A Paola sulle orme di san Francesco
Da oggi in Calabria le celebrazioni per il V centenario della morte del santo
Da Paola (Cosenza)
Antonio Capano (Avvenire, 30.06.2006)
Si aprono questo pomeriggio a Paola le celebrazioni per il V Centenario della morte di san Francesco da Paola (2 aprile 1507-2007), fondatore dell’Ordine dei Minimi e patrono della Calabria. Il calendario delle iniziative, per il quale il Ministero per i per i beni e le attività culturali ha istituito un Comitato nazionale, ha come idea guida quella del viaggio, che sarà declinato anche in itinerari storici, religiosi e artistici. Il primo appuntamento è per le 17 di oggi con la preghiera dei Vespri guidata dall’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Salvatore Nunnari. Seguirà la presentazione di un testo su vita, personalità e opera del santo, curato dal superiore generale dell’Ordine dei Minini, padre Giuseppe Fiorini Morosini. Un volume che guida alla scoperta dell’interiorità del taumaturgo e, al contempo, corregge la tradizione, là dov’è stata superata dalla storia. All’incontro parteciperanno il vescovo emerito di Lamezia Terme, Vincenzo Rimedio, padre Pietro Manca dei Minimi, e lo studioso Rosario Quaranta. In serata, una veglia di preghiera ricorderà l’approvazione della Regola risalente a cinque secoli fa.
Questa fase iniziale delle celebrazioni culminerà domani: in mattinata, infatti, si terrà la professione perpetua di alcuni giovani religiosi dell’Ordine, mentre in serata è previsto un incontro cui interverranno padre Morosini il vescovo di Palestrina, Domenico Sigalini, e Giuseppe Catrambone dell’Ospedale San Martino di Genova. Spetterà a Sigalini rievocare la figura di san Francesco da Paola e ricordarne l’attività pastorale, mentre Catambrone offrirà alcune riflessioni sulla personalità del santo.
Seguirà poi, nel piazzale antistante la Basilica, il musical «E sulle onde viaggiò», di Michele Paulicelli per la regia di Miriam Mesturino. «La nostra più grande soddisfazione - sottolinea Paulicelli - è stata quella di rivisitare, in chiave popolare, gli episodi e la figura di un personaggio così affascinante come Francesco da Paola». All’evento sarà presente, anche con alcuni stand, la consulta internazionale giovanile di pastorale minima, guidata da padre Giovanni Cozzolino.
Domenica nella nuova basilica di Paola il nunzio apostolico in Italia, Paolo Romeo, presiederà l’Eucaristia assieme ad altri vescovi della Calabria e alla comunità dei Minimi. Alla celebrazione prenderà parte anche una delegazione guidata da don Giacomo Martino, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli addetti alla navigazione marittima ed aerea della Fondazione Migrantes. Per l’occasione l’ammiraglio Raimondo Pollastrini, del Comando generale delle capitanerie di porto, ha annunciato la sosta nelle acque del mare paolano di unità navali per onorare il santo calabrese, patrono della gente di mare. E la celebrazione si chiuderà con una caratteristica cerimonia a bordo dell’unità navale.
In questo senso il messaggio racchiuso nel logo scelto per le celebrazioni del V centenario si ispira proprio all’«anima marina» del santo e al celebre episodio del suo passaggio dello stretto di Messina sul mantello. Un messaggio riassunto anche nelle parole «convertitevi». E la «revisione di vita», cui tutti sono invitati nell’accostarsi a san Francesco da Paola, trova un’occasione in più grazie all’indulgenza plenaria concessa fino al 2 aprile 2008, in occasione del V centenario, dalla Penitenzieria apostolica.
Diverse sono poi le iniziative che prenderanno vita nei prossimi mesi: tra queste anche mostre, incontri, concorsi nelle scuole, rappresentazioni teatrali, rievocazione del viaggio di san Francesco in Francia. In programma anche un convegno storico sul contributo del santo e dell’Ordine dei Minimi alla riforma vissuta dalla Chiesa nei secoli XV e XVI.
