Antropologia e Costituzione. Quale missione per gli architetti?

ARCHITETTURA E DEMOCRAZIA. A margine del Congresso mondiale e della Biennale di Venezia, un intervento-appello di Franco La Cecla - a cura di Federico La Sala

mercoledì 2 luglio 2008.
 


-  QUALE MISSIONE PER GLI ARCHITETTI?

-  Se ne discute in questi giorni al congresso mondiale e se ne parlerà alla Biennale di Venezia. Intanto c’è chi chiede alla categoria di progettare edifici tenendo conto della vita delle persone

-  Se l’architettura fabbricasse felicità

-  In questa disciplina che è una questione pubblica, si gioca più che in altri spazi la questione della democrazia

-  di Franco La Cecla (l’Unità, 02.07.2008)

Perché dobbiamo continuare ad accettare un ambiente costruito che una corporazione di professionisti preoccupati solo del proprio successo ci impongono come dato di fatto? È divertente che questi stessi professionisti di fronte ad una critica del loro monopolio scarichino le colpe sui politici, in una ideologia saporitamente post-sinistrese. Ma certo sono i politici ad avere la colpa di tutto! Peccato che qualcuno come Foucault, Illich o perfino Negri da anni ci abbia spiegato che il potere non esiste oggi senza la sua articolazione in monopoli professionali dei beni e dei servizi.

Il cittadino oggi è non solo sottoposto a regimi polizieschi, ad una idea dello spazio pubblico come luogo del controllo da parte del grande fratello, ma lo spazio della città, è tutto complicemente costruito per assecondare questa tendenza. Architetti, Ingegneri, Pianificatori sono molto lesti a mettersi dalla parte del controllo e dello status quo.

Gli spazi della città vengono ridotti a vetrinizzazione e boutique, la dignità dei mercati viene ridotta a shopping mall, e si usa la scusa della emergenza residenziale (emergenza discutibile, visto il patrimonio italiano di stanze vuote e di case dimesse) per lanciare una nuova ondata di periferie, di housing concepito come condanna del centro (o sua destinazione a funzioni da straricchi) decostruzione della città e delle sue occasioni.

Gli architetti sono una chiave fondamentale di quello che sta accadendo nel mondo, proprio perché si nascondono dietro ad una facciata da artisti senza responsabilità. Invece essi hanno una influenza enorme nella costruzione del mondo urbano e rurale come si sta costituendo in questi anni, in Italia come in Cina, come in Africa o in India. Proprio perché il pensiero e la modellistica degli architetti ha influenza sul sistema di valori immobiliari e disciplinari. Oggi gli architetti superstar o no che siano sono direttamente in causa nella espropriazione dei cittadini del potere normale sullo spazio delle proprie vite. È inutile che si nascondano dietro cortine di velluto e si autorappresentino oggi come imbarazzate vestali costrette a lavorare per clienti rapaci. Un capovolgimento della loro professione, del loro ruolo è quantomai auspicabile, ma non è semplice come essi vorrebbero presentarlo. Gli architetti dovrebbero diventare un sindacato della felicità dei cittadini, o almeno dei professionisti che si battano per il benessere dei cittadini nel loro spazio di vita.

L’architettura è una questione squisitamente pubblica e quindi in essa si gioca più visibilmente che in altri spazi la questione della democrazia. Corporazioni professionali più attrezzate e reazionarie di quelle degli architetti, come ad esempio i medici, hanno però un cotè di ricerca che in qualche modo, anche se trasversale raggiunge e benefica la popolazione. Ma gli architetti? Queli strumenti hanno elaborato di ricerca negli ultimi vent’anni che hanno realmente contribuito a migliorare la vita quotidiana? Le case vengono costruite oggi peggio di cinquant’anni fa e la grande rivoluzione della bioedilizia sta arrivando a seguito della crisi energetica e non certo grazie alle spinte della corporazione architettonica. Gli strumenti di lettura, di analisi, di ascolto della città non si sono rinnovati negli ultimi trent’anni e oggi l’urbanistica è una disciplina arida che non racconta nulla della vita di cui vivono le città. Catastrofe urbana e catastrofe ambientale vanno di pari passo.

