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DEMOCRAZIA REALE SUBITO: "DEMOCRACIA REAL YA"!!! NOTIZIE DALLA SPAGNA. Alcuni articoli sulla situazione - a c. di Federico La Sala

SPAGNA. La protesta degli «indignados» si è estesa un po’ in tutto il paese. Sul banco degli accusati c’è tutta la classe politica, di destra e di sinistra.
domenica 22 maggio 2011.
 


Spagna, in piazza ad oltranza

Sul voto il segno degli «indignati»

-  Presidio da quattro giorni e quattro notti nelle maggiori città della penisola iberica
-  Reazione dei partiti. I conservatori accusano il Movimento «M-15» di vicinanza alla sinistra

-  In più di 40 piazze spagnole dilaga la protesta per l’enorme disoccupazione e contro la politica. Organizzata sotto la sigla «Democrácia Real Ya» (Democrazia Reale Subito) ha coinvolto decine di migliaia di persone.

-  di Claudia Cucchiarato (l’Unità, 19.05.2011)

«Organizziamoci!», la parola d’ordine dopo quattro giorni di manifestazioni, più o meno spontanee, diventa un imperativo rivolto a ottenere ascolto, presso i politici, i media e i cittadini. Sono persone di tutte le età: pensionati, studenti, casalinghe, milleuristi, cassintegrati, delusi, indignati, e ora anche organizzati. In più di 40 piazze spagnole dilaga la protesta che qualcuno ha già battezzato «Primavera», simile a quella del Nordafrica.

Tutto iniziò il 15 maggio, traendo spunto dall’anziano guru francese Stéphane Hessel, che con il suo libro Indignatevi! ha acceso gli animi di moltissimi giovani del vecchio continente, soprattuto in Spagna, dove la disoccupazione ha raggiunto livelli esorbitanti. Anche in questo caso, Facebook, Twitter e blog sono stati decisivi per la mobilitazione. Decine di migliaia di cittadini si sono riversati in strada, con cartelloni contro lo scollamento tra politica e interessi dei cittadini, contro l’attuale legge elettorale, per una maggiore responsabilizzazione di chi governa nei confronti dei problemi della popolazione.

Le manifestazioni erano state organizzate dalla piattaforma «Democrácia Real Ya» (Democrazia Reale Subito), anche detta DRY. Che, però, a secco non è rimasta, anzi. L’entusiasmo, mescolato alla rabbia, ha spinto centinaia di persone a rimanere nelle piazze occupandole pacificamente giorno e notte. A Barcellona 400 persone da lunedì sera fanno i turni e compiti per mantenere organizzata e pulita la centralissima Plaça Catalunya.

A Siviglia, Malaga, Saragozza, Bilbao e molte altre cittadine di provincia le piazze sono state rivestite con scatoloni e tende per accogliere le decine di manifestanti. Solo a Granada si sono registrati incidenti, nella notte tra martedì e mercoledì, con il fermo di quattro manifestanti. Ma il cuore pulsante della concentrazione è nel cosiddetto “chilometro zero”: nel centro esatto del paese, la Puerta del Sol di Madrid, da domenica si concentrano gli obiettivi di fotografi e telecamere. Pensionati scambiano opinioni e consigli con studenti e massaie.

A chi si avvicina per chiedere informazioni, tirano fuori la bolletta della luce e l’ultimo stipendio: «Non arrivo a fine mese, e questo non interessa un piffero a quelli che stanno lì dentro», dicono puntando il dito verso la sede della Comunità di Madrid.

Tra i cartelli più ironici: «Poco pane per così tanti salami». Nonostante la Giunta Elettorale della Provincia di Madrid abbia rifiutato l’autorizzazione alla manifestazione, vista la prossimità con uno degli appuntamenti elettorali più importanti dell’ anno, loro si preparano a rimanere in piazza. Organizzati, mantengono riunioni e assemblee ogni pomeriggio fino a domenica. Il “Movimento 15-M”, in allusione al giorno in cui è nato, è già diventato la notizia principale di tutti i giornali e i tg.

LE ELEZIONI DI DOMENICA

Domenica si svolgeranno elezioni amministrative in quasi tutte le Regioni e città della penisola. Così, anche i partiti hanno iniziato a reagire. Esperanza Aguirre, presidente conservatrice della Comunità di Madrid, ha stigmatizzato il movimento, accusandolo di vincoli con la sinistra. «Non siamo un partito, non vogliamo immischiarci nella politica», ha risposto il movimento.