Sul tema, in rete e nel sito, si cfr.:
27 Marzo 2016: Santa Pasqua e 600 anni dalla nascita di San Francesco da Paola
di Aldo Domenico Ficara (La tecnica della scuola, Venerdì, 25 Marzo 2016)
Nasceva il 27 Marzo 1416 il più grande taumaturgo della storia cristiana, il calabrese San Francesco da Paola, il cui VI Centenario dalla sua nascita ricorre il prossimo 27 Marzo 2016, Giorno della Pasqua del Signore.
Con questo giorno speciale per l’intera Comunità dei Calabresi e per la fede cristiana, continua la missione dell’Ordine dei Minimi che coincide spiritualmente con il Giubileo della Misericordia. “Le Celebrazioni consistono in un lungo percorso spirituale che affronta i temi della Misericordia e della Carità in linea con il Giubileo indetto da Papa Francesco e con la regola dei Minimi voluta da San Francesco da Paola per dare idea di cosa sarà il VI Centenario.
Le Celebrazioni non prevedono sfarzi ma si svolgeranno in un contesto di austerità molto ricca, invece, del significato delle molteplici indicazioni offerte alla Comunità dalla Lettera pastorale dei Vescovi calabresi promossa per l’occasione del VI Centenario della nascita di S. Francesco da Paola (1416 - 27 marzo - 2016).
Il documento, infatti, indagando la vita e la profondità spirituale di San Francesco da Paola, offre molti spunti per un ritorno alla centralità dell’Essere Umano, orizzonte indispensabile per una riappropriazione responsabile del vero significato dell’esistenza. Le Celebrazioni sono sostenute dalla Regione Calabria e rappresentano un’occasione di centralità per la Città di Paola nella quale, tra gli altri Beni Culturali perfettamente ripristinati, è possibile visitare la casa natale del santo.
Cuori pietrificati
·Messa a Santa Marta ·
12 marzo 2015 *
Nessun compromesso: o ci lasciamo amare «dalla misericordia di Dio» o scegliamo la via «dell’ipocrisia» e facciamo quello che vogliamo lasciando che il nostro cuore «si indurisca» sempre più. È la storia del rapporto tra Dio e l’uomo, dai tempi di Abele ai giorni nostri, al centro della riflessione proposta da Papa Francesco durante la messa a Santa Marta di giovedì 12 marzo.
Il Pontefice è partito dalla preghiera del salmo responsoriale - «Non indurite il vostro cuore» - e si è chiesto: «Perché accade questo?». Per comprenderlo ha fatto riferimento anzitutto alla prima lettura tratta dal libro del profeta Geremia (7, 23-28) dove è, per così dire, sintetizzata la «storia di Dio». Ma come, ci si potrebbe chiedere, «Dio ha una storia?». Come è possibile visto che «Dio è eterno»? È vero, ha spiegato Francesco, «ma dal momento che Dio è entrato in dialogo con il suo popolo, è entrato nella storia».
E quella di Dio con il suo popolo «è una storia triste» perché «Dio ha dato tutto» e in cambio «soltanto ha ricevuto cose brutte». Il Signore aveva detto: «Ascoltate la mia voce: io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo. Camminate sempre sulla strada che vi prescriverò e così sarete felici». Quella era la «strada» per la felicità. «Ma essi non ascoltarono, né prestarono orecchio» e anzi: «procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio»: non volevano, cioè, «ascoltare la Parola di Dio».
Questa scelta, ha spiegato il Papa, ha caratterizzato tutta la storia del popolo di Dio: «pensiamo all’assassinio, alla morte di Abele, ucciso da suo fratello, cuore malvagio di invidia». Nonostante però il popolo abbia continuamente «voltato le spalle» al Signore, egli afferma: «Io non mi sono stancato». E invia «con assidua premura» i profeti. Ancora, però, gli uomini non hanno ascoltato. Anzi, si legge nella Scrittura, «hanno reso dura la loro cervice divenendo peggiori dei loro padri». E così «la situazione del popolo di Dio è peggiorata, nelle generazioni».
