EVANGELO, COSTITUZIONE, E TEOLOGIA POLITICA DELL’ "UOMO SUPREMO" LAICO E DEVOTO.

MINISTRI E CHIERICHETTI (E CHIERICHETTE). "FAMIGLIA CRISTIANA" E "CEI" CRITICANO LA LOGICA DEL "DOMINUS ASSOLUTO" DEL GOVERNO ITALIANO, MA NON DEL "DOMINUS JESUS" DEL GOVERNO VATICANO. Orazio La Rocca e Giancarlo Zizola sul tema - a cura di Federico La Sala

(...) Il sogno luterano del "sacerdozio comune dei fedeli" - ripreso anche dal Vaticano II - deve limitarsi per ora a camminare con i piedi dei chierichetti. E con prudenza anche delle chierichette.
domenica 8 agosto 2010.
 

[...] Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici in servitori. Semplici esecutori dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il Paese vada allo sfascio. Non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il dominus assoluto» [...]

[...] Chierichetti dunque, e ancora subalterni a una prospettiva strumentale di selezione del clero. L’ipotesi dell’ordinazione della donna, già acquisita nella Comunione anglicana, continua a essere rifiutata dalla Chiesa cattolica [...]

-  LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).

L’ARCHIVIO DEGLI ERRORI: L’ "IO SONO" DI KANT E L’ "IO SONO" DELL’"UOMO SUPREMO" DEI "VISONARI" DELLA TEOLOGIA POLITICA ATEA E DEVOTA.


"Ministri ridotti a servitori del capo"

di Orazio La Rocca (la Repubblica, 4.08.2010)

«Ministri e politici ridotti a servitori e a semplici esecutori dei voleri del capo». Nuovo severo richiamo del settimanale Famiglia Cristiana. Nel prossimo numero in edicola, il settimanale dei Paolini - in un editoriale dedicato alla frattura tra Fini e Berlusconi - traccia un quadro a tinte foschi dell’attuale quadro politico, parlando di «disastro etico» e di una situazione socio-politica «drammatica che è sotto gli occhi di tutti». Parole di condanna inequivocabili subito apprezzate dagli esponenti dell’opposizione di centro sinistra, ma contro le quali sono subito scesi in campo i ministri Bondi e Rotondi.

«Nel nostro Paese, in un anno, - si legge nell’editoriale - l’evasione fiscale sottrae all’erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più». Questo per Famiglia Cristiana «vuol dire che il male non riguarda solo il ceto politico. Ha tracimato, colpendo l’intera società. Prevale la morale fai da te: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il bene comune è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza».

«C’è, anche ad alti livelli, un’allergia alla legalità e al rispetto delle norme democratiche che regolano la convivenza civile. Lo sbandierato garantismo, soprattutto a favore dei potenti - prosegue Famiglia Cristiana -, è troppo spesso pretesa di impunità totale. Nonostante la gravità delle imputazioni. L’appello alla legittimazione del voto popolare non è lasciapassare all’illegalità. Ci si accanisce, invece, contro chi invoca più rispetto delle regole e degli interessi generali. Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici in servitori. Semplici esecutori dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il Paese vada allo sfascio. Non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il dominus assoluto».

Parole inequivocabili in perfetta sintonia con analoghe critiche formulate, appena sabato scorso, anche dalla Radio Vaticana che, in un servizio dedicato alla situazione italiana, aveva parlato di «un paese privo di una classe dirigente adeguata». Tesi fatta totalmente propria da Famiglia Cristiana.

Subito presa di mira dal ministro della Cultura Sandro Bondi che si dice «sorpreso della presa di posizione del settimanale per la mancanza di una riflessione critica che riguardi anche il ruolo che la Chiesa ha svolto in questi ultimi decenni nel contribuire alla formazione di una nuova classe dirigente nazionale. Ma ho la sensazione - aggiunge Bondi - che certi giudizi, tanto più se manifestati con particolare virulenza politica, nascondano un vuoto di analisi culturale sia sul ruolo della Chiesa che del futuro dell’Italia».

