Il magistero della Legge dei nostri Padri e delle nostre Madri Costituenti non è quello di "Mammona" ("Deus caritas est", 2006)!

EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"!!! Per aggiornamento, un consiglio di Freud del 1907 - con una nota introduttiva di Federico La Sala

Studio europeo nelle scuole, ma il Ministro "censura" la domanda sui metodi contraccettivi (la Repubblica/Salute, 14.02.2008, p. 19).
domenica 9 marzo 2008.
 

-  Cosa succede in casa - nella “camera nuziale”,
-  e cosa succede in Parlamento - nella“camera reale”?!
-  Per un nuovo "romanzo familiare",
-  politico e teologico!!!

-  COME NASCONO I BAMBINI?
-  E COME ‘NASCONO’ I GENITORI?!

-  Una nota introduttiva alla
-  “Istruzione sessuale dei bambini” (1907)
-  di Sigmund Freud

di Federico La Sala *

Quali discorsi si fanno nella stanza dei bambini? Ma quali discorsi si fanno nella camera dei genitori e, ancor di più, in parlamento, nella “camera reale”? Se teniamo presente che ”[...] fino al 1906, data in cui l’insegnamento adotta la tesi della fecondazione dell’ovulo con un solo spermatozoo e della collaborazione di entrambi i sessi alla riproduzione e la Facoltà di Parigi proclama questa verità ex cathedra, i medici si dividevano ancora in due partiti, quelli che credevano, come Claude Bernard, che solo la donna detenesse il principio della vita, proprio come i nostri avi delle società pre-patriarcali (teoria ovista), e quelli che ritenevano [...] che l’uomo emettesse con l’eiaculazione un minuscolo omuncolo perfettamente formato che il ventre della donna accoglieva, nutriva e sviluppava come l’humus fa crescere il seme”(Françoise D’Eaubonne), e che questa lettera (nota con il titolo “Istruzione sessuale dei bambini”) di Freud al dott. M. Furst è del 1907, comprendiamo tutto il come e il perché, nella recente discussione sui quesiti referendari relativi alla Legge 40/2004, abbiamo perso tutti e tutte, ha ‘vinto’ una millenaria ignoranza, e soprattutto ha perso l’autonomia degli uomini e delle donne e dei cittadini e delle cittadini, e la stessa nostra concezione democratica della vita!!!

Una grande storica occasione per reimpostare ed equilibrare, coerentemente con la nostra stessa Costituzione repubblicana, il campo antropologico e politico tra uomini e donne, cittadini e cittadine, è stata sprecata. E la gerarchia della Chiesa cattolico-romana ha mostrato in tutta crudezza il suo vecchio volto di cecità, di ignoranza, e di tracotanza.

Per fare un esempio: nel 1993, in un articolo intitolato “Contro Wojtyla” (La Repubblica, 24.11.1993), Laura Lilli pose con grande limpidezza e determinazione la questione all’ordine del giorno del nostro presente: “È evidente che ormai alle soglie del Duemila, siamo alla vigilia di una svolta epocale: i soggetti sono due, e tutto è da ripensare”.

Ma chi l’ha letta, sentita, o ascoltata? Non è un caso che la gerarchia cattolica ha dedicato e dedica più sforzi ancor oggi, al di là delle pur ovvie e salutari discussioni sull’argomento, a combattere le ‘fantasie’ dei grandi e dei piccoli - Il Codice da Vinci, Angeli e Demoni ... e le avventure di Harry Potter, che affrontare il problema stesso per cui Essa esiste ... far conoscere la verità, rendere gli esseri umani liberi, e accogliere i bambini!!!

