Nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa
Vaticano: "A Gramsci i sacramenti prima di morire". Lo storico: "Non ci sono prove"
Il fondatore del Partito Comunista italiano "ha voluto baciare un santino di Gesù". Il presidente della Fondazione a lui dedicata: "Non risulta da alcun documento" Arriva il primo catalogo delle immagini sacre
Città del Vaticano, 25 nov. (Ign) - Il fondatore del Partito Comunista italiano, Antonio Gramsci, ha ricevuto i sacramenti in punto di morte. L’arcivescovo Luigi De Magistris, penitenziere emerito della Santa Sede, lo ha rivelato oggi durante la presentazione del ’Primo catalogo internazionale dei Santini’. "Il mio conterraneo, Gramsci -ha detto De Magistris- aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù".
Racconta poi un altro episodio relativo ai suoi ultimi anni di vita."Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: ’Perché non me l’avete portato?’ Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gramsci - ha concluso l’arcivescovo - è morto con i sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci ’perseguita’. Il Signore non si rassegna a perderci".
Per il presidente della Fondazione Giuseppe Vacca ’’non risulta da alcun documento disponibile’’ che Antonio Gramsci ricevette i sacramenti in punto di morte. ’’I documenti che abbiamo a disposizione non consentono di affermare o suffragare la tesi di una conversione tardiva. Al contrario -prosegue Giuseppe Vacca- esiste una documentazione, abbastanza cospicua, sulle ultime ore di Gramsci, in cui non si fa il minimo accenno a questa circostanza. C’è una lunga lettera di Tania, la cognata, che lo aveva assistito, in cui viene raccontata la morte di Gramsci eppure non si parla di questa cosa. Nessun riferimento a conversione o sacramenti neanche nella documentazione di polizia’’.’’Naturalmente -precisa il presidente della Fondazione Istituto Gramsci- ciò non esclude che la cosa possa risultare da altri documenti. Se qualcuno ha recuperato un atto in questo senso, lo valuteremo come del resto facciamo con tutti i documenti disponibili’’.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
"Dominus Iesus": RATZINGER, LO "STERMINATORE DI ECUMENISMO".
Teresa di Lisieux.
Quella «piccola via» verso la grandezza di Dio
di Matteo Liut ( Avvenire, giovedì 1 ottobre 2020)
Dio scava nell’anima, entra nel profondo della nostra vita, incide con il suo amore le fondamenta del nostro esistere, ma non sempre è facile seguire le sue tracce. Capitò anche a santa Teresa di Lisieux di "perdersi", di chiedersi dove fosse Dio e il suo smarrimento è narrato in "Storia di un’anima". Dal senso del limite e dell’imperfezione, però, per santa Teresa passò la scoperta della sua "piccola via" verso Dio: è nelle imperfezioni della vita che è possibile cogliere con più forza l’amore del Signore. Nata nel 1873 ad Alençon in Francia, Teresa era cresciuta in una famiglia "santa" (anche i genitori sono stati canonizzati) e, giovanissima, era entrata nel Carmelo di Lisieux. Il suo intenso cammino spirituale alla ricerca della santità venne interrotto dalla tubercolosi: morì nel 1897 all’età di 24 anni. Nel 1997 è stata proclamata dottore della Chiesa. [...].
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MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa: entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell’infanzia spirituale per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all’età di venticinque anni.
SEGNI DEI TEMPI. Dopo la lettera a Pera di Papa Ratzinger ....
IN VATICANO NON NE POSSONO PIU’ !!! "SANTO" GRAMSCI AIUTACI TU. DE MAGISTRIS RICORDA E SOLLECITA A RIPARTIRE NON DALLA "DOMINUS JESUS" MA DAL BAMBIN GESU’ !!! Gramsci aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù !!! [2008]
"AVREMMO BISOGNO DI DIECI FRANCESCO DI ASSISI". LA RIVOLUZIONE EVANGELICA, LA RIVOLUZIONE RUSSA, E L’ "AVVENIRE" DELL’UNIONE SOVIETICA E DELLA CHIESA CATTOLICA. Le ultime riflessioni di Lenin raccolte da Viktor Bede.