Il Signore dice a Geremia: «Di’ tutte queste cose, ma non ti ascolteranno, non ti risponderanno. E tu dirai: questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, né accetta la correzione». E poi, ha sottolineato il Papa, aggiunge una parola «terribile: “La fedeltà è sparita. Voi non siete un popolo fedele”». Qui, ha commentato Francesco, sembra che Dio pianga: «Ti ho amato tanto, ti ho dato tanto e tu... tutto contro di me». Un pianto che ricorda quello di Gesù «guardando Gerusalemme». Del resto, ha spiegato il Pontefice, «nel cuore di Gesù c’era tutta questa storia, dove la fedeltà era sparita». Una storia di infedeltà che riguarda «la nostra storia personale», perché «noi facciamo la nostra volontà. Ma facendo questo, nel cammino della vita seguiamo una strada di indurimento: il cuore si indurisce, si pietrifica. La parola del Signore non entra. Il popolo si allontana». Per questo, ha detto il Papa, «oggi, in questo giorno quaresimale, possiamo domandarci: Io ascolto la voce del Signore, o faccio quello che io voglio, quello che a me piace?».
Il consiglio del salmo responsoriale - «Non indurite il vostro cuore» - si ritrova «tante volte nella Bibbia» dove, per spiegare l’«infedeltà del popolo», si usa spesso «la figura dell’adultera». Francesco ha ricordato, ad esempio, il brano famoso di Ezechiele 16: «Tutta una storia di adulterio, è la tua. Tu, popolo, non sei stato fedele a me, sei un popolo adultero». O anche le tante volte in cui Gesù «rimprovera questo cuore indurito ai discepoli», come fece con quelli di Emmaus: «O stolti e duri di cuore!».
Il cuore malvagio - ha spiegato il Pontefice ricordando che «tutti ne abbiamo un pezzettino» - «non ci lascia capire l’amore di Dio. Noi vogliamo essere liberi», ma «con una libertà che alla fine ci fa schiavi, e non con quella libertà dell’amore che ci offre il Signore».
Questo, ha sottolineato il Papa, succede anche alle «istituzioni»: ad esempio «Gesù guarisce una persona, ma il cuore di questi dottori della legge, di questi sacerdoti, di questo sistema legale era tanto duro, sempre cercavano scuse». E così gli dicono: «Ma tu cacci i demoni in nome del demonio. Tu sei uno stregone demoniaco». Sono cioè dei legalisti «che credono che la vita della fede sia regolata soltanto dalle leggi che fanno loro». Per loro «Gesù usa quella parola: ipocriti, sepolcri imbiancati, tanto belli al di fuori ma dentro pieni di putredine e di ipocrisia».
Purtroppo, ha detto Francesco, lo stesso «è accaduto nella storia della Chiesa». Pensiamo «alla povera Giovanna d’Arco: oggi è santa! Poverina: questi dottori l’hanno bruciata viva, perché dicevano che era eretica». O ancora più vicino nel tempo, pensiamo «al beato Rosmini: tutti i suoi libri all’indice. Non si potevano leggere, era peccato leggerli. Oggi è beato». A tale riguardo il Pontefice ha sottolineato che come «nella storia di Dio con il suo popolo, il Signore mandava, per dirgli che amava il suo popolo, i profeti». E «nella Chiesa, il Signore manda i santi». Sono loro «che portano avanti la vita della Chiesa: sono i santi. Non sono i potenti, non sono gli ipocriti». Sono «l’uomo santo, la donna santa, il bambino, il ragazzo santo, il prete santo, la suora santa, il vescovo santo...»: quelli cioè «che non hanno il cuore indurito», ma «sempre aperto alla parola d’amore del Signore», quelli che «non hanno paura di lasciarsi accarezzare dalla misericordia di Dio. Per questo i santi sono uomini e donne che capiscono tante miserie, tante miserie umane, e accompagnano il popolo da vicino. Non disprezzano il popolo».
Con questo popolo che «ha perso la fedeltà» il Signore è chiaro: «Chi non è con me, è contro di me». Qualcuno potrebbe chiedere: «Ma non ci sarà una via di compromesso, un po’ di qua e un po’ di là?» No, ha detto il Pontefice, «o tu sei sulla via dell’amore, o tu sei sulla via dell’ipocrisia. O tu ti lasci amare dalla misericordia di Dio, o tu fai quello che tu vuoi, secondo il tuo cuore che si indurisce di più, ogni volta, su questa strada». Non c’è, ha ribadito, «una terza via di compromesso: o sei santo, o vai per l’altra via». E chi «non raccoglie» con il Signore, non solo «lascia le cose», ma «peggio: disperde, rovina. È un corruttore. È un corrotto, che corrompe».