Al di là del giudizio specifico sulle opere di Dan Brown, c’è da dire che i suoi due lavori hanno il grande merito di sollecitare a riflettere, a livello planetario (dato il successo), sul problema dei problemi, quello antropologico (il più importante, rispetto a quello etico, metafisico, e religioso!!!): l’equilibrazione del rapporto uomo-donna!!! I due romanzi thrillers non a caso hanno una sola parola in comune, ed è della lingua degli americani Hopi: “koyaanisqatsi - la vita priva di equilibrio” (Il codice da Vinci, p. 151; Angeli e demoni, p. 136). Una parola ‘magica’ come quella, passando dall’antropologia e dalla letteratura alla politica e a percorsi storici inediti “per la verità e la riconciliazione” (la Commissione istituita nel Sudafrica nel 1995, istituita da Nelson Mandela - con il motto “guariamo la nostra terra”), di “ubuntu”, una parola-concetto della antichissima lingua africana dal significato inequivocabile e di portata ‘biblica’: “le persone diventano persone attraverso altre persone”.

Per uscire dalla barbarie non ci sono altre strade: bisogna spezzare il cerchio vizioso della cecità e della follia e aprire gli occhi all’altro, all’altra, e a noi stessi e a noi stesse. E’ attraverso la mediazione delle cause interne che quelle esterne producono il loro effetto - questo ci hanno sempre detto i grandi saggi, e anche Freud. E, alla fine della sua vita (1938), lo dice in tutta chiarezza: Gesù è stato interpretato edipicamente - in modo tragico! Lo sapeva già anche Dante, che aveva ritrovato la strada alla, della, e nella Comoedìa! E, oggi, lo sappiamo - tutti e tutte: Gesù non è Edipo!!! E la gerarchia della chiesa cattolico-romana - dopo la morte dell’ultimo vecchio papa, Giovanni Paolo II - non ha più storia. Il Libro è stato chiuso: non è più né madre né maestra, sulla via della vita e della verità!!!

Dopo secoli di proposta di un modello di ‘sacra’ famiglia, con un semi-riconoscimento della paternità di Giuseppe, ora ha ‘sponsorizzato’ un modello di ‘sacra’ famiglia forte, biologicamente controllato dallo Stato. Non sapendo più nulla né della “camera nuziale” né della “camera reale”, si vorrebbero pure imitare i faraoni e ricostruire le piramidi, ma non sanno farlo ... e non sanno più risolvere nemmeno l’enigma della Sfinge di Tebe. I faraoni del vecchio Egitto, come del resto lo stesso Edipo, ne sapevano ben di più !!!

(Federico La Sala).



-  ISTRUZIONE SESSUALE DEI BAMBINI.
-  [Lettera al dottor M. Furst, 1907].

di Sigmund Freud *

Illustre collega

Suppongo che chiedendomi uno scritto sulla ‘istruzione sessuale dei bambini’, Lei non si attenda da me una trattazione sistematica, con riferimento alla intera letteratura sviluppatasi fuor di misura, ma che Lei desideri udire il giudizio indipendente di un singolo medico che dall’attività professionale è stato condotto a occuparsi intensamente dei problemi sessuali. So che Lei ha seguito con interesse le mie fatiche scientifiche e che non mi respinge a priori, come molti altri colleghi, solo perché vedo nella costituzione psico-sessuale e in pratiche nocive della vita sessuale le principali cause delle tanto frequenti malattie nervose; anche i miei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), in cui descrivo il processo dell’organizzazione sessuale e i disturbi che possono insorgere nel trasformarsi di tale istinto in funzione sessuale, hanno trovato recentemente nella sua rivista una cordiale menzione.

Debbo dunque rispondere circa questi quesiti: se in genere si debbano dare ai bambini spiegazioni sui fatti della vita del sesso, in quale età ciò debba essere fatto, e in quale forma. Voglio confessarle subitocce, mentre trovo del tutto comprensibile una discussione sul secondo e sul terzo punto, è secondo me assolutamente inconcepibile che il primo di questi quesiti possa dar luogo a una disparità di opinioni. Che cosa ci si può proporre di ottenere rifiutando ai bambini - o diciamo ai giovani - tali spiegazioni sulla vita sessuale dell’uomo? Si teme forse di risvegliare precocemente il loro interesse per queste cose, prima che si ecciti da solo? O si spera occultando le cose di poter trattenere l’istinto sessuale fino a che possa imboccare le sole strade che sono aperte all’ordinamento borghese della società? Si pensa che i bambini non manifesterebbero alcun interesse o alcuna comprensione dei fatti sessuali, se la loro attenzione non vi fosse richiamata da un intervento altrui? Si ritiene possibile che quelle cognizioni che si rifiutano loro, non vengano fornite per altre vie? O si ha davvero seriamente il proposito di ottenere che essi più tardi considerino basso ed esecrabile tutto ciò che ha a che fare con quella sessualità da cui genitori ed educatori li hanno voluti tener lontani il più a lungo possibile?

