MEMORIA DEL LOGOS. Eu-ropa..... Eu-democrazia ed Eu-angelo!!!

EU-ROPA: TRATTATI DI ROMA. UE!!! RADICI CRISTIANE, NON RADICI "CATTOLICO RATZISTE"!!! IL VATICANO ABUSA DELLA "PAROLA" E NON SA PIU’ PARLAR CHIARO - SOPRATTUTTO CON SE STESSO!!! "CATTOLICESIMO COSTANTINIANO" NON VUOL DIRE "CRISTIANESIMO" e il dio della "Deus caritas" non è il "Deus CHARITAS" dei nostri Padri e delle nostre Madri Costituenti!!! Il discorso di Giorgio Napolitano a Tubinga (non a Ratisbona) e la Dichiarazione di Berlino (2007) - a cura di pfls

Sollecitazione del presidente della Repubblica a procedere alla ratifica del Trattato di Lisbona.
martedì 12 febbraio 2008.
 

NAPOLITANO: CAMERE SCIOLTE RATIFICHINO TRATTATO UE *

TRENTO - Il presidente della Repubblica ritiene che anche a Camere sciolte si possa e si debba procedere alla ratifica del Trattato di Lisbona. Lo ha detto svolgendo la Lectio Magistralis all’Università di Trento.

Giorgio Napolitano ha ribadito la necessità "indispensabile" che il nuovo Trattato europeo entri in vigore l’anno prossimo, prima delle elezioni per il Parlamento di Strasburgo. "E’ indispensabile in questo contesto - ha detto - che nessuno Stato membro si sottragga alle sue responsabilità e agli impegni ancora una volta assunti. Il tempo stringe, non possiamo più esitare", ha detto facendo un implicito riferimento a Paesi come la Gran Bretagna che rispetto al precedente Trattato non arrivarono neppure ad indire il referendum di ratifica. Il presidente della Repubblica ha sollecitato l’Italia a fare la sua parte, ratificando il Trattato anche in questa fase elettorale. A suo parere, aggiunge" si può agire anche a Camere sciolte.

SEMPRE ATTUALE LA LEZIONE DI DE GASPERI

Giorgio Napolitano appena insignito del titolo di professore onorario dell’Università di Trento per il suo costante impegno politico e intellettuale a favore dell’integrazione europea, ha iniziato la Lectio magistralis con un omaggio "dovuto e convinto" ad Alcide De Gasperi, alla sua "ferma determinazione" che permise di radicare la scelta europeistica dell’Italia su un "nucleo di valori e di indirizzi ancora oggi essenziali e vitali". Il presidente della Repubblica si è detto "ammirato per il coraggio e la speranza" con la quale De Gasperi si batté per la Comunità Europea di Difesa (CED) senza lasciarsi scoraggiare dall’insuccesso a causa della bocciatura francese nel 1954. Napolitano ha ricordato le parole con cui, in Senato, De Gasperi presentò la mozione federalista: lo fece invitando alla lungimiranza, a perseguire risultati che forse avrebbero raggiunto le generazioni successive. Le idee di De Gasperi sono andate avanti, come lui auspicava. "Con lo stesso spirito - ha concluso Napolitano - possiamo e dovremmo guardare oggi all’impegno generosamente speso nella preparazione del Trattato costituzionale firmato a Roma nell’ottobre del 2004 e poi abortito. Dobbiamo farlo e continuare, con la stessa tenacia dimostrata nel passato, a muovervi lungo i binari attualmente percorribili grazie al compromesso raggiunto nel giugno scorso sotto la presidenza tedesca e sottoscritto a dicembre a Lisbona. Oggi la prima esigenza è concludere il processo di ratifica di questo nuovo Trattato".

* Ansa» 2008-02-11 11:58




«Salvaguardare obiezione di coscienza, quando diritti umani violati»

-  Il Papa: l’Europa rischia l’apostasia da se stessa se rinuncia alle radici cristiane

«Se dimentica i valori cristiani che hanno contribuito a forgiarla». Lo ha detto il Pontefice nella ricorrenza dei Trattati di Roma *

