[...] Solo così, secondo l’ex magistrato di Catanzaro, "stampa e tv liberate potranno riprendere a fare il loro dovere: informare sui fatti. Il Parlamento tornerebbe al proprio compito perché svincolato dalla sua agenda giudiziaria che oggi detta i temi, anzi il tema alle istituzioni. La magistratura non più costretta agli assaliti quotidiani potrebbe dedicarsi senza timore alla missione che le spetta e le mafie non si sentirebbero più di poter spadroneggiare indisturbate". Insomma, secondo De Magistris, per le casse dello Stato "il guadagno sarebbe altissimo, per non parlare di quello dell’etica pubblica" [...]
De Magistris propone il suo "lodo" e scoppia nuova polemica
Ex magistrato: "Garantiamo a Berlusconi la possibilità di lasciare l’Italia senza conseguenze" *
ROMA - Nel momento in cui si stavano stemperando i toni, dopo l’ennesimo appello del Capo dello Stato nel suo discorso di Capodanno, arriva il "Lodo De Magistris" a riagitare le acque dello scontro tra la sinistra e il Pdl. L’eurodeputato dell’Idv, Luigi De Magistris, ha infatti lanciato il "Lodo" per il presidente del Consiglio. "La proposta di fondo - scrive l’ex magistrato sul suo blog - è questa: garantiamo a Berlusconi la possibilità di lasciare l’Italia senza conseguenze. Non c’é trucco e non c’é inganno: solo il bisogno di ritornare ad essere una nazione democratica e civile".
Una proposta ma soprattutto una provocazione, come l’ha subito interpretata e stigmatizzata il Pdl. De Magistris non si risparmia infatti qualche frecciatina al presidente del Consiglio: "Un volo di Stato con annesso Apicella e magari una graziosa signorina. Destinazione? Consigliamo le isole Cayman. E se si annoia? Qualche cavallo e stalliere di fiducia li potrebbe trovare anche lì".
Solo così, secondo l’ex magistrato di Catanzaro, "stampa e tv liberate potranno riprendere a fare il loro dovere: informare sui fatti. Il Parlamento tornerebbe al proprio compito perché svincolato dalla sua agenda giudiziaria che oggi detta i temi, anzi il tema alle istituzioni. La magistratura non più costretta agli assaliti quotidiani potrebbe dedicarsi senza timore alla missione che le spetta e le mafie non si sentirebbero più di poter spadroneggiare indisturbate". Insomma, secondo De Magistris, per le casse dello Stato "il guadagno sarebbe altissimo, per non parlare di quello dell’etica pubblica".
Immediata e stizzita la reazione del Pdl, e non solo. "Si tratta di vilipendio di una fondamentale istituzione dello Stato, posto in essere da un rappresentante dell’Italia in Europa", tuona Anna Maria Bernini. "Il coraggioso De Magistris si fa scudo della sua immunità di parlamentare europeo (quella che noi eletti in Italia non abbiamo) per manifestare il suo squadrismo da bullo di quart’ordine e insultare il presidente del Consiglio", fa eco il deputato PdL Giorgio Stracquadanio. "Se tutto questo significa abbassare i toni, allora stiamo freschi", commenta Margherita Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato Schengen. "Il lodo proposto da De Magistris è stato applicato dal Csm sulla sua persona: si è dovuto dimettere dopo gravi censure", risponde sarcasticamente Maria Burani Procaccini. Anche il vice presidente della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, Giuseppe Consolo, usa lo stesso sarcasmo di De Magistris: "A questo punto - osserva - mi auguro che l’esilio di massa per gli avversari scomodi non svuoti completamente il Parlamento. Altro che ridurre il numero dei parlamentari attraverso una peraltro auspicabile riforma costituzionale!".
Da parte loro, il portavoce e il coordinatore del Pdl, Daniele Capezzone e Sandro Bondi, si limitano a stigmatizzare "l’avvilente silenzio del Pd" sulle affermazioni di De Magistris. Bondi, in particolare, dice di non spiegarsi il perché le parole dell’ex magistrato non suscitino “la riprovazione né del suo partito né della maggior parte degli esponenti della sinistra, che pure non possono non provare imbarazzo e vergogna per un tale compagno di viaggio".
