L’inno di Mameli si studierà a scuola per legge
di Marcella Ciarnielli (l’Unità, 9.11.12)
ROMA L’Inno di Mameli si studierà a scuola. Per legge. E il 17 marzo sarà dal prossimo anno «giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera», non un giorno festivo per un nuovo ponte, ma di studio sui valori dell’identità nazionale.
Il Senato ha approvato, con 204 sì, 14 no e due astenuti il disegno di legge che «colma una lacuna che durava da 66 anni» ha commentato soddisfatto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha parlato di «un giorno importante, il degno e solenne compimento delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, del loro successo tra i cittadini, della loro vasta diffusione sul territorio nazionale, sotto l’indirizzo del presidente della Repubblica.
La sola Lega si è esibita da par suo nella contestazione della legge. I senatori del Carroccio hanno sfoderato tutto il repertorio di luoghi comuni che da un po’ di tempo erano stati relegati in soffitta, loro malgrado, dimenticando che nell’inno viene citato anche il “loro” Alberto da Giussano.
Da ora in poi si troveranno a fare i conti con l’obbligo per i giovani padani di misurarsi con le note dell’inno di un’Italia da cui loro, potendo, si staccherebbero volentieri.
Testimonianze colte al volo. «La retorica mi ha sempre dato fastidio. Forse è per questo che poi, diventando grande, ho maturato sentimenti legati più alla mia terra che non alla penisola italiana. Io sono sempre stato convinto che Metternich avesse ragione». Così il senatore Roberto Castelli che pure quando si è trattato di fare il ministro non ci ha pensato due volte a giurare sulla Costituzione, italiana appunto.
«Con questa legge si risveglia lo spirito “balilla”» ha detto il senatore Alessandro Vedani che, in continuità ha parlato di «discorsi patriottardi che potevano ben essere imputati a un tal Benito».
«Un’aula di silenti e ignavi pecoroni» per Irene Ardenti mentre Mario Pittoni, come se stesse votando al Festival di Sanremo, ha invitato ad una sorta di referendum tra Mameli e Verdi, autore del più amato coro del Nabucco. Il commento del segretario Maroni ha ridimensionato il contrasto: «Purchè non si sia stonati...quando si canta per me va sempre bene».
«Bene l’approvazione» per la capogruppo Pd nella commissione Cultura della Camera, Maria Coscia dopo il sì definitivo alla sua proposta di legge.
FILOSOFIA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO
MA DOVE SONO I FILOSOFI ITALIANI OGGI?!
Scuola, la protesta si fa continentale
"Diritto al futuro e a un’altra Europa"
di LINDA VARLESE *
ROMA - Non solo scuola. O meglio. A partire dalla scuola. Il malcontento degli studenti e dei docenti si fa totale. E si unisce a quello dei lavoratori precari, dei disoccupati, di chi cerca politiche di welfare concrete. Diritto all’istruzione, a una formazione libera, alla crescita professionale, al lavoro, alla solidarietà. In una parola: diritto ad avere un futuro e un’altra Europa. Che li comprenda, secondo le promesse iniziali, e non li respinga con le politiche di austerity e di rigore.
Questi i messaggi che i comitati studenteschi, ma non solo, lanceranno nella manifestazione in programma domani, alla quale ha aderito anche la Cgil: uno sciopero generale di portata europea, in cui le piazze di Roma, Stoccolma, Atene, Madrid, Lisbona, ma anche Bucarest e Praga, si uniranno virtualmente a formare una catena umana di protesta contro "le politiche di austerity dell’Unione Europea, contro un’Europa senza democrazia e governata dai poteri forti", come scrive nel suo comunicato stampa l’Unione degli Studenti.
Ma sono i temi della scuola ad essere prioritari. Perché se è vero che dopo le ripetute rassicurazioni del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, la commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento 2 del governo che blocca l’incremento delle ore di lavoro degli insegnanti, mantenendole a 18, rimane ancora in ballo la questione del ddl 953 (ex Aprea) sulla riforma degli organi collegiali che permetterebbe l’ingresso ai privati e agli sponsor nei Consigli di autonomia (ex consigli di istituto) e che aumenterebbe il potere dei dirigenti scolastici, riducendo la partecipazione della rappresentanza studentesca.