Federico La Sala
Domani santi i genitori di Teresa di Lisieux *
Tra le canonizzazioni previste nella solenne celebrazione eucaristica di domattina in piazza San Pietro spicca indubbiamente quella dei coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di Teresina di Lisieux. Intanto perché è la prima volta che due coniugi vengono contemporaneamente iscritti nell’albo dei santi e perdipiù dopo che già una loro figlia ha goduto dello stesso privilegio. E poi perché la cerimonia si inserisce in modo veramente esemplare nel contesto del Sinodo della famiglia.
Senza contare che la celebrazione si svolge anche nella domenica in cui la Chiesa universale celebra la Giornata mondiale delle missioni di cui santa Teresa di Gesù Bambino è dal 1927 celeste patrona.
Proprio questa eccezionalità della canonizzazione dei coniugi Martin giustifica quindi l’insolita presentazione ufficiale che è stata fatta ieri nella Sala Stampa vaticana, con la moderazione del vice-direttore padre Ciro Benedettini, su richiesta della Conferenza episcopale francese.
Il carmelitano Romano Gambalunga, postulatore della causa di canonizzazione, ha ricordato la storia di questi due coniugi vissuti nella Normandia francese del 19° secolo, che dopo aver sentito il desiderio di entrare in monastero, furono portati dalla vita ad essere orologiaio e merlettaia. Dalla loro unione nacquero nove figli, ma solo cinque sopravvissero. Tra loro Marie-Françoise Thérèse, poi divenuta santa Teresa di Lisieux - canonizzata nel 1925 e dottore della Chiesa dal 1927 - e Léonie, il cui processo di beatificazione è stato aperto proprio nel luglio scorso. Il religioso italiano ha inoltre sottolineato come i coniugi Martin hanno saputo vivere «prima di tutto il matrimonio come vocazione», e poi vivere «anche il rapporto tra coniugi, quindi tra uomo e donna, come un’amicizia, dove c’è stima reciproca, dove si è alleati, dove si condivide un progetto comune, dove ci si aiuta anche ad educare i figli».
E la loro canonizzazione dimostra che «la famiglia non è solo il luogo del conflitto, o dei problemi, ma il luogo dove si impara a comunicare, perché è il luogo in cui si impara a scoprire la bellezza del rapporto tra uomo e donna e tra genitori e figli». Nel corso del briefing è stato ricordato a Luigi e Zelia sono stati riconosciuti due miracoli: il primo per Pietro, bimbo italiano nato nel 2002 con una grave malformazione polmonare, e il secondo, successivo alla beatificazione, per Carmen, nata in Spagna nel 2008, prematura e con una grave emorragia cerebrale.
I due piccoli domani saranno in piazza e porteranno le reliquie in processione. E il vice-postulatore padre Antonio Sangalli ha testimoniato «la riconoscenza grande» delle famiglie di questi bimbi, che hanno potuto capire che «il miracolo più grande - oltre alla guarigione dei figli - è quello di vedere attorno a sé riprendere in mano la vita cristiana di tante persone che si erano impegnate nella preghiera, nell’accompagnare tali famiglie in questo grave, difficile momento della loro vita».
Alla conferenza stampa hanno partecipato anche padre Jean-Marie Simar, rettore del Santuario dei coniugi “Louis et Zélie Martin” di Alençon, (che ha osservato come i nuovi santi condussero «una vita molto ordinaria, una vita completamente semplice, che possiamo paragonare con la vita della Santa Famiglia di Nazareth») e padre Olivier Ruffray, rettore del Santuario di Lisieux («possiamo capire che Teresa ci ha parlato dell’amore di Dio, degli altri, quotidianamente, grazie ai suoi genitori che glielo hanno insegnato»).
perchè non deve essere vero, ognuno di noi cerca sempre la protezione di Dio, anche coloro che non lo fanno a vedere, ognuno di noi ricorre a Dio nei momenti piu’ tormentati della vita. Scusate perche il fondatore del pci non poteva avere un’immagnine di S.Teresa del Bambin Gesu’ ? Allora se è vero questo non è piu’ il fondatore del pci ?
Anche Gesu’ era con i piu’ deboli, allora era un comunista ?