Critiche anche da un altro ministro, Gianfranco Rotondi, secondo il quale «il settimanale insulto di Famiglia Cristiana al governo è un pregiudizio e un atto di arroganza che la mette fuori dalla dottrina sociale cristiana. Un giornale cristiano non può chiamare i ministri con disprezzo servitori, perché un cristiano non usa questo linguaggio né con gli ultimi né con i primi».

Applausi invece dal centro sinistra. Per Enrico Farinone (Pd), vicepresidente della commissione Affari europei, non c’è «nessuna sorpresa in merito a quanto rileva Famiglia Cristiana. Succede quando si hanno partiti lideristici, in cui la politica non ha un ruolo. Quando la mediazione politica è nulla, quando il radicamento e il contatto col territorio vengono considerati secondari allora succede quanto descrive Famiglia Cristiana. Nessuno si sorprenda». Come pure il senatore Pd Roberto Di Giovan Paolo, che vede nell’editoriale «la fotografia della realtà» con «un premier monarca e un esecutivo sotto ricatto dalla Lega. I ministri non se l’abbiano a male. Peccato che in pochi abbiano un sussulto di dignità».


Il potere dei chierichetti

di Giancarlo Zizola (la Repubblica, 4.08. 2010)

I chierichetti avranno anche le "vie pericolose" del film di Peter Care sugli "altar boys", ma si farebbe torto alla loro storia a ridurli ai ragazzetti che strimpellano il campanello ai piedi dell’altare nella fase culminante della messa, dimenano il turibolo, spostano il messale da un corno all’altro e porgono al prete le ampolline. Intanto non sono più solo i "piccoli chierici", allevati ai misteri dell’altare, sono anche degli adulti della comunità cristiana che accettano di fare questo servizio, una corrente particolarmente solida nelle chiese di tradizione francese e anglosassone.

Poi a partire dal Concilio Vaticano II hanno cominciato a ridefinire la loro identità di "ministranti", sostituendo quella clericale di "piccoli chierici". Un inizio che sembrava promettente, a chi cercava di cogliere nella loro presenza una simbolica delega ministeriale dell’intera comunità cristiana riunita intorno all’altare a celebrare i misteri.

È fuori dubbio che Roma abbia puntato sui bambini per questo servizio. Nella storia della pietà sono stati i chierichetti a rompere l’isolamento devozionistico con cui la pietà barocca aveva distanziato gli Ostensori d’oro dalla cultura del popolo. Nella seconda metà del XVIII secolo parte quel vasto movimento liturgico che mira a riscoprire i legami tra la Chiesa e l’eucarestia e a valorizzare il senso dell’assemblea liturgica.

L’altare cessa di essere un monopolio del prete, che mormora le formule rituali mentre la gente sgrana il rosario. La messa comincia a non essere più solo spettacolo sacro, senza partecipazione attiva dei fedeli. Solo il celebrante allora si comunicava, a volte assistito da un’unica persona, quella che gli serviva la messa.

Il pontificato di Pio X decide di anticipare l’età auspicabile per la prima comunione a sette anni. Di più, il culto eucaristico diventa movimento, grazie al fatto che viene preferita la celebrazione collettiva all’incontro individuale.

Il Congresso eucaristico mondiale di Lourdes nel 1914, il primo che coinvolga l’intera cattolicità, lancia la crociata eucaristica internazionale dei giovani. Fanno la loro comparsa le Leghe eucaristiche per bambini. La prima guerra mondiale potenzia il movimento destinato ai bambini che vengono fatti pregare davanti all’ostia per la salvaguardia dei loro familiari e per la pace. Grazie allo zelo degli animatori e al sostegno del Vaticano, specialmente tangibile sotto Pio XII, la crociata eucaristica raggiunge verso il 1950 molte centinaia di migliaia di bambini.

È l’immensa platea organizzata da cui la Chiesa recluta e forma con particolari modalità di catechesi i ministranti. Essi sono incaricati di rappresentare la linea di ricucitura della frattura tra il prete che celebra e il fedele passivo che si limita ad assistere. Su quella cerniera si è riverberata anche la questione della partecipazione della donna al servizio dell’altare. La questione delle "chierichette" ha fatto irruzione già verso la fine del Novecento negli attriti tra Santa Sede e alcune Conferenze episcopali nazionali, tra le quali quella degli Stati Uniti.