Per questa infedeltà «Gesù pianse su Gerusalemme» e «su ognuno di noi». Nel capitolo 23 di Matteo, ha ricordato in conclusione il Papa, si legge una maledizione «terribile» contro i «dirigenti che hanno il cuore indurito e vogliono indurire il cuore del popolo». Dice Gesù: «Verrà su di loro il sangue di tutti gli innocenti, incominciando da quello di Abele. Saranno i colpevoli di tanto sangue innocente, versato dalla loro malvagità, dalla loro ipocrisia, dal loro cuore corrotto, indurito, pietrificato»
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Giocavano in borsa le offerte dei fedeli
di Gianfranco Manfredi (Il Messaggero, 02 agosto 2013)
Sembra un miracolo al contrario il misterioso prodigio accaduto al Santuario di San Francesco di Paola. Di certo c’è che dal conto dei frati Minimi francescani è svanito nel nulla un bel gruzzolo, sicuramente oltre un milione e mezzo di euro ma si teme molto di più. Tra spericolati investimenti, un vortice di operazioni in Borsa e strani bonifici con oscuri destinatari, sono state prosciugate (persino degli interessi maturati) le donazioni dei fedeli giunte quest’anno anche dall’estero in occasione della ricorrenza del quinto centenario dell’Ordine dei Minimi del santo calabrese.
I PRIMI SOSPETTI
L’ammanco sarebbe stato scoperto dal nuovo tesoriere del santuario, al momento del passaggio di consegne del suo predecessore. I primi sospetti, però, secondo quanto ha rivelato ieri Il Quotidiano della Calabria, erano emersi già nello scorso novembre quando padre Franco Russo, l’ex-tesoriere, ha lasciato Paola per raggiungere a Roma il suo nuovo incarico di Assistente Generale dell’Ordine. Nel consegnare le coordinate e le chiavi d’accesso al conto bancario del santuario, il religioso avrebbe fatto un vago cenno alla circostanza che il conto era vuoto.
Dalle spesse mura del santuario paolano non sono partite, però, nè querele né segnalazioni. «Denunce, al momento, noi non ne abbiamo ricevute, neppure dalla curia vescovile - riconosce Bruno Giordano, il procuratore della Repubblica di Paola - abbiamo solo saputo qualcosa in forma del tutto confidenziale». E l’arcivescovo di Cosenza, monsignor Salvatore Nunnari precisa al Messaggero: «Non è mia competenza, né della Curia, intervenire perchè i Minimi fanno capo al loro Ordine religioso che ha la sua autonoma gerarchia, i frati dipendono da noi soltanto per le questioni liturgiche».
Eppure i fondi del santuario sono spariti, a quanto pare, svuotando, attraverso una gestione on-line, un conto aperto presso la Iw Bank del gruppo Ubi. Sarebbero stati acquistati titoli Juventus Fc, Mps, Mediaset, Luxottica, Fiat, Unicredit, Eni, Finmeccanica, Telecom e Tenaris. E svariate centinaia di migliaia di euro sarebbero finiti in bonifici a privati cittadini che nulla avrebbero a che fare coi Francescani e il loro santuario. Inizialmente il “tesoretto” di San Francesco, costituito dalle donazioni raccolte a partire dal Giubileo 2000, era depositato su due conti di Banca Nuova gruppo Popolare di Vicenza con sede a Campora di Amantea.
I PERSONAGGI
Può aver prosciugato le risorse finanziare l’ex-tesoriere, padre Franco Russo, smanettando on-line col computer? In tal caso avrebbe violato anche il diritto canonico che vieta espressamente agli ecclesiastici questo tipo di operazioni. Al centro della vicenda - in piccolo, un caso simile al cracMaribor - è indicato un promotore finanziario, già in organico a Banca Nuova, Massimiliano Cedolia, noto per essere stato un esponente locale di Italia dei Valori e poi collaboratore dell’europarlamentare del Pd, Pino Arlacchi (che, però, precisa al Messaggero: «Da circa un anno ho chiuso ogni rapporto col dottor Cedolia»).