Il ritratto di Stalin in chiesa e scoppia la guerra delle icone San Pietroburgo, fedeli in rivolta contro il parroco Il santino è vicino a quello della beata Nikonova che predisse la vittoria su Hitler
di Leonardo Coen (la Repubblica, 27.11.2008)
MOSCA - Passi la richiesta provocatoria dei comunisti di Pietroburgo che qualche mese fa perorarono il Patriarcato russo perché avviasse la pratica di canonizzazione di Stalin, in quanto «benefattore della Gran Madre Russia». Il portavoce del venerabile Alessio II liquidò seccamente la vicenda ricordando le persecuzioni, le sofferenze e le atrocità imposte dal dittatore del Cremlino ai fedeli, ai sacerdoti e alla Chiesa ortodossa. Ma le vie del Signore sono infinite, e una di queste impervie stradine della fede ha attraversato Strelna, sobborgo di Pietroburgo, per arrestarsi davanti ad una chiesetta dove un pope di infinita tolleranza ha interpretato il Verbo di Gesù sul perdono e ha deciso di esporre un’icona che ritrae Josif Stalin intabarrato nel suo celebre cappottone militare accanto alla beata Matrona Nikonova di Mosca (1881-1952), mentre sullo sfondo campeggiano i bulbi multicolori della stupenda san Basilio.
Insomma, un «santino» ortodosso. C’è una ragione, dietro questa audace e, diciamolo pure, dissacrante iniziativa del pope di Strelna. Bisogna tornare indietro nel tempo. Il defunto arciprete Dimitrij Dudko, noto teologo, da giovane era un sincero antisovietico ed ebbe la fortuna di sopravvivere alle purghe nonostante un lungo soggiorno nei gulag. Ma quando cominciò ad invecchiare seriamente all’improvviso ebbe una folgorazione sulla via della falce e martello: si innamorò di Stalin. Nei suoi sermoni diceva che Stalin in realtà era religioso e che nella sua coscienza non vi erano sentimenti persecutori nei confronti della chiesa ortodossa.
Lo scrisse, persino: «Voglio tanto esclamare alla fine: «Santo, pio Josef, prega Dio per tutti noi!». Un caso di aberrazione o di sfinimento psicologico? Comunque, fu un’eccezione il fervore staliniano dell’arciprete Dudko. Oggi, però, è spuntato fuori un seguace di padre Dimitrij. Nella chiesa di Strelna dedicata alla santa principessa Olga, una delle sventurate figlie di Nicola II, il priore Evstafij Zhakov ha deciso di esporre appunto l’icona di Stalin con a fianco la figura della beata Matrona di Mosca. Sono tantissime le leggende che riguardano la vita di questa santa donna che riuscì a superare i massacri e le purghe staliniane. Una di queste racconta che «la madre Matrona» nell’autunno del 1941 ebbe dei colloqui con Stalin. Anzi, che Stalin stesso fosse andato a trovarla per confidarle che era molto preoccupato della situazione di Mosca. I nazisti erano alle porte. Ci voleva una «guerra patriottica», rispose lei, e predisse: «Tu rimarrai da solo in città, ne sarai il Grande Difensore. Mosca non cadrà in mano a Hitler». Ecco il motivo dell’icona in cui si rappresenta quel momento.
Il problema è che la cosa non è affatto piaciuta ai parrocchiani. Non hanno gradito l’iniziativa, la considerano un’offesa alla memoria di tutte le vittime delle repressioni antireligiose di Stalin. E hanno deciso di disertare le cerimonie fin quando quell’icona resterà in chiesa. Le proteste hanno suggerito al pope di spostare l’icona e di metterla nel luogo più appartato della chiesa, ma i fedeli pretendono che venga tolta: «Non ci importa che la popolarità di Stalin sia ancora molto alta in Russia, lui è stato il diavolo contro chi credeva in Dio». Sinora il patriarcato di Mosca non ha commentato la vicenda.
POLEMICHE CULTURALI
il caso
I ricordi del prelato De Magistris riaprono una
vicenda già emersa nel 1977: il fondatore del Pci, ricoverato in clinica a Roma, prima di morire avrebbe baciato una statuetta di Gesù Bambino.
Storici ed esperti si dividono sulla questione
-Lehner: non sarebbe una sorpresa. Vacca: non ci sono conferme in merito. -Veneruso: se anche fosse vero, non l’avrebbero fatto trapelare. Strada: la notizia accresce la sua umanità
Gramsci cristiano, il mistero è aperto
DI ROBERTO BERETTA (Avvenire, 26.11.2008)
Comunista «eretico» sì; ma fino al punto di passare al cristianesimo? Questo è la domanda che insorge alla notizia, riaffiorata ieri in un contesto estemporaneo, di una presunta «conversione » sul letto di morte di Antonio Gramsci.