Infine, anche l’Udc prende le distanze da De Magistris. "Si tratta di una provocazione inaccettabile", dice senza mezzi termini il presidente dei senatori dell’Unione di Centro, Gianpiero D’Alia, che aggiunge: "Non si può ridurre la politica ad una caricatura grottesca che lede il prestigio delle istituzioni. Non sappiamo se questa uscita dell’ex pm faccia parte di una strategia del gioco al rialzo fra lui e Di Pietro su chi la spara più grossa, quel che é certo è che questo è l’atteggiamento opposto e contrario per rispondere nel merito all’appello del Presidente della Repubblica".
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
Scappare dai tribunali e dalla legge ad ogni costo? Lodo Alfano, Lodo Alfano Bis, Lodo Costa, processo breve, ddl intercettazioni, riforma della Consulta, ritocco del concorso esterno? Basta, siamo stanchi e c’è da chiedersi, citando Cicerone, per quanto tempo ancora questo novello Catilina abuserà della nostra pazienza.
Forse sarebbe saggio che qualcuno proponesse veramente un Lodo, ma per salvare il paese da Berlusconi. Qualche idea me la sono fatta e in osservanza alla prassi inaugurata dal governo, lo chiamerei "Lodo de Magistris". Pochi punti da definire insieme e non serve nemmeno cambiare la Costituzione, perché approvato in sua difesa, e se anche ci fosse un referendum, credo passerebbe con grande consenso.
La proposta di fondo è questa: garantiamo a Berlusconi la possibilità di lasciare l’Italia senza conseguenze. Non c’è trucco e non c’è inganno: solo il bisogno di ritornare ad essere una nazione democratica e civile. Un volo di Stato -sembra gli piacciano tanto- con annesso Apicella e magari una graziosa signorina. Destinazione? Consigliamo le isole Cayman, che risultano affini persino ad uno dei tanti soprannomi che si è conquistato con anni di (dis) onorevole carriera: il caimano.
Sarebbe per lui un modo per ritrovare, magari, anche qualche vecchio capitale messo in salvo all’estero. E se si annoia? Qualche cavallo e stalliere di fiducia li potrebbe trovare anche lì. Ci permettiamo di suggerire una sola accortezza: che non si chiamino Vittorio e non frequentino Marcello. Il rischio infatti è che anche alle Cayman la storia si ripeta: coppole e appalti nelle isole esotiche sarebbero indigeribili.
Carta e tv liberate potranno riprendere a fare il loro dovere: informare sui fatti, gli stessi che da anni cerca di occultare perseguitando i giornalisti anche se pongono solo domande, cioè fanno il loro mestiere, ovviamente quelli che sopravvivono all’infezione dell’ autocensura preventiva.
Il Parlamento tornerebbe al proprio compito perché svincolato dalla sua agenda giudiziaria che oggi detta i temi, anzi il tema alle istituzioni: le necessità giudiziarie del fuggitivo da garantire prima di quelle degli italiani. La magistratura non più costretta agli assaliti quotidiani potrebbe dedicarsi senza timore alla missione che le spetta e le mafie non si sentirebbero più di poter spadroneggiare indisturbate.
Per le casse dello Stato il guadagno sarebbe altissimo, per non parlare di quello dell’etica pubblica. Finito l’inquinamento di tutti gli ambiti economici e mediatici, il mercato finalmente alleggerito dalla cappa del suo conflitto di interessi, forse riprenderebbe a girare normalmente. E le somme ritrovate, anche con una lotta all’evasione certa, potrebbero essere investite nella formazione e nell’istruzione: una sorta di 8 per mille dell’antibelusconismo.
Ma soprattutto noi non sentiremo più quel mantra che riecheggia dai contesti internazionali alle riunioni riservate e che vuole comunisti, bandiere rosse, manette impazzite accanirsi contro un solo uomo. Finalmente in questa patria liberata non ci saranno più scudi fiscali e lodi ad personam, decreti razzisti e leggi fondamentaliste, emendamenti che ridanno alle mafie ciò che lo Stato ha tolto loro.
E noi? Noi semplicemente torneremo ad essere un paese normale, degno dell’Europa e della civiltà democratica. Fantascienza? Forse. Sicuramente la stessa a cui ci ha abituati con le sue dichiarazioni e le sue azioni politiche surreali: diciamo degne di un altro pianeta, se esiste.
