La provocazione degli atei inglesi
"Arrestiamo il Papa come Pinochet" *
LONDRA - Far arrestare Benedetto XVI durante la futura visita in Gran Bretagna - in programma tra il 16 e 19 settembre - per «crimini contro l’umanità». È l’ultima provocazione di Richard Dawkins e Christopher Hitchens, intellettuali e militanti del movimento ateo britannico. I due hanno chiesto ad alcuni esperti di diritti umani di preparare l’accusa e chiedere l’incriminazione del Pontefice sulla base del presunto insabbiamento architettato per coprire le responsabilità della Chiesa Cattolica nello scandalo degli abusi sessuali ai danni di minori.
«Stiamo parlando di un uomo - ha detto Dawkins al Sunday Times - il cui primo impulso, quando i suoi preti vengono pizzicati con le braghe calate, è quello di coprire lo scandalo e condannare la giovane vittima al silenzio». «Quest’uomo - gli ha fatto eco Hitchens - non è né al di sopra né al di fuori della legge».
La coppia di intellettuali sostiene di poter sfruttare il medesimo principio usato per arrestare il dittatore cileno Augusto Pinochet durante la sua visita del 1998. In Gran Bretagna esistono precedenti illustri di questo tipo. L’anno passato, infatti, attivisti pro-palestinesi erano riusciti a ottenere l’emissione di un mandato di arresto ai danni dell’israeliana Tzipi Livni sulla base di sospetti crimini commessi durante il conflitto a Gaza del 2008-2009.
* la Repubblica 12.4.10
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Il papa vota repubblicano?
di Massimo Faggioli (Europa, 20 gennaio 2012)
Nella fase cruciale delle primarie, con il front-runner mormone Romney tallonato dai social conservatives spaccati tra i due candidati cattolici Gingrich e Santorum, papa Benedetto XVI ha rivolto un discorso di rara durezza ai vescovi statunitensi in visita ad limina. Il papa ha ricordato la specificità del ruolo della religione e della libertà religiosa in America, fondato su un «consenso morale» attorno al riconoscimento del valore della «legge naturale». Questa legge naturale ha sempre garantito in America non solo la libertà religiosa, ma anche la libertà di coscienza, in un ambiente storico-culturale che si muoveva nel quadro di quelli che il papa definisce «i valori ebraico-cristiani».
Tutto questo è sotto attacco, afferma il papa, a causa di forze culturali che mirano a seppellire non solo quel consenso morale e i valori ebraico-cristiani, ma anche la stessa libertà religiosa e la libertà di coscienza. «Il secolarismo radicale» e «l’individualismo estremo» tendono a stravolgere quel consenso sulla legge naturale tentando di avvocare nuovi diritti, come quelli all’aborto e al matrimonio omosessuale, che il papa contrappone agli «autentici diritti umani».
Il discorso del papa è stato scritto da chi conosce molto bene la situazione del cattolicesimo statunitense, tanto da usare parole-chiave che risalgono al vocabolario del “costituzionalismo cattolico americano” del gesuita John Courtney Murray (quello che contribuì a sdoganare politicamente il cattolicesimo americano, a far eleggere John F. Kennedy, e che per questo si guadagnò la celebre foto sulla copertina di Time del 12 dicembre 1960).
Le questioni di fondo che agitano il rapporto tra chiesa americana e cultura politica all’inizio del secolo XXI sono più ampie e complesse dell’eterna questione del diritto all’aborto. La chiesa americana si sente sotto attacco - tanto da aver creato recentemente una task force episcopale per la difesa della libertà religiosa - per nuovi problemi come quello del matrimonio omosessuale, che è ormai accettato dalla gran parte degli americani, anche dai cattolici delle giovani generazioni. Ma altre questioni sono più intricate, come la recente decisione dell’amministrazione federale americana e di alcuni stati di negare alle carità cattoliche fondi statali fino a quando le carità cattoliche non accettino di mettere in pratica integralmente le linee-guida del governo, che comprendono anche le pratiche contraccettive e abortive.
Su questo si inserisce la messa in pratica della riforma del sistema sanitario, che metterebbe fine ad alcune esenzioni di cui finora i datori di lavoro cattolici potevano godere: ad esempio, escludere dalle polizze di assicurazione sanitaria per i lavoratori delle università cattoliche i rimborsi per pratiche mediche «contrarie alla morale cattolica» ufficiale.
Nei recenti dibattiti i candidati repubblicani religiosi e social-conservatori (Gingrich, Santorum, e Perry) hanno accusato l’amministrazione Obama di aver «dichiarato guerra alla religione» in America e alla chiesa cattolica in particolare. Propaganda a parte, i cattolici liberal che votarono Obama e appoggiarono la sua riforma sanitaria ora chiedono alla Casa Bianca di ripristinare quelle tutele per la libertà di coscienza. Ma i cattolici americani sanno che l’idea del carattere “ebraicocristiano” dell’America nacque nella guerra fredda e che oggi è diventata, nel paese culturalmente e religiosamente più pluralista del mondo, una reliquia.
Gli americani non esiteranno a vedere nel discorso del papa un attacco all’amministrazione Obama, all’inizio di un anno elettorale in cui i cattolici saranno ancora una volta il voto in bilico tra repubblicani e democratici.
CORTE PENALE DELL’AJA
Vittime preti pedofili denunciano il Papa
"E’ colpevole di crimini contro l’umanità"
Clamorosa iniziativa dell’associazione Snap. "Benedetto XVI ha diretta e superiore responsabilità per gli stupri e le altre violenze sessuali commesse nel mondo" *
BRUXELLES - Un gruppo di associazioni delle vittime dei preti pedofili, la Snap (Survivors network of those abused by priests) e il Centro per i diritti costituzionali (Center for Costitutional Right) ha depositato oggi presso la Corte penale internazionale dell’Aja un ricorso in cui accusa il Papa e tre alti esponenti del Vaticano - il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano, e il prefetto della Congregazione della dottrina della fede, cardinale William Levada - di crimini contro l’umanità per la copertura dei reati commessi da prelati contro i minori. Sul suo sito l’associazione spiega di aver deciso questo "storico passo" per proteggere "tutti i bambini innocenti e gli adulti vulnerabili".
Nella denuncia si chiede alla Corte penale internazionale di "incriminare il Papa" per la sua "diretta e superiore responsabilità per i crimini contro l’umanità degli stupri e altre violenze sessuali commesse nel mondo". Nei prossimi giorni i responsabili della Snap lanceranno un tour in Europa per illustrare le loro accuse e sostenere la denuncia al Cpi, che si occupa di crimini di guerra e contro l’umanità.
I legali delle associazioni hanno presentato all’Aja un dossier di 80 pagine ed hanno spiegato che il ricorso alla Corte internazionale si è reso necessario "poiché le azioni legali condotte a livello nazionale non sono state sufficienti a impedire che gli abusi contro i minori continuassero". La denuncia, a quanto si è appreso, riguarda in particolare cinque casi di abusi sessuali avvenuti in Congo e negli Stati Uniti e commessi da prelati provenienti dal Belgio, dall’India e dagli Usa.
Sarà ora il procuratore generale della Corte, Louis Moreno-Ocampo, a dover decidere se accogliere o meno il ricorso andando incontro al rischio di sollevare un acceso quanto delicato dibattito sul ruolo e le competenze della Cpi. La speranza dei ricorrenti è che la Corte dell’Aja decida quanto meno di aprire un’indagine preliminare per verificare se il caso rientra sotto la sua giurisdizione. La Corte penale internazionale, organismo indipendente dall’Onu, è diventata operativa il primo luglio de 2002 e, in base al trattato costitutivo sottoscritto a Roma, viene chiamata a giudicare i presunti responsabili di crimini contro l’umanità e i genocidi. L’ultima iniziativa partita della Corte è stato il mandato d’arresto emesso nei confronti di Muammar Gheddafi.
Il primo commento all’iniziativa da parte Vaticana è arrivato da Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e prefetto emerito di Propaganda Fide. "Qui c’è, dobbiamo dirlo molto concretamente, il solito tentativo anti-cattolico che tende in qualche maniera ad offuscare un’immagine che, dal punto di vista umano, è quanto di più prestigioso abbiamo nella nostra società", ha affermato il cardinale.