La parola “truffa” la pronuncia solo ieri sera Padre Rocco Benvenuto, co-rettore provinciale dell’ordine dei Minimi: «La truffa esiste - ammette - ma le cifre citate non sono corrette, stiamo sotto il milione e mezzo di euro. E’ tutto tracciato, comunque, conto su conto, per questo non abbiamo ancora sporto denuncia. Qualcuno che si è approfittato di un nostro confratello». Ma poi il padre francescano aggiunge, sibillino: «Non è questa, però, la cosa più grave che è accaduta». E al mistero si aggiunge la suspense.
In Australia i calabresi accolgono
il mantello di san Francesco di Paola
La festa annuale della comunità calabrese di Melbourne è stata solennizzata dall’arrivo della sacra reliquia, nel 50° anniversario della proclamazione del santo a patrono della Calabria *
Sono entrati nel vivo al Melbourne, in Australia, gli annuali festeggiamenti in onore di san Francesco di Paola. E’ toccato, infatti, alla comunità calabrese, in rappresentanza delle altre comunità sparse nel mondo, organizzare i festeggiamenti nella ricorrenza del 50° anniversario del patronato del Santo sulla Calabria. Per la straordinarietà dell’evento, è giunta da Paola la reliquisa del sacro mantello utilizzato da san Francesco per attraversare lo Stretto di Messina che, per la prima volta, ha toccato il suolo australiano. Ad accompagnare la reliquia è il padre provinciale e rettore del convento di Paola, padre Rocco Benvenuto, che è stato ricevuto dall’arcivescovo di Melbourne, Denis Hart, mentre nel pomeriggio di giovedì ha presieduto in cattedrale la solenne concelebrazione.
Sabato il sacro mantello sarà imbarcato sulla nave Victoria Star e portato in processione alla foce del fiume Yara, dove sarà recitata la preghiera del marinaio e lanciata la corona per i caduti. Dopo gli attentati dell’11 settembre è la prima volta che il sacro mantello lascia il santuario di Paola per andare fuori Europa.
* Il Quotidiano della Calabria, 03/03/2012
Ritrovata in mare Statua San Francesco di Paola La scultura in bronzo era scomparsa il 28 dicembre 2011
(ANSA) - CETRARO (COSENZA), 18 GEN - La capitaneria di porto di Cetraro ha ritrovato la statua di san Francesco di Paola, scomparsa il 28 dicembre scorso. Secondo quanto si e’ appreso la scultura bronzea si trovava sott’acqua a duecento metri circa dal luogo originario in cui era stata posta. Il ritrovamento e’ avvenuto grazie anche al lavoro svolto dal gruppo sub paolano, che in questi giorni ha piu’ volte setacciato i fondali del mare di Paola. (ANSA).
* ANSA, 18 gennaio 2012, 18:35:
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/calabria/2012/01/18/visualizza_new.html_46193739.html
Paola, ritrovata in mare la statua di San Francesco
E’ stato il sub Piero Greco a ritrovare la statua a circa 200 metri da dove era stata posta. Il sindaco di Paola lo ringrazia *
19/01/2012 E’ stato Piero Greco, a ritrovare la statua scomparsa; lui insieme ai suoi sub, dai primi giorni di gennaio ha lavorato per scandagliare lo specchio d’acqua del tratto di costa. Qualche settimana fa sempre Greco (nel riquadro) aveva vissuto la falsa emozione di aver ritrovato il monumento nel tratto di mare di Fuscaldo, prima di intravedere nell’acqua torbida il pezzo di un’antica imbarcazione. Ma ieri pomeriggio finalmente il ritrovamento ad una profondità batimetrica di 32 metri. La statua si presentava poggiata sul fondale con la base del piedistallo, lievemente inclinato, con il viso rivolto verso la città. Attorno qualche residuo di rete, ma tutto sommato in buone condizioni. Purtroppo gli manca il braccio con cui reggeva il bastone, di cui al momento non si ha traccia. L’ipotesi più accreditata della rimozione a fine dicembre, da parte di un peschereccio che effettuava in maniera fraudolenta la pesca a strascico sottocosta, ha trovato ieri la conferma.