CITTA’ DEL VATICANO - L’Europa rischia la «apostasia» se dimentica quei «valori universali» che «il cristianesimo ha contribuito a forgiare»: ha ammonito il Pontefice ricevendo i rappresentanti degli episcopati europei a poche ore dall’apertura del vertice Ue di Berlino. «Se, in occasione del cinquantesimo dei trattati di Roma, i governi dell’Unione desiderano avvicinarsi ai loro cittadini, come potrebbero escludere un elemento essenziale dell’identità europea qual è il cristianesimo, in cui una vasta maggioranza di loro continua ad identificarsi?», si è domandato il Papa. «Non è motivo di sorpresa che l’Europa odierna, mentre ambisce di porsi come una comunità di valori, sembri sempre più spesso contestare che ci siano valori universali ed assoluti? Questa singolare forma di apostasia da se stessa prima ancora che da Dio - ha aggiunto Papa Ratzinger - non la induce forse a dubitare della sua stessa identità?». Il Papa non ha chiesto - come aveva fatto in passato da cardinale - la menzione esplicita delle radici giudaico-cristiane nel trattato costituzionale Ue. Benedetto XVI si è limitato a dire che «non si può pensare di edificare un’autentica casa comune europea trascurando l’identità propria dei popoli di questo nostro Continente. Si tratta infatti di un’identità storica, culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica. Un’identità costituita da un insieme di valori universali, che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare, acquisendo così un ruolo non soltanto storico, ma fondativo nei confronti dell’Europa».

CONGEDO DALLA STORIA - «Sotto il profilo demografico, si deve purtroppo constatare che l’Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia». Benedetto XVI ha aperto con questa preoccupata denuncia il suo discorso per il 50esimo dei Trattati di Roma. «Ciò- ha spiegato - oltre a mettere a rischio la crescita economica, può anche causare enormi difficoltà alla coesione sociale e soprattutto favorire un pericoloso individualismo, disattento alle conseguenze per il futuro». Secondo il Papa, «si potrebbe quasi pensare che il Continente Europeo stia di fatto perdendo fiducia nel proprio avvenire».

OBIEZIONE DI COSCIENZA - «Il diritto all’obiezione di coscienza va salvaguardato ogniqualvolta i diritti umani fondamentali fossero violati». È quanto ha detto questa mattina Benedetto XVI nel corso dell’udienza concessa in Vaticano ai partecipanti al congresso «I 50 anni dei Trattati di Roma - Valori e prospettive per l’Europa di domani», promosso dalla Commissione degli episcopati della comunità europea. «Nell’attuale momento storico - ha affermato Benedetto XVI -e di fronte alle molte sfide che lo segnano, l’Unione europea per essere valida garante dello stato di diritto ed efficace promotrice di valori umani universali, non può non riconoscere con chiarezza l’esistenza certa di una natura umana stabile e permanente, fonte di diritti comuni a tutti gli individui, compresi coloro stessi che li negano». «In tal contesto - ha aggiunto - va salvaguardato il diritto all’obiezione di coscienza, ogniqualvolta i diritti umani fondamentali fossero violati».

BERLINO: LA CELEBRAZIONE UFFICIALE DELLA NASCITA DELLA UE

* Corriere della Sera, 24 marzo 2007


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  RADICI EUROPEE. EU-ROPA E AMORE ("CHARITAS") EU-ANGELICO. Che cosa significa essere "eu-ropeuo"
-  CHARITE’: BERLINO RICORDA A PAPA RATZINGER IL NOME ESATTO DELL’ OSPEDALE E DELLA FACOLTA’ DI MEDICINA.

-  Il magistero di "Mammona" (della "caritas") e della Morte ("ictus"), non dell’Amore ("charitas") e della Vita ("I. ch.th.u.s.")!!!
-  "RISUS PASCHALIS": "PREPARATIVI PER UNA PASQUA ECUMENICA" A VENEZIA. NELLA BASILICA DI SAN MARCO IL CARDINALE PATRIARCA ANGELO SCOLA TOGLIE LA "PAROLA" AGLI ALTRI ... E LI "RIDUCE ALL’OBBEDIENZA". E, da "vero generale" dell’imperatore-papa Costantino, scrive e "grida": questo e’ il dialogo e questo è l’ecumenismo!!! Una nota di Federica Ambrosini

-  A futura memoria
-  CRIPTONAZISMO ITALO-VATICANO. Il decreto con le impronte del cavaliere e la targa automibilistica S.C.V. - Stato Città Vaticano. Una nota di Paolo Farinella, sottoscritta e inviata da Aldo Antonelli

-  IL VATICANO NON SA PIù CHE "PESCE" (I.ch.th.u.s.) PRENDERE - "CRISTO" CON O SENZA LA "H"?! Ebraico, greco, e "latinorum". Dopo "Deus caritas est", tutta la teologia "cattolica" insiste ancora: "Sacramentum caritatis"!!! Non c’è che dire: il pesce puzza dalla testa!!! Una nota di Federico La Sala e una lettera aperta al predicatore del Papa di p. Fausto Marinetti Restituire a Giuseppe l’anello del Pescatore!!!