* la Repubblica, 13 settembre 2011
Il «giusto posto» del credo religioso nel processo politico al centro della riflessione del Papa nella Westminster Hall di Londra.
Il modello: Tommaso Moro, lo statista che nel primato di Dio seppe radicare la sua libertà di coscienza e la dedizione al bene comune
«Dall’alleanza fede-ragione un’etica per la democrazia»
la sfida
Il processo democratico è fragile se i «principi morali» che lo sostengono si basano soltanto sul consenso sociale. È questa la «sfida reale» che Ratzinger ha additato rivolgendosi, ieri in Parlamento, al corpo diplomatico e agli esponenti della cultura, della società civile e dell’economia
Pubblichiamo il testo integrale del discorso pronunciato ieri pomeriggio da Benedetto XVI nella Westminster Hall di Londra all’incontro con gli esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con i leader religiosi. (AVVENIRE, 18.09.2010)
Signor presidente,
la ringrazio per le parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome di questa distinta assemblea. Nel rivolgermi a voi, sono consapevole del privilegio che mi è concesso di parlare al popolo britannico e ai suoi rappresentanti nella Westminster Hall, un edificio che ha un significato unico nella storia civile e politica degli abitanti di queste Isole.
Permettetemi di manifestare la mia stima per il Parlamento, che da secoli ha sede in questo luogo e che ha avuto un’influenza così profonda sullo sviluppo di forme di governo partecipative nel mondo, specialmente nel Commonwealth e più in generale nei Paesi di lingua inglese. La vostra tradizione di «common law» costituisce la base del sistema legale in molte nazioni, e la vostra particolare visione dei rispettivi diritti e doveri dello Stato e del singolo cittadino, e della separazione dei poteri, rimane come fonte di ispirazione per molti nel mondo.
Mentre parlo a voi in questo luogo storico, penso agli innumerevoli uomini e donne che lungo i secoli hanno svolto la loro parte in importanti eventi che hanno avuto luogo tra queste mura e hanno segnato la vita di molte generazione di britannici e di altri popoli.
In particolare, vorrei ricordare la figura di san Tommaso Moro, il grande studioso e statista inglese, ammirato da credenti e non credenti per l’integrità con cui fu capace di seguire la propria coscienza, anche a costo di dispiacere al sovrano, di cui era «buon servitore», poiché aveva scelto di servire Dio per primo. Il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili, la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio, mi offre l’opportunità di riflettere brevemente con voi sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico.
La tradizione parlamentare di questo Paese deve molto al senso istintivo di moderazione presente nella nazione, al desiderio di raggiungere un giusto equilibrio tra le legittime esigenze del potere dello Stato e i diritti di coloro che gli sono soggetti. Se da un lato, nella vostra storia, sono stati compiuti a più riprese dei passi decisivi per porre dei limiti all’esercizio del potere, dall’altro le istituzioni politiche della nazione sono state in grado di evolvere all’interno di un notevole grado di stabilità. In tale processo storico, la Gran Bretagna è emersa come una democrazia pluralista, che attribuisce un grande valore alla libertà di espressione, alla libertà di affiliazione politica e al rispetto dello Stato di diritto, con un forte senso dei diritti e doveri dei singoli, e dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
La dottrina sociale cattolica, pur formulata in un linguaggio diverso, ha molto in comune con un tale approccio, se si considera la sua fondamentale preoccupazione per la salvaguardia della dignità di ogni singola persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, e la sua sottolineatura del dovere delle autorità civili di promuovere il bene comune. E , in verità, le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro continuano a presentarsi, in termini sempre nuovi, con il mutare delle condizioni sociali. Ogni generazione, mentre cerca di promuovere il bene comune, deve chiedersi sempre di nuovo: quali sono le esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai propri cittadini, e fin dove esse possono estendersi? A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali?
Queste questioni ci portano direttamente ai fondamenti etici del discorso civile. Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia.
L’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici è stata messa in tutta evidenza dalla recente crisi finanziaria globale. Vi è un vasto consenso sul fatto che la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo. Così come «ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale» ( Caritas in veritate, 37 ), analogamente, nel campo politico, la dimensione morale delle politiche attuate ha conseguenze di vasto raggio, che nessun governo può permettersi di ignorare.
Una positiva esemplificazione di ciò si può trovare in una delle conquiste particolarmente rimarchevoli del Parlamento britannico: l’abolizione del commercio degli schiavi. La campagna che portò a questa legislazione epocale, si basò su principi morali solidi, fondati sulla legge naturale, e ha costituito un contributo alla civilizzazione di cui questa nazione può essere giustamente orgogliosa.
La questione centrale in gioco, dunque, è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche? La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione. Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti - ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione - bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi.
Questo ruolo «correttivo» della religione nei confronti della ragione, tuttavia, non è sempre bene accolto, in parte poiché delle forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo, possono mostrarsi esse stesse causa di seri problemi sociali. E, a loro volta, queste distorsioni della religione emergono quando viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione all’interno della religione. È un processo che funziona nel doppio senso.
Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana. Fu questo uso distorto della ragione, in fin dei conti, che diede origine al commercio degli schiavi e poi a molti altri mali sociali, non da ultimo le ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Per questo vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della fede - il mondo della secolarità razionale e il mondo del credo religioso - hanno bisogno l’uno dell’altro e non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà.
La religione, in altre parole, per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione. In tale contesto, non posso che esprimere la mia preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore.
Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che - paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni - ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza.
Questi sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica. Vorrei pertanto invitare tutti voi, ciascuno nelle rispettive sfere di influenza, a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale.
La vostra disponibilità in questo senso si è già manifestata nell’invito senza precedenti che mi avete rivolto oggi, e trova espressione in quei settori di interesse nei quali il vostro Governo si è impegnato insieme alla Santa Sede.
Nel campo della pace, vi sono stati degli scambi circa l’elaborazione di un trattato internazionale sul commercio di armi; circa i diritti umani, la Santa Sede e il Regno Unito hanno visto positivamente il diffondersi della democrazia, specialmente negli ultimi 65 anni; nel campo dello sviluppo, vi è stata collaborazione nella remissione del debito, nel commercio equo e nel finanziamento allo sviluppo, in particolare attraverso la International Finance Facility, l’ International Immunization Bond e l’Advanced Market Commitment .
La Santa Sede è inoltre desiderosa di ricercare, con il Regno Unito, nuove strade per promuovere la responsabilità ambientale, a beneficio di tutti. Noto inoltre che l’attuale Governo si è impegnato a devolvere entro il 2013 lo 0,7% del reddito nazionale in favore degli aiuti allo sviluppo. È stato incoraggiante, negli ultimi anni, notare i segni positivi di una crescita della solidarietà verso i poveri che riguarda tutto il mondo.
Ma per tradurre questa solidarietà in azione effettiva c’è bisogno di idee nuove, che migliorino le condizioni di vita in aree importanti quali la produzione del cibo, la pulizia dell’acqua, la creazione di posti di lavoro, la formazione, l’aiuto alle famiglie, specialmente dei migranti, e i servizi sanitari di base. Quando è in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve: in verità, il mondo è stato testimone delle vaste risorse che i governi sono in grado di raccogliere per salvare istituzioni finanziarie ritenute «troppo grandi per fallire». Certamente lo sviluppo integrale dei popoli della terra non è meno importante: è un’impresa degna dell’attenzione del mondo, veramente «troppo grande per fallire».
Questo sguardo generale alla cooperazione recente tra Regno Unito e Santa Sede mostra bene quanto progresso sia stato fatto negli anni trascorsi dallo stabilimento di relazioni diplomatiche bilaterali, in favore della promozione nel mondo dei molti valori di fondo che condividiamo. Spero e prego che questa relazione continuerà a portare frutto e che si rifletterà in una crescente accettazione della necessità di dialogo e rispetto, a tutti i livelli della società, tra il mondo della ragione ed il mondo della fede.
Sono certo che anche in questo Paese vi sono molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini, in armonia con la storica pratica di questo Parlamento di invocare la guida dello Spirito su quanti cercano di migliorare le condizioni di vita di tutto il genere umano.
Affinché questa cooperazione sia possibile, le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa. In questo modo potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di associazione.