La vicenda era già comparsa nel 1977, a 40 anni dalla morte dell’autore dei Quaderni dal carcere; ieri è stato monsignor Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito, a ricordarla in una sala della Radio Vaticana a Roma nel corso della presentazione del primo «Catalogo internazionale dei santini»: «Il mio conterraneo Gramsci - ha detto l’anziano sacerdote - aveva nella sua stanza l’immagine di santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: ’Perché non me l’avete portato?’. Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gramsci è morto con i sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia».
A parte qualche imprecisione - il bacio di un’immagine o forse di una statua non significa aver ricevuto i sacramenti -, la dichiarazione riprende quanto rivelato 30 anni or sono sulla rivista Studi sociali da padre Giuseppe Della Vedova, come conferma oggi Giulio Andreotti per il quale la vicenda «non è una novità ».
Don Della Vedova raccoglieva la testimonianza della zia suor Piera Collino, che prestava servizio nella clinica «Quisisana» di Roma dove il fondatore del Partito comunista trascorse l’ultimo anno di vita. Secondo quel testo il bacio alla statuetta avvenne però su pressione della superiora, anche se poi il ricoverato «quando lo ebbe tra le mani lo baciò con effusione». Secondo altre testimonianze, Gramsci si sarebbe poi raccomandato varie volte alle preghiere delle suore e avrebbe mostrato una «simpatia umana » verso una piccola statua di santa Teresa del Bambino Gesù, che «non volle che fosse tolta e nemmeno spostata» (e proprio questa circostanza non appare oggi casuale a don Gianni Baget Bozzo: «Santa Teresina era pronta a scambiare la sua fede per la conversione degli atei e sicuramente anche Gramsci ne conosceva la vita. La sua conversione quindi potrebbe essere inquadrata in quel forte desiderio di conversione dei non credenti espresso dalla santa»).
Anche un’altra religiosa, la sarda suor Pinna - così scrive Luigi Nieddu in un volume sull’«altro Gramsci », - avrebbe poi raccontato in diversa occasione a un gruppo di sacerdoti amici (tra cui monsignor De Magistris) una storia simile: durante le festività natalizie del 1937 le religiose della clinica portarono di stanza in stanza, «offrendola al bacio di quelli che vi si trovavano», una statua di Gesù Bambino. Tutti i ricoverati ricevettero la visita eccetto l’esponente comunista che però, saputo dell’esclusione, prima ne chiese i motivi, quindi «il signor Gramsci disse di voler vedere quella statuetta e quando l’ebbe di fronte la baciò con evidenti segni di commozione ».
Giuseppe Vacca, presidente della Fondazione Istituto Gramsci e profondo conoscitore del filosofo marxista, accoglie la notizia con tranquillità: «La questione è molto semplice: esiste una documentazione precisa sulle ultime ore di Gramsci, la sua fine è narrata pochi giorni dopo l’evento in una lettera della cognata Tatiana Schucht, che assisteva il degente. Esistono inoltre documenti di polizia, anch’essi pubblicati, nonché tra gli inediti altre due lettere di Tatiana: in nessuno di questi scritti esiste un accenno alla vicenda. Ed è difficile anche capire come potrebbe essere accaduto: Gramsci fu infatti colpito da ictus il 25 aprile, giorno in cui scadeva la sua condanna da parte del regime fascista, e non riprese conoscenza fino al 27, giorno della morte».
Tuttavia, sembra evidente che il fatto - se avvenne - accadde non in limine mortis, bensì qualche mese prima, durante la degenza dell’esponente politico; la cui stanza pare fosse proprio di fronte alla cappella. «Se ci sono nuovi documenti - riprende Vacca - ben vengano; ma queste voci da sole non costituiscono una prova sufficiente. Avendo pubblicato tutto il possibile di e su Gramsci, non mi sono mai imbattuto in testi che suffraghino un’eventuale conversione. Di fatto Gramsci non era credente e, dopo la cremazione, fu traslato al cimitero acattolico degli inglesi».