Ma è tutta la politica italiana dei tagli alla scuola pubblica ad essere osteggiata da ragazzi e professori: "La mia scuola cade a pezzi e da anni mi dicono che non ci sono soldi per ristrutturarla", dice uno studente sul sito dell’Unione degli studenti. E un altro: "Studio in aule sovraffollate, con una didattica sempre peggiore a causa del blocco del turn over, pago tasse sempre più alte, mentre i servizi che ricevo sono sempre più scadenti". E un altro ancora: "Non sono uno studente, ma desidero studiare con tutto me stesso. Ho deciso di andare a fare l’apprendista per prendermi il diploma guadagnandomi da vivere. Voglio che anche per me studiare sia un diritto".
E se continuano proteste, manifestazioni e occupazioni in tutta Italia contro le politiche scolastiche (anche oggi ci sono cortei di studenti a Roma, Firenze, Napoli, Torino e alle 17.30 partirà a Roma la "Fiaccolata di resistenza per la scuola pubblica" che dal piazzale antistante la metro B Garbatella, lato Ostiense, arriverà fino a Porta San Paolo), da domani si apre una tre giorni di manifestazioni di ampio respiro: non solo lo sciopero europeo, ma anche la Notte Bianca dell’istruzione pubblica prevista per il 16 novembre, fino alla Giornata internazionale dello studente del 17.
Sono i sindacati studenteschi a mobilitarsi: "In un momento così importante - dicono dall’Unione degli universitari - abbiamo ritenuto fondamentale rafforzare sempre più la nostra rete europea di unioni studentesche e lanciare un appello per chiamare tutti gli studenti del continente in piazza il 14 e il 17 novembre". Lo slogan è chiaro e diretto: "Siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo". Sul portale www.17novembre.it 3 tutte le iniziative che saranno organizzate in Europa dagli studenti.
E su Twitter è tam-tam: #14nRiseUp. L’hastag è già un programma. Il 14 novembre "solleviamoci", dicono gli utenti di Twitter. E lo dicono in tutte le lingue, perché lo sciopero coinvolgerà tante piazze europee: Roma, Atene, Madrid, Lisbona, Stoccolma, Bucarest e Praga. Le più martoriate dalla crisi economica, le più tartassate da tagli e tasse, le più influenzate dal dramma dell’occupazione, della crescita, dei licenziamenti. E infatti i motivi che invitano alla sollevazione di domani per gli utenti e le organizzazioni sindacali e studentesche europee sono tanti e i più diversi: "Contro la dittatura del capitale organizzazione e lotta" scrive Vicente. "Con il vostro gruppo, la vostra unione, il vostro partito, la bussola, la vostra ragazza o il vostro cane: #14nRiseUp e fermiamo il Paese!" twitta un portoghese. E ancora: "I sindacati ricevono il 70% in meno di sovvenzioni. È un caso che ci siano così tanti scioperi?" dice lo spagnolo Ismael. "Contro il lavoro precario, solleviamoci" chiede Solidaridad, un sindacato spagnolo dei lavoratori. E poi la solidarietà degli inglesi e la partecipazione degli abitanti di Bruxelles. "Per dire no all’austerità", ma anche "per fermare la guerra in Siria" e "per sostenere i lavoratori delle miniere sarde". Ci sono dentro tutti nello sciopero generale di domani e il passaparola sui social network si fa sempre più intenso. "Sosteniamo uno sciopero senza frontiere e di tutti. Perché sono i diritti ad essere di tutti" twitta Mistergave. "Vado alla manifestazione perché credo in un futuro migliore" dice Ana. Ed Elisa: "Perché la cultura, la formazione, la giustizia e la salute sono diritti di tutti i cittadini". E il greco Odyvid si augura che "sia una manifestazione pacifica. Sorridete nelle foto. Resistenza, non colpi di testa!".