-  IN PRINCIPIO ERA IL LOGOS. Il "tema"(Gianni Vattimo), il "filo"(Emanuele Severino) ... e, cum grano salis, il messaggio evangelico (Giuseppe Betori). Ripartire dal nostro presente storico, dall’ "attuale"!: un "invito" al dialogo e a una più profonda comprensione antropologica e teologica

-  EUROPA!!! CHE SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE.



-  Una voce sola per l’Europa
-  o siamo condannati al declino

di GIORGIO NAPOLITANO *

L’EUROPA è oggi chiamata a un grande impegno. Vogliamo superare uno dei limiti più gravi nello sviluppo delle Comunità e quindi dell’Unione: l’insufficiente rapporto stabilito in profondità con i cittadini, l’insufficiente impegno per associarli alle decisioni e alle esperienze che si venivano compiendo. Ce ne rendiamo meglio conto oggi, di fronte alle incomprensioni e difficoltà che incontra il progetto di Costituzione, già tradottosi in un Trattato sottoscritto nell’ottobre 2004 da 27 Capi di Stato o di Governo. Su che cosa dobbiamo riflettere e far opera di chiarificazione, in special modo tra i giovani? Soprattutto su due punti. Il primo: quale bilancio trarre di oltre 50 anni di integrazione europea? Il secondo: quali sono le ragioni di un ulteriore e più deciso avanzamento su quella strada? Parto dal primo punto. Io mi chiedo come sia possibile non vedere e riconoscere la storica portata delle conquiste dell’integrazione.

È stato essenziale che l’Europa si unisse, partendo da una ristretta cerchia di Paesi e poi allargandosi sempre di più. Non vi sarebbe stata pace nel cuore dell’Europa, non si sarebbe consolidata un’area decisiva di libertà, di democrazia, di tolleranza, di solidarietà, non si sarebbero irradiati questi valori in tutto il resto dell’Europa fino alla recente unificazione del continente, se non si fosse intrapresa nel lontano 1950 la strada dell’integrazione. Si è dato vita da allora a un ordinamento originale, senza precedenti, nel quale si sono combinate le forze degli Stati nazionali, con la loro identità e diversità, e nuove istituzioni sovranazionali per l’esercizio di forme di sovranità condivisa.

Il bilancio che oggi si può trarre è fatto di formidabile crescita delle nostre economie e progresso delle nostre società, in un’Europa che era uscita distrutta e umiliata dalla seconda guerra mondiale e che non avrebbe potuto riprendere slancio senza integrare le proprie risorse, unire le proprie energie. Il rallentamento della crescita economica negli scorsi anni, l’aggravarsi di problemi come quello dell’occupazione, il frequente ripetersi di episodi di scarsa coesione europea, non possono oscurare un bilancio così ricco di luci. E comunque non c’è alternativa alla strada dell’integrazione e dell’unità su scala europea. Oggi come non mai.

Ecco il secondo punto che volevo toccare. Vi sono nuove ragioni che esigono di portare avanti nel modo più conseguente sia i progetti che hanno finora segnato il passo sia altri che si stanno mettendo in cantiere: una politica estera e di sicurezza comune, uno spazio interno di libertà, sicurezza e giustizia, politiche comuni di lotta contro la criminalità e di gestione del fenomeno migratorio, un progetto di sviluppo dell’economia europea come economia fondata sulla conoscenza e altamente competitiva, un progetto comune per l’energia e per l’ambiente.

E le ragioni stanno nell’evidente e clamoroso mutare degli equilibri mondiali, nella portata di sfide, rischi e minacce che non possono affrontarsi al livello puramente nazionale. Nessun singolo Stato europeo può farcela da solo, e può con le sue sole forze contare nel mondo di oggi e di domani. Occorre più Europa, più unità, più iniziativa europea; e ciò a sua volta richiede un comune quadro costituzionale, maggiori poteri e risorse per le istituzioni comunitarie, più efficaci regole di funzionamento e procedure di decisione per l’Unione...

Io non credo che l’Europa del 2015 sia così immaginaria. Credo che molti elementi di quell’Europa siano già presenti o si stiano già costruendo, anche se se ne sa molto poco. Sono stato per cinque anni - dal 1999 al 2004 - Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo dove si è lavorato molto per il Trattato costituzionale che ora è bloccato per il "no" nei referendum francese e inglese... La crisi di consenso in Europa e in una parte dell’opinione pubblica europea dipende da un deficit di democrazia, senza dubbio. Questo è un problema che si discute da decenni: che ci sia un deficit democratico nell’Unione Europea, lo si diceva anche trent’anni fa. Poi il Parlamento Europeo fu per la prima volta eletto direttamente dai cittadini. Non dimentichiamolo: fino a quel momento c’era un’assemblea formata sulla base di nomine fatte dai Parlamenti nazionali; le maggioranze di governo nominavano i loro rappresentanti in quella Assemblea parlamentare europea.