D’altra parte, è presumibile che un’eventuale «conversione» sarebbe stata tenuta nascosta dall’entourage del politico, del quale faceva parte anche l’economista Piero Sraffa che nel 1977 smentì la notizia di un Gramsci «col capo cosparso di olio santo»: «Fui una delle ultimissime persone che lo videro vivo e non disse certamente nulla che facesse pensare a un’iniziativa del genere». Nella lettera alla sorella, moglie di Antonio rimasta a Mosca, Tatiana scrisse infatti: «Il medico fece capire alla suora che le condizione del malato erano disperate. Venne il prete, altre suore, ho dovuto protestare nel modo più veemente perché lasciassero tranquillo Antonio, mentre questi hanno voluto proseguire nel rivolgersi a lui per chiedergli se voleva questo, quell’altro...». Peraltro don Della Vedova si spinse fino a ipotizzare che il cappellano della clinica, don Paolo Bornin, abbia amministrato l’olio degli infermi al moribondo approfittando di un’assenza della cognata, forse rispondendo a precedenti segnali «religiosi» di Gramsci.
Non è l’unico mistero che circonda quelle ore, visto che in passato si ipotizzò persino il suicidio del politico sardo o la sua eliminazione da parte di agenti sovietici. Salvatore Mannuzzu, già deputato comunista e sardo come Gramsci, sembra stupito dalla nuova rivelazione: «Non mi risulta nulla e francamente, se l’episodio fosse vero (e la notizia è da vagliare con molto rigore), mi sorprenderebbe un poco; sarebbe infatti piuttosto imprevedibile rispetto alla conoscenza del personaggio e dei suoi scritti: la sua ideologia era profondamente materialista, fin nelle fibre. È anche strano che un fatto così eclatante su un personaggio come Gramsci sia rimasto nascosto». All’opposto su questo punto la pensa lo storico Daniele Veneruso: «Col cordone ideologico che aveva intorno, non deve stupire che nulla sia trapelato sinora. Tuttavia, se Gramsci ha sempre mostrato interesse per la religione e per il cattolicesimo, lo ha fatto soltanto dal punto di vista della secolarizzazione e della prassi, non della fede». Il rimbalzo delle opinioni prosegue.
Per Giorgio Baratta, presidente della International Gramsci Society Italia e tra i massimi esperti sul fondatore del Pci, «la conversione è una vecchia storia mai provata». Lo slavista Vittorio Strada afferma invece che la notizia potrebbe aggiungere «un nuovo elemento alla sua immagine e, rispetto a quella costruita nei decenni passati dal Pci, ne accresce l’umanità. Certamente nell’opera di Gramsci vi era una religiosità laica mentre era assente qualsiasi freddezza ateistica». Anche per Giancarlo Lehner, autore di un recente libro su La famiglia Gramsci in Russia, pur se non esiste «alcuna prova scientificamente inconfutabile, tuttavia sul piano induttivo per me non sarebbe una grande sorpresa se Gramsci avesse abbracciato, non dico in punto di morte ma nell’ultima fase della sua vita, la fede cattolica. Come testimoniano le fonti, infatti, Antonio recupera via via tutti i grandi valori della tradizione cristiana e cattolica, in primo luogo la famiglia, poi l’amicizia, il valore della verità, la solidarietà».
Diamo a Gramsci quel che è di Gramsci
di Roberto Cotroneo (l’Unità, 26.11.2008)
Ieri il propenitenziere emerito del Vaticano, Monsignor Luigi De Magistris, nel corso di una conferenza stampa a Roma, ha affrontato la vicenda di un eventuale riavvicinamento alla religione cattolica di Antonio Gramsci, pochi giorni prima di morire. De Magistris sostiene che Antonio Gramsci morì chiedendo i sacramenti, e baciò un’immagine della Madonna con il bambino, che le suore portavano ai malati nella clinica romana dove ha finito i suoi giorni. Naturalmente non abbiamo nessuna prova storica e nessun documento che confermi questa tesi. Non ci sono lettere di familiari, non ci sono i rapporti della polizia, e c’è invece la volontà - allora più che mai non cattolica - di Antonio Gramsci di farsi cremare.
