Filosofia, teologia, e politica. Il cristianesimo non è un cattolicismo...

PER "ZEUS" O PER "SUEZ"?! PLATONE, IL PLATONISMO PER IL POPOLO - IL CATTOLICESIMO, E LA TECNOCRAZIA. Il filosofo cattolico Possenti cerca di smarcarsi dalla storica e presente con-fusione, ma resta sempre "amico di Platone" - a cura di Federico La Sala

mercoledì 15 ottobre 2008.
 


dibattito

Le accuse di anti-ecologia rivolte al comando biblico di «dominare la terra» sono infondate. L’atteggiamento aggressivo verso la natura e lo stesso uomo è piuttosto «laico» e soprattutto ateo

La tecnocrazia? Colpa di Platone...

Dio non ci ha invitato a sventrare il creato. È stato il pensiero greco a istituire (forse con troppo ottimismo...) tecnologia e politica quali sostituti degli dei; purché mantenessero l’ispirazione al Bene

di VITTORIO POSSENTI (Avvenire, 15.10.2008)

L’ uomo è preparato al radi­cale mutamento di mondo che la tecnica gli propone e impone? L’imperativo tecnico a do­minare la terra è prefigurato dalla Bibbia oppure è un’ideologia mo­derna?

Le domande sono notevoli: nell’età della tecnica cresce la spinta anti-u­manistica a «naturalizzare» l’uomo, cancellando la sua richiesta di sen­so e il bisogno di proiettarsi oltre l’o­rizzonte della caducità, cui la ragio­ne tecnica non può assegnare ri­sposta alcuna. Essa offre potenza, cura, successo, ma non salva né a­pre il cammino verso la verità.

Agli inizi della modernità non fu co­sì, anzi in Bacone ebbe corso l’as­sunto secondo cui scienza e tecni­ca andavano intese come un aiuto fondamentale capace di restaurare il dominio dell’uomo sulla creazio­ne, perso con la disobbedienza: «In seguito al peccato originale, l’uomo decadde dal suo stato e dal suo do­minio sulle cose create. Ma en­trambe le cose si possono recupe­rare, almeno in parte, in questa vi­ta. La prima mediante la religione e la fede, la seconda mediante le tec­niche e le scienze».

Nella prospettiva baconiana la tec­nica assume un carattere quasi re­dentivo per recuperare l’antico do­minio sul creato. La Bibbia non lo presenta però come principalmen­te di tipo tecnico, ma legato ad una restaurazione fondamentale di tut­ti i rapporti dell’essere umano con Dio, l’altro, la natura. Nella moder­nità muta il modo di intendere il co­mando divino a riempire la terra e a soggiogarla; col procedere della secolarizzazione esso venne tra­sformato nell’invito a creare il re­gno dell’uomo e a dominare dura­mente le cose.

Senza motivo conti­nua ad avere corso l’idea di una re­sponsabilità del messaggio biblico in merito, come se l’orizzonte bi­blico, diversamente da quello greco, conducesse al più sconsiderato do­minio e all’impossibilità perciò di opporsi alla violenza della tecnica. Vi è molto che stride nel considera­re la tecnica occidentale come la fe­dele esecuzione del comando bi­blico di «dominare» il mondo, poi­ché tale dominio affidato all’uomo rimane teocentrico, assume carat­tere regolativo e «politico», non di­spotico.

È più sensato sostenere che le posizioni come quella citata sia­no influenzate da un’ontologia mol­to problematica, quella neo-par­menidea dell’eternità e immodifi­cabilità di ogni ente e del tutto. U­na concezione non solo infondata, ma che non trova avallo nella Bib­bia, ed anzi le è contrapposta.

Ponendo nelle mani dell’uomo il creato, Dio non lo ha invitato a sven­trarlo, né ha pensato ad un dominio tirannico ma a una guida mite, in cui siamo collettivamente respon­sabili verso il cosmo e l’altro. L’at­teggiamento aggressivo verso la ter­ra e l’uomo è moderno, «laico» e spesso ateo. L’atteggiamento reli­gioso si esprime nella preghiera che è un congiungere le mani. Giun­gendo le mani, il soggetto orante la­scia da parte ogni mani-polazione, ogni fare e agire tramite le mani, o­gni idea che vi siano cose e proble­mi che saranno risolti soltanto o­perando con le mani. Là dove si pre­ga, si attesta che il fare non può tut­to, che l’essere e la vita non sono completamente a portata delle ma­ni.