La scultura era stata abbandonata dopo poco tempo a 200 metri circa in direzione nord ovest dal luogo dove rimossa, a un chilometro dalla foce del torrente Isca e ad una profondità di 29 metri. Determinante ieri l’individuazione della sua boa da parte della capitaneria di porto, che inizialmente era stata risucchiata sott’acqua e riaffiorata dopo che la sua catena si era sgrovigliata per effetto delle correnti sottomarine dalla imponente scultura bronzea e il suo piedistallo. La guardia costiera ha così prontamente allertato ieri pomeriggio Piero Greco, che giunto sul posto si è immerso e costatato che sotto c’era davvero il San Francesco.
IL SINDACO PERROTTA RINGRAZIA
«Con grande emozione ho accolto la notizia del ritrovamento di una statua che era diventata simbolo per tante persone che guardavano al mare anche attraverso la sua presenza. Pertanto esprimo un nuovo ringraziamento alla magistratura, alla capitaneria di porto, a tutti i pescatori e la gente di mare che si è prodigata in ogni momento e con uno sforzo anche economico per ritrovarla.
Un ringraziamento ancora più particolare al Gruppo subacqueo di Piero Greco -- ha sottolineato il sindaco Roberto Perrotta a nome dei devoti paolani - che forse più degli altri ha patito questo evento e che oggi si rallegra per il buon esito. A Piero che mi ha tenuto costantemente informato il plauso della nostra città, perché attraverso la sua opera meritoria ancora una volta ci ha fatto sentire partecipi di una bellissima avventura». Perrotta pensa ad organizzare qualcosa per ricordare questo lieto evento e farlo coincidere con una data significativa dal punto di vista religioso: «Speriamo adesso di poter accogliere al più presto la statua e di fare festa insieme a tutte le persone di buona volontà che guardano al nostro Santo con affetto e con trasporto. Sarebbe bello magari festeggiare in occasione del 7 febbraio, una delle date nelle quali Paola ricorda l’alto patronato di San Francesco».
Il sindaco spera nell’aiuto di tutti anche per trovare di nuovo le condizioni per poter allocare nel fondale del mare di Paola il San Francesco degli Abissi. Inoltre, la capitaneria di Porto dovrebbe avere individuato la nave che ha provocato il danno in maniera colposa, sradicando dal fondale la statua con le sue grosse reti e portandola alla distanza dove ritrovata e lasciata cadere giù. Si tratta di un illecito non perseguibile penalmente, che comporterà ovviamente un risarcimento. La Procura della Repubblica di Paola, pertanto, archivierà presto l’inchiesta penale.
L’idea di collocare la maestosa opera in bronzo nelle acque antistanti il litorale paolano partì da un ragazzino non vedente, durante uno dei numerosi raduni promossi dal centro Subacqueo paolano, per far vivere ai diversamente abili le bellezze del mare. Il bambino, toccando la statua sul lungomare di Paola, espresse il desiderio di toccarne una nel fondale. Da qui l’idea di realizzare l’opera in bronzo, alta due metri, condivisa dal centro Subacqueo di Piero Greco e sposata dall’amministrazione comunale, che venne posizionata sul fondale nel novembre del 2007.
* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 19.01.2012
Paola, la scomparsa della statua di San Francesco non è un furto
La Capitaneria ha individuato una nave sospetta che aveva chiesto le coordinate. I sub dei carabinieri propendono per la rimozione accidentale *
L’ipotesi del furto della statua sottomarina di San Francesco di Paola, appare sempre più remota. I carabinieri subacquei di Messina hanno indagato sul luogo dove è stata impiantata il 25 novembre 2007 la statua di San Francesco di Paola degli Abissi, sparita a fine dicembre. I sommozzatori dell’Arma hanno rilevato, in base a tracce e indizi vari raccolti, che il monumento sottomarino è stato sradicato con violenza dal fondale insieme al suo piedistallo.
Uno stato di cose che lascia immaginare l’opera accidentale della rete a strascico di un peschereccio di grosse dimensioni, che ha rimosso bruscamente la statua. Una ricostruzione supportata dal fatto che eventuali ladri avrebbero tentato di svitare l’imponente scultura bronzea dal piedistallo, che invece non si trova, lasciando prevedere che sia rimasto attaccato ai piedi dell’opera. Il battello da pesca si sarebbe dunque portato a circa un chilometro dalla riva, dove si trovava il monumento, dopo aver chiesto le coordinate dello stesso alla Capitaneria, o forse a danno compiuto per capire il motivo del brusco rallentamento della corsa. Avrebbe quindi lasciato una traccia.