14 novembre: la mobilitazione in Europa, gli appuntamenti *
Roma, Bucarest, Praga, Stoccolma, Madrid, Lisbona, Atene e in tante altre città europee, il 14 novembre scenderanno in piazza i lavoratori e le lavoratrici per dire: l’austerità non funziona, è necessario un cambio di rotta per ridare impulso al lavoro e per ristabilire la giustizia sociale e la solidarietà tra i paesi. Manifestazioni, sit-in e scioperi generali si susseguiranno per tutta la giornata »
* Fonte: CGIL
Prof e ragazzi invadono Roma
“Giù le mani dalla scuola”
di Luigi Galella (il Fatto, 11.11.2012)
Otto milioni. Siamo otto milioni noi che abitiamo la cittadella della scuola. Un esercito mite che marcia nelle aule fra banchi e cattedre, con le parole di ogni giorno, il frusciare delle pagine e impercettibili movimenti dei pensieri che si formano e informano: le armi, le uniche, con cui possiamo aggredire il futuro. Se provassimo a pensarci così, docenti e studenti, tutti insieme, ci sentiremmo la più forte compagine militare della storia. La storia che faticosamente costruiamo, anche se di recente col tono dimesso di chi ha smesso di crederci. Roma. Piazza Esquilino, vicino Termini. Il luogo dell’incontro che raccoglie studenti, docenti e ogni altro operatore scolastico per dire no all’ex legge Aprea - che spalanca le porte ai privati nei Consigli di Istituto eliminando la rappresentanza studentesca - e all’elevazione del tempo-cattedra da 18 a 24 ore. Nella parte alta della manifestazione, dove sfilano gli insegnanti, in numero molto inferiore ai ragazzi, sono circondato dai colleghi: un’immagine quasi straniata se non imbarazzata. Un po’ astratti come siamo, sembriamo avere meno dimestichezza con la parte fisica di noi stessi di quanta ne abbiano loro, che al contrario marciano fitti fitti.
MI GIRO indietro e già non vedo più dove si conclude il corteo. Sento parlare di decine di migliaia di manifestanti e quasi non ci credo. Di sabato pomeriggio. Giovanissimi che rivendicano il diritto alla scuola pubblica, anziché confondersi nello struscio di via del Corso. Al grido di “La scuola nasce e muore pubblica”, “No all’Aprea, siamo una marea”, “I professori veri promuovono la scuola”, “La cultura fa paura”. Riconosco la chioma familiare di Antonella, una mia ex-collega di Lettere. Ora insegna al “Seneca” Storia e Filosofia. Qualche battuta per ricostruire il tempo perduto, piccole notazioni personali, quindi il consueto rancore che ci prende quando rievochiamo ciò che accade. E i partiti della “strana maggioranza”, che finora abbiamo votato e forse non voteremo. Nel suo ultimo intervento Profumo ha assicurato che le cattedre non si toccano, ma non ci fidiamo. Traumatizzati dall’ideona delle 24 ore, non ci basta più nemmeno la smentita del ministro in persona.
Mi stacco. Ho voglia di rifare la fila della manifestazione a ritroso, per capire quanti siamo veramente. E cammino per un po’, senza giungere in fondo. Mi colpisce il numero dei ragazzi e la loro energia: coi megafoni urlano verso i curiosi che si affacciano sulla strada e li invitano a scendere. Da lontano vedo due insegnanti conosciute in scuole diverse e mi fermo a parlare. La prima, Rossella, di Francese, che chiamavo “Forrest Gump” per il suo candore. La seconda, Angela: l’ultima volta ci siamo incontrati nel treno che ci portava a Civitavecchia, nel nostro primo anno di entrata in ruolo. Un vero amarcord: il tempo trascorso, le rughe dei ricordi, San Lorenzo dove abitavamo, l’estate romana che non c’è più...