Gli angeli che ci guardano dalla magnifica volta di questa antica Sala ci ricordano la lunga tradizione da cui il Parlamento britannico si è sviluppato. Essi ci ricordano che Dio vigila costantemente su di noi, per guidarci e proteggerci. Ed essi ci chiamano a riconoscere il contributo vitale che il credo religioso ha reso e può continuare a rendere alla vita della nazione.
Signor presidente, la ringrazio ancora per questa opportunità di rivolgermi brevemente a questo distinto uditorio. Mi permetta di assicurare a lei e al signor presidente della Camera dei Lord i miei auguri e la mia costante preghiera per voi e per il fruttuoso lavoro di entrambe le Camere di questo antico Parlamento. Grazie, e Dio vi benedica tutti!
Benedetto XVI
VIAGGIO NEL REGNO UNITO
Papa: "Le vittime dei pedofili
hanno sofferto come i martiri"
Nell’omelia a Westminster il Pontefice ha ricordato i cattolici perseguitati dagli anglicani, e li ha paragonati alle persone che hanno subito abusi sessuali da parte dei sacerdoti. Protesta ad Hyde Park di atei, gay e militanti pro-aborto *
LONDRA - Le "immense sofferenze" causate dai preti pedofili alle loro vittime fanno parte delle "prove e tribolazioni" che ci sono "nella vita della Chiesa" tra cui quelle dei "martiri di ogni tempo". Lo ha affermato Benedetto XVI nell’omelia della messa nella cattedrale di Westminster, a Londra. Il Papa ha parlato delle vittime della persecuzione anglicana, a partire dal fondatore della chiesa britannica, Enrico VIII, fino a Carlo II Stuart. Ma poi ha tracciato il parallelo con le vittime dei preti pedofili: anche loro hanno sofferto, e anche molto, proprio come i martiri perseguitati perché difendevano il cattolicesimo contro la nuova confessione religiosa voluta dal sovrano britannico che aveva cercato invano di ottenere dal Papa il divorzio dalla prima moglie.
Benedetto XVI ha iniziato stamane la giornata a Londra con il colloquio, nel palazzo arcivescovo le di Westminster, con il premier britannico David Cameron. Il Pontefice incontrarè successivamente il vice primo ministro, il liberale Nick Clegg e la leader dell’opposizione la laburista Harriet Harman. Dopo la messa a Westminster, il papa saluterà circa 2500 bambini riuniti nella piazza della cattedrale e terrà nel pomeriggio una preghiera a Hyde Park per la beatificazione del cardinale britannico John Henry Newman.
Ma proprio ad Hyde Park intanto migliaia di persone di sono riunite per protestare contro il Pontefice alla luce degli scandali sulla pedofilia. Atei, gay e pro-abortisti, hanno iniziato partendo da Hyde Park a sfilare per l strade di Londra per protestare per la visita del Papa. Dopo le minacce e i fermi di ieri la sicurezza per la città è i massimi livelli. La squadra anti-terrorista ha arrestato i sei uomini fermati ieri 1.
L’omelia a Westminster. Parlando delle "prove e tribolazioni" nella vita della Chiesa, tra cui quelle dei "martiri di ogni tempo" e dei "nostri fratelli e sorelle nel mondo, che ancora oggi soffrono discriminazione e persecuzioni per la loro fede cristiana", il Papa ha detto di pensare "anche alle immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri".
"Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini - ha continuato -, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite".
"Riconosco anche, con voi - ha aggiunto -, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani".
"Esprimo la mia gratitudine - ha concluso - per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti".
Tra i martiri, Benedetto XVI ha voluto ricordare però ricordare in particolare - nella messa celebrata con i vescovi inglesi nella Cattedrale di Westminster - i cattolici che "in Inghilterra difesero strenuamente la messa, sovente a caro prezzo, dando vita a quella devozione alla Santissima Eucaristia che è stata una caratteristica del cattolicesimo in queste terre".
La storia delle persecuzioni anticattoliche in Inghilterra, Scozia, Galles, parte dal 1535 e arriva al 1681, l’arco temporale che va da Enrico VIII a Carlo II Stuart. Morirono, in 150 anni di persecuzione, migliaia di cattolici inglesi: i primi il 4 maggio e il 15 giugno 1535, furono 19 monaci certosini, impiccati nel tristemente famoso Tyburn di Londra, l’ultima vittima fu l’arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda Oliviero Plunkett, giustiziato a Londra l’11 luglio 1681. Nel 1874 l’arcivescovo di Westminster inviò a Roma un elenco di 360 nomi con le prove per ognuno di loro. A partire dal 1886 iniziarono le canonizzazioni, una quarantina sono stati anche canonizzati da Paolo VI nel 1970, tra i quali dieci gesuiti.
* la Repubblica, 18 settembre 2010
Menzogne papali
di Pietro Ancona *
Il Papa in Inghilterra continua la sua campagna contro il secolo, contro l’ateismo ed il relativismo. Falsifica con disinvoltura la storia sostenendo che il nazismo era ateo o addirittura parlando di ateismo nazista come se la sostanza più importante del regime nazista fosse l’ateismo. Cosa del tutto falsa come potrebbe testimoniare egli stesso che bazzicò nella sua primissima giovinezza la Hitler Jugend. La Chiesa Cattolica ebbe ottimi rapporti con il nazismo e con il fascismo con i quali stipulò concordati tuttora in vigore, concordati che limitano fortemente la laicità degli Stati e le attribuiscono particolari privilegi . In Italia, oggi, mentre duecentomila insegnanti sono in lista per essere licenziati, gli insegnanti di religione, selezionati dai Vescovi, sono aumentati a 26 mila e sono intoccabili.
Il concordato con la Germania costituì un successo diplomatico e politico importante per Hitler e per il nazismo e costituì il primo riconoscimento internazionale, del terribile regime totalitario. Nel 1934 i nazisti avevano già fatto in Germania una sorta di orribile pulizia etnica di tutte le opposizioni assassinando comunisti, socialisti e quanti sentissero come possibili oppositori. Non solo la Chiesa Cattolica fu alleata del nazismo durante il suo predominio sulla Germania ma lo fu anche dopo la liberazione.
Moltissimi gerarchi di Hitler raggiunsero l’America Latina con passaporti vaticani e vi si sistemarono con l’assistenza della Chiesa Cattolica. Tra questi criminali di guerra responsabili di orrori efferati. In effetti il nemico vero per la Chiesa non fu mai il nazismo o il fascismo ma il comunismo. L’URSS era considerata un pericolo mortale per l’Occidente ed il cristianesimo e subiva un assedio cominciato ancora prima della vittoria della Rivoluzione d’Ottobre. Il comunismo e gli ebrei erano i nemici veri della Chiesa anche se questi ultimi ritenuti meno importanti del comunismo che aveva addirittura un immenso Stato conquistato con la rivoluzione.
Ma, a parte tutto questo, l’ateismo non ha mai fatto alcunchè di male all’umanità come le religioni ed il loro dogmatismo ideologico. La Chiesa Cattolica per moltissimi secoli ha esercitato una dittatura di gran lunga più dura, crudele ed intollerante di quella degli stati islamici moderni. La tortura ed il rogo erano le vie per le quali venivano purificate ed inviate a Dio le anime dei miscredenti e financo di coloro che avevano manifestato qualche dubbio. L’ateismo non ha mai fatto del male e gli atei sono stati tra le menti più aperte ed illuminate della cultura.
Papa Ratzinger attacca l’ateismo ed il relativismo per dare concretezza al Maligno al quale crede e cerca di far credere al popolo dei suoi fedeli. Fa naturalmente politica e questo nemico, questo baubau gli serve per aumentare la sua pressione sugli Stati e sul mondo. Ha un disegno di evangelizzazione, cioè di dominazione su tutto il mondo che è la faccia religiosa dell’imperialismo americano. Questi installano basi militari e nucleari in quasi tutto il pianeta mentre il Vaticano installa le sue Chiese.
Molta parte dell’otto per mille che raccoglie in Italia e delle ricchezze che raccoglie in tutta Europa servono a finanziare questo programma permanente di colonizzazione religiosa. Gli eserciti che occupano l’Iraq e l’Afghanistan sono stati benedetti dai dignitari della Chiesa e talune Chiese Cristiane fondamentaliste danno una connotazione religiosa alle guerre contro i popoli musulmani.
