che, in armi, hanno perduto la propria vita per la Patria.

Novant’anni orsono, in questi giorni, i soldati italiani, attestandosi sul Piave, si apprestavano a portare a compimento l’unificazione dell’Italia, in quella che fu l’ultima guerra del Risorgimento nazionale. L’ideale di Patria unita, coltivato un secolo prima da pochi italiani illuminati, si stava per materializzare definitivamente, trasformando in realtà storica il grande progetto della comunione di tutti gli italiani su un unico territorio. Al nostro popolo venne poi inflitta la tragica esperienza della seconda guerra mondiale, da cui fu possibile uscire a testa alta grazie a un coraggioso impegno nella guerra di Liberazione, che vide gli italiani combattere, ancora una volta, per l’onore nazionale, per la libertà e per l’edificazione di un nuovo stato democratico.

Quelle vicende appaiono oggi molto lontane. Nel cuore dell’Europa e poi via via in tutto il continente si è costruito un solido assetto di pace ; l’unità territoriale e politica del nostro paese è stata posta al riparo da ogni minaccia diretta, i nostri confini fanno ormai tutt’uno con i confini dell’Unione Europea.

Ma le conquiste di benessere, e di progresso sociale e civile, raggiunte nell’Italia repubblicana sono messe alla prova e vanno consolidate in una società sempre più complessa, aperta e multiculturale, in un mondo segnato dalla competizione globale. E la pace di cui gode l’Europa unita non può farci ignorare o trascurare le tensioni che attraversano la comunità internazionale e che ci stringono da vicino.

Ci si richiede dunque un nuovo sforzo di coesione nazionale e un concreto impegno per garantire la pace anche al di fuori dei confini della stessa Europa, per contribuire alla costruzione di un nuovo ordine mondiale. Garantire la sicurezza internazionale, prevenire e superare crisi e conflitti in aree vicine e lontane, costituisce una responsabilità a cui non possiamo sottrarci, che non possiamo - né come italiani né come europei - delegare ad altri.

E’ in questa luce che dobbiamo vedere il ruolo attuale delle Forze Armate. Esse già da anni fanno fronte alla minaccia del terrorismo internazionale e a molteplici fenomeni di instabilità e di guerra regionale. Lo strumento militare va visto come una componente, solo una componente del ben più ampio e articolato dispositivo multidisciplinare che occorre attivare nelle aree di crisi : ma non può essere in alcun modo sottovalutato nella sua necessaria dimensione e natura specifica. Solo così l’Italia ha potuto e potrà fare la sua parte nell’ambito dell’Organizzazione delle Nazionali Unite, in stretto rapporto con i partner dell’Unione Europea e della Nato.

In questo momento, oltre 8.000 soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri operano al di fuori del territorio nazionale, in teatri di crisi che vanno dai Balcani al Medio Oriente all’Afghanistan. Il loro impegno e quello di tutte le Forze Armate che li sostengono, si caratterizzano per alti livelli di efficienza, preparazione e professionalità, sono espressione vitale dell’unità nazionale su grandi scelte rivolte verso l’esterno e contribuiscono alla costruzione di un futuro di convivenza pacifica e di sviluppo cui lo Stato italiano e i suoi cittadini sono direttamente interessati. Il Paese ha il dovere di sostenere questo impegno e deve percepire come proprio l’obbiettivo di migliorare le capacità delle nostre Forze Armate.

Apprezzo e condivido gli sforzi che il Ministro della Difesa ed i vertici militari stanno producendo per rafforzare e affinare ulteriormente lo strumento militare, affinché possa assolvere al meglio le tante missioni assegnateci, pur nella piena consapevolezza dei condizionamenti imposti dalle limitate risorse a disposizione. Questo è stato l’orientamento chiaramente espressosi nelle recenti riunioni, da me presiedute, del Consiglio Supremo di Difesa. Non possiamo venir meno a quel livello di presenza e operatività militare che è lecito attendersi da un paese che è tra i quattro maggiori dell’Unione Europea.

Gli sforzi in atto sono volti ad accelerare il processo di razionalizzazione e a completare il programma di professionalizzazione delle nostre Forze Armate, con il sostegno dei previsti reclutamenti di giovani per le diverse categorie e qualifiche funzionali e con la rapida riduzione del personale anziano non più impiegabile in operazioni, riduzione da perseguire anche attraverso il transito in altre Amministrazioni pubbliche, che possano giovarsi di capacità professionali sperimentate. Ciò consentirà di incrementare il potenziale di intervento a parità di organici, riducendo nel contempo, a regime, gli oneri relativi alla retribuzione del personale. Si sta procedendo in pari tempo alla verifica dell’attualità dei programmi di investimento, per finalizzare più direttamente il rinnovamento delle capacità dello strumento militare ai compiti da assolvere, sulla base degli obbiettivi che il Paese si prefigge di conseguire nel breve/medio periodo, pur tenendo in debito conto le prevedibili esigenze di più lungo termine. Dobbiamo così rendere meglio compatibile la necessaria assunzione di responsabilità anche militari da parte del nostro paese nell’ambito della comunità internazionale, con le difficoltà di fondo della nostra finanza pubblica.