Veramente non so a quale di queste due intenzioni si debba attribuire il comportamento effettivamente seguito nell’occultare ai bambini la sessualità; so soltanto che esse sono tutte assurde, e che mi riesce difficile confutarle una ad una. Mi sovviene tuttavia di aver trovato nelle lettere familiari di un grande pensatore e filantropo, Multatuli, alcune righe le quali possono ben bastare come risposta:

“In genere, a mio modo di vedere, si circondano troppo le cose di mistero. È giusto mantenere pura la fantasia del bambino, ma questa purezza non si conserva con l’ignoranza. Credo piuttosto che nascondendo i fatti si fa maggiormente sospettare la verità al ragazzo e alla ragazza. La curiosità ci pone sulla traccia di cose che se ci fossero comunicate schiettamente susciterebbero poco o punto il nostro interesse. Capirei almeno questa ignoranza potesse essere garantita, ma ciò è impossibile: il bambino viene a contatto con altri bambini, e ha occasione di avere fra le mani libri che lo portano a meditare. Proprio il fare misterioso con cui i genitori trattano argomenti che ciò nonostante vengono in qualche misura compresi, acuisce il desiderio di sapere di più. Questo desiderio, appagato solo in parte e di nascosto, eccita i sentimenti e corrompe la fantasia; il bambino è già in peccato e i genitori credono ancora che egli non sappia che cosa sia peccato”.

Non so come si potrebbe dire meglio; ma qualche cosa si può forse aggiungere. Certo sono l’ormai abituale pruderie e la propria cattiva coscienza nelle cose della sessualità a determinare negli adulti il loro fare ‘misterioso’ di fronte ai bambini; ma agisce forse anche un po’ di ignoranza teorica e questa può essere ridotta con una istruzione degli adulti. Si pensa infatti che ai bambini manchi l’istinto sessuale, e che questo si instauri in essi soltanto durante la pubertà con lo sviluppo degli organi sessuali. Si tratta però di un grossolano errore, gravido di conseguenze sia teoriche sia pratiche; è tanto facile correggerlo mediante l’osservazione, che è veramente straordinario come possa persistere. In realtà il neonato reca la sessualità con sé venendo al mondo; determinate sensazioni sessuali lo accompagnano durante l’epoca dell’allattamento e le varie fasi dell’infanzia, e solo una piccolissima minoranza di bambini si sottrae prima della pubertà ad attività e a impressioni sessuali.

Chi vuole vedere un’esposizione completa di queste affermazioni può trovarla nei miei citati Tre saggi sulla teoria sessuale. Apprenderà là che gli organi veri e propri della riproduzione non sono le uniche parti del corpo che forniscono sensazioni di piacere sessuale, e che la natura ha organizzato le cose in modo che sono inevitabili durante l’infanzia anche stimolazioni dei genitali. Questo periodo della vita - in cui l’eccitamento di diverse parti della superficie corporea (zone erogene), per l’azione di certi istinti biologici e come eccitamento che accompagna molti stati affettivi si produce un certo importo di piacere sicuramente sessuale - viene indicato, con una espressione introdotta da Havelock Ellis, come periodo dell’autoerotismo. La pubertà non fa altro che conferire un primato, fra tutte le zone e fonti producenti piacere ai genitali, costringendo così l’erotismo a porsi al servizio della funzione riproduttiva: processo questo che può naturalmente soggiacere a determinate inibizioni e che in molti individui, i futuri perversi e nevrotici, si compie soltanto in forma incompleta. D’altra parte il bambino è in possesso, ben prima di raggiungere la pubertà, di molti atteggiamenti psichici che appartengono alla vita amorosa (tenerezza, dedizione, gelosia), e abbastanza spesso in lui questi stati emotivi si aprono il passaggio verso le sensazioni corporee dell’eccitamento sessuale, cosicché il bambino non può aver dubbi circa la connessione dei due ordini di fatti.

