Appello - e petizione on line....

IRAN. MAKWAN MOLOUDZADEH E’ STATO UCCISO, ESEGUITA LA CONDANNA A MORTE. INASCOLTATI GLI APPELLI - To Iranian President, Mr. Mahmud Ahmadinejad. Dear President, please do not send Makwan Moloudzadeh to his death, do not soil your hands with his innocent blood ... L’orientamento sessuale di ogni bambino e bambina, di ogni essere umano, non è una scelta, la scelta viene dopo. E la misura della nostra umanità è nell’accettarlo o nel negarlo, a livello familiare, sociale, culturale e personale - a cura di pfls

venerdì 7 dicembre 2007.
 
[...] la legge iraniana prevede che gli atti omosessuali commessi dai minori di 14 anni e mezzo debbano essere puniti «solo» con la fustigazione. E’ stato il giudice, esercitando il proprio potere discrezionale, a stabilire che Moloudzadeh, che aveva raggiunto la pubertà all’epoca del reato, poteva essere trattato come un adulto. Tanto che pochi giorni fa il ministro della Giustizia iraniano, l’Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, aveva sospeso la condanna manifestando l’intenzione di concedere la grazia [...]

-  04.11.2007

-  To Iranian President,
-  Mr. Mahmud Ahmadinejad

-  Dear President of a great nation,

please do not send Makwan Moloudzadeh to his death, do not soil your hands with his innocent blood. Your God is not evil. You are not evil. Homosexuality is not a crime. Please remember you are the leader of one of the most ancient and civilized countries in the World: what you did for millennia was an important source of civilization for so many other countries. Love is a quest for tenderness and loyalty between souls: and souls have no sex and no gender... There is one woman and one man in everyone of us, we can choose to be alone, we can love a woman, we can love a man. This choice depends on whether or not we meet a beloved soul in a female body, a beloved soul in a male body or no beloved soul at all. I read you accept trans-sexuality: but is the form of the body really so important? Everybody is going to die, but their souls return to God: how is the sex of a soul recognised in Heaven? How can you have good citizens for your country if you don’t appreciate their love? I believe you want them to love Iran, so it’s strange you don’t appreciate their capacity to love. I am what is known as a “heterosexual” and I’m not Iranian, but I have many friends who are what is known as “homosexual” and I love your country very much. I would like to visit it one day without the risk of being put to death because I have talked about an innocent - a “homosexual” person like Mr. Makwan Moloudzadeh. Would I be in danger if I visited your beautiful Country? I hope not. I believe you love your country and you love all the citizens of Iran, because you are their President.

So please, Mr. President Mahmud Ahmadinejad, do not put Makwan Moloudzadeh to death, do not soil your hands with his innocent blood.

-  Dott. Salvatore Conte
-  (Rome - Italy, 04.11.2007).

-  PETITIONONLINE. Stop the execution of the young Iranian gay Makwan Moloudzadeh - campaign against death penalty in Iran



Sul tema, nel sito, si cfr.:

COSTITUZIONE E ORIENTAMENTO SESSUALE

UNA LEZIONE - UN TESTAMENTO DI MASSIMO CONSOLI

L’URLO di una mamma dell’AGEDO di Palermo.

RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL’OMOFOBIA.

STOP DISCRIMINATION. L’ODIO VERSO I GAY E’ RAZZISMO.


L’avvocato e i familiari: ’’L’abbiamo saputo a sentenza eseguita e nemmeno per vie ufficiali"

Iran, ragazzo gay impiccato in segreto dopo confessione estorta

E’ accaduto ieri nel carcere di Kermanshah. Il giovane, che non aveva ancora compiuto 20 anni, era accusato di avere avuto un rapporto omosessuale all’età di 13 anni. Secondo il suo avvocato, nel corso del processo aveva detto chiaramente che la confessione era stata estorta con la violenza

Teheran, 6 dic. (Aki/Ign) - Makwan Moloudzadeh non aveva ancora compiuto 20 anni: è stato impiccato ieri nel carcere di Kermanshah, nell’Iran occidentale, dopo una condanna a morte per un rapporto omosessuale avuto quando aveva appena 13 anni. Eppure, spiega in un’intervista ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL Saiid Eghbal, avvocato di Makwan, il capo dell’Autorità Giudiziaria, l’ayatollah Mahmoud Shahroudi, "aveva assicurato che avrebbe chiesto la revisione del processo, che anche secondo lui non si era svolto regolarmente". Eghbal dice di non essere stato nemmeno avvisato dell’imminente esecuzione. "Ho saputo dell’impiccagione - spiega - a sentenza eseguita e nemmeno per vie ufficiali. Lo stesso vale per i familiari del giovane".