Per la Chiesa il tempo non passa mai e tutto è sempre presente alla sua memoria. Questo viaggio in Inghilterra magari vorrebbe ripigliarne il filo dopo la sconfitta dei partito papista e la decapitazione di Maria Stuarda. Da Enrico VIII ad Elisabetta II sono trascorsi quattro secoli ma il Potere Papale non rinunzia mai a ricominciare da dove è stato sconfitto. Le sue sconfitte non sono accettate come definitive ma come momenti, passaggi che si possono recuperare. Anche verso la Chiesa Ortodossa e la Russia c’è lo stesso atteggiamento. Il proselitismo, il tagliare l’erba del vicino, l’affermazione della propria primazia ed unicità non vengono mai dismessi per un atteggiamento di reale accettazione del diverso, di colui il quale ha fatto un percorso diverso.
Il mondo contemporaneo subisce l’anomalia di una Chiesa che é anche Stato, uno Stato che interviene in tutte le vicende internazionali. Questa anomalia é stata creata dal fascismo nel 1929. Un cristianesimo senza Stato sarebbe certamente preferibile ad una religione che si impone ai Parlamenti e ne condiziona le scelte.
Infine mi pare di poter dire che non c’é alcun pentimento vero, alcuna autocritica per il terribile cancro della pedofilia che affligge la Chiesa cattolica. Mi pare di notare più fastidio e più voglia di minimizzare e accantonare che altro. Non risulta infatti nessuna seria misura spomtanea e interna alla Chiesa sulla pedofilia. Il effetti non credo che venga riconosciuta dalla gerarchia come un crimine.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
Arrestare il Papa in Gran Bretagna?
di Piergiorgio Odifreddi *
Ieri Benedetto XVI è arrivato in Gran Bretagna, e ha potuto iniziare la sua visita senza essere arrestato all’aeroporto. La cosa non era così scontata, visto che la richiesta del suo arresto “per crimini contro l’umanità” era stata annunciata l’11 aprile scorso da Richard Dawkins e Christopher Hitchens, autori dei due best seller antireligiosi L’illusione di Dio (Mondadori, 2007) e Dio non è grande (Einaudi, 2007).
L’idea era di sfruttare lo stesso principio che aveva permesso di arrestare l’ex dittatore cileno Augusto Pinochet a Londra, nell’ottobre 1998, sulla base del principio generale della giurisdizione universale, e di una sentenza particolare emessa dal giudice spagnolo Baltasar Garzòn. Nel caso del dittatore, l’accusa era di violazione dei diritti umani. In quello del papa, la copertura della pedofilia ecclesiastica.
Ovviamente, mettere le mani sui potenti della terra non è facile. Pinochet rimase agli arresti domiciliari per sedici mesi, ma fu liberato nel marzo 2000. Tornato in Cile, dopo lunghe battaglie legali tornò agli arresti domiciliari nel dicembre 2004 e vi rimase fino alla morte, due anni dopo. Come si può immaginare, una delle obiezioni che i suoi avvocati avevano opposto al suo arresto era l’immunità dovuta ai capi di stato e ai senatori a vita.
Per chi non lo sapesse, questo stesso argomento è stato il motivo per cui il ministero della Giustizia statunitense chiese e ottenne, il 26 settembre 2005, di archiviare la pratica aperta contro l’allora cardinale Joseph Ratzinger dalla Corte distrettuale della contea di Harris in Texas, agli inizi di quello stesso anno, per connivenza nei reati di pedofilia e ostruzione alle indagini. La giustificazione del ministero fu che, essendo nel frattempo il cardinale diventato papa, il procedimento era “incompatibile con gli interessi della politica estera degli Stati Uniti”.
Come si vede, la pretesa immunità giudiziaria che Berlusconi rivendica per sé, ha altisonanti precedenti. Ma mentre delle sue beghe giudiziarie si è parlato fino alla nausea, su quelle della Chiesa e del papa si è taciuto fin che si è potuto. In Italia, almeno, non si sono sentiti che mormorii e sussurri, fino alla famosa puntata di Anno zero del 31 maggio 2007 sulla pedofilia ecclesiastica, la cui messa in onda si cercò in tutti i modi di impedire, e a cui ebbi anch’io la ventura di partecipare.
In realtà, lo scandalo era vecchio di decenni. Già nel 1995 aveva dovuto dimettersi il cardinale Hans Hermann Groër di Vienna, per ripetute accuse di molestia sessuale. Lo scorso maggio il cardinal Cristhoph Schönborn, successore di Groër e allievo prediletto di Ratzinger, ha cercato di addossare le colpe della copertura di questo caso al cardinal Angelo Sodano, Segretario di Stato sotto Giovanni Paolo II, invece che a Ratzinger stesso, all’epoca prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma, in un bel volare di paramenti, è stato zittito da Sodano e dallo stesso Ratzinger.
Correttamente, perché è proprio quest’ultimo che, il 18 maggio 2001, indirizzò ai vescovi di tutto il mondo una lettera in cui confermava ufficialmente che la disposizione segreta Crimen sollicitationis, emessa nel 1962 dal suo predecessore in quella che allora si chiamava ancora Congregazione del Santo Uffizio, era tuttora in vigore. Questa disposizione ordinava di mantenere un segreto totale sugli abusi sessuali commessi dai preti, compresi i nomi delle vittime, pena la scomunica.
E’ grazie a questa lettera che Ratzinger fu indagato in Texas nel 2005, per la sua copertura dei crimini sessuali ecclesiastici. Ora che lo scandalo è scoppiato in tutto il mondo, e che ha già mandato in bancarotta varie diocesi statunitensi per i risarcimenti alle vittime, Benedetto XVI sta correndo tardivamente e timidamente ai ripari. Lui stesso ha confessato, appena arrivato in Gran Bretagna, che “sui preti pedofili non abbiamo vigilato”.
Queste parole saranno gradite agli inglesi, che adorano l’understatement. Ma la verità è che in Vaticano e nella Chiesa c’è stata una colossale operazione di copertura e di connivenza, in cui lo stesso Ratzinger ha giocato la sua bella (anzi, brutta) parte. Naturalmente, non c’è da sperare che verrà veramente arrestato. Ma sarebbe ora che i potenti della terra, e gli impotenti della nostra nazione, smettessero almeno di genufletterglisi di fronte, e di pendere dalle sue labbra quando pontifica di etica e di spiritualità.
* IL NON-SENSO DELLA VITA blog di Piergiorgio Odifreddi, 17 set 2010
IL CASO
Hawking: "Vi spiego perché
non è stato Dio a creare l’universo"
La teoria nel nuovo libro dello scienziato: "Il Big Bang deriva solo dalle leggi della fisica". Molte reazioni dei teologi, dopo questo annuncio, alla vigilia della visita del Papa
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI *
LONDRA - L’universo ha bisogno di un Creatore? "No". La perentoria risposta arriva dal professor Stephen Hawking, l’astrofisico più famoso del mondo, considerato da molti l’erede di Newton, del quale ha per così dire ereditato la prestigiosa cattedra all’università di Cambridge. In un nuovo libro che esce in questi giorni, l’autore del best-seller internazionale Dal Big Bang ai buchi neri sostiene, sulla base di nuove teorie, che "l’universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio a crearlo".
La sua affermazione occupava ieri tutta la prima pagina del Times di Londra, come una sfida, l’ennesima, della scienza alla religione. "Così come Darwin ha smentito l’esistenza di Dio con la sua teoria sull’evoluzione biologica della nostra specie", commenta Richard Dawkins, biologo difensore dell’ateismo, "adesso Hawking la nega anche dal punto di vista della fisica". Nel suo libro più famoso, l’astrofisico aveva cercato di spiegare che cosa accadeva "prima" del Big Bang, ossia prima che nascesse il tempo, lasciando il quesito irrisolto. Il capitolo conclusivo conteneva un ragionamento che alcuni interpretarono come l’idea che Dio non fosse incompatibile con una comprensione scientifica dell’universo: scoprire cosa c’era prima Big Bang, arrivare a una "completa teoria" dell’universo - scriveva Hawking - "sarebbe il più grande trionfo della ragione umana, perché a quel punto conosceremmo la mente di Dio".