Platone aveva meditato sul nesso tra tecnica e politica, ritenendo que­st’ultima la «tecnica régia», capace cioè di assumere la guida. La que­stione è elaborata nel Politico col ri­corso a un mito cosmico che con­cerne il nesso tra il dio e il mondo. Incarnando le posizioni di Platone, lo Straniero introduce il tema: «A­scolta. Questo nostro tutto ora è gui­dato nel suo cammino e nel suo vol­gersi dal dio stesso, ora è lasciato andar solo», senza alcuna guida. Quando il dio era al timone del mondo, gli uomini soddisfacevano liberamente i loro bisogni, e «la di­vinità stessa li guidava al pascolo e presiedeva loro», e non vi era biso­gno né di costituzione né di Stati.

Ma quando il pilota dell’universo abbandonò il timone del mondo, u­na nuova tendenza volse il cosmo nel nuovo corso, sino a quando nuo­vamente il dio riprende a sedere al timone. A partire dalla separazione degli uomini dagli dèi prende origi­ne la storia propriamente umana, in cui l’uomo deve provvedere a se stesso. Ma non può governare se stesso se non con la politica che è «tecnica régia»: il politico porta a salvezza quelli che sono imbarcati con lui.

La tecnica politica si chiama «régia» non solo perché appartiene a chi comanda (al re), ma in quanto pre­siede ad ogni altra tecnica. Secon­do Platone alla scienza politica so­no affini la giurisprudenza, la reto­rica e la strategia, che coadiuvano la politica nel governare le attività de­gli Stati. Se attualizziamo la rifles­sione di Platone, le odierne tecno­logie si possono aggiungere come nuovo aiuto che si inserisce tra i ma­gistrati saggi e prudenti e i compor­tamenti dei valorosi che, pur man­cando di prudenza, hanno invece audacia e prontezza di iniziativa spiccatissime. Forse tra loro si pos­sono collocare i tecnologi di oggi.

Il dialogo platonico significa che la politica e la tecnica devono ispirar­si al Bene e non presumere di pro­cedere da sole: ogni tecnica, com­presa la politica, può essere usata di traverso se non si dispone della co­noscenza del Bene. Quest’ultima indirizza la tecnologia, che altri­menti è una potenza senza etica che ci conduce dove vuole lei.

Ma è ancor oggi così? Non vi è in Platone troppo ottimismo? Da tem­po la conoscenza del bene non è più sufficiente; le si deve aggiungere la conoscenza dell’uomo, anch’essa divenuta controversa come quella del bene: quella conoscenza che la Bibbia trasmette e che viene elabo­rata dal personalismo, vero antido­to contro le smanie della tecnica.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

LA SAPIENZA E IL MESSAGGIO EVANGELICO. FRANCESCO BACONE E SAN PAOLO PRENDONO LE DISTANZE DALLE ENCICLICHE DI PAPA BENEDETTO XVI. La scienza (anche quella teologica) gonfia: la fede e la speranza fondata nel Dio-Amore ("Charitas") non è la fede e la speranza fondata nel Dio-Denaro ("Deus caritas est"). Una "preghiera comune" firmata da Bacone

UN CODICE ETICO PER LA TEOLOGIA. DA LUCIANO DI SAMOSATA UNA ULTERIORE SOLLECITAZIONE A PAPA BENEDETTO XVI, A RETTIFICARE I NOMI

LA CASA SULLA PAROLA DI DIO (CHARITAS, AMORE) O SULLA PAROLA DI MAMMONA (CARITAS, CARO-PREZZO)?! ANCHE PER LA CHIESA CATTOLICA, È L’ORA DI UN PROFONDO ESAME DI COSCIENZA!!!

-  LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO DEI "DUE SOLI".
-  Con la morte di Giovanni Paolo II, il Libro è stato chiuso. Si ri-apre la DIVINA COMMEDIA, finalmente!!! DANTE "corre" fortissimo, supera i secoli, e oltrepassa HEGEL - Ratzinger e Habermas!!! MARX, come VIRGILIO, gli fa strada e lo segue.


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