Nel 1992 il Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi risolse positivamente il dubbio se "tra le funzioni liturgiche che i laici, uomini e donne, possono esercitare si può includere anche il servizio all’altare". Nel luglio di quello stesso anno Giovanni Paolo II confermava tale decisione e ne ordinava la promulgazione.

Ma poiché la presenza delle ragazze tra i ministranti continuava a suscitare dissensi tra i vescovi, interveniva nel 1994 la Congregazione per il Culto Divino la quale con una lettera firmata dal cardinale Javierre Ortas confermava il via libera alle chierichette, sotto la responsabilità di ogni singolo vescovo, ma coglieva l’occasione per ricordare che "sarà sempre molto opportuno di seguire la nobile tradizione del servizio all’altare da parte dei ragazzi". E quale la ragione invocata? "Come è noto, ciò ha permesso uno sviluppo consolante delle vocazioni sacerdotali".

Chierichetti dunque, e ancora subalterni a una prospettiva strumentale di selezione del clero. L’ipotesi dell’ordinazione della donna, già acquisita nella Comunione anglicana, continua a essere rifiutata dalla Chiesa cattolica. Di fatto, un’evoluzione è visibile: le donne provvedono in un numero crescente di comunità alle assemblee di preghiera, alla distribuzione dell’eucarestia come ministre straordinarie, a svolgere funzioni liturgiche ministeriali, a leggere i testi biblici nella messa.

Se tutto questo fa cadere l’ancestrale tabù dell’impurità sacrale della donna, resta pervicace lo stereotipo sulle chierichette. Al punto che di nuovo la Congregazione per il Culto Divino è dovuta intervenire nel 2001, sulla "eventuale ammissione di fanciulle, donne adulte e religiose come ministranti nella liturgia". E la risposta è stata: ogni vescovo "ha l’autorità di consentire il servizio delle donne all’altare, nell’ambito del territorio affidato alla sua guida". Comunque, in nessun caso tale autorizzazione può escludere gli uomini e in particolare i fanciulli né obbligare i preti a ricorrere a ministranti di sesso femminile.

In ogni caso Roma raccomanda che l’innovazione venga spiegata chiaramente ai fedeli. Il sogno luterano del "sacerdozio comune dei fedeli" - ripreso anche dal Vaticano II - deve limitarsi per ora a camminare con i piedi dei chierichetti. E con prudenza anche delle chierichette.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

L’"UOMO SUPREMO" DELLA CHIESA CATTOLICA: "Dominus Iesus": RATZINGER, LO "STERMINATORE DI ECUMENISMO". Un ’vecchio’ commento del teologo francescano Leonard Boff.

-  SOVRANITA’ E OBBEDIENZA: COME IN CIELO COSI’ IN TERRA, SOLO DIO E’ SAPIENTE - SOLO DIO E’ BUONO. MA IN VATICANO CONTINUANO A CONFONDERE "IO" (E "SUPER-IO") CON "DIO"...
-  CONTRO IL CHIACCHIERICCIO DELLE OPINIONI DOMINANTI, RIAFFERMATO IL POTERE DELL’ "IO". Una nota sull’inedita dichiarazione del Vaticano sull’udienza concessa all’arcivescovo di Vienna, cardinal Christoph Schoenborn

LA TEOLOGIA DEL MENTITORE, LA CHIESA DI COSTANTINO, E LA SOVRANITA’ DEL PAPA. Un’analisi di Vito Mancuso

L’ARCHIVIO DEGLI ERRORI: L’ "IO SONO" DI KANT E L’ "IO SONO" DELL’"UOMO SUPREMO" DEI "VISONARI" DELLA TEOLOGIA POLITICA ATEA E DEVOTA.

-  LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).

-  L’ILLUMINISMO, OGGI. LIBERARE IL CIELO. Cristianesimo, democrazia e necessità di "una seconda rivoluzione copernicana"

DANTE E L’ITALIA, OGGI. USCIRE DALLO STATO DI MINORITA’: LA DIVINA COMMEDIA E L’ETA’ DELLO SPIRITO - IL "PADRE NOSTRO", L’AMORE ("CHARITAS"). Una proposta di ri-lettura e un contributo - di Federico La Sala.


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