L’intenzione dell’equipaggio era di effettuare la pesca a strascico in zona vietata, a 29 metri di batimetria, che per legge deve essere invece minimo 50. Il gigantesco sacco legato a cavi d’acciaio passando sulla zona avrebbero letteralmente sradicato la scultura dal fondale e il suo piedistallo, che poi si sarebbero impigliati tra i fili metallici. A questo punto, secondo la ricostruzione più attendibile, per reazione la nave ha arrestato la sua corsa e con i suoi potenti verricelli tentava di tirare in barca la rete e il suo pesante carico. A filo d’acqua l’equipaggio ha potuto notare il San Francesco, decidendo di rimettere in moto la nave e di allontanarsi con il sacco ancora in acqua. Pertanto durante la traversata nel punto incognito dell’abbandono le reti non solcavano il fondale. Il monumento sarebbe stato poi abbandonato nei paraggi. Ma le ricerche non hanno finora sortito gli effetti sperati.
Dal canto suo la Capitaneria di porto ha individuato la nave sospetta, quella che aveva chiesto le coordinate del San Francesco attraversando lo specchio d’acqua del litorale paolano. Non resta che attendere gli sviluppi dell’indagine coordinata dalla Procura di Paola. Gli eventuali responsabili, se non si saranno appropriati della statua, dovranno rispondere di danneggiamento colposo, un illecito civile e non un reato perseguibile penalmente.
* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 11/01/2012:
http://www.ilquotidianoweb.it/it/calabria/cosenza_paola_statua_sottomarina_san_francesco_non_furto_scomparsa_sub_ricerche_5649.html
Paola, il giallo della statua di S. Francesco scomparsa in mare
Ancora nessuna novità per quanto riguarda le ricerche della statua sottomarina di San Francesco di Paola, sparita dal fondo del mare paolano negli ultimi giorni dell’anno *
Proseguono incessantemente le ricerche, condotte principalmente dal Gruppo Subacqueo Paolano, in collaborazione con le flottiglie di pescherecci del tirreno cosentino, per ritrovare la statua sottomarina di San Francesco di Paola, sparita dal fondo del mare paolano negli ultimi giorni del 2011. Le ricerche sono state effettuate anche ieri e dovrebbero continuare sia oggi omeriggio di oggi che domani mattina. L’ipotesi più accreditata è che il manufatto sia stato trascinato via nelle reti di un grosso peschereccio.
Intanto si scopre qualcosa di più del relitto che è stato rinvenuto al largo di Fuscaldo, nel corso delle ricerche per ritrovare la statua. «Secondo noi è un pezzo di una nave di fine ottocento, una nave da carico di cui si tramanda la storia dell’affondamento tra Guardia Piemontese e Fuscaldo», dice Piero Greco del Gruppo Subacqueo Paolano.
«Nel 2004 sulla spiaggia di Messinette di Fuscaldo furono trovati dei pezzi, che potrebbero essere della stessa nave. La nostra priorità è la ricerca della statua di San Francesco, ma appena possibile indagheremo anche sul relitto», conclude Greco. Ma c’è anche chi grida al miracolo sostenendo che forse proprio il Santo paolano, avrebbe voluto far ritrovare l’antica nave.
Paola. Proseguono le ricerche in mare per ritrovare la statua di San Francesco
Non è stato ancora accertato se a sradicare la statua dalla base sia stato un peschereccio. Meno accreditata l’ipotesi del furto, della testimone *
05/01/2012 Sono proseguite anche oggi oggi le ricerche del Gruppo Subacqueo Paolano, per tentare di ritrovare la statua sottomarina di San Francesco di Paola, scomparsa negli ultimi giorni dell’anno. Il mare non è troppo agitato e i sommozzatori si caleranno ancora, seguendo la pista secondo la quale la statua sarebbe stata strappata da un peschereccio di colore blu scuro, che avrebbe incrociato nell’area del litorale paolano tra il 28 e il 29 dicembre.