Ma nella sua nuova opera, intitolata The Grand Design (Il grande disegno o progetto) e scritta insieme al fisico americano Leonard Mlodinow, lo scienziato offre la risposta: anziché essere un evento improbabile, spiegabile soltanto con un intervento divino, il Big Bang fu "una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica". Scrive Hawking: "Poiché esiste una legge come la gravità, l’universo può essersi e si è creato da solo, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui c’è qualcosa invece del nulla, il motivo per cui esiste l’universo, per cui esistiamo noi". Nel libro, lo studioso predice inoltre che la fisica è vicina a formulare "una teoria del tutto", una serie di equazioni che possono interamente spiegare le proprietà della natura, la scoperta considerata il Santo Graal della fisica dai tempi di Einstein.
E’ tuttavia la sua asserzione che Dio non ha creato l’universo, e dunque non esiste, a suscitare eco e polemiche. "Se uno ha fede", osserva il professor George Ellis, docente di teologia alla University of Cape Town, "continuerà a credere che sia stato Dio a creare la Terra, l’Universo o perlomeno ad accendere la luce, a innescare il meccanismo che ha messo tutto in moto, prima del Big Bang o del presunto nulla che lo ha preceduto". Ma il campo dell’ateismo accoglie la pubblicazione del libro di Hawking come una vittoria della ragione e della scienza, da celebrare a due settimane dalla visita in Inghilterra di papa Benedetto XVI, che non sarà per niente d’accordo con Hawking.
Nel nuovo libro, l’astrofisico rivela che il riferimento alla "mente di Dio" nel suo precedente volume sul Big Bang era stato male interpretato. Hawking non ha mai creduto che scienza e religione fossero conciliabili. "C’è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull’autorità, e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento", conclude. "E la scienza vincerà perché funziona".
* la Repubblica, 03 settembre 2010
RATZINGER ’A SCUOLA’ DEL VISIONARIO SWEDENBORG. Una nota di Leonard Boff e una di Immanuel Kant
«Il grande disegno» esce a pochi giorni dalla visita del Papa a Londra
La controversa tesi nell’ultimo libro. Cacciari: illogico
di Dario Fertilio (Corriere della Sera, 03.09.2010)
In principio era il caos, sostiene Stephen Hawking. E di Dio, nessuna traccia. Parole grosse che, trattandosi di uno dei massimi astrofisici viventi, fanno boom. Tanto più che proprio lui, uno degli scienziati più famosi al mondo, condannato all’immobilità e privo della parola per un’atrofia muscolare progressiva, teorico delle stringhe e dei buchi neri, in un suo libro precedente ( Breve storia del tempo, pubblicato in Italia dalla Bur Rizzoli) aveva lasciato invece una porta socchiusa ai creazionisti, sostenendo che la presenza di Dio non sarebbe incompatibile, in sé, con un approccio scientifico all’universo.
Ma questa voltano : The Grand Design, «Il grande disegno», scritto con il fisico americano Leonard Mlodinow, in 200 pagine serrate e anche immaginifiche si spinge abbastanza lontano da ipotizzare la presenza di altri universi abitati, per poi giungere all’apodittica conclusione che il Big Bang sarebbe una «inevitabile conseguenza delle leggi della fisica», e che l’intervento di una mano creatrice sarebbe decisamente da escludere. Più precisamente, alla domanda che Hawking si pone da sé, «l’universo ha avuto bisogno di un creatore?», la risposta è chiara e incontrovertibile: no. E perché no? «Perché c’è una legge che si chiama gravità, e l’Universo può e continuerà a crearsi da sé, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui qualcosa esiste piuttosto che il nulla, per cui l’Universo esiste, e noi stessi esistiamo». Punto. Per il grande Stephen Hawking, in pensione da un anno e già sulla cattedra occupata da Newton, la questione è chiusa.
In Gran Bretagna le sue conclusioni finiscono ovviamente in prima pagina - cominciando dal «Times» - tanto più che l’uscita del libro (giovedì prossimo) cade appena una settimana prima della visita di papa Ratzinger al di là della Manica.
Subito reazioni positive da Richard Dawkins, il biologo dichiaratamente ateo, che saluta l ’ est ensione al - l’universo delle teorie darwiniane sugli esseri viventi. Altrove, però, e cominciando dall’Italia, prevalgono invece, in varie gradazioni: perplessità, scetticismo, imbarazzo.
Il filosofo della scienza Giulio Giorello, ad esempio, ammette che l’idea di una creazione dal vuoto, «per effetto di una fluttuazione casuale rapidissima e molto energetica», è materia dibattuta dai cosmologi quantisti, anzi «l’ipotesi di una creazione senza creatore la si può ritrovare persino tra le pieghe della filosofia indiana». Una cosa però, sottolinea, è «fare a meno di Dio come creatore agente dall’esterno, un’altra parlarne come forza intrinseca alla natura, sulle orme di Giordano Bruno e Spinoza». Inoltre, a suo giudizio, «il bisogno di Dio non è basato sulla cosmologia, e la grazia è una scintilla nel buio. D’altra parte la scienz a prescindetot a l mente da Dio».
Più netto, e quasi sprezzante verso Hawking, un altro filosofo, Massimo Cacciari: «Nulla è più assurdo e antiscientifico di pretendere che un linguaggio specialistico fornisca risposte universali. È una contraddizione logica, quella di Hawking, che ha qualcosa di comico e non va nemmeno presa in considerazione. Meglio avrebbe fatto a leggersi la "Dialettica trascendentale" di Kant».
Più articolati, ma di fatto consonanti, i pareri del mondo scientifico. Tommaso Maccacaro, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica, analizza i punti principali della teoria di Hawking ( presenza di altri sistemi solari simili al nostro, di altri possibili universi, l’idea che si possa raggiungere un equilibrio fra la teoria quantistica del mondo subatomico e quella della gravità) e conclude: «Nessuno di questi punti può servire come base per una discussione su Dio, perché le cose sono totalmente disgiunte. Mi sembrano affermazioni talmente irrazionali da far sì che qualsiasi teologo ne possa fare un solo boccone». E il biologo evoluzionista Telmo Pievani: «Sulla teoria fisica delle stringhe, invocata da Hawking non c’è affatto consenso. Se invece parliamo di evoluzionismo, certo, il processo della vitavnon sembra procedere secondo un progetto. Ma da qui a dimostrare che un’entità sovrannaturale non esiste ce ne corre. E se anche riuscissimo a conoscere i pensieri di Dio, questo non proverebbe che Lui non esiste».
Reso noto il programma del viaggio che si svolgerà dal 16 al 19 settembre
Il Papa nel Regno Unito per beatificare John Henry Newman
A un mese dal suo inizio, sono stati messi a punto gli ultimi dettagli della prossima visita del Papa nel Regno Unito. Il programma definitivo reso noto mercoledì 18 agosto dalla Sala Stampa della Santa Sede conferma quello già anticipato nelle settimane scorse, offrendo gli orari e le tappe dell’itinerario del Pontefice nelle quattro giornate - da giovedì 16 a domenica 19 settembre - che egli trascorrerà in Gran Bretagna.
Nel suo diciassettesimo viaggio internazionale, che avrà come tema Cor ad cor loquitur, "Il cuore parla al cuore" - ispirato al motto cardinalizio di John Henry Newman - Benedetto XVI visiterà quattro città: Edimburgo, Glasgow, Londra e Birmingham. Sedici in tutto i discorsi previsti, comprese omelie e saluti. "Il programma è molto ricco, intenso, articolato" ha commentato il direttore della Sala Stampa, il gesuita Federico Lombardi, presentando ai microfoni della Radio Vaticana i momenti più importanti della visita. A cominciare dall’incontro con la regina Elisabetta ii, in programma nella mattina di giovedì 16.
Il Papa - che partirà dall’aeroporto di Roma Ciampino poco dopo le 8 - giungerà intorno alle 10.30 allo scalo internazionale di Edimburgo, dove avrà luogo l’accoglienza ufficiale. Quindi raggiungerà il palazzo reale di Holyroodhouse per la cerimonia di benvenuto. Successivamente la visita alla regina: un momento - ha sottolineato Lombardi - che "si attende con grande intensità ed emozione". Al termine, nel parco del palazzo reale, il Pontefice pronuncerà il primo discorso rivolgendosi alle autorità del Paese. La mattinata si concluderà con il pranzo nella residenza arcivescovile.