In breve il bambino è, ben prima della pubertà, un essere amoroso completo fatta eccezione per la capacità riproduttiva, e si deve ammettere che con quel ‘fare misterioso’ gli si impedisce soltanto di dominare intellettualmente attività per le quali è psichicamente preparato e nelle quali è somaticamente impegnato.

L’interesse intellettuale del bambino per gli enigmi della vita sessuale, la sua curiosità sessuale, si esprime del resto anche in un’età inopinatamente precoce. Dobbiamo dire che i genitori sono come colpiti da cecità per questo interesse del bimbo, o che essi, quando non possono fare a meno di constatarlo, si sforzano subito soltanto di soffocarlo: solamente così possiamo comprendere perché osservazioni come quelle che ora comunicheremo non vengano fatte più spesso. Conosco un simpatico bambinetto, che ora ha quattro anni, i cui intelligenti genitori hanno rinunciato a reprimere con la forza una parte dello sviluppo del bambino. Il piccolo Hans, che certamente non ha subito alcuna influenza corruttrice da parte delle persone che si occupano di lui, dimostra già da qualche tempo un vivissimo interesse per quella parte del suo corpo che è solito chiamare ‘fapipì’. Già a tre anni ha chiesto alla madre: ‘Mamma, hai anche tu un fapipì?’. A cui la madre ha risposto: ‘Certo, che cosa credevi?’. La stessa domanda egli l’ha rivolta ripetutamente anche al padre. Alla stessa età, condotto per la prima volta in una stalla, ha osservato una mucca durante la mungitura e ha esclamato con meraviglia: ‘Guarda, dal fapipì esce latte!’. A tre anni e tre quarti è in grado di scoprire da solo con le sue osservazioni categorie esatte. Vede che da una locomotiva viene fuori dell’acqua e dice: ‘Guarda, la locomotiva fa pipì; e allora dove ha il suo fapipì?’. Più tardi aggiunse pensieroso: ‘Un cane e un cavallo hanno il fapipì; un tavolo e una seggiola no’. Da poco ha osservato la sorellina, nata da una settimana, mentre le si fa il bagno, e commenta: ‘Ma il suo fapipì è ancora piccolo. Quando lei crescerà, esso diventerà più grande’. (La stessa posizione rispetto al problema della differenza dei sessi mi è stata riferita a proposito di altri ragazzi della stessa età). Posso escludere nel modo più assoluto che il piccolo Hans sia un bambino sessuale o che abbia addirittura una costituzione patologica; penso semplicemente che non sia stato intimidito, che non sia tormentato dal senso di colpa ed esprima perciò senza malizia quanto gli vien fatto di pensare.

Il secondo grande problema che impegna il pensiero infantile - anche se qualche anno più tardi - è quello della provenienza dei bambini: esso si collega per lo più alla indesiderata comparsa di un nuovo fratellino o sorellina. Si tratta del più antico e più scottante problema della giovane umanità. Chi sa interpretare i miti e le tradizioni può rintracciarlo anche nell’enigma proposto dalla sfinge tebana a Edipo. Le risposte che vengono date di solito nella stanza dei bambini feriscono l’onesto spirito di ricerca del bambino e scuotono in genere per la prima volta la fiducia da lui riposta nei suoi genitori: da questo momento in poi egli comincia per lo più a diffidare degli adulti e a mantener segreti di fronte a loro i suoi interessi più intimi. Il breve documento che segue mostra il carattere tormentoso che può spesso assumere proprio questa curiosità per bambini più grandicelli; si tratta della lettera di una ragazzina di undici anni e mezzo, orfana di madre, che ha riflettuto sul problema insieme con la sorellina minore:

Cara zia Mali,

ti prego, sii tanto buona e scrivimi come hai avuto Cristiano e Paolo. Tu lo devi sapere perché sei sposata. Noi abbiamo discusso proprio ieri sera di ciò e vorremmo sapere la verità. Quando venite a Salisburgo? Sai, cara zia Mali, noi non possiamo proprio capire come la cicogna porti i bambini. Gertrude credeva che la cicogna li portasse con la camicia. Vorremmo anche sapere se essa li prende nello stagno, e perché non si vedano bambini nello stagno. Ti prego, dimmi anche come si fa a sapere prima quando si ricevono. Rispondimi per esteso.