C’è da augurarsi che queste decisioni di rafforzamento delle nostre Forze Armate e del conseguente impegno di spesa, non separabile da un approccio di rigorosa qualificazione dell’uso delle risorse predisposte nel bilancio dello Stato, possano trovare il più intenso contributo propositivo e il più vasto consenso in Parlamento, nell’insieme delle forze politiche nonché sul fronte dell’informazione e del coinvolgimento dell’opinione pubblica. A nessuno possono sfuggire le preoccupazioni che nascono dall’aggravarsi della situazione in Afghanistan, dall’incombere di gravi incognite nella regione che abbraccia l’Iraq e l’Iran, dal riaccendersi di acute contrapposizioni nei vicini Balcani, dal persistere di tensioni nel quadro politico e istituzionale libanese, dal trascinarsi di una crisi lacerante nel Medio Oriente.

E’ nostro dovere prepararci a fronteggiare ciascuna di queste possibili emergenze ; è dovere comune di tutti coloro che hanno vivo il senso della responsabilità e del prestigio dell’Italia dare prova di unità nel vigilare, e nel ricercare le strade che meglio possono garantire la sicurezza e condurre alla pace.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia!


-  L’ITALIA (1994-2009), TRE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA, E I FURBASTRI CHE SANNO (COSA SIGNIFICA) GRIDARE "FORZA ITALIA".


-  ROMA, 03-11-2008

Messaggio del Presidente Napolitano in occasione del 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Festa delle Forze Armate

-  

C o m u n i c a t o

-   Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella ricorrenza del 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, ha rivolto un messaggio che domani verrà letto a tutte le unità militari in Italia e all’estero:

"Novant’anni or sono aveva termine la Grande Guerra. Il Tricolore che quei giorni, per la prima volta, sventolava su Trento e su Trieste era il segno inequivocabile che l’unificazione d’Italia si era finalmente compiuta.

Oggi, prima presso l’Altare della Patria e poi a Redipuglia, renderò omaggio, a nome di tutti gli italiani, a quanti sono caduti per la libertà, per l’edificazione di uno stato democratico, per costruire un futuro di pace.

Celebrerò poi, a Vittorio Veneto, la giornata dell’Unità Nazionale ed il novantesimo anniversario della Vittoria, ricordando la Medaglia d’Oro al Valor Militare concessa alla memoria del Milite Ignoto. Essa testimonia la perenne riconoscenza dell’Italia per i seicentomila soldati che hanno perso la vita nel primo conflitto mondiale e simboleggia l’apprezzamento e il rispetto per tutti coloro che hanno combattuto e combattono a difesa dei nobili valori che il nostro paese promuove nel mondo.

Gli eredi dei giovani combattenti di novant’anni fa sono oggi impegnati ben oltre i limiti del territorio nazionale e con compiti molto diversi da quelli a suo tempo assegnati ai loro predecessori.

I soldati, i marinai, gli avieri, i carabinieri, i finanzieri che operano nei Balcani, in Libano, in Iraq, in Afghanistan ed in tante altre travagliate regioni non sono l’espressione di una nazione in guerra, ma costituiscono l’avanguardia di un paese fortemente impegnato, con tutte le proprie risorse, per lo sviluppo sociale ed economico globale e per la cooperazione pacifica tra i popoli.

Lo strumento militare non è più chiamato a presidiare in armi confini e trincee contro genti considerate nemiche provenienti da un mondo visto come straniero ed ostile. Al contrario, esso oggi costituisce componente primaria di un’azione complessa e costante che l’Italia, membro fondatore dell’Unione europea, conduce in seno alla Comunità internazionale, intervenendo sulle cause generatrici dei conflitti, attraverso la prevenzione, il controllo e la stabilizzazione delle crisi che mettono in pericolo la sicurezza ed attentano ai diritti primari dell’uomo.

Questo è il nuovo compito delle Forze Armate Italiane nel XXI secolo. E’ importante ribadirlo nella giornata ad esse dedicata. Nella medesima prospettiva, l’unità d’Italia, che oggi celebriamo insieme alle Forze Armate che ne furono artefici, non rappresenta più l’affermazione di un’identità nazionale in contrapposizione ad altre. Essa va invece intesa quale capacità del Paese di esprimersi, attraverso i valori, le idee e le azioni che gli sono propri, come parte integrante dell’Europa unita e soggetto collettivo unitario operante, al fianco di altri Paesi ed insieme ad essi, per obiettivi ed interessi sempre nel contesto di crescente interdipendenza in cui tutti viviamo e lavoriamo.

In nome di diverse ragioni, dunque, ma con lo stesso affetto di novant’anni fa, l’Italia è oggi particolarmente vicina e profondamente grata a tutti i suoi militari, siano essi impegnati sul territorio nazionale o in regioni remote.

Ed è con questi sentimenti che, quale rappresentante dell’Unità Nazionale e Capo delle Forze Armate, porgo a tutti i militari italiani in servizio ed in congedo il mio saluto.

-   Viva le Forze Armate!
-  Viva l’Italia!".

-  Roma, 3 novembre 2008

* FONTE: SITO - PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA *


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