Nel pomeriggio di giovedì Benedetto XVI si trasferisce a Glasgow, dove presiede la prima messa del viaggio nel Bellahouston park. Sarà un momento di preghiera e di spiritualità molto importante per i cattolici del Paese, anche in considerazione del fatto che proprio quel giorno ricorre la festa di san Ninian, patrono ed evangelizzatore della Scozia. A conclusione della celebrazione, dall’aeroporto internazionale di Glasgow, il Papa partirà alla volta di Londra, dove giungerà in serata.
La successiva giornata di venerdì comincerà con la messa celebrata in privato dal Pontefice nella cappella della nunziatura apostolica a Wimbledon. Quindi, alle 10, l’incontro con il mondo dell’educazione cattolica del Paese, nella cappella e nel campo sportivo del Saint Mary’s university college, a Twickenham. Subito dopo, nella Waldegrave drawing room dello stesso college, Benedetto XVI rivolgerà un discorso ai capi e ai responsabili delle altre comunità religiose presenti nel Paese.
La visita all’arcivescovo di Canterbury, nel Lambeth palace, aprirà il pomeriggio di venerdì. Poco dopo le 17, il viaggio vivrà uno dei suoi momenti più significativi con l’incontro tra il Papa e gli esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale, i membri del corpo diplomatico e i leader religiosi, nella Westminster hall. Sarà un’occasione di riflessione per tutte le componenti più attive e autorevoli della società inglese, alle quali il Pontefice rivolgerà un discorso ad ampio raggio, che toccherà i temi più attuali della vita sociale e culturale del Regno Unito. Anche la successiva celebrazione ecumenica, che avrà luogo nella Westminster abbey, costituirà un momento importante di verifica e di dialogo nei rapporti tra la comunità cattolica e la comunione anglicana.
L’incontro con il primo ministro David Cameron, nel palazzo arcivescovile, sarà il primo di una serie di colloqui che Benedetto XVI avrà, nella mattina di sabato 18, con i maggiori esponenti politici inglesi. Dopo il premier il Papa vedrà il vice primo ministro Nick Clegg e il leader dell’opposizione. Alle 10 la messa del Pontefice nella cattedrale del Preziosissimo sangue di nostro Signore Gesù Cristo.
Nel pomeriggio, alle 17, dopo la visita alla casa di riposo St Peter’s residence, il momento centrale del viaggio - la beatificazione del cardinale Newman - avrà un prologo suggestivo nella veglia di preghiera che Benedetto XVI presiederà nell’Hyde park. Nel suo discorso il Papa anticiperà quelli che saranno i temi spirituali e pastorali dell’omelia del giorno successivo, domenica 19, quando - dopo essersi congedato dalla nunziatura apostolica - partirà in elicottero dal Wimbledon park alla volta dell’eliporto nei pressi del Cofton park di Rednal, a Birmingham, dove celebrerà la messa e proclamerà beato il grande pensatore e teologo.
La mattinata di domenica si conclude con la visita all’oratorio di San Filippo Neri, che sorge a Edgbaston, e il pranzo con i vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia, e con i membri del seguito papale nel refettorio della Francis Martin house dell’Oscott college. Agli stessi presuli Benedetto XVI rivolgerà un discorso nell’incontro previsto nel primo pomeriggio, prima di raggiungere l’aeroporto internazionale di Birmingham, dove avrà luogo la cerimonia di congedo. La partenza è prevista intorno alle 18.45, mentre l’arrivo allo scalo romano di Ciampino avverrà alle 22.30.
Il Regno Unito si prepara dunque ad accogliere Benedetto XVI a quasi trent’anni dalla precedente visita di Giovanni Paolo II, che si svolse dal 28 maggio al 6 giugno 1982. "I viaggi di quest’anno del Santo Padre, quello di Malta, del Portogallo, di Cipro - ha evidenziato padre Lombardi - sono stati viaggi molto positivi. Noi ci auguriamo che anche questo viaggio sia veramente una manifestazione della bellezza, della positività del servizio del Santo Padre nella società, tanto più in tempi in cui abbiamo anche avuto momenti di contestazione. L’auspicio è di poter ripresentare con efficacia il lato positivo, fondamentale che la Chiesa dà a una società di oggi, una società moderna, pluralistica, diciamo pure secolarizzata, che non dimentichi ma che anzi sappia apprezzare in modo nuovo il contributo positivo che la fede offre".
Quanto, infine, agli aspetti più strettamente organizzativi, c’è da registrare un ulteriore chiarimento da parte del direttore della Sala Stampa della Santa Sede sulla questione dei "biglietti" previsti per partecipare ad alcuni degli avvenimenti della visita, come la veglia di preghiera in Hyde park. Già il coordinatore del viaggio papale, monsignor Summersgill, nei giorni scorsi aveva puntualizzato che si tratta, in realtà, di un contributo non obbligatorio per i fedeli. Padre Lombardi ha precisato che "gli impegni organizzativi della visita sono naturalmente di chi invita" e, di conseguenza, "il Vaticano non ha stabilito nulla di questo". Si tratta - ha spiegato - "di modalità organizzative affrontate sul luogo dalla Chiesa locale, ma tenendo conto di tutti i molti vincoli di carattere organizzativo imposti dalle autorità civili".
In questo senso, i principali eventi pubblici della visita prevedono la predisposizione di mezzi di trasporto adeguati agli spostamenti di una gran massa di fedeli e la realizzazione di adeguate misure di sicurezza, tra le quali un pass particolare e un piccolo kit logistico per ogni partecipante. Da qui deriva la richiesta di un piccolo contributo a ogni gruppo che si organizza per prendere parte all’avvenimento.
* ©L’Osservatore Romano - 20 agosto 2010
PAPA/GB: POCHE RICHIESTE BIGLIETTI PER MESSA IN SCOZIA
(ASCA) - Roma, 3 ago - Le parrocchie scozzesi stanno restituendo migliaia di biglietti per la messa che papa Benedetto XVI celebrera’ a Glasgow, in Scozia, il prossimo 16 settembre, poiche’ non sono riuscite a distribuirli tra i fedeli. Lo riferisce il quotidiano scozzese The Herald, che sottolinea come in alcune parrocchie solo un sesto dei biglietti disponibili sia stato ritirato dai fedeli. In molti casi, le parrocchie stanno restituendo agli organizzatori piu’ della meta’ dei biglietti che erano stati loro assegnati, e si teme che a seguire la messa saranno meno di 100mila persone. Tra le regioni per la scarsa richiesta dei biglietti, il quotidiano cita la scomodita’ degli orari e del luogo scelto per la messa, il costo dei biglietti e la mancanza di informazioni e di tempo.
Biglietto d’ingresso per la messa Londra, bufera sul viaggio del Papa
di Vincenzo Nigro (la Repubblica, 30 luglio 2010)
«Io non ce lo voglio, chi ha invitato il papa in Gran Bretagna? Se lo chiedete a un ministro risponde di non sapere nulla. E infatti la regina lo riceve in Scozia, non sul suolo inglese...». Non è proprio un benvenuto quello di Ian Paisley, 84, il reverendo protestante "militante" che nel 2007-2008 fu anche premier dell’Ulster: ma le sue parole danno solo una pallida idea di quanto sarà complesso questo viaggio.
Dal 16 al 19 settembre papa Benedetto sarà in Gran Bretagna, anzi in Scozia, Inghilterra e Galles: una missione che si porta dietro secoli di relazioni faticose fra la chiesa cattolica romana e quella anglicana, di cui Elisabetta è guida politica.
Ieri una notizia ha alzato il livello d’attenzione su questa che sarà una "visita di Stato", non solo un viaggio pastorale: per partecipare a due delle messe organizzate i fedeli dovranno pagare un biglietto. Per la veglia di preghiera ad Hyde Park del 18 settembre saranno 10 sterline, e invece 25 per la cerimonia di beatificazione del cardinale John Henry Newman, a Birmingham il giorno 19. Padre Lombardi, il direttore della stampa vaticana, ha immediatamente spiegato che non si tratta solo di un contributo all’organizzazione degli eventi: «Comunque chi non potrà permetterselo potrà non pagare», dice il Vaticano.