Un grido che ricorda gli inizi del Movimento Cinque stelle di Beppe Grillo. Proprio Grillo è sbarcato ieri sera a Barcellona per uno spettacolo organizzato dall’associazione ItaliaES e da TiJEvents. Al vedere tanti giovani in piazza Catalunya «organizzarsi», ha portato la sua solidarietà. Chissà se anche quest’onda andrà oltre la tornata elettorale di domenica. Per ora rimane un avviso soprattutto per i partiti progressisti che, secondo i sondaggi, partono svantaggiati un po’ ovunque, anche a Barcellona, dove per la prima volta dal ritorno della democrazia in Spagna potrebbe imporsi un sindaco di centrodestra.


-  Accampati a Madrid come al Cairo

-  Migliaia di giovani protestano a Puerta del Sol contro l’austerità

-  di Elisabetta Rosaspina (Corriere della Sera, 19.05.2011)

Le ambizioni sono realistiche: tenere duro fino a domenica prossima, giorno di elezioni amministrative anche in Spagna. Ma il movimento «15M» , cioè 15 maggio, la data del corteo di «indignados» , indignati anti-sistema che l’ha partorito, ha già superato le sue stesse aspettative, guadagnandosi tutta l’attenzione nelle ultime, cruciali giornate della campagna elettorale.

Oltre alla stupefatta preoccupazione dei partiti in gara, ormai consapevoli che sarebbe più astuto adottarlo che castigarlo. Se fosse possibile. Ma il neonato è figlio solamente di Internet e di una ribellione che s’ispira liberamente all’ira dei sacri venerdì arabi: silenziosamente convocati dalla rete, via Twitter, Facebook o email, migliaia di manifestanti si concentrano ogni sera, da domenica scorsa, alla Puerta del Sol di Madrid, il «chilometro zero» che abitualmente segna l’ombelico della Spagna e che in queste ore pilota a distanza raduni analoghi a Barcellona, a Granada, a Saragozza e in un’altra quarantina di città iberiche.

Il tiranno da combattere non ha un volto, né un nome: è in questo caso un elenco di misfatti attribuiti ai partiti, alle banche, alla legge elettorale e al bipolarismo che ne scaturisce al governo, escludendo tutti gli altri dal ping pong. Neanche il leader della protesta ha un volto e, al momento, sembra proprio non esserci: «Decidiamo giorno per giorno, in modo assembleare - spiegano al banchetto delegato alla comunicazione - è soltanto la piazza che comanda qui» .

All’alba di lunedì la polizia l’ha sgomberata, ma la sera stessa si è formata una folla ancora più numerosa che ha sconsigliato alle autorità di ricorrere alle maniere dure. Tanto è bastato perché venissero piantate le prime tende per la prima di varie notti e che cominciassero a organizzarsi gli spazi: qui il centro stampa, là lo studio volante dell’avvocato di guardia, nella fattispecie Ignacio Trillo, per tutela legale, qui il laboratorio di manifesti e cartelloni, là l’ufficio turni per le pulizie. Non mancano nemmeno l’infermeria e il deposito di oggetti smarriti.

Manca invece un’idea definitiva sul nome del movimento, nato come «Democracia real ya» , democrazia vera ora, dal nome di una piattaforma di associazioni e ong. E adesso identificato con la sigla di una data, il 15 maggio. «È una protesta pacifica, non politica» , viene ripetuto a spettatori e partecipanti, ma senza che ciò riesca a rassicurare la giunta elettorale provinciale di Madrid che ha bocciato ieri pomeriggio la manifestazione fissata per le otto di sera e tutte quelle a venire, fino a domenica: secondo gli arbitri elettorali, questo tipo di concentrazioni pregiudica il regolare svolgimento della campagna e finirebbe per violare il diritto dei cittadini alla libertà di voto e la pausa di riflessione precedente l’apertura delle urne. La risposta, prevedibile, è stata: «Di qui non ci muoviamo».

Inclassificabili, e fieri di esserlo, gli occupanti evitano bandiere e distintivi, sanno che è il modo migliore per coagulare il malcontento trasversale della popolazione, a prescindere dall’età, dal ceto, dalle ideologie. Negano anche di propugnare l’astensionismo, ma se la prendono indistintamente con il potere: «Siamo anti-sistema, sì, è evidente - riconosce Cristina, 46 anni, intervenendo in un dibattito alla radio nazionale e sintetizzando il comune denominatore in piazza -. I giovani sono contro il sistema, perché il sistema li ha lasciati fuori. I politici e i banchieri, che ora stanno tagliando i diritti costati sangue e lacrime ai nostri padri e nonni, sono quelli che stanno convertendo i nostri figli in antisistema. Ma i giovani non sono soli, siamo in tanti a rivendicare un mondo migliore e più equo» .

A 140 caratteri alla volta, messaggi e istruzioni rimbalzano in tutte le regioni spagnole, come telegrammi istantanei, alimentati dal timore di un intervento della polizia: a Madrid, gli agenti si limitano a controllare il contenuto di zaini e borse, ma senza impedire l’accesso alla Puerta del Sol. Non c’è comizio in Spagna più illuminato dai riflettori di questo.