Poi, finalmente, dopo tanti sforzi, il Parlamento Europeo fu eletto direttamente. E in quel modo si è un po’ ridotto il deficit di democrazia. Ed esso si è ulteriormente ridotto aumentando i poteri dello stesso Parlamento Europeo. Una volta era un’assemblea consultiva che esprimeva dei pareri. Oggi no: oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, nessuna decisione può essere presa senza il consenso del Parlamento Europeo. Se la Commissione Europea avanza una sua proposta, un suo progetto, questi devono essere discussi nel Consiglio Europeo, dove siedono i rappresentanti dei Governi; ma devono avere il consenso del Parlamento Europeo: non sempre, ma nella stragrande maggioranza dei casi. La Commissione Europea viene di solito considerata un nido di burocrati, ma è fatta in realtà di eccellenti funzionari e esperti; si dice, poi, che i funzionari sono tantissimi, ma se andiamo a verificare, vediamo che i funzionari della Commissione a Bruxelles sono molti di meno che in qualche nostra grande amministrazione locale.

Ad ogni modo, parliamoci francamente: l’ostacolo maggiore viene dall’organismo in cui sono rappresentati i governi nazionali: il Consiglio dei Ministri, il Consiglio Europeo. È lì che si bloccano tanti buoni propositi e tanti buoni progetti. E, poi, magari quegli stessi governi che hanno frenato lo sviluppo delle decisioni europee, scaricano sull’Europa e su Bruxelles quello che non va nei loro Paesi. Questo credo sia il punto essenziale...

La ricchezza dell’Europa è la sua diversità, la sua diversità storica, culturale, ideale, sociale. Ma possiamo fare molte cose insieme: dobbiamo decidere insieme tutto quello che si decide meglio a livello europeo che a livello nazionale e locale. Questo è il principio di sussidiarietà, che in questo Trattato Costituzionale è stato riaffermato molto fortemente. Se ci sono questioni che si decidono meglio da parte dei poteri locali o che possono essere decise meglio dai governi o dai Parlamenti nazionali, si debbono decidere lì.

Però non c’è dubbio che ci siano grandi questioni che si possono risolvere meglio o addirittura soltanto a livello europeo, soprattutto "parlando con una sola voce". Poniamo la questione di come dare un contributo al problema mondiale dell’ambiente. Non determineremo da soli, noi europei, una inversione di tendenza rispetto al cambiamento climatico. Certamente ancora meno potrà fare da sola la Germania, da sola la Francia. E così anche per le grandi questioni internazionali. Diciamoci la verità: l’Europa si è divisa a proposito della guerra in Iraq, ma né i Paesi che sono stati contro la guerra in Iraq, né i Paesi che sono stati a favore hanno veramente contato, proprio perché l’Europa si è divisa: alcuni governi hanno potuto dire no anche in sede di Consiglio di Sicurezza, qualche altro ha detto sì. Chi ha detto sì, in realtà ha aggiunto una sua flebile voce a quella ben più potente degli Stati Uniti d’America che avevano deciso e chi ha detto di no non è riuscito ad impedire che la guerra si facesse.

O parleremo con una sola voce, o... Non voglio dire che spariremo, ma - stiamo attenti - se anche non spariremo, vedremo declinare drammaticamente il nostro ruolo: il ruolo della Germania, dell’Italia, della Francia e di qualsiasi altro Paese, anche della Gran Bretagna. Potremo pesare solo se parleremo con una voce sola. Solo se saremo uniti e daremo forza alle nostre istituzioni.

Il testo che pubblichiamo, in occasione dei 50 anni del Trattato di Roma, è tratto dal discorso che il Capo dello Stato ha tenuto, insieme al Presidente tedesco Horst Köhler, agli studenti dell’Università di Tubinga il 9 febbraio 2007

* la Repubblica, 23 marzo 2007



Questo il documento firmato a Berlino da Merkel, Barroso e Poettering alla presenza di tutti i leader dei 27 Paesi dell’Unione

-  Dichiarazione di Berlino
-  ecco il testo integrale

Questo il testo integrale della "Dichiarazione di Berlino" adottata oggi in occasione dei 50 anni dei Trattati di Roma. Il documento è stato siglato a Berlino dal cancelliere tedesco Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione, dal presidente della Commissione europea Josè Manuel Durao Barroso e dal presidente del Parlamento europeo Hans Gert Poettering alla presenza di tutti i leader dei 27 Paesi che compongono l’Unione europea.