ALL’IMPROVVISO ci voltiamo, richiamati dall’immagine dei ragazzi che corrono, tenendosi per mano, attirati da ciò che accade davanti e che ci fa tornare al presente, come tacitamente rimproverati in quel nostro abbandonarci alle rimembranze del passato. I corpi dei ragazzi, oggi, sono la falange che ci tende una mano. Ci afferra, ce la stringe, ci tiene. A noi docenti, perlopiù cinquantenni: disincanta-ti, mesti, rabbiosi. E ancora eterei, un po’ evanescenti e irresoluti nel rivendicare ciò che siamo. Noi che abbiamo con gli anni smarrito proprio il senso del “corpo”. Dell’esserci, del partecipare. Una lezione da ripassare. Ancora una volta la vitalità dei ragazzi, oggi al nostro fianco, ci aiuta a riconoscere quel senso.
“Metà delle scuole italiane senza certificato di agibilità”
TORINO. Allarme sicurezza nelle scuole italiane. Secondo “Ecosistema scuola”, il rapporto annuale di Legambiente presentato oggi a Torino, il 50% degli edifici scolastici italiani non possiede la certificazione di agibilità e oltre il 65% non ha quella della prevenzione incendi. E ancora: il 36% ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, il 32,42% si trova in aree a rischio sismico e il 10,67% in aree ad alto rischio idrogeologico.
La ricerca ha indagato la qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 96 capoluoghi di provincia - Trento, Piacenza e Verbania le città al top della speciale classifica - passando ai `raggi X’ 7.139 edifici scolastici. Di questi, solo il 7% è stato costruito negli ultimi vent’anni, ma neppure i nuovi edifici - secondo Legambiente - sono costruiti secondo tecniche sostenibili e innovative. Basti pensare che i criteri della bioedilizia sono presenti solo nello 0,47% dei casi.
«La sicurezza delle scuole è una priorità, i nostri ragazzi devono stare in luoghi sicuri», ha sottolineato il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, che oggi nel corso di un incontro con i liceali torinesi ha rivendicato «il buon lavoro» degli ultimi mesi. Ma ha anche ammesso che c’è «bisogno di una programmazione pluriennale». Oltre che di risorse, come ha ricordato il presidente dell’Upi e della Provincia di Torino, Antonio Saitta, che proprio oggi ha rinnovato l’appello al ministro Profumo ad «intervenire sull’emergenza delle risorse nazionali che per l’edilizia scolastica il Governo non trova».
Negli ultimi due anni, del resto, secondo Legambiente in tutta Italia si è registrato un calo totale degli investimenti in manutenzione. Regioni come Toscana, Piemonte ed Emilia Romagna, da sempre fiori all’occhiello in questo campo, dal 2008 hanno dimezzato gli investimenti nel settore. Una situazione che peggiora ancora al Sud, dove la media degli investimenti è inferiore a quella nazionale. Un vero problema, secondo Legambiente: è notizia di oggi che due scuole superiori torinesi, Luxemburg e Copernico, sono al centro di uno speciale programma di vigilanza per il grave rischio di crolli dei soffitti. Un pericolo emerso dalle ispezioni ordinate dalla Procura.
* La Stampa, 10/11/2012
FILOSOFIA, ANTROPOLOGIA E POLITICA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO ....
STATO DI MINORITA’ E FILOSOFIA COME RIMOZIONE DELLA FACOLTA’ DI GIUDIZIO. Una ’lezione’ di un Enrico Berti, che non ha ancora il coraggio di dire ai nostri giovani che sono cittadini sovrani. Una sua riflessione - con una nota
COSTITUZIONE E PENSIERO. ITALIA: LA MISERIA DELLA FILOSOFIA ITALIANA E LA RICCHEZZA DEL MENTITORE ISTITUZIONALIZZATO ...
BERTRAND RUSSELL: LA LEZIONE SUL MENTITORE (IGNORATA E ’SNOBBATA’), E "L’ALFABETO DEL BUON CITTADINO".
