Pianeta Terra. Messaggio evangelico ed Ecumenismo: "DIO NON E’ CATTOLICO" (Carlo Maria Martini). E L’AMORE ( "CHARITAS") NON E’ MAMMONA (Benedetto XVI, Deus caritas est, 2006).

«Et nos credidimus Charitati...»!!! MAZZOLARI E GANDHI (E IL DIO "CARITAS" DI PAPA RAZTZINGER). Gandhi, al pari di un vero cristiano, ha creduto nella Carità. Una nota (1948) di don Primo Mazzolari - e, in allegato, un saggio di Franco Toscani - a cura di Federico La Sala

Pacificare i suoi: far pace con gli altri, inglesi, maomettani. Si è messo di mezzo per fare l’unità. E veniva da una «parte» anche lui! E non l’ha rinnegata.
sabato 2 febbraio 2008.
 



-  A sessant’anni dalla morte

-  Gandhi, il Mansueto

di Primo Mazzolari *

Ho conosciuto e voluto bene a Gandhi, non attraverso i giornali, ma attraverso il bene che gli portava una mirabile suora francescana, che ebbe la fortuna di incontrarlo in India e di averlo ospite in Italia. Nella «grande anima» aveva trovato qualche cosa del Serafico. Poi, vennero anche per lui gli interminabili giorni dell’iracondia, e il mio bene per lui crebbe a dismisura, poiché la sua maniera di resistere al Maligno, pur umiliandomi nel confronto, mi rassicurava come cristiano.

L’umiliazione, quando è sincera, invece di chiudere il cuore, lo fa docile, e a scuola d’ognuno, anche dell’«ultima», anche dell’«infedele», anche dell’«incirconciso». Lo Spirito è come il vento, e soffia dove vuole e fa sorgere ovunque profeti o testimoni di quella Verità, la quale pur essendo costruita come una «Città», non ha mura né verso Oriente né verso Occidente. La Grazia, per strade che solo l’Amore conosce, arriva dove neanche arriva il nostro sogno che come ogni cosa nostra conosce il limite e la misura: (mentre lo Spirito è l’infinito ed è Carità anche più caritativa, se ci scontenta quando le vogliamo porre un limite.

Volevo bene a Gandhi perchè sentivo che il Mansueto l’aveva scelto per testimoniare di Lui, come aveva scelto Giovanni di Zebedeo, Francesco di Bernardone: per fare, più che per dire la Parola. Il Regno dei Cieli, appartiene a coloro che fanno: e se uno poi fa, senza aver visto, egli è ancora più beato, al par di colui che crede senza vedere. Dunque, anche lui è un discepolo ed è stato trattato come il Maestro. «Forse che il Discepolo è da più del Maestro? Come hanno trattato il Maestro sarà trattato il Discepolo». Gli uomini pagano alla pari «il legno verde e il legno secco».

Ci voleva questo sigillo, anche se nel dirlo il cuore mi trema. Se no, si sarebbe potuto pensare a un’incompiutezza del suo messaggio e della sua testimonianza. Una benevolenza o una accondiscendenza da parte degli uomini che non sono usi a sopportare la bontà, avrebbe diminuito la somiglianza e indotto a pensare che, in una cornice diversa, il Discepolo potrebbe anche essere tollerato.

Gandhi, al pari di un vero cristiano, ha creduto nella cosa più folle a darsi e più difficile a farsi: ha creduto nella Carità. «Et nos credidimus Charitati...». Gli stessi pagani hanno intravveduto l’irresistibilità dell’amore, e il loro assenso conferma l’accordo sostanziale tra la Verità che discende dal cielo e la Verità che sale dal cuore, che è un cielo capovolto. Fanno pure coro con noi tanti che stanno ai margini o fuori dalla cristianità. Poi, la fretta di vedere prima di chiudere gli occhi, ci fa dimenticare che l’Amore a guisa del seme, anche se cade in terra buona porta frutto con pazienza. Fare senza vedere, credere senza vedere è un assurdo: logico, ma condizione e prova della nostra fedeltà allo Spirito.

Gandhi ha saputo attendere, confermando la chiamata. Chi gli ha stroncato l’attesa, non gli ha portato via la fede, che venne confermata col sangue, «Fidem firmavit sanguine». Quando Gandhi viveva sotto gli Inglesi e stava tra i suoi e gli Inglesi, e non sempre la sua opera, riusciva gradita ai «signoni dell’Occidentee». Si pensava da qualcuno: un giorno verrà tolto di mezzo.

Gli inglesi sono freddi, scettici, educati, ma pur con molto riguardo, hanno fatto capire spesso che il Mahatma, il quale voleva l’indipendenza della sua terra e l’unità del suo popolo, li infastidiva. Però, non gli vollero mai male. Capivano che se era il solo indiano che poteva resistere all’Occidente, era anche il solo indiano che poteva resistere all’Oriente. Stava contro il male dei suoi e degli altri: capiva il torto degli inglesi e degli indiani: il bene e la ragione di entrambi. Per questo, gli Inglesi, che pur non sono gente di predica, sopportavano il Profeta che, invece di condannare, aiutava i suoi e gli altri a non farsi del male.