"L’Europa è stata per secoli una idea, una speranza di pace e comprensione. Questa speranza ha trovato conferma. L’unità europea ci ha portato pace e benessere. Ci ha donato affinità e ci ha fatto superare contrasti. Ogni paese membro ha contribuito a riunificare l’Europa e a rafforzare democrazia e stato di diritto. Dobbiamo ringraziare l’amore per la libertà dei popoli dell’Europa centrorientale se oggi è stata definitivamente superata la divisione innaturale dell’Europa. Con l’unità europea abbiamo tratto le lezioni dalle sanguinose contrapposizioni e dalla storia piena di sofferenze. Oggi noi viviamo insieme come mai era stato possibile prima", si legge nel preambolo della Dichiarazione, che si conclude con la frase: "Noi cittadine e cittadini dell’Unione europea siamo uniti nella nostra fortuna".

Seguono tre brevi capitoli:

"I - Noi realizziamo nell’Unione europea i nostri comuni ideali: per noi al centro vi è l’uomo. La sua dignità è inviolabile. I suoi diritti sono inalienabili. Donne e uomini hanno gli stessi diritti.

Noi abbiamo come obiettivo la pace e la libertà, la democrazia e lo stato di diritto, il rispetto reciproco e la responsabilità, il benessere e la sicurezza, la tolleranza e la partecipazione, la giustizia e la solidarietà.

Noi viviamo e operiamo insieme nell’Unione europea in una maniera straordinaria. Ciò si esprime nella convivenza democratica degli stati membri e delle istituzioni europee.

L’Unione europea si basa sull’uguaglianza e relazioni solidali. Così rendiamo possibile un giusto equilibrio di interessi fra gli stati membri.

Noi preserviamo nell’Unione europea l’autonomia e le molteplici tradizioni dei loro paesi membri. Le frontiere aperte e la vivace varietà di lingue, culture e regioni ci arricchiscono. Molti obiettivi li possiamo raggiungere non da soli ma soltanto insieme. L’Unione europea, gli stati membri e le loro regioni e comuni si dividono i compiti.

II - Noi siamo di fronte a grandi sfide, che non si fermano alle frontiere nazionali. L’Unione europea è la nostra risposta ad esse. Solo insieme possiamo conservare anche in futuro il nostro ideale sociale europeo, per il benessere di tutte le cittadine e i cittadini dell’Unione europea. Questo modello europeo unisce successo economico e responsabilità sociale. Il mercato comune e l’Euro ci rendono forti. In tal modo noi possiamo formare secondo i nostri concetti e valori la crescente interdipendenza dell’economia a livello mondiale e la sempre più intensa competitività sui mercati internazionali. La ricchezza dell’Europa è nel sapere e nella capacità delle sue persone: questa è la chiave per la crescita, l’occupazione e la coesione sociale.

Noi combatteremo insieme il terrorismo, la criminalità organizzata e l’immigrazione illegale. I diritti civili e di libertà li difenderemo anche lottando contro i loro nemici. Razzismo e xenofobia non dovranno più avere una chance.

Noi ci impegniamo affinchè i conflitti nel mondo vengano risolti pacificamente e le persone non siano vittime di guerre, terrorismo o violenza. L’Unione europea vuole favorire libertà e sviluppo nel mondo. Noi vogliamo reprimere povertà, fame e malattie. in questo vogliamo anche per il futuro assumere un ruolo guida.

Noi vogliamo andare avanti insieme nella politica energetica e nella difesa del clima, e dare il nostro contributo affinchè venga scongiurato il mutamento climatico.

III - L’Unione europea vive anche in futuro della sua apertura e della volontà dei suoi paesi membri, e al tempo stesso a consolidare lo sviluppo interno dell’Unione europea.

L’Unione europea continuerà a favorire la democrazia, la stabilità e il benessere al di là dei suoi confini. Con l’unità europea è divenuto realtà un sogno delle passate generazioni. La nostra storia ci ammonisce a difendere tale fortuna per le future generazioni. A questo scopo dobbiamo rinnovare di continuo la forma dell’Europa in conformità ai tempi. E per questo oggi, 50 anni dopo la firma dei Trattati di Roma, noi siamo uniti nell’obiettivo di porre l’Unione europea fino alle elezioni del parlamento europeo nel 2009 su una rinnovata base comune. Poichè noi sappiamo: l’Europa è il nostro comune futuro".

* la Repubblica, 25 marzo 2007


-  ANSA 2007-03-24 14:19
-  I padri fondatori dell’Europa

-  ANSA » 2007-03-24 14:25
-  I Trattati


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