Il programma della sera di Londra sarà davvero assai ricco: ci saranno un concerto, spettacoli di danza e teatro. Canteranno gruppi cattolici di Inghilterra, Scozia e Galles: star incontrastata il formidabile trio di sacerdoti irlandesi "The priests". Ad Hyde Park, dove Pavarotti cantò per Carlo e Diana, i pellegrini arriveranno quattro ore prima del papa, che rimarrà alla veglia per un’ora e mezza, fino a poco prima delle 20.
Ma i temi più caldi della visita sono quelli del rapporto con la chiesa anglicana: da quando Londra ha deciso di aprire la strada alle donne-sacerdote, un fiume silenzioso di preti protestanti tradizionalisti sta risalendo la corrente, ricongiungendosi alla Chiesa di Roma. Questo crea tensioni con le gerarchie, ma anche nella base dei fedeli, in maniera trasversale.
Altro tema quello della beatificazione del cardinale Newman: un vero faro per i cristiani anglosassoni, Newman sarà il primo santo inglese in 500 anni. Teologo e filosofo vissuto nell’Ottocento, il cardinale è ben conosciuto anche negli Usa per il suo percorso di conversione dall’anglicanesimo al cattolicesimo.
Ma un paio di anni fa la notizia che aveva chiesto di essere seppellito assieme al suo più stretto collaboratore, padre Ambrose St. John, fece esultare i gay inglesi, che lo hanno indicato come precursore della loro comunità, sostenendo che fra il cardinale e il padre c’era stato un rapporto. La Chiesa ha accettato con ecumenica serenità il richiamo della comunità gay, sostenendo che quella sepoltura non significa null’altro se non amicizia; senza imbarazzo, per papa Benedetto dal 19 settembre il cardinale Newman sarà santo.
"Così il cardinale Ratzinger prese di mira i progressisti e lasciò impuniti i pedofili" *
di Federico Rampini (la Repubblica, 3 luglio 2010)
Joseph Ratzinger, quando da cardinale dirigeva la Congregazione per la dottrina della fede, fu «parte di una cultura di non-responsabilità, negazionismo, e ostruzionismo della giustizia» di fronte agli abusi sessuali commessi da sacerdoti. Lo afferma il New York Times sulla base di documenti interni alla Chiesa, interviste a vescovi ed esperti di diritto canonico. Dal reportage emerge una versione molto diversa, sul ruolo di papa Benedetto XVI, rispetto alla descrizione ufficiale fornita dalla Chiesa.
Tra le rivelazioni spunta un vertice segreto avvenuto in Vaticano nel 2000 tra Ratzinger e i vescovi delle nazioni anglofone più colpite dagli scandali di pedofilia: Stati Uniti, Irlanda, Australia. Secondo il vescovo Geoffrey Robinson di Sidney, che partecipò all’incontro segreto, Ratzinger «impiegò molto più tempo a riconoscere il problema degli abusi sessuali, rispetto a quel che fecero alcuni vescovi locali». Nell’intervista al New York Times il prelato australiano si chiede: «Perché il Vaticano era così tanti anni indietro?».
Il New York Times smonta la linea di difesa che la Santa Sede ha tenuto sull’attuale pontefice. Il Vaticano ha descritto come una svolta la decisione del 2001 di dare alla Congregazione diretta da Ratzinger l’autorità di semplificare le procedure e affrontare direttamente i casi di pedofilia.
Dopo quella decisione, annunciata con una lettera apostolica di Giovanni Paolo II, il cardinal Ratzinger sarebbe emerso come uno dei più coraggiosi nel riconoscere la minaccia degli abusi sessuali per la reputazione della Chiesa. Tutto questo viene confutato nella ricostruzione del giornale americano. In realtà la Congregazione aveva già gli stessi poteri dal 1922, secondo diversi esperti di diritto canonico interpellati. La lettera del 2001 non segnò affatto una svolta. Al contrario, la Chiesa si decise ad agire solo in grande ritardo, sotto la pressione di alcuni vescovi anglofoni in prima linea negli scandali.
«Per i due decenni in cui ebbe la guida della Congregazione», scrive il New York Times, «il futuro Papa non esercitò mai quell’autorità. Evitò di intervenire anche quando le accuse e i processi stavano minando la credibilità della Chiesa in America, Australia, Irlanda, e altri Paesi».
Ancora oggi, prosegue l’articolo, «molti decenni dopo che gli abusi sessuali da parte dei sacerdoti sono diventati un problema, Benedetto XVI non ha istituito un sistema di regole universali» per affrontarlo. Al contrario permane tuttora «una confusione dilagante tra i vescovi, sul modo di affrontare le accuse».
Eppure i segnali d’allarme per il Vaticano vengono da lontano. Nel 1984 il reverendo Gilbert Gauthé di Lafayette, Louisiana, ammise di avere molestato 37 minorenni. Nel 1989 uno scandalo enorme scoppiò in un orfanatrofio cattolico del Canada. Nella prima metà degli anni Novanta 40 fra preti e monaci australiani erano sotto processo per abusi sessuali. Nel 1994 cadde un governo in Irlanda per avere negato l’estradizione di un prete pedofilo. A quel tempo il cardinal Ratzinger aveva consolidato la sua autorità al vertice della Congregazione, dove era stato nominato nel 1981.
«È lui», sottolinea il New York Times, «che avrebbe potuto avviare azioni decisive negli anni Novanta, per impedire che gli scandali diventassero una metastasi, diffondendosi da un Paese all ’altro». Ma le sue priorità erano altre. Fin dal 1981 Ratzinger aveva identificato «la minaccia fondamentale per la fede della Chiesa»: la teologia della liberazione, il movimento dei preti progressisti che si stava affermando in America latina. «Mentre padre Gauthé (il pedofilo, ndr) veniva processato in Louisiana, il cardinal Ratzinger stava sanzionando pubblicamente i preti del Brasile e del Perù per aver sostenuto che la Chiesa doveva impegnarsi a favore dei poveri e degli oppressi. I suoi strali colpirono poi un teologo olandese favorevole a dare funzioni ecclesiali ai laici, e un americano che sosteneva il diritto al dissenso sull’aborto, il controllo delle nascite, il divorzio e l’omosessualità».
Per reprimere ogni velleità di autonomia delle Chiese nazionali, Ratzinger usò la sua autorità per affermare che le Conferenze episcopali «non hanno un fondamento teologico, non appartengono alla struttura della Chiesa». Un’offensiva fatale, scatenata proprio nella fase in cui alcune conferenze episcopali nei Paesi anglofoni avevano cominciato ad affrontare gli scandali in modo aperto, e chiedevano di poter sanzionare i preti pedofili senza aspettare le lungaggini dei processi canonici.
VERTICE SEGRETO FRA PAPA E ANGLICANI RIBELLI : S’INFURIA L’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY
La settimana scorsa si è tenuto in gran segreto Vaticano un vertice al quale hanno preso parte un gruppo di vescovi anglicani
di Francesco Peloso (Il Secolo XIX, lunedì 03 maggio 2010
NUBI SEMPRE più oscure si addensano sulla visita che Benedetto XVI dovrebbe realizzare il prossimo settembre in Gran Bretagna. La settimana scorsa, infatti, si è tenuto in gran segreto in Vaticano un vertice al quale hanno preso parte un gruppo di vescovi anglicani dissidenti pronti a entrare nella Chiesa di Roma, e alcun alti funzionari della Congregazione per la dottrina della fede. Scopo: prendere accordi per il passaggio di settori conservatori dell’anglicanesimo verso l’area cattolica. All’incontro erano presenti tre vescovi appartenenti alla Comunione anglicana: John Broadhurst di Fulham, Keith Newton di Richborough eAndrew Burnham di Ebbsfleet. Del summit non si doveva venire a sapere nulla almeno fino a dopo la visita del Papa a Londra, quando a ricevere il Pontefice romano ci sarà anche Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e leader degli anglicani. Non solo: il tutto è accaduto anche all’insaputa della conferenza episcopale inglese guidata dall’ arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols.