’Pm come Tartaglia’: interviene il Csm
Parole Berlusconi in dossier a tutela magistrati gia’ attaccati dal premier *
ROMA - Il Csm si occuperà delle frasi pronunciate ieri dal presidente del Consiglio, che ha paragonato "l’aggressione" giudiziaria nei suoi confronti a quella fisica subita in piazza Duomo a Milano per mano di Tartaglia. La prima commissione di Palazzo dei Marescialli ha infatti deciso di acquisire i giornali che riportano le dichiarazioni di Berlusconi e di inserirle nell’ampia pratica a tutela di magistrati oggetto in passato di accuse rivolte dal premier. Questo fascicolo pende da tempo e riguarda in particolare i giudizi espressi dal presidente del Consiglio sui magistrati delle Procure di Palermo e di Milano che hanno riaperto le indagini sulle stragi mafiose e sui giudici del processo Mills.
Berlusconi, parlando ieri dopo la riunione del Consiglio dei ministri, ha definito le aggressioni giudiziarie "parificabili a quelle di piazza del Duomo, se non peggio’’.’’Mi attaccano sul piano della persona con la ’character assassination’ che e’ stata messa in campo - ha detto ancora Berlusconi riferendosi ora a un ambito più generale -, mi attaccano sul piano patrimoniale, ora non gli resta che attaccarmi sul piano fisico, come hanno iniziato a fare, ma - ha avvertito - ’non praevalebunt’’’.
Sempre parlando di giustizia il Presidente del Consiglio ha annunciato che il governo ’’riproporra’ l’inappellabilita’ delle sentenze di primo grado nella riforma della giustizia che stiamo esamindando’’. Per quanto riguarda la riforma fiscale, ha invece parlato di tempi lunghi. Per ora - ha detto - la crisi non consente una riduzione delle tasse.
Di giustizia e molto altro, Berlusconi parlera’ oggi in un faccia a faccia con il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante una colazione in programma a Montecitorio. All’ordine del giorno anche una ricognizione su equilibri nel Pdl, agenda di governo, regionali, innesti nel governo di nuovi sottosegretari, alleanze con l’Udc.
* Ansa, 14 gennaio, 10:57
L’ex pm, adesso eurodeputato Idv: "Va sconfitto politicamente"
E su Napolitano: "Sia più garante della Costituzione"
De Magistris: "Berlusconi in esilio?
Provocavo ma lui stravolge la democrazia"
ROMA - "Era solo una provocazione, in questo Paese si sta perdendo il senso dell’umorismo". L’ex pm, adesso eurodeputato Idv Luigi De Magistris, cerca di smorzare così le polemiche che la sua proposta di mandare in esilio silvio Berlusconi ha scatenato. Parole che De Magistris puntualizza e contestualizza: "Io sono convinto che Berlusconi vada sconfitto politicamente. Volevo anche smitizzare il lodo, è una provocazione di questo tipo".
Nella sostanza, però, le critiche dell’esponente dell’Idv non cambiano di un centimetro: "Se vogliamo pensare che l’Italia è caduta nel basso impero e quindi c’è un sultano che sta stravolgendo la democrazia, allora l’esilio potrebbe essere una conseguenza, ma si può anche intendere come una scelta addirittura vantaggiosa per Berlusconi. Perché rispetto agli altri cittadini che si fanno fare i processi, lui fa leggi per non subire conseguenze giuridiche".
De Magistris punta il dito contro il conflitto di interessi che vede protagonista il premier. "Sfido un paese ad avere un’informazione libera, pluralista e indipendente e non controllata come è in parte da berlusconi e poi vediamo se Berlusconi ha o meno lo stesso consenso - continua l’europarlamentare - Se non controllasse la Mondadori attraverso processi corruttivi, se non avesse acquisito il controllo delle licenze televisive attraverso il rapporto corruttivo con Craxi, chissà se arivava ad avere lo stesso consenso. Io ho dei dubbi".
Quanto alle critiche del suo partito all’indirizzo di Giorgio Napolitano, che hanno provocato l’irritazione del Pd, De Magistris, nello sostanza, le conferma: "Lo vorrei più custode della Costituzione. Per esempio il lodo alfano non andava promulgato. Il fatto che il presidente non promulghi e rimandi alle Camere la legge ha un significato politico. Napolitano non lo ha fatto e questa critica non significa non avere rispetto".
* la Repubblica, 4 gennaio 2010
Obiettivi primari: legittimo impedimento e Lodo congela-processi
Resta difficile l’incastro per definire l’iter parlamentare dei procedimenti
Da Arcore Silvio chiede le leggi-scudo
ma crescono i dubbi di costituzionalità
Il processo breve potrebbe essere successivamente spogliato della veste ad personam
di LIANA MILELLA *
ROMA - Essere magnanimi sì, ma solo a tempo debito. Mostrare il viso d’angelo sulla giustizia e sulle riforme che Napolitano auspica condivise "solo" quando i processi del Cavaliere Mills e Mediaset avranno perso la sostanza dell’incubo e saranno diventati un problema del futuro. Allora, e solo allora, Berlusconi potrà spogliare il processo breve della veste di legge ad personam e farlo diventare il grimaldello della futura riforma della giustizia, lo strumento per accorciare i tempi dei processi.