"Il mio assistito - dice - nel corso del processo aveva detto chiaramente che la confessione rilasciata durante il dibattimento era stata estorta con la violenza". Secondo l’accusa, all’età di 13 anni Makwan avrebbe stuprato tre suoi coetanei, mentre lui sosteneva di aver avuto rapporti sessuali con uno di loro e senza alcuna forma di violenza. Nella Repubblica Islamica i rapporti omosessuali non sono ammessi e sono puniti con la pena di morte. "Le tre persone che in un primo momento avevano presentato denuncia contro Makwan - sottolinea l’avvocato Eghbal - hanno in seguito ritirato la denuncia, ma nemmeno di questo il tribunale ha tenuto conto".

Un portavoce del tribunale di Kermanshah ha dichiarato che "il giovane delinquente è stato condannato in base alle leggi in vigore per il reato di lavat (omosessualità, ndr) e non per violenza carnale, che ha bisogno della parte civile". L’esecuzione di Makwan ha scatenato una nuova ondata di proteste nel mondo, trattandosi dell’impiccagione di un giovane che al momento del reato attribuitogli aveva solo 13 anni. In Iran altri 12 ragazzi che hanno commesso reati quando erano minorenni sono in attesa nel braccio della morte. Dall’inizio dell’anno nel paese sono state eseguite condanne a morte contro oltre 210 persone.


CONDANNATO A MORTE IN IRAN

Ucciso perché gay, è stato giustiziato Makwan

All’età di 13 anni aveva avuto un rapporto con un coetaneo. Vana ogni richiesta di clemenza *

Appelli, mobilitazioni, è stato tutto inutile. Quella di Makwan Moloudzadeh, 21 anni nemmeno compiuti, avvenuta ieri nella prigione di Kermanshah, è stata la sesta esecuzione di un minorenne al momento del reato dall’inizio dell’anno in Iran. E’ Amnesty ad annunciare il mancato lieto fine dell’ennesima mobilitazione internazionale contro la pena capitale. Denunciando, ha detto il presidente della sezione italiana, Paolo Pobbiati, che «L’uso della pena di morte in Iran ha raggiunto livelli aberranti: tra le persone già messe a morte o a rischio di esecuzione quest’anno vi sono omosessuali, adulteri, prigionieri di coscienza, giornalisti. L’Iran è il Paese che dal 1990 ha assassinato il maggior numero di minorenni all’epoca del reato, 28 in totale, in violazione del diritto internazionale che impedisce queste esecuzioni».

Un vero assassino, condotto a termine a dispetto degli appelli e delle promesse di revisione di un processo quanto mai sommario, in condizioni di semiclandestinità, ieri, alle 5 del mattino, nel più totale silenzio di stampa, istituzioni e associazioni. Nemmeno l’avvocato, il padre e lo zio di Makwan sono stati informati.

E’ già un’icona per gli attivisti dei diritti umani Makwan Moloudzadeh che il 7 luglio era stato condannato a morte semplicemente per la sua omosessualità. L’accusa era, inizialmente, quella di aver stuprato un suo coetano nel 1999, all’età di tredici anni. Ma in seguito la presunta vittima aveva ritrattato e l’accusa era diventata solo quella di «lavat», di sodomia, passibile tuttavia di morte. Moloudzadeh, che era stato arrestato il 1° ottobre 2006 a Paveh, nella provincia di Kermanshah, in carcere era stato maltrattato e forse torturato. Ora ci si aggrappa ai cavilli: la legge iraniana prevede che gli atti omosessuali commessi dai minori di 14 anni e mezzo debbano essere puniti «solo» con la fustigazione. E’ stato il giudice, esercitando il proprio potere discrezionale, a stabilire che Moloudzadeh, che aveva raggiunto la pubertà all’epoca del reato, poteva essere trattato come un adulto. Tanto che pochi giorni fa il ministro della Giustizia iraniano, l’Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, aveva sospeso la condanna manifestando l’intenzione di concedere la grazia.

Ora l’esecuzione, che pone la parola fine a ogni speranza. Il Gruppo EveryOne, che per primo si è battuto per denunciare il caso, ricorderà Makwan e il suo martirio con un premio annuale che verrà assegnato a chi si distinguerà nella lotta a favore dei diritti umani e contro l’omofobia. L’edizione di quest’anno è già andata a un’altra esponente dell’Iran, Paese che rischia di fornire molti martiri ed eroi in futuro: è stata premiata Glenys Robinson, cittadina del Regno Unito che vive in Italia e che «ha dimostrato particolari sensibilità e coraggio e ha cooperato in modo determinante per la liberazione di Pegah Emambakhsh, donna iraniana fuggita per evitare la lapidazione». Pegah, come si ricorderà, ce l’ha fatta. Makwan, no.

* La Stampa, 6/12/2007


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