Con mille saluti e baci da noi tutti

la tua curiosa Lilli.

Non credo che questa lettera commovente abbia recato alle due sorelle la spiegazione richiesta. L’autrice di questa lettera si è più tardi ammalata di una nevrosi, e cioè di una mania ossessiva di rimuginare, alla cui base stanno domande inconsce rimaste senza risposta.

Io non credo che vi sia alcuna ragione per negare ai bambini quella spiegazione che la loro curiosità esige. Certo, se l’intenzione dell’educatore è quella di soffocare nel bambino, quanto più presto è possibile, la capacità di un pensiero autonomo (perché egli diventi quel ragazzo ‘per bene’ che tanto apprezziamo) non può esser meglio ottenuto che mediante l’inganno in campo sessuale e l’intimidazione in quello religioso. Le nature più forti tengono comunque testa a queste influenze, e diventano ribelli, prima contro l’autorità dei genitori e più tardi contro ogni altra autorità. Quando i bambini non ottengono quelle spiegazioni per le quali si sono rivolti ai più anziani, continuano a tormentarsi in segreto sul problema e pervengono a tentativi di soluzione, nei quali la verità sospettata si trova mescolata nelle forme più strane con errori grotteschi, oppure si comunicano fra di loro in segreto confidenze, nelle quali, a causa del senso di colpa del giovane ricercatore, viene impresso alla vita sessuale il marchio dell’orribile e del ripugnante. Queste teorie sessuali infantili meriterebbero di venire raccolte e pubblicate. Per lo più i bambini da questo momento in poi hanno perduto l’unica posizione esatta rispetto ai problemi del sesso, e molti di loro non la troveranno più.

La stragrande maggioranza degli autori, maschi e femmine, che hanno scritto intorno al problema della istruzione sessuale della gioventù, appare decisa in senso affermativo. Ma la goffaggine della maggior parte delle loro proposte, relativamente a quando e a come ciò si debba fare, induce a concludere che questi stessi interessati abbiano stentato ad ammetterlo. Fa eccezione, per quel che mi è noto della letteratura in proposito, la bella lettera di spiegazione di una donna, Emma Eckstein, immagina di scrivere al figlio decenne. Il modo che viene altrimenti seguito, per cui ci si rifiuta per la maggior parte del tempo di dare ogni cognizione sessuale ai bambini, per regalare poi loro un bel giorno, con parole pompose e solenni, una spiegazione che per di più è solo per metà sincera e che inoltre arriva in genere troppo tardi, non può essere evidentemente essere il modo giusto. La maggior parte delle risposte alla domanda ‘ma come faccio a dir questo al mio bambino?’ fanno, per lo meno a me, un’impressione così penosa che quasi preferirei che i genitori non si occupassero per nulla di questa spiegazione. Quello che piuttosto importa, è che i bambini non si formino mai un’idea che si vogliono mantener loro segrete le cose della vita sessuale, più che non altre cose che non sono ancora accessibili alla loro comprensione. E per ottenere ciò è necessario che fin da principio gli argomenti sessuali siano trattati allo stesso modo di ogni altra cosa che meriti di venir conosciuta.

È compito soprattutto della scuola di non eludere il riferimento alla sessualità, di inquadrare nel loro significato i fatti principali della generazione nelle lezioni dedicate al mondo animale, e di mettere contemporaneamente in rilievo che l’uomo ha in comune con gli animali superiori tutto ciò che è essenziale nella sua organizzazione.