La strategia del 2010, in questi giorni di ritiro forzato ad Arcore, è stata individuata e comunicata ai più stretti collaboratori. Non consente deroghe. Prima il leader del Pdl deve portare a casa il legittimo impedimento e, subito dopo, incardinare al Senato il nuovo lodo congela-processi, il lodo ter dopo quelli firmati da Schifani e Alfano - e bocciati dalla Consulta - ottenendo la garanzia che marci indisturbato verso i molteplici passaggi parlamentari. Poi potrà offrire all’opposizione, Pd e Udc, una nuova veste del processo breve. Che non servirà più per chiudere d’un colpo il dibattimento Mills, che ha sforato i due anni concessi - non a caso - dal processo breve ai dibattimenti di primo grado.
Questi sono gli ordini del Cavaliere. Ma le incognite sono molte. L’incastro parlamentare difficile. Le diatribe tra le varie anime del Pdl forti. I dubbi pure. Soprattutto sul rischio che il legittimo impedimento, la prima carta del castello di carte da mettere in difficile e precario equilibrio, sia quella che potrebbe rovinare per prima e far cadere la debole impalcatura creata per garantire a Berlusconi una temporanea immunità. Di questo si ragionava prima di Natale quando al Senato si è deciso di non presentare più, rinviandoli a dopo le feste, i due articoli del lodo per congelare i processi delle alte cariche. Spingeva il vice capogruppo del Pdl Gaetano Quagliariello che con gli esperti della fondazione Magna Carta aveva messo a punto il testo. Frenava il Guardasigilli Angelino Alfano che voleva dire l’ultima parola sul futuro lodo, ma soprattutto non gradiva un dibattito tra Natale e l’Epifania che lo avrebbe visto fuori gioco per via delle sue vacanze alle Maldive. Frenava pure Niccolò Ghedini, che stavolta si è visto scippare la paternità di una nuova norma salvapremier dopo gli insuccessi delle precedenti.
Ma la paura che ha continuato a ingigantirsi in questi giorni riguarda l’effettiva compatibilità tra legittimo impedimento e lodo congela-processi. Soprattutto la costituzionalità della legge ordinaria rispetto a quella che richiede i due terzi dei voti. La prima è una norma ponte in vista della seconda. Per 18 mesi può consentire al premier di far valere sempre i suoi impegni istituzionali come necessari e improrogabili per rinviare le udienze. È "il male minore", dice il centrista Michele Vietti, che ha scritto la norma con il pidiellino Enrico Costa. Ma è una norma, ragiona l’opposizione, che viola la Costituzione perché garantisce al premier vantaggi in contrasto col principio di uguaglianza. Quindi Napolitano non dovrebbe firmarla. Qualora lo facesse, i giudici dovrebbero ricorrere alla Consulta e bloccare la legge. Ma potrebbe andare peggio: i magistrati potrebbero ignorarla, e andare avanti nei processi del premier. Che resterebbe di nuovo "nudo" e con il lodo ter in alto mare.
Peggio del 2008 e del 2009. Con il retaggio della bisaccia vuota della giustizia. Il 2010 comincia così. Con la minaccia di fare da soli, ma con le esitazioni e le divisioni interne su cosa fare e come farlo. Con il premier tuttora stritolato dai processi che si è cercato di fermare con la norma blocca processi, con il lodo Alfano, con il processo breve, ora con il legittimo impedimento grazie all’intercessione Udc. Nel frattempo le vantate riforme della giustizia, elencate e chieste con insistenza dal presidente della Camera Gianfranco Fini, sono rimaste sulla carta. Se ne lamentano magistrati e avvocati. Ma il governo pensa a come ingraziarsi il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, aumentando l’età pensionabile e dando un anno in più di carriera giusto alla toga che, tra pochi giorni, dovrà decidere se assegnare alle sezioni unite, come chiedono i legali, il processo contro David Mills. Lo stesso in cui era coimputato Berlusconi prima che il lodo Alfano lo bloccasse. Se la Suprema corte bocciasse la sentenza, le riforme della giustizia sarebbero assai meno necessarie.
© la Repubblica, 3 gennaio 2010