La protesta delle mille scuole
Studenti e prof: "Ci prendono in giro"
di LINDA VARLESE *
È UNA MOBILITAZIONE generale, larga. Una protesta che coinvolge centinaia di istituti scolastici, che sono stati occupati, in tutta Italia. Molte attività extradidattiche annullate: una sollevazione di voci che proviene dagli studenti, dai professori, di ruolo e precari, dal personale, dal mondo della scuola e universitario tutto. Contro i tagli previsti dalla Legge di Stabilità che "mortificano l’istruzione, l’offerta formativa" gridano gli oltre 5 mila in corteo oggi a Roma. Lo stesso pensano quelli di Bologna e quelli di Ostia, di Bari e Firenze, di Torino e di Milano: "Cosa ha pensato per risolvere il problema dell’edilizia scolastica il governo Monti? Quali proposte per abbattere il caro libri? A quando la riforma della classe docente? Siamo stanchi di essere presi in giro, di attendere che qualcuno si dia una svegliata e ci sembra che questo Ministro abbia meno risposte di noi".
E mentre nelle piazze esplode la rabbia spontanea, il ministro Profumo assicura 1 che "l’istruzione è una priorità: i problemi sono grandi, interverremo, perché la scuola è il miglior investimento sul futuro per costruire un Paese più moderno". In attesa di questi interventi, però, studenti e docenti non smettono di contestare.
Tanti i motivi. Due su tutti pare abbiano scatenato il malcontento: l’aumento dell’orario di insegnamento frontale per i professori da 18 a 24 ore previsto dalla Legge di Stabilità, questione che sembra però tornata in forse grazie a un emendamento che dovrebbe far naufragare definitivamente l’idea, anche se rimane la preoccupazione per i possibili tagli che il dicastero dovrà operare per reperire i fondi; la seconda questione riguarda il contenuto del ddl 953 (ex Aprea) sulla riforma degli organi collegiali che permetterebbe l’ingresso ai privati e agli sponsor nei Consigli di Autonomia (ex Consigli di Istituto) e che aumenterebbe il potere dei dirigenti scolastici, riducendo la partecipazione della rappresentanza studentesca.
Ma le ragioni non si esauriscono qui. E riconducono tutte a una matrice iniziale: i continui tagli alla scuola pubblica che esasperano l’offerta formativa e aggravano le condizioni degli edifici, sempre più fatiscenti, e dei servizi per gli studenti, sempre più inesistenti; e costringono le famiglie a mettere mano ai portafogli per poter sopperire alle carenze. Gli studenti non ci stanno: "Siamo stanchi, vogliamo delle risposte" dicono. Cortei, sit-in, flash mob agitano le piazze d’Italia.
I prossimi appuntamenti. Per domani è prevista una manifestazione cittadina organizzata dal Coordinamento scuole di Roma che riunirà ragazzi, insegnanti e genitori e che sfilerà per le strade della città, dall’Esquilino a Piazza dei SS Apostoli. In vista della protesta di più ampio respiro pervista per il 14 novembre, giorno dello sciopero generale indetto dalla Cgil, ma esteso, in senso generale a tutta Europa contro la Troika e le misure di austerità.
E si passerà dallo sciopero Europeo alla Notte Bianca dell’Istruzione Pubblica il 16 novembre, alla Giornata Internazionale dello Studente del 17: sono i sindacati studenteschi italiani a mobilitarsi e a lanciare un appello: "In un momento così importante - commenta Michele Orezzi, Coordinatore dell’Unione degli Universitari - abbiamo ritenuto fondamentale rafforzare sempre più la nostra rete europea di unioni studentesche e lanciare un appello per chiamare tutti gli studenti del continente in piazza il 14 e il 17 novembre".
Lo slogan è chiaro e diretto: "Siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo", perché "questa Europa non è quella che vogliamo. Vogliamo un’Europa democratica e che guardi al futuro di noi giovani, che sappia costruire un modello sostenibile partendo da un forte investimento nell’educazione e nella conoscenza". Sul portale www.17novembre. it tutte le iniziative che saranno organizzate in Europa dagli studenti.
* la Repubblica, 09 novembre 2012