Oggi gli architetti e gli urbanisti sono talmente ignavi che non intervengono in una questione come quella dei campi nomadi e rom, come se non fossero stati loro ad inventare questa soluzione balzana per un paese balzano come l’Italia. Quello che è avvenuto alle professioni del progetto è in qualche modo scandaloso. È vero che come tutte le professioni queste sono soggette a fare i conti con la realtà, con i clienti, con il potere del denaro e del mercato, ma come tutte le professioni consentono spazi di dissenso, anti-corporazioni che rinnovino la disciplina e la riconducano ad un etica pubblica.

In California si è costituita da qualche anno «Public Architecture» un sindacato degli architetti eticamente responsabili che ha chiesto a tutti gli studi di architettura del paese di fornire l’un percento del proprio lavoro gratis per progetti pubblici (sembra poco, ma invece è molto, visto che hanno risposto un migliaio di studi). Così sono sorti progetti di centri per handicappati, di case provvisorie e di «alberghi diurni» per lavoratori immigrati e saltuari. Oggi un appello al ritorno all’etica e alla deontologia per le professioni del progetto è lanciato non da pazzi surrealisti, ma dai maggiori critici e storici dell’architettura, da Joseph Rykwert, a Kenneth Frampoton, a Curtis.

Solo in Italia gli architetti possono permettersi di pontificare, come se fossero dei politici frustrati, e di non rispondere del proprio lavoro. Fuksas continua a dare ricette al paese, ma non risponde sul disastro provocato a Porta Palazzo, Aldo Aymonino ignora il disastro provocato a danno delle chiese etiopi coperte in maniera vergognosa dalle sue tettoie «architettoniche» che ne hanno accelerato il degrado spendendo cifre vertiginose che avrebbero sfamato l’intera regione.

Non si tratta di fare il processo agli architetti, si tratta però di farli finalmente parlare dello specifico del loro lavoro di cui devono rispondere ai cittadini. Oggi non esiste da nessuna parte un lavoro sulla fortuna di certe opere architettoniche. Gli architetti si sbarazzano dell’opera alla consegna, e non ne sono più responsabili, mentre è allora che l’opera entra nella sua funzione pubblica. Cosa sono le case, le università, gli edifici pubblici, i musei di Gregotti, Purini, Gehry, Zaha Adid, Fuksas, Nouvel, e compagnia bella conosciuta e sconosciuta che sia dopo dieci, vent’anni? Come vivono i cittadini e gli abitanti negli edifici che si sono dovuti sorbire? È possibile che una questione così seria come l’ambiente costruito debba restare tutta nelle mani di questi gigioni delle forme, di questi irresponsabili cronici? O possiamo cominciare a svegliarci e a chiedere qualcosa di più per le nostre citta?


Sul tema, in rete e nel sito, si cfr.:

-  Carta urbana europea II - Manifesto per una nuova urbanità (con file allegati)

-  Urbanistica, Architettura, Politica ...
-  "MA DOVE VIVI? LA CITTA’ RACCONTATA". Un lavoro e una lezione di Edoardo Salzano, nella recensione di Giorgio Todde

-  In memoria di Sigmund Freud, innammorato dell’Italia - a gloria eterna ...
-  POLITICA E URBANISTICA. ROMA E I "SETTE COLLI": LO SCEMPIO DEL “TERRITORIO” E LE “CAMERE” SGARRUPATE!!!
-  L’allarme dell’Accademia dei Lincei. A "Lucio Camurzio Punico" e al prof. Giovanni Garbini, un ringraziamento e un omaggio

-  lL "LOGO" DELLA SAPIENZA, L’UMANITA’, E L’ACQUA. PAESE IMPAZZITO: FORZA "CHE RUBINO" TUTTO E TUTTI !!!
-  PER IL "logo" della "SAPIENZA" DI ROMA, UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

-  BERLUSCONI (CON I SUOI COM-PARI) RUBA LE CHIAVI DI CASA DELL’ITALIA INTERA, REALIZZA UN COLPO DI STATO, E IL PARLAMENTO E IL CAPO DELLO STATO PERMETTONO A 14 ANNI DI DISTANZA ANCORA L’ESISTENZA DEL SUO PARTITO!?! ALLORA, VIA, TUTTI IN CORO: VIVA BERLUSCONI, VIVA "FORZA ITALIA"!!!

-  Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico ....
-  25 Giugno 2006: salviamo la Costituzione e la Repubblica che è in noi

-  RIPENSARE L’ EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE.

Architettura mediterranea


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