L’incontro, che doveva restare avvolto nella massima segretezza, ha trovato spazio su alcuni giornali britannici alimentando sospetti e accuse di complotto verso il Vaticano. Il che significa che un altro imbarazzante ostacolo si frappone sul viaggio di Ratzinger. Dall’episodio emerge infatti che la Santa Sede continua a lavorare sottotraccia a un accordo con quella parte del clero anglicano critico verso le recenti svolte della Chiesa d’Inghilterra in fatto di ordinazione femminile e di vescovi gay. La pietra dello scandalo però, la scintilla in grado di determinare la rottura definitiva, resta l’ordinazione di donne vescovo. Il prossimo luglio si svolgerà fra l’altro un sinodo cruciale per la comunione anglicana che dovrebbe prendere una decisione definitiva su questo delicato punto. L’ala conservatrice, allora, ha rotto gli indugi e ha accelerato le trattative con Roma.
Solo qualche mese fa, del resto, il Papa aveva approvato la Costituzione apostolica "Anglicanorum Coetibus", con la quale apriva le porte agli anglicani ultraconservatori. Il provvedimento stabiliva che vescovi e sacerdoti potevano entrare a far parte della Chiesa di Roma conservando alcune delle loro tradizioni riconoscendo però l’autorità del Papa. Si è parlato di qualche migliaia di sacerdoti pronti a lasciare Canterbury per affiliarsi a Roma, ma per ora il grande esodo non c’è stato. Per altro settori importanti del tradizionalismo anglicano, come quelli africani, hanno già declinato l’offerta. In ogni caso è prevedibile che se l’ordinazione episcopale femminile troverà una definitiva collocazione nella Comunione anglicana, il travaso di sacerdoti da una Chiesa verso l’altra ci sarà.
Intanto esponenti della Chiesa d’Inghilterra, in merito al summit svoltosi in Vaticano, hanno parlato apertamente di "dichiarazione di guerra" da parte di Roma. Sul fronte dello scandalo degli abusi sessuali invece, sta entrando nel vivo la vicenda dei Legionari di Cristo e del loro fondatore, quel padre Marcial Maciel autore di abusi, violenze e padre di diversi figli, nonché spregiudicato speculatore finanziario. Dopo sei mesi di indagine, il Vaticano ha definito i comportamenti di Maciel come "delitti" e ha assicurato che la rifondazione dei Legionari avverrà sotto la guida di un delegato del Papa - si fa il nome del cardinale José Saraiva Martins - e di una commissione speciale. (di Francesco Peloso)
Dossier "satirico" offende il Papa
Imbarazzo in Gran Bretagna
Quando il prossimo settembre verrà nel Regno Unito il Papa dovrebbe benedire un matrimonio gay, inaugurare in un ospedale un reparto per gli aborti e magari lanciare un nuovo tipo di preservativo chiamato "Benedict". Non è un giornale satirico ferocemente anti-clericale a lanciare la provocazione ma un documento interno del Foreign Office, il ministero degli esteri britannico, inserito nel dossier sui preparativi in vista della visita che Benedetto XVI effettuerà il Gran Bretagna dal 16 al 19 settembre.
Parte del dossier con il "memo" incriminato, a quanto pare redatto da un giovane funzionario già redarguito e assegnato a altro incarico, è finito al domenicale Sunday Telegraph che nella sua edizione di oggi ne pubblica lunghi stralci. Il giornale ne ha informato preventivamente il Foreign Office e ha chiesto spiegazioni, oltre che reazioni. E la risposta è stata immediata: l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Francis Campbell, secondo il Telegraph, si è già incontrato con «un alto funzionario vaticano» per presentare le più sentite scuse del governo di Sua Maestà per quella che viene definita «un’esplosione di follia». «È chiaramente un documento stupido, che non riflette le opinioni nè del governo britannico nè del Foreign Office», ha detto un portavoce del ministero al domenicale britannico.
Come osserva il Telegraph, il "memo" è una chiara provocazione tesa a ridicolizzare gli insegnamenti e le posizioni della Chiesa cattolica in materia di aborto, di contraccezione e di omosessualità. Il documento contiene anche riferimenti alla recente ondata di scandali sui sacerdoti pedofili ed afferma, tra l’altro, che il Papa dovrebbe «assumere una posizione molto più dura sugli abusi ai minori, cacciare i vescovi sospetti e istituire un telefono amico per le vittime». Ma più che su temi delicati e controversi come questo, il "memo" indugia su proposte volutamente farsesche, come quando suggerisce di inserire nel programma «un duetto tra il Papa e la regina Elisabetta».
Il Foreign Office ha assicurato che il documento è stato cestinato prima che giungesse con il dossier all’attenzione di esponenti del governo. «Diamo grande valore agli stretti e produttivi rapporti tra il governo del Regno Unito e la Santa Sede e ci aspettiamo di approfondirli ulteriormente con la visita di Papa Benedetto nel corso di quest’anno», ha detto ancora il portavoce. Il memo, secondo il telegraph, reca l’intestazione «Ecco che cosa dovrebbe succedere in una visita ideale..». A margine c’è anche un’annotazione in cui l’autore ammette che certe idee sono forse «un tantino spinte».
* l’Unità, 25 aprile 2010
LO SCANDALO PEDOFILIA
Scritte oscene sulla casa di Ratzinger
Le comunità gay all’attacco di Bertone
Il Vaticano: il Papa vedrà le vittime
degli abusi ma lontano dai media *
CITTA’ DEL VATICANO Benedetto XVI si appresta al suo primo viaggio all’estero del 2010, a Malta nel prossimo fine settimana, in un clima sempre più incandescente dopo gli scandali dei preti pedofili. E mentre il Vaticano non esclude la possibilità di un incontro con alcune vittime maltesi, un nuovo fronte si apre contro il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, che dal Cile afferma l’esistenza di un nesso tra omosessualità e pedofilia. Affermazioni respinte non solo dalle associazioni gay, ma anche da ambienti politici bipartisan.
Un «cammino tumultuoso», l’ha definito questa mattina il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, quello del Papa e della Chiesa a pochi giorni dall’ottantatreesimo compleanno di Ratzinger e dal compimento del quinto anno del suo pontificato. Ma che la Chiesa vuole affrontare all’insegna della trasparenza, del dialogo, del chiarimento. E «tumultuoso» rischia di essere anche questo pellegrinaggio del pontefice sui luoghi del naufragio di S.Paolo, un viaggio che avrebbe dovuto svolgersi entro l’anno paolino ma slittato a giubileo ormai concluso, e destinato inevitabilmente a concentrarsi su altre questioni. Il Papa - ha predetto padre Lombardi illustrando i dettagli della visita - parlerà quasi certamente di immigrazione, in altri tempi tema scottante che ha coinvolto direttamente anche le autorità maltesi non di rado accusate di non avere abbastanza a cuore l’accoglienza dei naufraghi di oggi. E quello dei valori cristiani, di cui il piccolo Stato maltese è stato finora «fedele custode».
Ma i tranquilli borghi marinari nelle cui vie risuonavano un tempo suggestivi rosari collettivi sono stati invasi nei giorni scorsi di manifesti e frasi ingiuriose, riecheggiate oggi fino ai muri della casa natale del Papa nella lontana Baviera. E si sono fatte sentire, anche qui, le voci di qualche decina di vittime di abusi da parte di religiosi. La manifestazione annunciata nei giorni scorsi in concomitanza con la visita sembra rientrata, e padre Lombardi ha affermato oggi che non c’‚ nessuna «particolare preoccupazione» per la sicurezza del Papa a Malta. Le stesse vittime hanno precisato ieri di non avere alcuna intenzione di «rovinare la visita». Si aspettano però un segno di attenzione, il compimento di quella disponibilità affermata dal Papa fin dalla lettera agli irlandesi, disponibilità oggi confermata dalla Santa Sede, che ha però precisato che per il momento non c’è in programma alcun incontro, e che, in ogni caso, il Papa non vuole che avvenga sotto la «pressione mediatica». L’incontro non è comunque escluso, ma si deciderà eventualmente sul momento, come già successo negli Stati Uniti e in Australia.
A Malta, Benedetto XVI sarà accompagnato dal segretario di Stato, card.Tarcisio Bertone, che intanto dal Cile ha suscitato le ire degli omosessuali, negando che sia il celibato a favorire la pedofilia, ma piuttosto l’orientamento omosessuale. Una tesi attribuita dal porporato a «molti studiosi» e respinta invece anche in ambienti politici e perfino teologici.
* La Stampa, 13/4/2010