Se quindi l’ambiente familiare non agisce in modo intimidatorio sull’attività di pensiero del bambino, si udranno più discorsi come quello che ho una volta sorpreso in una stanza di bambini, e in cui un ragazzetto obiettava alla sorellina minore: ‘Ma come puoi pensar che la cicogna porti i bambini piccoli. Sai bene che l’uomo è un mammifero; credi dunque che la cicogna porti i piccoli anche agli altri mammiferi?’. La curiosità del bambino non raggiungerà mai un alto livello, se in ogni fase dell’apprendere non troverà l’appagamento corrispondente. La spiegazione delle condizioni specificamente umane della vita sessuale e il riferimento al valore sociale di questa dovrebbero pertanto concludersi con la fine della scuola elementare (prima dunque della scuola media), non quindi dopo i dieci anni. E finalmente l’epoca della confermazione dovrebbe essere il momento più adatto per presentare al bambino, già illuminato su tutto ciò che riguarda l’aspetto fisico, i doveri morali che si collegano all’esercizio dell’istinto. Una tale istruzione sulla vita sessuale, graduale, progressiva, davvero mai interrotta, e di cui la scuola prenda l’iniziativa, mi sembra l’unica che tenga conto dello sviluppo del bambino e che possa quindi felicemente evitare ogni pericolo.

Considero come il più significativo progresso nell’educazione dell’infanzia il fatto che lo stato francese abbia adottato, in luogo del catechismo, un libro elementare che fornisce al bambino le prime cognizioni sulla sua condizione di cittadino e sui suoi futuri doveri morali. Ma tale istruzione elementare è incompleta se non comprende anche la sfera della vita sessuale. Questa è la lacuna che educatori e riformatori dovrebbero proporsi di colmare! Nei paesi che hanno lasciato l’educazione infantile tutta o in parte in mano al clero, ciò non può in alcun modo venir richiesto. L’uomo di chiesa non ammetterà mai l’eguaglianza di natura fra l’uomo e l’animale, perché non può rinunciare all’anima immortale, di cui ha bisogno per fondare il precetto morale. Così ancora una volta rimane comprovato quanto sia assurdo applicare su un abito logoro un’unica pezza di seta, come sia impossibile effettuare una singola riforma senza modificare le basi del sistema!

* S. Freud, Istruzione sessuale dei bambini, in Psicoanalisi infantile, Torino, Boringhieri, 1968, pp.17-25 (oppure, in - Opere, vol. 5, Bollati Boringhieri, Torino).

* www.ildialogo.org/filosofia, Lunedì, 18 luglio 2005

Freud (foto), da Wikipedia.


Sul lavoro di Freud, nel sito, si cfr. anche

-  A FREUD, GLORIA ETERNA!!! Federico La Sala risponde a Dario Antiseri.

Sulla Costituzione della Repubblica italiana e il rapporto della Chiesa cattolica con l’Italia, si cfr. anche

-  25 Giugno: salviamo la Costituzione e la Repubblica che è in noi
-  Lupi, pecore, pastori?! Un NO per il REFERENDUM

UOMINI E DONNE... SULL’USCITA DALLO STATO DI MINORITA’, OGGI

-  DEMOCRAZIA: ABBI IL CORAGGIO DI PRENDERE LA PAROLA E DI PARLARE DA CITTADINO SOVRANO, DA CITTADINA SOVRANA.

-  DONNE E UOMINI. L’"UDI": EQUILIBRARE IL CAMPO!!! 50e50: DEMOCRAZIA PARITARIA. Le donne sono l’altra parte del genere umano necessaria affinché l’umanità possa essere se stessa

-  E si continua a dormire: una lettera del 2002 !!! PER UNA NUOVA LAICITA’, UN NUOVO CRISTIANESIMO!!! DEPONIAMO LE ARMI, APRIAMO UN DIBATTITO TRA CATTOLICI E NON - di Federico La Sala

-  "Deus caritas est": la verità recintata!!! Caro BENEDETTO XVI ... Messa in latino? Ma quale latino?! Faccia come insegna CONFUCIO: provveda a RETTIFICARE I NOMI. Segua FRANCESCO!!! E ri-mediti sulla ’sollecitazione’ (Un "Goj") di Luigi Pirandello ... a Benedetto XV.

FLS


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