Le reti a strascico, utilizzate illegalmente, avrebbero sollevato dal fondo il manufatto, che potrebbe essere stato poi scaricato dalla nave più lontano, una volta che a bordo si erano accorti del danno arrecato. A sostenere questa tesi ci sarebbe una richiesta, effettuata via radio, alla Capitaneria di Porto.
Un peschereccio, che si sarebbe identificato e quindi sarebbe rintracciabile, avrebbe chiesto informazioni proprio sulla posizione della statua. Meno accreditata, a questo punto, l’ipotesi del furto, anche se c’è una testimone che avrebbe visto una statua di San Francesco di Paola transitare a bordo di un camion.
* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA: http://www.ilquotidianoweb.it/it/calabria/cosenza_paola_statua_san_francesco_ricerche_testimone_peschereccio_sradicata_fondali_4456.html
A cinquecento anni dalla morte del Santo
Potenzoni festeggia San Francesco di Paola
Oggi (domenica) a Potenzoni di Briatico è festa grande dedicata a San Francesco di Paola a cinquecento anni dalla morte del Santo. Per l’occasione una reliquia di un frammento d’osso del Santo è stata portata in chiesa assieme ad un antichissimo crocifisso. Nella preghiera stampata sul retro del santino, distribuito in questi giorni in chiesa, si legge testualmente: “O grande nostro protettore, S. Francesco di Paola, noi di Potenzoni siamo orgogliosi perché sei voluto venire a restare tra noi dopo il disastroso terremoto che ha distrutto la tua chiesa nel piccolo convento...” La scultura lignea che raffigura San Francesco di Paola che si venera a Potenzoni di Briatico a guardarla da vicino, così lucida, restaurata da poco, con la figura del santo che indossa degli strani alti zoccoli, sembra quasi non essere antica, invece è, realmente, una interessante e preziosa scultura del XVI secolo, vale a dire scolpita solo pochi anni dopo la morte di San Francesco. Il paese di Potenzoni, proprio grazie ad un grande convento del 1550, intitolato a San Nicola dei Minimi fondato da Padre Giovanni Schiavo da Tropea, conserva una delle prime immagini di San Francesco di Paola. I minimi di San Francesco di Paola, i cosiddetti “paolotti”, che gestivano questo antico convento, circuitarono attivamente a Potenzoni fino alla distruzione della struttura, avvenuta a causa del violento terremoto del 1783 che distrusse anche il vecchio abitato di Briatico. Ogni anno in ottobre a Potenzoni si festeggia in modo devozionale San Francesco di Paola, la chiesa di “Santa Maria di Potenzono”, ricordata già nell’elenco delle chiese del Feudo di Briatico del 1310, conserva ancora quella preziosa statua lignea di San Francesco di Paola proveniente dal “cummentu” a cui la gente è particolarmente legata da devozione popolare che è spontanea fede e religiosità profonda. San Francesco era nato a Paola il 27 marzo 1416, morì il 2 aprile 1507 a Plessis-les-Tours, vicino Tours in Francia dove fu sepolt o, era un Venerdì Santo ed aveva 91 anni e sei giorni. Già sei anni dopo papa Leone X nel 1513 lo proclamò beato e nel 1519 lo canonizzò; la sua tomba diventò meta di pellegrinaggi, finché nel 1562 fu profanata dagli Ugonotti che bruciarono il corpo; rimasero solo le ceneri e qualche pezzo d’osso. Queste reliquie subirono oltraggi anche durante la Rivoluzione Francese; nel 1803 fu ripristinato il culto. Dopo altre ripartizioni in varie chiese e conventi, esse furono riunite e dal 1935 e 1955 si trovano nel Santuario di Paola; dopo quasi cinque secoli il santo eremita ritornò nella sua Calabria di cui è patrono, come lo è di Paola e Cosenza. Quasi subito dopo la sua canonizzazione, furono erette in suo onore basiliche reali a Parigi, Torino, Palermo e Napoli e il suo culto si diffuse rapidamente nell’Italia Meridionale, ne è testimonianza l’afflusso continuo di pellegrini al suo Santuario, eretto fra i monti della costa calabra che sovrastano Paola, sui primi angusti e suggestivi ambi enti in cui visse e dove si sviluppò il suo Ordine dei ‘Minimi’.
Franco Vallone