E allora perché, a distanza di 71 anni, questa uscita sorprendente? Sarebbe logica e spiegabile se fossero stati trovati dei documenti, delle lettere, una testimonianza sepolta da qualche parte che avallasse questa tesi. E invece nulla, voci, debolezze, paure delle ultime ore di vita, forse. Ma nulla che riapra questa storia. Eppure queste operazioni dubbie e discutibili sono la norma. Oggi è Gramsci, ieri fu Benedetto Croce. La coscienza laica e liberale di Croce si trasformò in una conversione, nel privato come sempre, mai nelle opere. Il marxismo innovativo di Gramsci, la sua forza intellettuale, la sua grandezza etica, la sua laicità, che si ritrovano in ogni pagina dei “Quaderni del carcere” e in ogni riga che Gramsci ha scritto, si stemperano ora in una immaginetta portata da una suora, e addirittura nei sacramenti.
Ha importanza? Se anche fosse vero non sarebbe certo uno scandalo. Ma in realtà c’è qualcosa di piccolo in tutto questo, qualcosa che non piace. È un’egemonia rovesciata quella che De Magistris esercita. L’idea che un uomo non si giudica per quello che pensa e quello che ha scritto, ma si giudica da tentennamenti privati, da piccole paure affiorate nei momenti ultimi, quando si è deboli, quando il mistero della vita ti appare tremendo e totalmente insolubile. E poco importa se Gramsci era incrollabilmente marxista e comunista, laico e ateo, e Benedetto Croca un liberale, un laico, un non credente: soprattutto poco importa che entrambi abbiano costruito con i loro libri, mattone per mattone, due filosofie della storia che mai hanno lasciato spazio a una simpatia neppure vaga per il cattolicesimo, o al conforto della fede.
Se lo avessero fatto avrebbero avuto vite diverse, avrebbero scritto opere diverse e non sarebbero stati quello che ancora sono. Ovvero i due più grandi filosofi italiani del secolo scorso. Raccontare, senza prove storiche, di immaginette e conversione è qualcosa che porta ad altro, è un disinnesco, come si potrebbe chiamarlo, è l’idea che poi alla fede ci arrivano tutti alla fine dei loro giorni, che quel passaggio è obbligato. È solo propaganda di cui non si sentiva per nulla il bisogno. Una propaganda buona per i fantasmi anticomunisti degli anni Cinquanta, che oggi appare stucchevole e fuori luogo.
L’anno scorso un libro ( Mother Teresa: Come Be My Light) gettava ombra sulla fede di una Santa. Oggi un Monsignore si vendica rivelando la "santa agonia" di un marxista.
Morale della "favola" : Non è l’uomo che cerca Dio. È Dio che cerca l’uomo. Sempre in attesa, Lui, ci aspetta e spia con amore l’ombra del più lieve consenso. Ecco una chiave per dare un senso al nostro destino. Ecco una chiave per decifrare il senso della storia. Un’avventura iniziata miliardi di anni fa, per arrivare, un giorno, a questo incontro, unico, con ciascuno di noi.
Nulla è concluso in anticipo. Dio lascia la decisione nelle nostre mani. Siamo come un fiume pigro che non sfuggirà mai all’appello dell’oceano.
(Chi di false speranze vive...Disperato muore)
Il fiero e naziolalistico maestro chiede a Pierino: Pierino cooosa pensi ; Quando vedi sventolare la nostra Bandiera tricolore? Pierino risponde e disse la verita’...che tira vento!!!
Che sia vero o no che Gramsci abbia baciato la figurina e poi sia anche morto dopo evere preso anche i sacramenti...questo non ne’ fa’ un cristiano!!! anzi se volete che io vi dica che uno puo’ diventare un cristiano assendo vissuto e cresciuto ATEO; nell’agonia, ve lo posso concedere...comunque che razza di cristiano e’ se; non ha’ alcuna opera che ne provi la sua conversione? Gramsci L’ateo; non divento’ un cristiano come non lo divento’ il pagano Costantino, con il suo battesimo ipocreta, anche lui nell’agonia e il suo braccio destro Eusebio che amava tanto la politica dello stato; facendone dopo la sua morte an’amalgamento...religione-politica.
Tanto meno sono diventati buoni cristiani ...quelli che l’hanno fatto per un piatto di riso; affibiandosi l’ipocreta titolo di: (I cristiani del riso)
Molti giovani ragazzi addolescenti acconsentono di fare guerra per mangiare il rancio militare e praticare la violentazione di ragazze.; peccando sia d’ammazzare che di immoralita’.