L’India ebbe per tanti anni il più strano ambasciatore presso la corte di S. Giacomo: e l’Inghilterra il suo più grande benefattore presso l’India. Impedire di fare il male a chi lo può fare senza dar conto a nessuno, è la più grande opera di misericordia. Non dico che l’impero inglese non abbia torti verso l’India; ma se non ci fosse stato Gandhi, l’Inghilterra avrebbe un conto più grosso. Per merito di Gandhi gli inglesi hanno oggi una coscienza meno onerata. Il loro spirito di potenza non li ha accecati, cosi da non avvertire la potenza dello Spirito, che parlava attraverso l’impotenza del Profeta.

Forono «i suoi che non l’h’anno ricevuto» (una nuova somiglianza del discepolo col Maestro) furono quei di casa sua, con i quali spartiva il pane e la sofferenza, non l’illusione di una India onnipotente, che gli si son levati contro, continuando gli Scribi e i Farisei. Quegli indiani, che vogliono soltanto un’India forte, sentivano che Gandhi non avrebbe mai potuto essere dei loro, e l’hanno tolto di mezzo, come un ingombro "Tolle eum". E l’hanno tolto di mezzo in quel modo che ha inorridito il mondo intero, almeno il mondo che non crede nella violenza. E anche quello che vi crede, da qualche giorno quando parla di lui, parla come se non ci credesse più. La spudoratezza del male, anche oggi, ha i suoi limiti, «Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno ricevuto...».

L’imperialismo inglese ormai stanco, non ha capito interamente Gandhi, ma lo sopportava: il sorgente imperialismo indiano non poté sopportarlo. La novità ha fretta e levò l’ingombro. Chi insegnava voler bene e a perdonare, è contro quella falsa grandezza: la mina alle radici. E fu tolto di mezzo. Ora egli è un vinto. Il discepolo non può essere che un vinto, quando vive e quando muore. Però, il mondo ebbe un fremito all’annuncio della sua morte: Qualche cosa s’è spaccato, come a Gerusalemme in quel pomeriggio di Parasceve. Direi che il colpo è stato avvertito più di quanto si poteva immaginare. Poi è intervenuta la retorica e ora si fa fatica a distinguere chi parla col cuore e chi il cuore non ce l’ha. Vi dico che preferirei sentire parlare di Gandhi, della sua opera e della sua fine, secondo il sentimento e la regola morale di ognuno. Chi «è contro le nostre opere non può essere esaltato».

Questo presidio di sentimenti, c’impedisce di vedere come siamo ci umilia. Vorrei che i giornali dicessero di lui ciò che dicono tutti i giorni della, fede che è la sua fede, ciò che dicono sullo stesso foglio, in seconda, in terza, in quarta pagina. Il guadagno della sincerità! Lasciatemi dire che anche questa ipocrisia non è senza utile; prova che il bene è un’insegna di poco conto, ma costa ammainarla. Pacificare i suoi: far pace con gli altri, inglesi, maomettani. Si è messo di mezzo per fare l’unità. E veniva da una «parte» anche lui! E non l’ha rinnegata. Per congiungere gli uomini non è necessario rinnegare la Patria, la razza, la religione. Per fare la patria dell’uomo basta un grande cuore.

«Cosa succederà ora laggiù?». Quando uccidono un «grande della terra», c’è da temere: quando uccidono una «grande anima» non c’è nulla da temere. Il discepolo non può che ripetere la Parola: «Padre perdona loro che non sanno.».

30 gennaio 1948

Primo Mazzolari


http://www.padrebergamaschi.com/

* IL DIALOGO, Martedì, 29 gennaio 2008


Sul tema, nel sito, si cfr.:

LO SPIRITO DI DON PRIMO MAZZOLARI FACEVA TREMARE IL VATICANO, NON SOLO IERI (1948) MA ANCHE OGGI (2008): "ADESSO"!!!

"ADESSO". Una lettera a don Primo Mazzolari...

"Deus caritas est". Sul Vaticano, in Piazza San Pietro, il "Logo" del Grande Mercante ....

-  LA "CHARTA CHARITATIS" (1115), LA "MAGNA CHARTA" (1215) E LA FALSA "CARTA" DELLA "DEUS CARITAS EST" (2006).

UN PROGRAMMA DI STERMINIO DELL’ECUMENISMO...

-  "IN PRINCIPIO ERA IL LOGOS": LA CARITA’ dal GRECO (χάρις - χάριτος: "chàris" - "chàritos"; accusativo pl.: " χάριτας" - “chàritas” - dono, grazia)
-  NON dal LATINO (“Caritas” - da “carus”, che - come nell’ italiano, "caro" - ha il doppio senso di “affetto” e "caro-prezzo" ... e richiama le "carenze" affettive ed economiche e la "carestia").

-  MEMORIA DI FRANCESCO DI ASSISI

-  "L’ANTIBARBARIE. lA CONCEZIONE ETICO-POLITICA DI GANDHI E IL XXI SECOLO".


GANDHI di Franco Toscani
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