-  Spagna, la rivolta degli indignati
-  giovani in piazza contro Zapatero

-  Giovani e "indignados" a migliaia in sit-in a Madrid
-  "Qui come a piazza Tahrir"

-  Sfida al divieto di manifestare: domenica voto ad alta tensione
-  Alla vigilia delle amministrative Zapatero e i socialisti verso la sconfitta

-  di Omero Ciai (la Repubblica, 19.05.2011)

MADRID - Nonostante il divieto di manifestare, a migliaia sono scesi in piazza a Madrid per protestare contro la crisi, il sistema politico, la corruzione e la "collusione" tra politica e banche. Sono gli "indignados", movimento pacifico di giovani che protesta anche in altre città del paese.

«Non siamo antisistema è il sistema che è contro di noi», dicono migliaia di giovani che da giorni occupano il centro di Madrid. Non ci sono leader, né partiti, né sindacati, la forza che ha trascinato migliaia di persone a protestare nella capitale e in tutta la Spagna alla vigilia delle elezioni amministrative è la disperazione dei senza futuro. Crisi, economia stagnante e un tasso di disoccupazione che, tra coloro che sono in cerca di prima occupazione, supera il 40 percento: sono la fotografia di quella che gli economisti definiscono «generazione perduta». I social network hanno fatto il resto trasformando angoscia e malcontento in un fiume di rabbia che, come in Egitto e in Tunisia, ha trovato le sue piazze. La storica Puerta del Sol, nel centro di Madrid, e Plaza de Catalunya a Barcellona. «È il virus di piazza Tahrir che sbarca in Europa», scrivono i commentatori spagnoli.

Ieri, al terzo giorno di manifestazioni spontanee convocate via Twitter e Facebook, la Giunta elettorale ha negato l’accesso alla Puerta del Sol perché la protesta «può limitare l’esercizio della libertà di voto e la campagna elettorale» delle elezioni regionali e amministrative che si terranno domenica prossima. Ma migliaia di giovani hanno sfidato il divieto e i cordoni della polizia. Si sentono schiacciati dalla crisi, dalla precarietà e denunciano una disoccupazione al 21% nel paese, 44% per i minori di 25 anni.

Sono studenti, disoccupati, casalinghe e si riconoscono in una piattaforma «Democracia real ya» (Vera democrazia subito) e nel movimento «15 Maggio»; chiedono una «democrazia partecipativa», e rifiutano un sistema politico dominato dal bipartitismo socialisti (Psoe)-conservatori (Pp), che vedono nelle mani di una casta nella quale serpeggia la corruzione. Le rivendicazioni esposte nei loro cartelli colorati vanno in tutte le direzioni. «Con l’euro le banche sono 4 volte più ricche» spiega un manifesto che enumera le differenze di prezzi fra il 1999 e il 2011. Altri riprendono la poesia del maggio francese nel ‘68: «Se non ci lasciate sognare, noi non vi faremo dormire», annuncia un pezzo di cartone. «Non siamo merci nelle mani di politici e banchieri», accusa un foglio rosso. «Abbiamo il diritto di indignarci», dice un altro.

La protesta degli «indignados» si è estesa un po’ in tutto il paese. I partiti stanno a guardare colti di sorpresa alla vigilia di un voto che nelle previsioni dovrebbe cambiare lo scenario a favore del centro-destra, oggi all’opposizione. Il principale obiettivo della protesta sociale è il premier socialista Zapatero, al governo dal 2004, colpevole - secondo gli «indignati» - di non aver saputo reagire ad una crisi che in Spagna per l’anno in corso prevede una crescita irrisoria del Pil (lo 0,8%). Zapatero ha già annunciato che non si candiderà alle politiche nel 2012, ma sul banco degli accusati c’è tutta la classe politica, di destra e di sinistra.


Sul tema, nel sito, si cfr. (cliccare sui titoli, per andare ai testi):

-  LA SPAGNA, ZAPATERO, E L’ILLUMINISMO - OGGI. IL CORAGGIO DI ESSERE ADULTI E MAGGIORENNI.
-  La democrazia può produrre qualcosa di diverso dalla politica della paura e delle menzogne. L’analisi di Barbara Spinelli

IL GIOVANE MARX: "SCORPIONE E FELICE". Note per leggere con attenzione alcune pagine del suo "romanzo" filosofico, umoristico e satirico

-  CURARE LA DEMOCRAZIA: NAPOLITANO IN ISRAELE, ALL’UNIVERSITA’ DI TEL AVIV. "E’ per me di grande significato che sia una istituzione israeliana a riconoscere e premiare il mio impegno"

FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA.


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